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Post n°1435 pubblicato il 23 Giugno 2009 da annisexanta
 
Tag: justice

Diffidate di chi pone un ideale «al di sopra» delle persone

Di Marias Javier

Se provate a pensarci, è probabile che conosciate poche persone che non antepongano un concetto piuttosto impersonale e astratto alle loro relazioni con gli altri. C' è una frase che viene ripetuta con disinvoltura in tutti gli ambiti e che non solo è accettata, ma in generale fa fare bella figura e suscita ammirazione. Con le sue inevitabili varianti, la stessa frase può essere pronunciata tanto da un calciatore quanto da un politico o da un guerrigliero, per non parlare di un nazionalista o di un sacerdote di qualsiasi religione. Eppure, io la trovo una frase inquietante, se non aberrante, che mi porta immediatamente a diffidare di chiunque la faccia propria, sotto una qualsiasi delle sue infinite forme. La frase in questione esprime il fatto che un concetto quasi sempre inesistente - o quanto meno inafferrabile, o intangibile, o amorfo, o invisibile - «è al di sopra» di qualunque altra cosa, e ovviamente delle persone: Dio o la Chiesa, la Spagna o la Catalogna o Euskal Herría, l' azienda, il partito, l' ideologia, lo Stato, la rivoluzione, il comunismo, il fascismo, il sistema capitalistico, la giustizia, la legge, la lingua, questa o quella istituzione, questa scuola, questa banca, la Corona, la Repubblica, l' Esercito, una marca, il Barcellona o il Real Madrid, la famiglia, i miei principi, il mio popolo. Dalla cosa più ampollosa a quella di meno valore, tutto può essere «al di sopra» delle persone, e non c' è niente di male a sacrificarle o a tradirle in nome di quel che ognuno considera «sacro», o della «causa», che si tratti di ideali, di entelechie o di chimere; di immaginari incorporei, il più delle volte. Non c' è quasi differenza tra quello che gridano i combattenti suicidi islamici nell' atto di immolarsi («Allah è il più grande») e il primo comandamento dei cristiani («Amerai Dio sopra ogni cosa»). Il resto sono varianti o copie di questa affermazione assolutistica, applicata a qualsiasi cosa venga in mente, dal «Tutto per la patria» che non so se in Spagna coroni ancora l' ingresso delle caserme, fino alla «Rivoluzione socialista bolivariana», come Hugo Chávez vuole che venga chiamato il suo progetto totalitario in Venezuela, passando per «l' ancestrale popolo basco», il «Rule Britannia», il «Deutschland über alles», la «grande patria russa» oppure The Times o Le Monde, il Manchester United o la Juventus, la monarchia, la Costituzione, la Bbc o la Rai o Tve, il Papato o la rivoluzione culturale, e certamente «il popolo sovrano», e il nome di qualsiasi impresa multinazionale o locale. La frase in questione viene spesso coronata da un' altra dichiarazione simile, ma ancora più esplicita: «Le persone passano, le istituzioni restano», come se queste ultime non fossero, dalla Chiesa all' Atletico Bilbao, opera e invenzione di persone, e in realtà non stessero al loro servizio ma piuttosto il contrario. La cosa certa è che per troppi secoli si è riuscito a farlo credere alla gente, che siamo tutti al servizio di ogni cosa intangibile e che siamo imprescindibili in nome della loro perennità. Non è poi tanto strano, quindi, che tali affermazioni categoriche e vacue godano di un' ottima reputazione, né che chi smette di sottoscriverle venga considerato un appestato. Come, lei non è disposto a sacrificarsi per l' azienda, signor Rossi? Lei è un soldato che non è pronto a morire per il suo Paese in qualunque momento? Un rivoluzionario che non denuncia i propri compagni? Un fedele che esita a farsi saltare in aria anche se in questo modo può uccidere tre infedeli? Un credente che non abbraccia il martirio piuttosto che abiurare la propria fede? Un calciatore che non rifiuta una generosa offerta in denaro per continuare a giocare con il club che lo ha allevato? E poi ci sono altri esempi, di un egoista, un codardo, un ingrato, un traditore, un apostata, uno attaccato ai soldi. Chi non mette qualcos' altro al di sopra di se stesso, delle persone e dei propri affetti, merita solo insulti e disprezzo. Eppure... Io mi sento molto più sicuro e tranquillo in compagnia di chi è privo di ogni lealtà «superiore», di chi non antepone mai nessuna astrazione al riguardo per il prossimo, di chi si rivolterà contro di me solo per le mie azioni e non per un qualche dogma o credenza o ideale. Non solo, ma sono proprio queste le persone nelle quali confido di più, e invece non potrei mai provare lo stesso verso un religioso, un politico o un militare, né un nazionalista, e forse nemmeno un credente né un militante né un patriota riconosciuto, perché so che tutti loro sarebbero pronti a tradirmi o a sacrificarmi. Se si presentasse il caso, sarebbero sudditi senza riserve di ciò che avrebbero messo «al di sopra», seppure biasimando le azioni di chi lo incarna. Per questo non mi fido completamente quasi di nessuno, per quanto esteso è il sentimento che dà luogo a questa frase. E se provate a pensarci, vedrete anche voi, sotto questa lente, di quanta poca gente ci si può fidare.

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