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Post n°314 pubblicato il 07 Maggio 2006 da annisexanta
 
Foto di annisexanta

...Gilles Villeneuve

"Se è vero che la vita di un essere umano è come un film, io ho avuto il privilegio di essere la comparsa, lo sceneggiatore, l'attore protagonista e il regista del mio modo di vivere"

(scarica il video del tragico incidente) 

immagineNuvolari


Joseph Gilles Henri Villeneuve nacque a Chambly, nello stato canadese del Quebec, il 18 Gennaio del 1950.

Il 1982 potrebbe essere il suo anno magico. La 126 C2 si dimostra la vettura più competitiva ed equilibrata del lotto. Villeneuve arriva terzo a Long Beach (anche se poi verrà squalificato per via del doppio alettone posteriore). A Imola, gara disertata dalle squadre inglesi per protesta, le Ferrari dominano. In gara, a pochi giri dalla fine, Gilles è al comando seguito da Didier Pironi, suo compagno. I due si sorpassano a vicenda più volte, per divertire la platea. O almeno è quello che pensa il canadese. Che rallenta quando dai box viene esposta la scritta slow, cosa che invece non fa Pironi, che va a vincere la gara. Gilles è furioso, ferito alle spalle per aver perso la gara, e soprattutto, un amico. Questo è l’inizio della fine.
Il gran premio successivo si svolge a Zolder, in Belgio. Sabato 8 Maggio 1982: Villeneuve esce dai box per migliorare il proprio tempo, quando mancano pochi minuti alla conclusione delle prove. Villeneuve non farà più ritorno: mentre Gilles, infatti, sta percorrendo il suo giro lanciato, la Ferrari del canadese urta contro le ruote posteriori della March guidata dal tedesco Mass, che procedeva inspiegabilmente a velocità ridotta. La Ferrari si impenna e inizia a
capottarsi svariate volte: durante la lunga carambola, oltre 200 metri, il corpo di Villeneuve viene proiettato fuori dell'abitacolo e addosso a uno dei paletti che sostengono la rete di protezione. I primi soccorsi al pilota, già cianotico, vengono portati proprio da Mass e dagli altri piloti che stanno terminando le prove. Tutti comprendono subito la gravità dell'incidente, e René Arnoux torna ai box in lacrime. Dall'ospedale della vicina Louvain arriva il responso: fratture alle vertebre cervicali, lesioni irreversibili.
Dopo una notte senza mai riprendere conoscenza, alle 15.25 del 9 maggio i medici constatano la morte clinica di Gilles. Ma tentano ancora l'ultima possibilità: l'intervento chirurgico alla disperata, in collegamento diretto con un luminare della chirurgia da Montreal: il mondo della Formula 1 continua a sperare. In serata, però, la verità appare chiara: "Non c'è più niente da fare".

Questa è la data che segna il suo ingresso nella storia e nella leggenda dell'automobilismo.
 
Questo era quello che pensava l'eroe canadese a proposito degli incidenti in gara: "Non ho mai pensato di potermi far male, non seriamente. Se credi che ti possa succedere qualcosa, come puoi fare questo mestiere? Se non hai mai passato la ottava-decima posizione perché stai pensando ad un eventuale incidente, non puoi andare forte al massimo delle tue possibilità. E se non puoi fare questo non sei un pilota. Qualcuno in Formula 1 secondo me guidano le loro auto, non sono dei piloti. Essi fanno la metà del lavoro e in tal caso posso immaginare perchè.....
Si concludeva così, drammaticamente, la carriera di Gilles Villeneuve.
Gilles lasciava la moglie e il figlio Jacques che un giorno avrebbe ripercorso le orme del padre fino a diventare Campione del Mondo di Formula 1 nel 1997.

Ancora oggi Gilles Villeneuve, a quasi tre lustri dalla sua scomparsa, rappresenta un mito. Per il popolo degli autodromi è stato la personificazione del coraggio estremo. Le sue vittorie, ma più ancora le sue gesta da temerario, vengono tramandate come un poema epico
.

 

“Gilles con la sua generosità, con il suo ardimento, con la sua capacità distruttiva che aveva nel pilotare le macchine macinando semiassi, cambi di velocità, frizioni, freni, ci insegnava cosa bisognava fare perché un pilota potesse difendersi in un momento imprevedibile, in uno stato di necessità. E’ stato campione di combattività ed ha regalato tanta notorietà alla Ferrari.
Io gli volevo bene.”

 

Enzo Ferrari

 
 
 
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