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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Un passato imperfetto - Julian Fellowes

Post n°1111 pubblicato il 06 Agosto 2013 da bluewillow
 

Titolo: Un passato imperfetto Titolo originale: Past Imperfect Autore: Julian Fellowes Traduzione: Massimo Ortelio Casa editrice: Beat pag: 462

Dopo il riuscito “Snob” (recensito qui) che raccontava l'accidentata ascesa di una ragazza borghese nel mondo aristocratico britannico negli anni '90, Julian Fellowes si rituffa ancora una volta nel dorato universo dell'upper class inglese, questa volta per raccontare gli ultimi fuochi della “stagione”, cioè l'alternanza di balli e feste varie che consentiva a ragazzi e ragazze di alti natali di conoscersi e formare nuove coppie, una usanza ufficialmente decaduta dopo l'abolizione della presentazione a corte, ma in realtà, secondo l'autore, proseguita per almeno altri trenta anni.
In una narrazione che alterna un passato alla fine degli anni '60 ed un presente negli anni duemila, Fellowes, che da giovane partecipò davvero agli eventi che racconta, ricorda attraverso un narratore che rimane anonimo, ma gli assomiglia tantissimo (ha perfino un padre ex-diplomatico esattamente come lo scrittore), quel momento di cambiamento epocale attraverso la rievocazione di una delle usanze più conservatrici dell'epoca.
La voce narrante, uno scrittore di circa sessanta anni, viene convocato da un vecchio amico/nemico, Damian Baxter, un uomo diventato ricchissimo partendo dal nulla, ma ormai prossimo alla morte, che ha bisogno di chiedergli un grande favore. Damian è il classico rappresentante della nuova classe che ha spazzato la vecchia aristocrazia dal suo predominio, ma in gioventù, grazie all'aiuto del narratore, era riuscito ad introdursi nella “stagione” del 1968, venendo preso dalla gran parte dei giovani che la frequentavano per una specie di arrampicatore sociale, ma con un certo charme.
Damian non ha mai avuto figli, ma a causa di una lettera anonima che ha ricevuto crede che una delle ragazze con cui ha avuto una relazione in quel breve periodo della sua vita possa averne avuto uno che è segretamente suo.
L'incarico che il narratore riceve è quello di indagare su chi sia l'autrice della lettera, grazie al fatto di essere stato amico di tutte le possibile “candidate”, tutte frequentate durante la fatidica stagione del '68.
Benché abbia non pochi motivi di risentimento verso Damian (per tutto il volume leggeremo di una fatale cena a Estoril, in Portogallo, che ha posto fine alla loro amicizia), il narratore, impietosito dalla fine del suo vecchio antagonista, accetta.
Inizia così una rievocazione dettagliatissima della passata gioventù, mentre una dopo l'altra il narratore incontra e “intervista” le giovani di un tempo, ormai donne sessantenni come l'autore/voce narrante, per scoprire cosa ne è stato della loro vita e se i loro figli non possano essere i candidati ad  ereditare una fortuna favolosa.
Fellowes ci racconta, come tutti coloro che rievocano una giovinezza relegata ad un lontano passato, di un mondo rimpianto e rivissuto con grande nostalgia, ma nel quale attraverso la superficie dorata già si vedono le crepe che lo porteranno ad essere distrutto, preannunciando la rivoluzione successiva dei costumi.
Come ho già letto anche in altri libri, anche Fellowes sostiene che gran parte dei valori rivoluzionari attribuiti agli anni '60, appartennero in realtà molto più ai giovani dei '70.
Quello che Fellowes descrive quindi non è un mondo di sesso, droga e rock'n roll, ma piuttosto quello di giovani che ancora vivevano ancora secondo valori tradizionali e molto rigidi, cercando di non allontanarsi mai troppo dal sentiero tracciato per loro dai propri genitori: una soluzione che nella gran parte dei casi non garantisce loro, nel futuro che Fellowes già conosce, alcuna felicità.
L'incontro con le amiche di un tempo è infatti una carrellata di matrimoni infelici e storie di fallimenti personali: a confronto, impietosamente, ci sono tutte le speranze del passato pieno di promesse e un presente spesso desolante.
Anche lo stesso narratore sarà costretto a fare i conti con sé stesso e con quanto il presente gli ha dato rispetto a quanto si aspettava, nonché a ricordare dolorosamente un amore non corrisposto, quello per la bella Serena Gresham, adorata  in gioventù e, guarda caso, invaghita proprio di quel Damian Baxter che lo ha incaricato delle sue indagini.
Fellowes non lascia niente al caso o alla vaghezza: la stagione del '68 viene rievocata in ogni più piccolo dettaglio (dalle tartine, agli arredi, alle mensole più o meno graziose, il numero di particolari è a volte stordente). Cambiano i nomi, ma secondo questa intervista rilasciata dall'autore, sembra che le feste raccontate e i personaggi siano tutti ispirati a persone e fatti realmente avvenuti, a parte ovviamente quanto appartiene esclusivamente al romanzesco (cioè l'incarico ricevuto dallo scrittore e ciò che ne consegue).
La narrazione di Fellowes è come al solito affascinante e rende credibile anche l'improbabile eventualità che tutte le donne su cui “indaga” siano di lingua così sciolta da mettersi a discutere sulla paternità dei propri figli con disinvoltura. Naturalmente più che il mistero legato al presente, la  parte più interessante del romanzo è la rievocazione storica del passato per la quale la mano di Fellowes (che non per nulla è anche lo sceneggiatore della serie televisiva di successo “Downton Abbey”, sulla nobiltà del primo '900) è quanto mai felice. La ricerca dell' “erede perduto” ha forse invece del fiabesco, ma è anche vero che non è la parte sostanziale del volume.
Se volete sapere come fu la “stagione” del '68 per i giovani rampolli inglesi, fra party e corse ad Ascot, dubito troverete resoconto più dettagliato: in effetti a volte i particolari sono così tanti da essere quasi eccessivi e da far dubitare possano mai essere frutto di una memoria che rievoca un tempo relegato a quaranta anni prima (ma chi si ricorderebbe le forme delle tartine e i decori di un tavolo dopo tanto tempo?).
Interessante è sicuramente il confronto fra passato e presente secondo Julian Fellowes: fra un mondo anni '60 ancora ingenuo, in cui nessuno chiudeva la porta a chiave (ma sarà stato vero? Io ne dubito sempre), si beveva con moderazione e magari si poteva fare con tranquillità una passeggiata a Londra senza temere per la vita anche a notte fonda, ed un mondo moderno che invece è tutto meno che ingenuo, moderato e sicuro.

Di Julian Fellowes ho recensito anche:

Snob

 
 
 
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