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JUKE-BLOG

LA MUSICA IMMAGINATA

Messaggi del 21/04/2006

Un film che....

Post n°288 pubblicato il 21 Aprile 2006 da annisexanta
 
Foto di annisexanta

...Non ho capito,ma che mi è lo stesso piaciuto,colpa anche della immaginecolonna sonoraimmaginecredo...immagine

La doppia vita di Veronica

La "doppia vita" del titolo in realtà si riferisce a due donne: uguali fisicamente, differiscono solo perchè i loro destini hanno preso pieghe diverse ma simili a partire da un piccolo episodio della loro vita. Entrambe amano la musica: l'una è una cantante lirica, l'altra insegna musica ai bambini. La prima muore per un infarto, l'altra vive avvertendo la presenza di una vita parallela alla sua, ma che non riesce a spiegarsi, come se la morte della prima avesse influito sulla seconda Veronica. Le due donne non si conoscono, ma sono unite da uno strano senso di solitudine, un senso di unione universale degli uomini per via mistica, destini che impercettibilmente si intrecciano e si influenzano. Forse è il mistero del destino e del libero arbitrio che interessa a Kieslowski, ma forse è proprio quel cercare di spiegare per sensazioni la sensibilità olistica del destino in una persona, senza far leva su credi religiosi. Quando la seconda Veronica, quella ancora viva, si accorge della presenza, in una foto scattata durante un suo viaggio, di una persona in tutto e per tutto (tranne per il cappotto) uguale a lei, sembra che tutta la vita le si rifletta in un attimo di sofferenza interiore, mista a consapevolezza di qualcosa di cui ha sempre avuto sentore. La delicatezza di questa scena si iscrive nella storia senza eccessi di alcun tipo, eppure ha un'importanza fondamentale, quasi catartica per lo spettatore. Una doppia vita, come dice il titolo, di cui si fa carico la seconda Veronica: è forse questo il mistero del vivere? Le nostre scelte, determinanti per noi e per altri, hanno un senso universale incomprensibile perchè facenti parte di un piano ancor piano intricato ancora più imperscrutabile?



La mano di Kieslowski ci narra questa storia del doppio con una sensibilità altrettanto "mistica" quanto quella della protagonista. Tutto ci viene detto per immagini e attraverso una musica ossessiva, penetrante nella sua tristezza e semplicità. Le parole hanno poca importanza, i suoni hanno molto più spazio nel gioco di affinità tra due amanti.
Ma la narrazione coinvolgente ed emozionante passa anche e soprattutto per la fotografia. Il film è interamente immerso in un giallo da tramonto autunnale, non ci sono altre sfumature se non un continuo e avvolgente giallo e nero. Ignoro quale possa essere il significato simbolico, è certo però che gli conferisce un senso magicamente irreale. Se questi sono i pregi narrativi, non si può non escludere un'ottima interpretazione di Irene Jacob: ispirata, coinvolta, sensuale e soprattutto bellissima, ha vinto a Cannes '91 il premio per la Migliore interpretazione femminile.

 
 
 
 
 

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