(ispirato da “La testa di Orfeo” di Elisabetta Gesmundo – ed. Moretti & Vitali)
Scrivere è seguire l’evoluzione dell’anima, che esplora e si fa esplorare, nell’intimo dialogo con la percezione della vita e dell’”esser-ci”. Proviene da un parlare tra sé, muto, che trova la forza (sensazionale, intellettuale, personale, ecc…) di imporsi e di farsi luce visibile, in sostanza di uscire dal NoN. Le parole scritte escono con i ritmi del silenzio, quel silenzio interiore di cui parlavo nel mio primo post. Scrivere è dare all’anima la possibilità di un suo rigenerarsi nel corpo, ed è strumento per rinviare all’anima il suo segreto, il filo amoroso che lega essere e non-essere.La verità segreta dell’esser-ci risiede nella dizione greca di “Alétheia” ossia “svelamento”… per i greci, infatti, la verità esiste da sempre, per poterla conoscere e vedere le andava tolto il velo, bisognava s-velarla, s-coprirla.
Lo s-velamento della verità si raggiunge con un atto d’amore verso l’essere, l’esistere, e il non-essere, quel tratto immaginale che si genera e trova spazio nell’anima.
Scrivere, oggi, è interrogarsi sul nostro esser-si. Dall’esser-ci di Heidegger, l’essere contemporaneo ha come chiave dialogica il suo Sé, quindi l’esser-si, l’essere in Sé, essere sé stessi, conoscere il proprio Sé.
Quindi scrivere come operazione autoanalitica per conoscer-si, per praticare quel difficoltoso percorso di conoscenza che dall’essere (essere o non essere….) porta, passando dall’esser-ci esistenzialista, all’esser-si, ossia al ri-conoscere il proprio Sé….
(continua, se vuoi…)
Inviato da: anima_nascosta
il 31/12/2009 alle 11:04
Inviato da: anima_nascosta
il 31/12/2009 alle 09:51
Inviato da: occhi_da_donna
il 28/08/2008 alle 19:02
Inviato da: vickylove73
il 19/10/2007 alle 11:27
Inviato da: STAROFSEA
il 12/09/2007 alle 23:16