No, l'auto ;-) Clicca QUI e ascolta....
Ridendo e scherzando furono proprio Stanlio e Ollio i primi motorizzati della storia del cinema. Con la loro Ford T che immancabilmente si smontava a pezzi e si prestava a mille gag, continuano a farci divertire da quasi un secolo. Dal cinema muto in poi, l’automobile ha accompagnato divi e comparse, fermando in pellicola le mode, i gusti e le vicende della nostra storia sulle quattro ruote.
Ci sono film che ci hanno raccontato di auto da sogno come "Tucker" di Francis Ford Coppola, o incubi stradali, come "L’ingorgo" di Luigi Comencini o "Un giorno di ordinaria follia" (che è un po’ "L’ingorgo" portato all’eccesso americano), o "Duel" di Steven Spielberg. Ce ne sono altri che rappresentano, invece, incubi e basta, come "La macchina nera" di Elliot Silverstein", o come "Christine" di John Carpenter, con una rossa e infernale Corvette.
Altri ancora ci hanno fatto vivere le sfide della velocità, come "Cannonball" e "Anno 2000 la corsa della morte" di Paul Bertel, o "The driver" di Walter Hill, con Ryan O’Neal imprendibile pilota da rapina, "Formula Uno nell’inferno del Grand Prix", che nel ’70 iniziò Steve McQeenn alle corse e "Winning" del ‘67, che ottenne lo stesso risultato con Paul Newman. "Giorni di Tuono", targato 1990, al contrario, invaghì Tom Cruise solo per l’ingaggio.
Comodamente seduti con pop corn e Coca Cola, abbiamo appreso dei tormenti di quei giovani americani del ’67 che si riconoscevano in Dustin Hoffman e nella passione per il suo Duetto Alfa Romeo ne "Il Laureato". Anche in Italia, nel ’62, si era vista una disincantata visione di una certa generazione di tutt’altro stampo. Il film era "Il sorpasso" di Dino Risi, nella memorabile interpretazione di Vittorio Gassman alla guida di una Lancia Aurelia B24. Ancora Dino Risi e ancora una B24, ci hanno poi aperto al mondo dei dimenticati e dei loro sogni che non si avverano mai. La storia s’intitola "Primo amore", con Ugo Tognazzi e Ornella Muti.
La commedia all’italiana degli anni Sessanta ci offre sagaci ritratti della società uscita dagli anni della ricostruzione e approdata nell’euforia del benessere. Immancabile l’automobile, che era un segno distintivo per eccellenza. Nei "Vitelloni", per esempio, o nell’episodio di "Tre passi nel Delirio", ambedue firmati da Federico Fellini, provincialismo e insoddisfazione incrociano destini e Ferrari. Ne "I motorizzati", Walter Chiari, Tognazzi e Nino Manfredi incarnano vizi e virtù di degli automobilisti di allora. In un episodio de "La mia signora" c’è persino un Alberto Sordi così intento a curarsi la sua Jaguar Mk II da ignorare la moglie Silvana Mangano.
Con delicatezza e ironia la Gran Bretagna esplora invece nel 1971 i dissacranti gusti di una ancor più dissacrante coppia. In "Harold e Moude", Uno stravagante giovane si porta in giro un’originalissima nonnetta, a bordo della sua Jaguar E trasformata in carro funebre.
E, a proposito di strane coppie, come non ricordare "Lui e peggio di me" dove Renato Pozzetto e Adriano Celentano fanno i titolari di un prestigioso garage di auto d’epoca, come ne erano sorti parecchi nel 1984, sull’onda di un rinnovato entusiasmo per i motori di una volta.
Ma le macchine aiutano il grande schermo anche a caratterizzare i suoi personaggi. Come la Peugeot 403 Cabrio del tenente Colombo (vedi foto), la Cadillac V16 del "Grande Gatsby", la celebre e super accessoriata Aston Martin DB 5 dei primi 007, la Mercedes SKK di Crudelia De Mon ne "La carica dei 101", la Pontiac convertibile di "Thelma e Louise", ultimo mezzo di una fuga impossibile.
C’è da dire che anche il mondo della celluloide, dal canto suo, è stato e rimane un formidabile "veicolo" pubblicitario. Lo fu per esempio per il Maggiolino bianco, protagonista assoluto della serie "Herbie", o per la Dune Buggy di Bud Spencer e Terence Hill in "Altrimenti ci arrabbiamo". Negli ultimi film di James Bond s’è addirittura aperta una vera e propria asta tra Bmw e Aston Martin per aggiudicarsi il privilegio - che è meglio di qualsiasi spot – di accompagnare nelle sue avventure l’agente segreto più famoso di Sua Maestà.
Ma l’automobile è soprattutto ingegno, fantasia, arte e… sorprese. Come il cinema, appunto. Ed eccola allora diventare una macchina del tempo in "Ritorno al futuro". Protagonista una De Lorean prodotta in pochi esemplari, che invece futuro proprio non ne ebbe.
La mirabolante Batmobile vista nelle sale cinematografiche qualche anno fa, altro non era che una Chevrolet Impala del ’68, con una vecchia turbina d’aereo sopra. Mentre per Kitt, la super tecnologica vettura del fortunato serial tv anni Ottanta, "Knight rider", venne scelta una semplice Pontiac Trans Am nera, di serie.
In "Demolition Man" diretto dal regista italiano Marco Brambilla nel 1993 e ambientato nel 2032, il poliziotto Sly, Sylvester Stallone, distrugge ben 17 prototipi costruiti appositamente dalla Gm e 12 auto-manichino. Uno spreco? Alla Gm pensarono che fosse un'ottima occasione per lanciare il messaggio al consumatore: nel futuro ci saremo ancora. Loro forse, ma il film certamente no: già da tempo giace nell’archivio dei flop. Succede. Certe volte l’apparenza inganna, specialmente al cinema…