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Torno, benché con poco silenzio, come forse non dovrei. Ma è solo perché vorrei rompere di nuovo il ghiaccio. Chiedo scusa per l'irruzione, per il tono, per l'atmosfera. Un abbraccio, di nuovo, e buona estate. Ed, affettuosamente, un sorriso. 148. Poesia Poesia frenesia. Frenesia malattia, ignavia inetta maledicentesi ansia d’avidità di emozioni, di conoscenza mai avuta, e non più tempo che dilatato, perso dimenticato consumato e invissuto, buttato schiantato giù in un baratro vuoto come un sogno sveglio e con le rocce non smussate, prive del loro mare e di ogni loro saggezza di deserto. Cuore batticuore senza cervello mentre la mente pensa e corre lesta ai ragionamenti e ai ricordi, anche finti, perché tutto potrebbe essere, ma non è, e questo dispera e lacera e non graffia e strappa, e non si vuol vedere e non gli si vuol credere e si vuole come dormire: nell’attenzione adrenalinica precipitosa troppo frettolosa, che tutto dimentica apposta ed è dura e crudele e arida ed ha mangiato la sua dignità, che non aveva, l’ha divorata anche nei sogni e non ha più ritegno. Nulla le interessa e nessun amore le basta o le basterebbe: non si conosce, finge di non vedersi, ignora i suoi limiti appositamente, come un mercante che nasconda i soldi. Troppo si ama e troppo si brucia e cercherà di ardere e consumare, per ricavare qualcosa, le sue stesse ceneri: ma esse la tradiranno e, facendola impallidire inorridita e blu, come di ghiaccio, la uccideranno, così potranno sorridere trionfanti, vendette della pace dei veri spiriti.
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