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Messaggi del 01/05/2006

Post N° 308

Post n°308 pubblicato il 01 Maggio 2006 da annisexanta
 
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Beh c'è una speranza allora se anche in l'Italia stà andando tutto a "puttane",oggi più che mai mi sento di dire non forza Italia ma...immagine"Viva L'Italia" immagine


Il libro della liceale prostituta Bruna, nuova icona del Brasile Un blog, poi la fama. Piccola, bionda e bianca rappresenta il fenomeno delle giovani squillo provenienti dalla classe media...

RIO DE JANEIRO — È bionda, piccoletta, ha la pelle bianca. Il suo liceo si chiamava Dante Alighieri. Mai la si troverebbe in uno strip club di Copacabana o a braccetto con un sessantenne italiano sul lungomare di Fortaleza. Si potrebbe piuttosto incontrarla sui gradini dell'università o a far shopping con la mamma in un centro commerciale. Le memorie sessuali di Bruna Surfistinha, vero nome Raquel, non sono nemmeno una gran novità: già prostitute di mezzo mondo hanno raccontato la loro esperienza, più o meno caricandola di angoscia e aneddoti. In Brasile, invece, il diario di Raquel, campione di vendite, ha provocato un terremoto mediatico. Da qualche mese il Paese che soffre un grave complesso davanti al mondo, essere meta di un turismo sessuale senza scrupoli, ha scoperto un'altra verità. Raquel è solo la punta di un fenomeno in crescita continua, quello della prostituzione libera e consapevole (o quasi), diffusa nella classe media urbana, alla quale appartengono non solo i clienti, ma anche le ragazze. Gli stranieri famelici, per una volta, non c'entrano. Tutto è nato su Internet. Come tante ragazze, Raquel si offre su un sito corredato di foto.

Dopo pochi mesi ha un'altra idea. Decide di aprire un blog e aggiorna religiosamente il suo diario tutte le sere, a fine lavoro. Ha appena vent'anni, ma vive sola in un appartamento di San Paolo, dove riceve in media cinque clienti al giorno. Tutto è anonimo, ma le storie — assicura — sono assolutamente vere. La ragazza ha i numeri, e non solo tra le lenzuola. Scrive bene, appare sincera, racconta gli alti e bassi della professione, psicanalizza gli uomini. Dice soprattutto perché lo fa e come, senza lesinare dettagli. Il più delle volte esce soddisfatta dall'incontro: tra i suoi orgasmi e quelli degli uomini è spesso parità. C'è del marketing, senza dubbio, ma i siti paralleli dei clienti, sempre su Internet, confermano: Raquel sa quel che vuole, è brava a letto e in più intelligente. Si raccomanda. A fine 2005, «Bruna Surfistinha» annuncia nel blog il ritiro, sempre spiegando tutto. Appende le mutandine al chiodo perché si è innamorata di un cliente e soprattutto ha messo via abbastanza soldi per poter fare altro. Molti soldi, per gli standard brasiliani: può scegliere. Inizia scrivendo un libro, intitolato «Il dolce veleno dello scorpione», come il tatuaggio che si è fatta fare sulla spalla destra. Il successo è immediato. Il blog resta aperto, ma si svuota di incontri sessuali e diventa l'agenda di una celebrità. Due, tre interviste al giorno, copertine di riviste, offerte di lavoro, fama internazionale (il top, due giorni fa, è giunto con un articolo del New York Times).

I giornali brasiliani vengono invece inondati da lettere. Le quali, sorprendentemente, non trasudano pena per la ragazza o indignazione per la sua scelta, ma preoccupazione. Bruna Surfistinha rischia di diventare un modello positivo, la prostituzione di «medio bordo» esce dai rifugi sporcaccioni e segreti di clienti e ragazze per diventare cronaca. Il diario è un resoconto di un fenomeno che esiste abbondante. Lei non se ne compiace ma conferma: «Alla mia storia sono più interessate le donne che gli uomini ». Come per dire: chi lo vuol fare, lo faccia. La proverbiale elasticità di costumi del Brasile è solo una parte della storia. Per ogni ragazzina povera, di pelle scura, che vive in favela e cerca «gringos» per sbarcare il lunario o sognare una fuga, ci sono altrettante Raquel, che hanno invaso Internet e le pagine di annunci dei giornali. Parecchie entrano ed escono dalla «professione» seguendo le moderne regole della flessibilità e alternandola con altri lavori.

I soldi, sempre abbondanti, servono a pagare gli studi all'università, a costruire una casa e rendersi autonomi dalla famiglia o a mettere in piedi una piccola attività commerciale. Solo in parte vengono spesi in vestiti, gioielli e altri oggetti di consumo. È terrore tra i genitori. Vero è che Bruna- Raquel racconta nel libro di aver avuto un'infanzia agiata economicamente, ma difficile nei rapporti con i genitori e i compagni di scuola. Ma il messaggio più forte resta quello della normalità della scelta e di come i tre anni passati ad accumulare denaro siano trascorsi lisci, con pochissimi incidenti sul lavoro e nessuna dipendenza da intermediari. Raquel è carina, ma non più di tante ragazze della sua età. Non è una mulatta da cartolina agli amici: i bianchi brasiliani tremano. (Corriere.it)

 
 
 
 
 

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