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BUON TUTTI I SANTI

Post n°604 pubblicato il 01 Novembre 2011 da angelo194

 

1 Novembre - Solennità di tutti i Santi
Ap 7, 2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3, 1-3; Mt 5, 1-12a

E’ la festa dei santi – tutti i santi!, conosciuti e anonimi – vicina alla memoria dei defunti o è la seconda accostata alla prima per invocare misericordia e far crescere la speranza che consola il lutto? Non importa; conta avere davanti tutti, santi e defunti, come Gesù aveva davanti al suo sguardo le folle e, in mezzo, i dodici. Gesù vede tutti, le folle come i due pescatori. Si ferma e sale sul monte, per vedere meglio e più al largo.

Beati quelli che non sono soli. Giovanni il Battista aveva avuto parole di fuoco ma che annunciavano la vicinanza del “Regno dei cieli”; Gesù dice che quel Regno vicino è già presente e riguarda le persone che ha davanti. Beate soprattutto perché non sono più sole: Gesù è lì, con loro.

Dieci beatitudini perché dieci volte torna la parola beati a ritmare le parole del Signore, eco dei canti del popolo di Dio, fin dall’inizio del primo Salmo: “Beato l’uomo...”. Solo Dio poteva dirlo e vedere nell’uomo che vive della legge del Signore il paragone con “l’albero piantato lungo corsi d’acqua”.

Le beatitudini son ben più che semplice gioia; ognuna e tutte insieme sono una straordinaria icona di Gesù, del suo insegnamento e della sua opera. Per questo il “beato” è una persona benedetta; perché riceve, in Gesù, il dono dell’adozione a figlio di Dio. E’ beato, su tutti, chi può rivolgersi a Dio e chiamarlo Padre.

Beati sono i missionari uccisi a causa del vangelo: compagni dell’Agnello che hanno lavato le loro vesti nel suo sangue e ora vivono per sempre e intercedono per noi. Sono i miti delle beatitudini che ricevono dal Padre l’eredità della terra perché hanno rinunciato a difendersi.

Le beatitudini non dicono che cosa deve fare l’uomo. Mostrano invece che cosa fa Dio in Gesù e come agisce nella storia umana. Nella discesa di Mosè dal monte, sulle tavole dei dieci comandamenti c’era scritto quello che l’uomo doveva fare; nella discesa di Gesù dal monte Dio rivela che cosa fa lui.

Chi sono i santi?
Una maestra di una scuola materna aveva portato la sua classe a visitare una chiesa con le figure dei santi sulle vetrate luminose. Ritornati dalla visita, il parroco domandò ai bambini: “Sapete chi sono i santi?” Un bambino rispose: “Sì, sono quelli che fanno passare la luce!”

Si, ma ci vuole la fede. I campi erano arsi e screpolati dalla mancanza di pioggia. Le foglie ingiallite pendevano dai rami. L’erba era sparita. La gente era nervosa, mentre scrutava il cielo. Da mesi non cadeva una vera pioggia. Il parroco organizzò un’ora di preghiera per implorare la grazia della pioggia. All’ora stabilita la piazza era gremita. Molti avevano portato oggetti che testimoniavano la loro fede. Il parroco guardava ammirato le Bibbie, le croci, i rosari. Ma non riusciva a distogliere gli occhi da una bambina seduta compostamente in prima fila. Sulle ginocchia aveva un ombrello rosso.

Mons Angelo Sceppacerca
1 Novembre 2011
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Commenti al Post:
pgmma
pgmma il 01/11/11 alle 15:34 via WEB
Nel passato le grandi masse si incontravano anche nelle guerre, eserciti che si schieravano si fronteggiavano dentro la morte, la conquista e la sconfitta. Incontrarsi oggi non è un meccanismo di confronto sociale così scontato, non è nemmeno da sottovalutare nel bisogno la necessità, quella antica di una sorta di bisogno di contaminazione dove un urlo ne cattura un altro, dove uno slogan ne richiama un altro, dove gli echi, il chiasso, le voci, il rumore dei passi, il battito delle mani, il ridere o il piangere, l'urlo cattivo o il sorriso, sono tutte le sfaccettature multiformi della psicologia del gruppo, dove alla fine per qualche ora chi vive gli happening o i grandi incontri collettivi ha l'impressione che il tempo e lo spazio siano sospesi, dove il tuo viso, la tua storia, il tuo quotidiano sparisce nel nulla, nel corteo, nella pelle, nella moltitudine.
 
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