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"Jamin-a" è un ritratto a tutto tondo di una prostituta di origine araba che ogni marinaio vorrebbe incontrate in ogni porto. Ma è forse anche la più bella ode a una prostituta che sia mai stata scritta: un ideale proseguimento delle storie narrate in "Via Del Campo" e "Bocca Di Rosa", ma qui il racconto perde ogni valenza polemica o iconografica. Grazie all'adozione del genovese, De André non teme censure, e affronta il brano con esplicita, cruda, irriverente, irresistibile sensualità: il corpo di Jamin-a è protagonista, con la sua "lengua nfeugà" – lingua infuocata – e il "nodo delle sue gambe", incatena l'ascoltatore in un vortice di suggestione erotica e sonora. La struttura armonica del brano è affidata all'oud e al bouzouki, strumenti a corda di tradizione araba e greca.(ondarock.it) "Jamin-a" (Fabrizio De André) Lengua 'nfeuga, Jamin-a, Traduzione dal genovese: Lingua infuocata, Jamina, |
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