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Messaggi del 11/06/2006

Un pilota delle mie parti

Post n°357 pubblicato il 11 Giugno 2006 da annisexanta
 

Eugenio Castellotti.   "Mille Miglia"

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Correva l’anno 1957 e la scuderia di Maranello era appena stata abbandonata dal maestro’ per eccellenza, Juan Manuel Fangio. Sono i primi anni della Formula Uno, anni privi di televisione ma ricchi di voglia di velocità e di gran premi, anni in cui – ritiratosi Nuvolari, morto Ascari e andatosene Fangio – si cerca un nuovo re per il Cavallino Rampante.
Cinque piloti vengono scelti da Enzo Ferrari: cinque giovani e promettenti piloti lasciati liberi di correre per se stessi, in cerca del migliore. Due italiani (Luigi Musso e Eugenio Castellotti), uno spagnolo (Alfonso Portago) e due inglesi (Peter Collins e Mike Hawthorn), per correre Mille Miglia e Formula Uno. Cinque giovani, ricchi, belli e famosi, battezzati "Ferrari Primavera" e subito scomparsi: tutti e cinque, nel giro di due anni, muoiono guidando un’automobile. Quattro di loro al volante di una Ferrari. L’ultimo, tre mesi dopo essersi ritirato ed essere diventato campione del mondo.

Dicevano che Castellotti avesse più di 500 camice e 100 paia di scarpe. Dicevano che Castellotti fosse un superficiale, un provincialotto pieno di soldi. Dicevano che Eugenio Castellotti avesse pagato 60 Milioni in tasse di successione. Fatto era che Eugenio, poco più che 20enne, si era regalato una Ferrari. Una di quelle auto sportive, dannate, veloci e che costano un patrimonio. Una di quelle auto con cui ci si può permettere di arrivare subito al nocciolo della questione. Aveva tutto quello che voleva, faceva tutto quello che gli passava per la testa, ma l'unica cosa che lo interessava, l'unica cosa che lo faceva sentire vivo era quel concetto astrattamente pericoloso che è la velocità. Partiva solo, di notte, di giorno, col sole o con la pioggia ed era capace di farsi centinaia di chilometri sui curvoni della Cisa. Da li alle corse vere e proprie il passo è breve: a vent'anni debutta con le sport, a ventitre ha già vinto molto (campione italiano della montagna). Nel 1954 viene ingaggiato dalla Lancia. Debutta in formula 1 nel 1955 con un fantastico secondo posto a Monaco. Proprio nel principato Ascari aveva avuto un brutto incidente: era finito in acqua alla chicane del porto. Un incidente strano.

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Eugenio sta provando la macchina quando arriva Ascari. Alberto chiede di poter fare qualche giro, giusto per fare. Racconta che qualcuno gli ha spedito una tessera di un club di subacquei. Non ha le sue cose. Castellotti gli presta casco e occhiali. Sono le 13.30 di un giorno sbagliato per morire... Eugenio è tra i primi ad accorrere. Alberto Ascari, il suo amico Alberto Ascari è morto con indosso il suo casco. Dalla domenica successiva Eugenio si trova prima guida del sodalizio Lancia-Ferrari. Conclude terzo nel mondiale.

Il 1956 è un anno difficile. Vince la mille miglia e la 12 ore di Sebring ma non si sente a suo agio. Pensa al modo di andarsene dalla Ferrari. Soffre Ferrari, soffre il suo far politica anche negli auguri di Natale. Era proprio un brutto periodo quello: si era perdutamente innamorato della subrette Delia Scala. Da una parte la madre, dall'altra Delia.

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 Il 1957 sembrava essere il suo anno...poi quel maledetto incidente di Modena. Il circuito era stupido. Aveva affrontato migliaia di volte quell'unica curva vera. Aveva dormito poco quella notte; aveva litigato con Delia. Ferrari era lì a guardarlo e lo stuzzicava. Voleva dimostrare di essere il migliore. E' entrato troppo veloce in quella maledetta curva. Nessun cedimento meccanico, nessuna foratura, semplicemente non ha frenato dove invece avrebbe dovuto.. Non ha frenato per generosità. Era il 14 marzo 1957 ed Eugenio non aveva che 26 anni.

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LA CARRIERA DI CASTELLOTTI

Eugenio Castellotti,
nasce a Lodi il 10 ottobre 1930 da una famiglia aristocratica.
Grazie alle ingenti possibilità economiche può coltivare la sua passione per le auto:a soli 20 anni infatti acquista una Ferrari 166S sportscar.Alto, dinoccolato,"il modello di self-control, di stile e di efficienza" fuori dalla pista,ferocemente competitivo, arrogante, eclettico e spregiudicato in pista. Un personaggio particolare, di difficile definizione a tutto tondo, che in pochi anni ha avuto tutto: denaro, successo,amore.
Per molti era un giovinastro astuto, capace di entrare nel cuore dei tifosi come vera icona di pilota-archetipo, soprattutto dopo la scomparsa del suo carissimo amico Ascari.
In veste di pilota la sua specialità era la guida sul bagnato, il suo difetto più grande era l'incapacità di staccare il piede.

Fra il 1955 e il 1957 ha disputato 14 GP ottenendo 2 secondi posti, 1 terzo, 1 quarto e 1 quinto più una pole position. Nel Mondiale si è classificato terzo nel 1955 e sesto nel 1956.
Molto più brillante il suo bilancio al volante delle vetture con le ruote coperte: spiccano su tutte le vittorie nella Mille Miglia e nella 12 Ore di Sebring (1956), nella 1000 Km di Buenos Aires (1957), nel Circuito di Oporto (1952) e nei GP di Rouen e di Imola (1956), nella Coppa d’Oro di Sicilia (1952), nella 10 Ore Notturne di Messina (1953 e 1955). È stato inoltre due volte Campione Italiano della Montagna per la Categoria Sport (1953 e 1954, vincendo otto cronoscalate) e due volte Campione Italiano Assoluto (1955 e 1956).

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Castellotti lascia un segno per gli appassionati di questo sport, e un aneddotto porterà certamente un sorriso e vi farà comprendere in un attimo il personaggio Castellotti: giovanissimo ottiene la possibilità di correre, proprio nei primi anni 50, al Gp Sportcar a Monaco contro il campione Marzotto.In testa alla corsa, con alle spalle il rivale, improvvisamente
si ferma, poi riparte, ma arriva solo secondo naturalmente dietro al campione.
Si era fermato perchè aveva sete, e voleva tanto bersi una Coca-Cola.
Pazzie da campioni!!!

 
 
 
 
 

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