Creato da Urbe_immortale il 11/09/2006
Blog dedicato all'A.S. Roma, la squadra della Capitale!

Lettera della squadra al Presidente Sensi

Ciao Presidente,
ci affidiamo a queste poche righe per dirti tutto quello che a volte magari non siamo riusciti a trasmetterti a voce o attraverso i gesti e i comportamenti.
Qualcuno di noi Ti ha conosciuto dal giorno in cui sei diventato “Il Presidente”, qualcuno ti ha incontrato durante i  Tuoi 15 anni di presidenza e qualcuno Ti ha conosciuto da poco, ma in ognuno di noi è rimasto impresso il tuo sguardo profondo, carico di umanità, pur se determinato e a volte, forse per chi Ti conosceva troppo poco, anche un po’ duro, ma nessuno di noi può dimenticare la passione con cui ci hai sempre seguito, anche quando non eri presente fisicamente. Sei sempre stato vicino a noi, a volte come Presidente, altre come un secondo padre.
In questi anni hai saputo coniugare sport e solidarietà umana e sociale, senza mai perdere i valori morali che sono propri dello sport. Hai fatto tanto per la Roma e per Roma, le tue passioni dopo l’amore per la tua famiglia, e i romani e i romanisti – e non solo loro – ti hanno accompagnato con dignità e riservatezza, così come Tu hai affrontato la Tua ultima battaglia, una delle tante ma sicuramente la più dura.
Noi non Ti lasceremo solo e non lasceremo sola la Tua famiglia e la famiglia romanista; la nostra forza sarà l’unione e faremo il possibile per farti sorridere da dove sarai, uno di quei tuoi sorrisi che ci regalavi quando venivi in spogliatoio per darci la carica.

Ciao Presidente, Tu sei sempre con noi.

 

Il gol di De Rossi alla Fiorentina commentato dal grandissimo e compianto Alberto D'Aguanno

 

Coppia di Campioni!

 

Il Capitano e Capitan Futuro

 

Serie A: 18^ Giornata:

Chievo-Inter

Atalanta-Napoli

Bari-Udinese

Cagliari-Roma

Catania-Bologna

Lazio-Livorno

Parma-Juventus

Sampdoria-Palermo

Siena-Fiorentina

Milan-Genoa

 

Classifica:

  1. Inter   39
  2. Milan*   31
  3. Juventus   30
  4. Roma 28
  5. Parma   28
  6. Napoli   27
  7. Palermo   26
  8. Sampdoria   25
  9. Bari*   24
  10. Chievo   24
  11. Fiorentina*   24
  12. Genoa*   24
  13. Cagliari*   23
  14. Udinese*   18
  15. Livorno   18
  16. Bologna*   16
  17.    16
  18. Atalanta*   13
  19. Catania   12
  20. Siena   12

* una partita in meno

 

Marcatori Giallorossi in Campionato

9 reti: Totti.

4 reti: De Rossi.

3 reti: Vucinic.

2 reti: Perrotta, Brighi, Burdisso.

1 rete: Taddei, Mexes, Riise, Menez, Cassetti.

 

Giudice Sportivo

Multe all'A.S. Roma nel corso della stagione:

€ 77.000,00

Squalificati per la prossima gara di campionato:

 

Espulsi nell'ultima partita:

 

5 ammonizioni.

De Rossi.

4 ammonizioni:

Cassetti, Pizarro, Menez, Perrotta.

3 ammonizioni (in diffida):

Totti. 

2 ammonizioni:

Vucinic, Andreolli, Mexes, Burdisso.

1 ammonizione:

Taddei, Okaka, Cerci, Vucinic, Doni, Riise, Motta, Guberti, Brighi.

 

Prossime gare AS Roma

6 gennaio, 18^ giornata:

 -

9 gennaio, 19^ giornata:

 -

12 gennaio, Coppa Italia, Ottavi di Finale:

 -

 

Europa League

Sedicesimi di Finale:

Panathinaikos-Roma (18 e 25 febbraio)

Marcatori giallorossi in Europa League:

11 reti: Totti.

3 reti: Menez, Okaka, Cerci.

2 reti: De Rossi, Riise, Vucinic.

1 rete: Guberti, Perrotta, Andreolli, Scardina.

 

« La Roma non ha mai pianto

e mai non piangerà:

perché piange il debole,

i forti non piangono mai. »

Dino Viola

 

Immenso Capitano

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Rabona di Aquilani e gol del Capitano al Milan

Il fantastico gol del Capitano a Marassi

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CAPITAN FUTURO! D.D.R.!

 

    

 

 

 

 Francesco, Daniele e Simone

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    CAMPIONI DEL MONDO!

  

Vivi come se tu dovessi morire subito,

 pensa come se tu non dovessi morire mai.

 

Messaggi di Settembre 2007

La maledizione di Taddei: salta ancora Inter e Manchester

Post n°636 pubblicato il 27 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Sul suo rendimento, in questi prime gare del 2007-08, i giudizi sono contrastanti, ma Spalletti è uno abituato a fare di testa sua: per lui Taddei è un intoccabile, e difatti sette volte su sette il brasiliano snobbato dalla Seleçao è partito nella formazione titolare, con tutto che nel reparto avanzato le alternative ci sono, dopo gli arrivi estivi di Esposito, Giuly e il ritorno di Brighi. Ieri, per la prima volta, l'ex giocatore del Siena è stato costretto a uscire prima dell'intervallo, per un problema muscolare al polpaccio, dando spazio ad Aquilani, tenuto a riposto in vista della gara di sabato contro l'Inter, dopo un inizio di stagione passato a tirare la carretta. E adesso la formazione di sabato diventa un rebus, visto che il forfait di Taddei è praticamente certo: le sue condizioni verranno valutate oggi, possibile che si tratti di uno stiramento, caso nel quale salterebbe anche Manchester. Il brasiliano sembra avere una sfortuna particolarmente selettiva: non ne salta molte, ma spesso e volentieri si trova a mancare quelle più importanti.

Lo scorso anno giocò ventinove partite di campionato, ma fu spettatore in entrambi i confronti con l'Inter campione d'Italia: particolarmente pesante la sua assenza in quello di andata, quando era stato regolarmente convocato, e dette forfait solamente all'ultimo minuto, in una gara in cui la Roma perse dopo venticinque minuti pure Mancini, rimediando la prima sconfitta stagionale. Mancò all'ultimo pure a Manchester, quando la squadra sentiva odore di grandissima impresa, anche grazie al suo gol al 44' del primo tempo della gara di andata, poi seguito da quelli di Rooney e Vucinic. Al ritorno non poté riprovarci: era già in formazione quando si dovette arrendere al collaterale del ginocchio, Spalletti rimase spiazzato, mise in campo il montenegrino al suo posto e le cose andarono come andarono. La squadra non vede l'ora di cercare la sua vendetta, lui ben difficilmente riuscirà a giocarsela: tra quattro giorni la partenza per l'Inghilterra, la prudenza dovrebbe escludere la sua presenza. Quasi una maledizione per un giocatore che nel 2005-06, appena arrivato, ne giocò 38 su 38: adesso è una Roma diversa, con molte più alternative, ma di certo Spalletti, dovendo scegliere le partite in cui rinunciare a lui, non avrebbe mai indicato Inter e Manchester.

 
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Spalletti: "Dovevamo vincere"

Post n°635 pubblicato il 27 Settembre 2007 da Urbe_immortale

«È stata una bella partita, va bene così». Anzi no. «La gara andava chiusa, dovevamo vincerla». Luciano Spalletti si contraddice a distanza di pochi secondi e la sensazione è che il pareggio di ieri, il secondo 2-2 consecutivo dopo quello con la Juventus, gli vada stretto. Molto stretto.

«È stata una bella partita - esordisce al microfono di Sky - mi sono divertito. Le due squadre si sono date battaglia a viso aperto, c'era grande voglia di duellare. Si poteva fare qualcosa di più, poi però va bene così». Ancora una volta il gol della rimonta è arrivato nel finale, per un fallo ingenuo di Ferrari con la difesa che si è fatta trovare impreparata davanti all'ennesimo assalto di Mutu e soci. «Quando si riesce a dare estro, qualità e imprevedibilità alla manovra - spiega il tecnico -, poi si concede qualcosa. Ma al di là del nostro erroretto (testuale) , secondo me abbiamo avuto la possibilità di chiudere la partita. Bisognava fare gol, abbiamo avuto diverse occasioni». Dopo le reti di Trezeguet e Iaquinta, sono arrivati i gol di Gamberini e Mutu. E così la Roma non ha più la miglior difesa del campionato: «Non sono un segnale i quattro gol presi nelle ultime due partite - sottolinea Spalletti -, ma i quattro fatti». Poi, però, non nasconde che la fase difensiva non ha funzionato al meglio: «Bisogna intensificare le attenzioni in questo reparto. Anche se bisogna dire che non abbiamo sofferto tantissimo, sono stati bravi loro a capitalizzare le occasioni».

Sabato arriva l'Inter e contro i nerazzurri proseguirà il tour de force di una Roma che potrà contare sul ritorno del suo capitano: «Totti lo recuperiamo - avverte Spalletti per poi puntualizzare - ma anche stasera abbiamo avuto la conferma che possiamo contare su tutta la rosa». Dallo studio Sky gli fanno notare che con la vittoria sulla Sampdoria, l'Inter ha raggiunto la Roma in vetta alla classifica. Ma il tecnico già conosce il risultato del Meazza: «Mi hanno detto che l'Inter ha fatto bene». E a tre giorni dalla sfida dell'Olimpico, Spalletti vuole stemperare le polemiche con Mancini: «Non mi fate litigare con lui. A parte quelle due battute, io stimo Mancini. Se allena grandi squadre vuol dire che ha qualità importanti. C'è stata una battuta sua e una controbattuta mia. Tutto qui».

Intanto, in attesa di affrontare Ibrahimovic e Crespo, Spalletti può continuare a guardare tutti dall'alto al basso. La sua Roma è sempre prima in classifica, gli altri sono sempre dietro a inseguire. E se boccia il risultato del Franchi, il tecnico promuove la squadra: «Abbiamo giocato bene, i ragazzi mi sono piaciuti». Alla fine un commento su Bergonzi: «È un arbitro di prospettiva, qualche esperienza in più gli farà bene». Ma non c'è tempo per le polemiche, sabato è già ora di pensare all'Inter.

 
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Pizarro: "Abbiamo buttato altri due punti"

Post n°634 pubblicato il 27 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Esterni in copertina nella Roma di Firenze, quella che per la prima volta ha ballato in difesa e centrocampo, cosa che non le era mai capitato in maniera così marcata in questo avvio di campionato. Ma anche forse nella partita peggiore il gioco funziona, lo dimostra la facilità con cui la squadra di Spalletti si è presentata davanti a un Frey che come al solito quando gioca contro la Roma fà il fenomeno, pur dovendo rinunciare al finalizzatore per eccellenza, il miglior cannoniere d'Europa, uno che tre giorni prima della gara di Firenze aveva dimostrato la sua forma con due gol alla Juventus.

Senza Totti è salito in cattedra Alessandro Mancini, con un gol di quelli che forse solo lui e il capitano possono fare in questa squadra, un pallonetto che ha lasciato di stucco il portiere francese. Un gol importante per ricominciare, in una stagione per lui particolarissima, iniziata con la fascite plantare che gli ha fatto saltare la Supercoppa e le prime tre giornate di campionato, e soprattutto senza la certezza di un posto da titolare, che solo nei primi sei mesi in Italia, quelli in B con il Venezia, aveva dovuto conquistarsi sul campo. Tra quelli che sono venuti a contenderglielo, proprio quello che, con un velo da campione, aveva tratto in inganno la difesa viola, aiutandolo a segnare il primo gol stagionale, Ludovic Giuly. Il suo arrivo, in estate, aveva suscitato parecchio entusiasmo, in parte raffreddato dall'esordio ufficiale, la Supercoppa di San Siro, in cui aveva mancato tre facili occasioni per portare in vantaggio la Roma. Poco più di un mese dopo, il francese è già a quota due, prima di ieri aveva già segnato contro il Siena, in una partita in cui i toscani sembravano sul punto di trovare il pareggio da un momento all'altro. «Quest'anno posso arrivare a dieci», ha dichiarato ieri sera il francese fuori dagli spogliatoi. Sarebbe un grande traguardo, visto che in tre anni a Barcellona ne ha fatti solamente diciotto, dieci il primo anno, cinque il secondo e tre il terzo.

Peccato che ci sia poco da festeggiare, e che il secondo centro stagionale del piccolo attaccante ignorato da Domenech non abbia portato i tre punti, sfuggiti per la seconda volta in tre giorni proprio quando la vittoria sembrava vicina, per quel rigore a cucchiaio trasformato da Mutu. Un penalty che non ha convinto per niente il giocatore che lo ha procurato, Matteo Ferrari, entrato in scivolata sul neo entrato Vieri: «L'arbitro non mi è piaciuto, il rigore era dubbio», ha dichiarato il difensore, all'esordio stagionale dal primo minuto dopo gli otto giocati la settimana scorsa in Champions contro la Dinamo Kiev. In realtà il calcio di rigore era sacrosanto, semmai è stato Matteo a commettere una sciocchezza colossale, perchè mai avrebbe dovuto entrare in scivolata su un campo reso scivoloso dalla pioggia. L'arbitro piuttosto, è stato scandaloso quando non ha espulso Donadel per un fallo da codice penale su Aquilani al 43°, quando non ha espulso Mutu per una gomitata a Cinicho sul 2-1 e quando ha fermato in fuorigioco Mancini solo a 2 metri dalla porta, vuota, quando invece il pallone gliel'aveva passato un difensore viola.

Di parere opposto l'altro giocatore al rientro nella formazione titolare, David Pizarro. «Inutile lamentarsi, siamo noi che abbiamo buttato dei punti, sia contro la Juventus che contro la Fiorentina».

 
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2-2 a Firenze: Roma ancora raggiunta

Post n°633 pubblicato il 27 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Come con la Juve, anche a Firenze la Roma non riesce a tenere il vantaggio di 2-1 e si fa riprendere da una Fiorentina indomita e finisce ancora 2-2 ed è raggiunta in vetta alla classifica dall'Inter, a quota 11, in attesa del big match in programma sabato alle 18. Per i giallorossi è il secondo pareggio consecutivo e per 2-2, nonché la fine della sua imperforabilità esterna, che resisteva dallo scorso 20 maggio. 

La Roma è scesa in campo rivoluzionata nella formazione: in vista del doppio impegno Inter-Manchester United che ci aspetta, giocano Pizarro (e non Aquilani), Ferrari (e non Juan) e Cicinho (e non Panucci). Con Totti, Perrotta e Cassetti indisponibili.

Parte forte la Fiorentina, che forse pensa al primato ma sicuramente vuole dimostrare di non essere da meno della Roma capolista. Ma i giallorossi mettono subito in guardia l'avversario: al 4' Mancini scalda il destro, mandando alto di poco. Immediata la replica viola: Mutu inaugura il suo personale duello con Doni con un colpo di testa, ma la mira è sbagliata. Più fisica, aggressiva e intraprendente la Fiorentina, la Roma dimostra non solo di essere bella ma di saper anche andare al sodo: quando gioca di prima e in velocità mette in ginocchio la retroguardia viola. Il tutto sono una pioggia insistente che innaffia senza sosta il primo tempo. Al 19' arriva il gol: Mancini si guarda intorno, potrebbe servire un paio di compagni che si stanno smarcando, invece vede Frey in posizione leggermente avanzata e gli scucchiaia un destro vincente, beffandolo. Il pareggio arriva al 24': su azione d'angolo De Rossi sfiora di testa, Doni non chiama la palla e và a vuoto, Gamberini appoggia in rete di sinistro. Un errore di un guardalinee penalizza la Roma al 29' (l'ultimo tocco è di Ujfalusi, Mancini non può essere in fuorigioco), poi Mutu si ricorda di avere un conto in sospeso e arriva a un passo dal gol al 31' (Cicinho salva con Doni battuto), al 33' (destro fuori di un soffio) e al 36', con Doni miracoloso su un suo colpo di testa. Intanto la Roma ha perso Taddei per un problema muscolare al polpaccio destro: al suo posto c'è Aquilani. Che subito è decisivo: minuto 37', un suo tocco serve Giuly, che firma il raddoppio giallorosso.
Nella ripresa la Fiorentina mette Santana al posto di Liverani. Per venti minuti i viola tengono sotto il profilo dell'aggressività e dell'intensità, poi, inevitabile, arriva il calo fisico. E così la Roma si dà a un possesso palla accorto e sagace, nel tentativo di abbassare i ritmi, controllare le sorti del match, e colpire in controtempo. La gara si fa meno bella nella forma, ma resta vibrante nella sostanza. A tratti entrambe le contendenti soffrono, dando prova di saper stringere i denti. Panucci entra al posto di Mancini, risponde Prandelli inserendo Vieri al posto di Semioli. Frey salva due volte al 28' e 29' su Vucinic e Pizarro, Mutu si innervosisce e colpisce Cicinho con una gomitata (solo ammonizione), poi Balzaretti rileva Dainelli. Ma non è finita: al 34' Ferrari stende stupidamente Vieri in area; rigore che Mutu realizza con un cucchiaio di destro.
E' il 2-2 finale, e son 4 punti buttati in 3 giorni.

 
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Sta per uscire un altro libro esplosivo di Carlo Petrini

Post n°632 pubblicato il 26 Settembre 2007 da Urbe_immortale

«I giornalisti ancora riveriscono Moggi e i dirigenti sono gli stessi di prima»

«Perrotta ha fatto bene a scusarsi con i tifosi per il gol sbagliato, come feci io
E che bravi voi romanisti a mobilitarvi per la malattia di Garritano! Il resto del pallone lo seguo poco e tifo contro Juve e Milan »

Seduto sulla poltrona del soggiorno della casa di Lucca in cui vive dal 2003 con la sua Adriana, la donna che gli ha restituto il sorriso e che ha sposato l'8 agosto del 2005, Carlo Petrini sente il telegiornale senza capire a quale testata appartenga. Ormai vede pochissimo, ma non vuole tenere acceso sui canali di Mediaset. «Preferisco l'informazione della Rai, per mille motivi». Ha lo sguardo fiero e sveglio di un tempo e in testa un ricamino di diversi centimetri, figlio dell'operazione alla testa che ha subito due anni fa. I capelli glielo coprono in parte. La voce è la stessa che faceva impazzire le donne, col fisico e col resto. E' appena appannato dai malanni che l'hanno un po' fiaccato. Ma è rimasto lo stesso marcantonio di quando portava la carica al centro dell'attacco con la maglia giallorossa. E quando sbagliava un gol alzava le mani e chiedeva scusa alla Sud. Come ha fatto domenica Perrotta.
Te l'hanno detto, no?
«Mi hanno chiamato in diversi, devo dire. Quell'episodio a Roma è ricordato da molti. Mi ha fatto piacere sapere che anche oggi ci sono giocatori che hanno questo tipo di rispetto nei confronti della gente. Ed è anche una bella dimostrazione di umiltà. Un uomo non ha mai paura di chiedere scusa. E mi hanno anche intervistato sul tema».
Una bella intervista sul Corriere della Sera uscita ieri.
«Ma quando mi ha telefonato il giornalista pensavo che si fossero sbagliati. Perché da quando sono rientrato in Italia, sul Corriere dei miei libri non è mai uscita una riga».
Non solo sul Corriere, a dir la verità.
«E' vero. Forse non sono simpatico».
Anche perché nei tuoi libri dei giornalisti non parli benissimo.
«Scrivo solo quello che penso. Ne ho avuta conferma negli ultimi tempi. Quando vedo Luciano Moggi ancora riverito come ai bei tempi, che vuoi che io pensi di questa gente? Si dovrebbero offendere i veri giornalisti di avere colleghi così».
Sembra di sentire Beppe Grillo.
«Io sono molto più piccolo di lui. Ma sono un suo estimatore. E spero che lui abbia la forza necessaria per cambiare questo paese almeno in parte. Io ho scritto sette libri sul calcio, ma mi pare che sia cambiato poco».
Il settimo è in uscita. Con un titolo per niente allegorico: "Calcio nei coglioni".
«E' un titolo appropriato a quel che ci sarà dentro».
Perché "Calcio nei coglioni"?
«Perché è quello che vorremo fare con i vari personaggi che troverete nel libro e che purtroppo stanno ancora lì. Almeno un calcio nei coglioni virtuale gli fa bene».
Sembra proprio il liberatorio Vaffa di Grillo.
«Hanno una loro somiglianza le due cose, ma l'ho scritto da mesi. Non ho copiato».
Con chi te la prendi stavolta?
«Ci sono una serie di intercettazioni che non devono essere dimenticate. Ricordare oggi certe cose che si dicevano Collina e Galliani fa bene. Collina non è quel santo che si vuol far credere».
Tra i non santi almeno lui avversava il potere della Juventus.
«Non ne sono convinto. Quando l'addetto agli arbitri Meani racconta a Collina quel che Ancelotti gli riportava di quello che avveniva ai tempi della Juve, un arbitro serio avrebbe dovuto denunciare tutto all'Ufficio Inchieste. Mi chiedo perché non lo fece».
Poi?
«Cose interessanti su Davide Lippi e anche sul papà, mettendo in risalto quello che Marcello Lippi ha vinto con la Juventus dopo la sentenza della Cassazione sul doping. Se non sono state vittorie di Pirro le sue io allora di storia non capisco niente».
I giornalisti li ignori, stavolta?
«No. Del resto se Scardina, caporedattore Rai protetto da Moggi, poteva permettersi di vietare a un suo giornalista di intervistare uno come me solo perché Luciano non voleva, questa me la chiami informazione libera?».
Come lo sai?
«Me l'ha detto il giornalista della Rai Enrico Testa, qui, dentro casa mia, seduto sul divano dove sei seduto te ora».
Insomma, l'argomento è sempre Calciopoli.
«Non solo. C'è un bel ritratto di Padre Fedele Bisceglie, il frate di Cosenza, davvero una bella persona...».
Mica ti farai mancare un po' di sesso?
«Veramente no. Dal libro scritto dalla brasiliana Lara, questo è il nome d'arte, sull'arte amatoria di Ronaldo abbiamo preso brani molto divertenti».
Di Roma non si parla, vero?
«Beh, abbiamo sostenuto le tesi di Totti a proposito di quell'insulto al giornalista della Rai. La sentenza è tutta lì e ovviamente io la condivido al cento per cento».
Diciamo che difficilmente dovrai aspettarti una recensione del libro sulla Rai.
«Non me le aspetto da nessuno, ormai. Mi aspetto solo che la gente che legge i miei libri legga anche questo. Anche questo libro stupirà molta gente».
E sulla Lazio?
«Beh, un altro che si vanta di parlare molto bene è Lotito. Per ricordare il suo eloquio forbito abbiamo riportato un po' di suoi brani...»
Quando esce?
«A metà ottobre».
Il calcio riesci ancora a seguirlo?
«Con la tv accesa sento la radiocronaca. Ormai non riesco a vedere quasi niente».
Per la Roma è cominciata una stagione molto promettente.
«Le squadre che seguo con simpatia sono Roma, Genoa e Torino, le squadre a cui mi sento più legato. Tra tutte la Roma ha la parte più grande del mio cuore».
Sono tutte squadre di contropotere, non a caso.
«Non riuscirei mai ad essere tifoso del Milan o della Juventus».
Però nel Milan ci hai giocato.
«Ma non è rimasto nel mio cuore. Mica sarà colpa mia».
Il decorso della tua malattia come procede.
«Sono stato operato per il cancro al cervello il 15 giugno del 2005. Da allora ogni tre mesi faccio la Tac sperando di guadagnare altri tre mesi. Mi sento un miracolato, però. Ogni 42 giorni faccio chemioterapia, per fortuna a dosaggio un po' ridotto. 200 mg al giorno per cinque giorni. Ma da quello che ho sentito dai dottori potrebbe continuare fino al quinto anno».
Hai saputo di Garritano?
«L'ho sentito due volte al telefono. Mi aveva chiamato la moglie di Beatrice, Gabriella. Aveva saputo che Salvatore avrebbe voluto curarsi in Toscana, lei lo avrebbe ospitato nel suo albergo ad Arezzo senza alcuna spesa per tutto il tempo che voleva. Io ho chiamato Salvatore e gliel'ho detto, ma mi ha risposto che per fortuna non ne aveva bisogno. Lui è un po' preoccupato per la sua malattia e vive alla giornata».
Vederci connessioni con le sostanze che avete assunto quando giocavate è sbagliato?
«Nessuno può dirlo con certezza. Ma l'abuso di farmaci che è stato fatto in quegli anni è molto probabile che abbiano influito su molti di noi. Mi rifaccio sempre a Zeman: ad atleti sani non si devono dare farmaci. Noi ne abbiamo presi troppi. E' questo che i calciatori della Juve di Lippi implicata nel processo doping non hanno capito».
Una mobilitazione per Garritano c'è stata anche a Roma, l'ha promossa Ciccio Graziani.
«L'ho saputo. Complimenti ai ragazzi della Roma che hanno messo a disposizione le loro maglie per l'asta e a voi che l'avete promossa. Roma è grande».

 
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Mister Rosicone Mancini piange sempre di più...

Post n°631 pubblicato il 26 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Niente da fare. Mister Rosicone Mancini non è contento se non estrae almeno una volta al giorno il fazzoletto dal taschino. Poi un altro e un altro ancora. Tutti usa e getta, per piangere e polemizzare con il resto del mondo. Stasera la sua Inter affronterà la Samp, poi sabato c'è la Roma dell'odiato Spalletti. Mancini, però, pensa ad altro.

Una difesa che perde i pezzi e giocatori che non sono tranquilli (Vieira ce l'ha con Branca, Moratti con Chivu, Maicon che salterà tre giornate per un calcione al livornese Bogdani, le voci di una fronda interna contro Mister Rosicone e di un Capello pronto a sedersi sulla panchina dell'Inter da un momento all'altro). La colpa? Del resto del mondo: «Che è pieno d'invidia, di rancore e di cattiveria. Chi va in tv e parla male lo fa perchè non ha nient'altro di meglio da fare nella vita. Vuol dire che queste persone hanno una vita povera. A chi mi riferisco? Ci sono ex calciatori che parlano di calcio, e questa è una buona cosa, altri invece fanno i professori in tv perchè dopo aver smesso di giocare a pallone hanno cercato di far altro facendo danni ovunque e ora parlano sempre male. Vanno su argomenti personali e la cosa mi sembra decisamente fuori luogo». In realtà al Rosicone hanno dato fastidio le parole di Aldo Agroppi lunedì sera in tv su La7, quando l'ex allenatore di Piombino ha chiesto a Moratti, in diretta tv, come facesse a regalare 5 milioni di euro l'anno a Mancini. Piccata la risposta di Agroppi stamattina nel suo consueto intervento radiofonico su Rete Sport: «Mancini è un ignorante ed un maleducato. Io, se allenassi ancora oggi, mi vergognerei di prendere 10 miliardi delle vecchie lire l'anno. Un allenatore, qualsiasi esso sia, non merita simili ingaggi per quel che fà. Dicendo così, Mancini ha offeso tutta quella categoria di ex allenatori ed ex calciatori che si è ritagliata uno spazio in tv ed in radio guadagnando 4 soldi a gettone. Io posso parlare ovunque, lui ne dubito, perchè non sà mettere neanche due parole insieme».

Tornando al Rosicone Mancini, continua così il suo attacco e se la prende anche con i giornalisti: «Ho letto di problemi della nostra difesa, ma non mi sembra messa così male. Il problema però è sempre lo stesso: quando si parla dell'Inter si esagera sempre. Abbiamo gli stessi problemi degli altri, ma quando c'è l'Inter di mezzo si cerca sempre di ingigantire la realtà».

Come Moratti, anche Mancini ce l'ha con il romeno per l'amichevole con la Germania che, secondo l'Inter, Cristian non avrebbe dovuto giocare. E in cui il difensore si è infortunato: «Con un pò di dolore e sofferenza dovrebbe essere a disposizione per sabato. Anzi, ce la deve fare. Veda lui come».

Mancini rosica anche per i complimenti ai giallorossi: «La Roma? Anche l'anno scorso giocava meglio di noi... Ora ha due punti in più rispetto a noi e ci ha superato; è una grande squadra ed è giusto che si dica che sia la favorita». Attenzione, però, lo dicono gli altri: «È un'opinione e io rispetto le opinioni». La Samp (contro cui gioca stasera) è snobbata. Il Mancio pensa già alla Roma, che sabato ritroverà Totti e Perrotta. Il Capitano soffre di un risentimento al flessore della coscia sinistra, Simone di una gastroenterite. Per l'Inter ci saranno.

BIGLIETTI PER ROMA-INTER. Sono circa diecimila i tifosi che hanno acquistato il biglietto per la partita di sabato alle 18 con l'Inter. I Distinti Sud (nella Sud ci sono solo abbonati) sono già andati esauriti. La vendita proseguirà fino a domenica alle 17 ai Roma Store e alle 18 nelle ricevitorie Lis Lottomatica e al Gran Teatro. I prezzi: Nord 20 euro, Distinti 30, Tevere Laterale 55, Centrale 75 euro, Monte Mario 110, Top 120, Tribuna d'Onore 250.

 
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Gioca Ferrari. Giuly fà il Perrotta. Pizarro in panca

Post n°630 pubblicato il 26 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Gastroenterite per Perrotta, un problema ai flessori per Totti. L'allenamento di ieri mattina ha "regalato" queste due brutte notizie a Luciano Spalletti che ha dovuto rinunciare ad entrambi per la trasferta di Firenze. Senza quei due lì davanti il tecnico giallorosso si ritrova a fare delle scelte quasi obbligate. Il vice-Totti sarà Vucinic mentre alle sue spalle ci saranno Taddei, Giuly e Mancini, alla sua terza consecutiva da titolare. Una possibile alternativa poteva essere rappresentata dallo spostamento sulla trequarti di Aquilani e l'inserimento di Pizarro ma il cileno «ha ancora qualche fastidio» ha detto ieri Spalletti in conferenza stampa ed è quindi probabile che si accomodi di nuovo in panchina. Aquilani quindi rimarrà a fare coppia con De Rossi al centro del campo.

In difesa i cambiamenti maggiori rispetto alla gara contro la Juventus. Al posto di Cassetti, ne avrà per circa un mese, dovrebbe essere Cicinho a vincere il ballottaggio con Panucci, che ieri si è fermato qualche minuto prima della fine dell'allenamento. Dalla parte opposta confermato Tonetto. Al centro il tecnico giallorosso dovrebbe concedere un turno di riposo a Juan, che ieri per precauzione si è fermato prima della fine dell'allenamento: al suo posto giocherà Matteo Ferrari, al rientro da titolare dopo l'infortunio al ginocchio, in coppia con Mexes.

 
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Senza il Capitano, tocca a Vucinic

Post n°629 pubblicato il 26 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Contro la Fiorentina tocca a Mirko Vucinic. Francesco Totti infatti non è nemmeno partito per Firenze a causa di un problema ai flessori della gamba destra e questa sera al Franchi toccherà al montenegrino cercare di non farlo rimpiangere. Vucinic centravanti è quasi un inedito in maglia giallorossa, nonostante sia arrivato nella capitale per svolgere il ruolo di prima alternativa al capitano romanista. Lo scorso anno però un Totti in versione Cannibale del gol però, e una condizione fisica che non l'ha assistito, hanno relegato Mirko ai margini della squadra. Quasi sempre è stato utilizzato in un ruolo, quello di esterno sinistro, che non è il suo e al quale si è dovuto adattare. Per ritrovarlo titolare al centro dell'attacco bisogna ritornare indietro alla scorsa stagione, al 22 aprile scorso: la Roma giocava a Bergamo contro l'Atalanta e complice l'assenza di Totti, Mirko giocò come prima punta. L'ultimo suo gol in partite ufficiali risale invece al 7 aprile scorso. Sul campo neutro di Lecce, e tre giorni prima della disfatta di Manchester, la Roma sconfisse il Catania e Mirko realizzò a pochi minuti dal termine la rete del definitivo 2-0. Il suo ultimo in partite "vere" con la maglia della Roma. Quest'anno infatti Mirko è andato a segno nell'amichevole di Cesena persa 5-2 contro la Juventus, ma in quell'occasione aveva giocato esterno sinistro. Così come in Supercoppa a Milano contro l'Inter e nelle gare di campionato contro Palermo e Siena. Tre presenze da titolare, tre vittorie giallorosse.

Contro la Fiorentina Spalletti lo utilizzerà per la prima volta nella stagione da centravanti, ruolo che Mirko sente più suo. Non è un caso che dopo la partenza di Montella, Vucinic abbia richiesto la maglia numero 9 abbandonando la 23 che lo scorso anno non gli ha portato poi tanta fortuna. Oggi per lui è un banco di prova importante perché per la prima volta dovrà sopportare il peso dell'attacco romanista in un big match come è quello contro la squadra di Prandelli. E proprio a Firenze il montenegrino ritroverà quello che è stato il suo scopritore, cioè Pantaleo Corvino che lo ha portato in Italia, al Lecce, quando non era ancora diciottenne. Il direttore sportivo dei viola ha le idee chiare sul valore di Vucinic. «Diventerà uno dei più forti attaccanti in campo europeo. Per questo motivo l'assenza di Totti non mi fa stare tranquillo: ho molta paura anche di Vucinic perché lo considero un grandissimo attaccante».

Per Roberto Pruzzo «Totti è unico e insostituibile, però per Vucinic è l'occasione buona per dimostrare di essere un giocatore importante e di essere all'altezza della Roma. Ha la possibilità di giocare centravanti e non se la deve lasciare sfuggire» mentre per Ciccio Graziani «la perdita di Totti è importante perché mancherà il leader. Per Vucinic però è un'occasione straordinaria per dimostrare le sue potenzialità, è una prova del 9». Nel vero senso della parola.

 
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Cicinho in vantaggio su Panucci

Post n°628 pubblicato il 26 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Una prima indicazione, involontaria, Luciano Spalletti l'ha data ieri al termine della conferenza stampa, a microfoni spenti. «Senza Totti chi sarà il capitano domani? De Rossi» salvo poi correggersi subito dopo «se c'è Panucci il capitano sarà lui».

Un lapsus, forse, certamente un indizio su chi possa essere il titolare della fascia destra questa sera contro la Fiorentina. Per il brasiliano sarebbe la prima volta da quando veste la maglia giallorossa, e una sua conferma sarebbe importante anche soprattutto dal punto di vista psicologico. Dopo la gara contro la Juventus, infatti, Cicinho è finito sul banco degli imputati per il fallo su Nedved che ha provocato il rigore per i bianconeri (poi sbagliato da Del Piero) e soprattutto per la rimessa laterale invertita da cui è scaturito il pareggio juventino. Al brasiliano non sono stati "perdonati" degli errori tattici causati dalla sua ancora poca dimestichezza con il calcio italiano in generale e con i movimenti richiesti da Spalletti in particolare. Tanto che qualcuno aveva addirittura ipotizzato uno spostamento del brasiliano sulla linea dei trequartisti: un vice-Taddei, insomma, e non un esterno basso, ruolo che ha sempre ricoperto in carriera. Ipotesi questa prontamente smentita da Spalletti. «Non lo vedo spostato in avanti, Cicinho è un terzino» ha detto ieri il tecnico giallorosso, sgombrando definitivamente il campo dai dubbi sulla posizione del brasiliano.

E per fare il terzino è stato acquistato dal Real Madrid, per garantire una degna successione a Christian Panucci, che viaggia verso i 35 anni. L'avvicendamento però potrebbe avvenire prima del previsto, anche perché Panucci difficilmente riuscirà a garantire le 40 presenze che collezionato lo scorso anno. Qualche acciacco di troppo, qualche incomprensione con il tecnico che non può garantire a nessuno il posto da titolare. «Panucci ha un pò di male alla schiena - ha detto ieri Spalletti - è uscito prima dall'allenamento perchè aveva ancora problemi». Un dolore che si porta dietro dal doppio impegno con la Nazionale contro la Francia e contro l'Ucraina e che non gli ha permesso di giocare a Reggio Calabria, con la Dinamo e contro la Juventus. E' tornato ad allenarsi con il gruppo giovedì prima del nuovo stop di ieri, che non gli ha impedito di essere inserito nella lista dei convocati ma che difficilmente gli permetterà di scendere in campo dal primo minuto. Anche perché Spalletti è molto attento agli equilibri del gruppo e non vuole trasmettere alla squadra il messaggio che ci siano dei giocatori indispensabili, da mandare in campo anche quando non sono al top. Per questo stasera toccherà a Cicinho, con Panucci in panchina: il ballottaggio però non si esaurirà alla partita con la Fiorentina, ma è destinato a proseguire per tutta la stagione, in attesa che ritorni anche Cassetti.

 
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Spalletti: "Non siamo Totti-dipendenti"

Post n°627 pubblicato il 25 Settembre 2007 da Urbe_immortale

La conferenza stampa di Luciano Spalletti a Trigoria alla vigilia di Fiorentina-Roma, gara valevole per la quinta giornata del Campionato di serie A. Il tecnico giallorosso anticipa la sfida con i viola e parla dello stato di forma di alcuni giocatori.

A Firenze senza Totti e Perrotta. Assenze che pesano tanto...
Sì, ma se siamo andati ad allestire di una squadra con 22 elementi, bisognava solo aspettare di andare ad usarli. Noi siamo tranquilli, abbiamo fiducia nei nostri giocatori.
Totti e Perrotta sono recuperabili per Roma-Inter?
Sì, sono recuperabili.
Per quanto riguarda il vice-Perrotta, Giuly o Aquilani?
Si possono usare tutti e due, ma può andarci anche Taddei, Mancini ed Esposito, nonostante non l'abbia mai convocato.
Cosa vi ha insegnato la gara con la Juventus? Cosa ha detto ai suoi ragazzi?
Che hanno fatto le cose giuste e che devono continuare ad avere quei presupposti di ricerca lì. La squadra ha fatto benissimo fino al pari della Juventus, poi la squadra ne ha risentito e sembrava che la squadra avesse finito le energie. Ma non era così, era un fatto psicologico.
C'è stata qualcosa che l'ha fatta arrabbiare della gara della Juve?
Non mi sono arrabbiato, semmai infastidito. Non mi sono arrabbiato per Ranieri, perché poi mi viene scritto che io perdo la calma e non so gestire queste situazioni. Ma non è così. La strada è quella giusta, dritti per quelle che sono le nostre conoscenze.
Lei ha rimproverato di aver sprecato troppo...
Non ho mosso alcun appunto.
Però può essere un limite sprecare troppo?
Succede di sbagliare le occasioni da gol. Bisogna stare tranquilli, solo così si dà il meglio. Senza cercare di forzare le cose, senza cercare di creare opinioni che non esistono.
Cosa pensa della Fiorentina?
E' una buonissima squadra, con un buonissimo allenatore. La guardo sempre volentieri, perché gioca bene, e gli faccio i complimenti.
L'assenza di Totti però peserà...
Io dico che la differenza nell'arco dell'anno la rifaranno quelli che giocheranno di meno e non faranno sentire l'assenza dei presenti. Mi aspetto delle risposte e sono convinto che arriveranno. E una squadra non può essere dipendente da un solo giocatore. Se siamo forti, non siamo dipendenti. Poi Totti ci ha sempre messo del suo, questo è chiaro. Ma la grande squadra è quella che non dipende.
La squadra con la Fiorentina arriva nel momento peggiore?
Sarebbe stata lo stesso, anche se avessero perso a Catania. La Fiorentina ha fatto vedere di aver fatto grandi tornei. Il primo anno, senza penalizzazione, sarebbe arrivata avanti. E' una squadra pericolosa, di alto livello di classifica.
Cicinho come giocherà? Terzino o esterno alto?
Non spostato in avanti. Cicinho è terzino e basta. A volte può essere spostato, ma in situazioni normali verrà utilizzato da terzino.
Negli scontri diretti, la Roma ha sempre giocato meglio della Fiorentina. Le dà fiducia?
Mai rimaneggiati, abbiamo sempre giocato in undici. A me dà fiducia quello che sanno fare in campo i miei calciatori. Se invece noi siamo convinti di avere a che fare con un gruppo che ha qualità e certezze, si va tranquilli a giocarsi la partita a viso aperto.
Come sviluppo di lavoro sul campo, pensa di essere simile a Prandelli?
Magari gli somigliassi. La Fiorentina gioca un calcio interessante, lui è un grandissimo attaccante, ha anche i capelli... Mi va bene.
Come si fa a far coinvolgere quelli che giocheranno meno?
Deve essere la loro consapevolezza che glielo suggerisce. Quelli che vengono a completare la rosa, diventano fondamentali in una grande squadra. Sarà quello il vero valore aggiunto in una stagione. La Roma deve avere venti giocatori in cui tutti devono farsi trovare pronti.
Panucci è al 100%?
Stamattina aveva un dolore alla schiena. Juan? E' uscito a scopo precauzionale, ma poteva forzare in allenamento.
Il 4-2-3-1 potrà essere cambiato?
Potrà succedere in alcune partite di cambiare, di mettere meno, se questo sviluppo di gioco non dovesse dare frutti, però nei limiti del possibile dobbiamo continuare su questa squadra.
Aquilani-De Rossi e Pizarro, potranno giocare insieme?
Ci può stare, sempre con lo stesso schema, ci abbiamo giocato un'estate intera con Alberto trequartista, anche se ha caratteristiche diverse da Simone. Aquilani sa fare bene quel ruolo, anche se Perrotta vede il traguardo oltre la linea dei difensori, si inserisce sempre.
Il fatto che la Fiorentina non abbia più Toni, può rappresentare un vantaggio?
Se non l'avessero sostituito, sarebbe stato un vantaggio. Siccome l'hanno sostituito, non è un vantaggio. Pazzini è un ottimo calciatore, poi c'è uno che si chiama Bobo Vieri che forse, visto il passato, è anche meglio di Toni.
Mutu può essere un calciatore alla Totti che sa fare tutto?
Accostarlo a Totti non è facile, però Mutu è un campione. Preciso nella testa, preciso nei comportamenti, riesce ad abbinare tutte quelle qualità da campione: rabbia, continuità e qualità.
Si può dire che Roma e Fiorentina fanno vedere il miglior calcio in Italia?
Sono due squadre che lavoro in un determinato modo, che vogliono determinare le situazioni a cominciare dal portiere. La Fiorentina è una buona squadra nella ricerca, per quello che gli ha inculcato l'allenatore. Poi hanno l'opportunità di alzare la palla con Pazzini.
Per la Roma Firenze è un campo difficile. C'è una ragione?
L'abbiamo detta prima, loro sono una buona squadra. Non penso sia una questione geografica.
Quale giocatore si avvicina più a Perrotta?
Giuly ha più possibilità di fare male, Aquilani dà più equilibrio e costanza.
Alla luce della sua assenza, aveva ragione Totti a rinunciare alla Nazionale: non poteva giocare tutte le partite in una stagione. E' d'accordo?
Aveva ragione il ragazzo che racconta le cose corrette, avevano ragione anche Scala e Musa. Recuperare in due o tre giorni non è facile, se dentro una gara ci si mette tutto dentro. Se poi, come fa lui, tenta di dare una soddisfazione al proprio pubblico e ai propri compagni.
Da quello che ha detto, viene fuori una gara da tripla. Ci arrivano gomito a gomito Roma e Fiorentina a questa gara?
Sì, si arriva uguali, anche se loro possono avere più stimoli. Questa è la gara più importante, non pensiamo alle altre partite.
Volevo sapere delle condizioni di Pizarro e Ferrari? Possono affrontare 90 minuti?
Matteo sta bene, può giocare. Pizarro ha ancora un po' di fastidio.
Domenica pomeriggio il pubblico di Roma ha dimostrato di sapersi dimostrare una notturna. Vi dà fastidio che anche Fiorentina-Roma sia a rischio tre?
Dobbiamo dare continuità a questa mentalità, come anche deve fare la squadra. Ci vuole equilibrio, bisogna crescere, intanto abbiamo fatto vedere che si può.
Panucci può giocare almeno un tempo?
Me lo auguro. Domani valuterò le sue condizioni, cercando di scegliere al meglio per la squadra.

 
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A Firenze senza il Capitano e Perrotta

Post n°626 pubblicato il 25 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Il capitano giallorosso, Francesco Totti, non prenderà parte alla trasferta di Firenze, in programma domani, per un risentimento ai flessori. Anche il centrocampista, Simone Perrotta, alle prese con una gastrointerite non dovrebbe prendere parte alla sfida del Franchi. Juan recupera in extremis. Questi i convocati: Aquilani, Antunes, Barusso, Bertagnoli, Brighi, Curci, Cicinho, De Rossi, Doni, Esposito, Ferrari, Giuly, Juan, Mancini, Mexes, Panucci, Pizarro, Taddei, Tonetto, Vucinic.

 
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A Firenze inizia il turn over

Post n°625 pubblicato il 25 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Esce Cassetti e entra Panucci. È questo il primo cambio obbligato di Spalletti per la gara di domani contro la Fiorentina. Per l'ex difensore del Lecce si prevede uno stop di circa un mese. Gli esami cui si è sottoposto ieri mattina hanno infatti evidenziato una lesione tra il primo e il secondo grado all'adduttore della coscia sinistra. Probabile quindi che non possa tornare a disposizione di Spalletti prima della gara con il Napoli del 20 ottobre prossimo, dopo la sosta per la gara della Nazionale contro la Georgia. Il suo posto sarà preso da Christian Panucci, che proprio ieri è tornato ad allenarsi con il gruppo. Il dolore alla schiena che si portava dietro dalla nazionale è passato e Panucci è pronto a riprendersi una maglia da titolare che gli manca ormai dal 2 settembre scorso, giorno di Roma-Siena all'Olimpico. Ancora in panchina dovrebbe finire il brasiliano Cicinho, che ha dimostrato contro la Juve di non aver ancora assimilato del tutto i movimenti difensivi che gli chiede Spalletti.

Quello tra Cassetti e Panucci però dovrebbe non essere il solo cambio progettato dal tecnico giallorosso. Con tre partite in sette giorni, Fiorentina, Inter e Manchester, ci sarà spazio anche per chi in questa prima parte di stagione, per infortunio o per scelta tecnica, ha avuto poco spazio. Rimanendo alla difesa, a Firenze potrebbe esserci l'esordio in campionato (finora ha giocato solo uno spezzone di partita in Champions contro la Dinamo Kiev) di Matteo Ferrari che potrebbe prendere il posto del brasiliano Juan. Confermato l'altro 50 per cento della linea difensiva, composta da Mexes e Tonetto.

A centrocampo con Pizarro ormai pienamente recuperato, Spalletti potrà gestire i tre "titolari" che ha a disposizione. Possibile quindi che a Firenze decida di concedere un turno di riposo a uno tra Aquilani e De Rossi per fare spazio al cileno che finora ha giocato in totale 20 minuti in gare ufficiali (10 con la Reggina e 10 con la Dinamo).
È sulla trequarti però che il tecnico romanista ha maggiori possibilità di scelta. Considerando che difficilmente Spalletti rinuncerà a Taddei, nonostante il brasiliano nel finale della gara contro la Juve abbia accusato evidenti sintomi di stanchezza, rimangono quattro giocatori, Perrotta, Mancini, Giuly e Vucinic, per due maglie. Dopo due gare consecutive da titolare potrebbe toccare a Mancini un turno di riposo a Firenze: al suo posto sulla sinistra dovrebbe esserci Giuly, anche se non è escluso che Spalletti possa rilanciare Mirko Vucinic. In questo caso un turno di riposo potrebbe toccare anche a Simone Perrotta e Spalletti potrebbe decidere di riproporre la linea di trequartisti che ha fatto benissimo in Supercoppa contro l'Inter, a Palermo e contro il Siena, e cioè Taddei-Giuly-Vucinic.

Davanti ci sarà Francesco Totti. Il capitano è l'unico insostituibile e l'unico che, infortuni a parte, non sarà sottoposto a turnover. In questo momento poi viaggia ad una media di poco meno di un gol a partita (5 reti in 6 gare ufficiali giocate), una media da mantenere già da Firenze.

 
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L'Inchiesta di Daniele Galli de Il Romanista sui bagarini

Post n°624 pubblicato il 25 Settembre 2007 da Urbe_immortale

CON LE NUOVE NORME ANDARE ALLO STADIO E' UNA IMPRESA. NON PER TUTTI

 

Fotocopie del link di Listicket, l'internet point aperto anche la domenica, uno a fare da palo e la legge Amato viene regolarmente aggirata. I napoletani: «Non abbiamo scelta...»

«O bissenness vero lo sai chi lo fanno? Loro. Chilli là». L'indice destro è puntato sull'Olimpico, in una mano sei biglietti di Roma-Juve, nell'altra un telefonino con la foto di una giovane donna che tiene in braccio un bebè. Pasquale ha 26 anni, è di Fuorigrotta, Napoli. Fa il bagarino per lavoro. «Macché per lavoro, capo. Io questo lo faccio per sopravvivere». A mezzogiorno le prime file di tifosi spargono qua e là accenni di romanismo. Da quando il mondo è nato, a Roma-Juve ci si va sempre tre ore prima. Vuoi mettere l'atmosfera, il pranzo insieme, la tensione alla vigilia e il giornale sotto braccio? A mezzogiorno, con le prime file di sciarpe giallorosse, sul ponte Duca d'Aosta ci sono già loro. I bagarini.
COME TI AGGIRO LO STATO Il decreto Pisanu sui biglietti nominativi, nelle sue finalità, mirava ad identificare gli autori di violenze allo stadio. Ma anche a contrastare il bagarinaggio e la falsificazione dei biglietti. Se avete dei dubbi, cliccate su http://www.ticketone.it/newsComplete.jsp?cdNews=4395&idCat=51 . In effetti, se compro il biglietto di Roma-Juve il giorno stesso della partita, di domenica, come faccio a cambiare il nominativo? Un vecchietto con gli occhialetti, la faccia simpatica, ci svela il segreto di Pulcinella. Lui fa parte della schiera, piccola ma nutrita, dei bagarini romani. I tagliandi li vende all'angolo tra ponte Duca d'Aosta e lungotevere Thaon di Revel: «Guarda, è facilissimo. Su via Poletti, poco prima di spuntare su piazza Mancini, c'è un internet point dove vanno tutti. Là puoi fare in santa pace il cambio del nominativo. Ma tu ce l'hai il biglietto?». Come no. Dalla tasca estrae un po' di fotocopie con il link per fare il cambio del nominativo. Praticamente, un servizio aggiuntivo "alla clientela". «Li tengo in macchina, ne ho ‘na cifra», ammicca. L'internet point esiste davvero. Fuori, un napoletano fa da palo. All'interno, una ragazza da tratti somatici orientali fa finta di niente. Testa china, i clienti arrivano e pagano il servizio. Accanto ai computer accesi, un altro napoletano spiega al cliente come fare per cambiare il nome dell'utilizzatore su Listicket.it . I biglietti di Roma-Juve sono appoggiati a lato dei pc. Tutto perfettamente in regola, il sistema viene rispettato e candidamente aggirato. Fatta la legge, trovato il modo per fregarla. Legalmente.
LA BORSA VALORI Due ragazzi di Napoli fanno su e giù per il vialetto che da piazza Mancini porta al ponte Duca D'Aosta. Dinamici, svegli, piazzano un paio di biglietti a un gruppetto di romanisti. Niente nome, vengono dal Vomero. Una volta zona popolare, ora di shopping: «Sei ci sai fare, alzi un duecento euro a settimana. I biglietti li prendiamo un po' dove capita. Compriamo un Distinti a 35-40 euro e lo rivendiamo a 50». La borsa valori della gente reale è questa. Compro-vendo, senza "grida". Perché il rischio è di farsi beccare dai finanzieri. La multa è salata: da 2500 a 10000 euro. Ma la sanzione può arrivare anche a 15000 euro se il biglietto è venduto a prezzo "maggiorato". In più, al bagarino viene applicato il Daspo, il provvedimento che vieta l'accesso agli stadi. E' una professione pericolosa. Ma per tanti è una necessità. Che lo Stato ignora.
LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA Lungotevere Maresciallo Diaz, alle spalle i giardini della Farnesina. Una colonia di napoletani accoglie le macchine all'ingresso dei parcheggi. Ce ne sono un po' dove vuoi, a Roma-Juve manca ancora tanto. Gianni ha 41 anni, è di Scampia, luogo prediletto dalle telecamere e dalla camorra. In ugual misura. La faccia è scavata dalle rughe. Sembra il nonno de "Il vecchio e il mare" di Hemingway. La salsedine non c'entra, però. E' la Napoli raccontata da Federico Salvatore che divora i suoi figli senza lavoro. Lo confessa il sorriso di Gianni. Spento, il chiarore degli occhi si accende solo quando parla della sua famiglia: «Vi credete che facciamo questo mestiere per rubare soldi. Ma io ci mantengo mia figlia all'Università. Fa il secondo anno di Medicina. In settimana lavoricchio, ma non basta a dare da mangiare a tre figli. Gli altri due fanno uno le elementari, l'altra il terzo anno delle medie». L'amico-collega più giovane lo interrompe: «Gianni ha il divieto di entrare per sempre in tutti gli stadi d'Italia. Ma chistu si muore di fame se gli tolgono il mestiere». La conversazione è interrotta dall'arrivo di una pattuglia della Municipale. I napoletani incrociano lo sguardo, ma sono tranquilli. Dalla macchina scende un vigile smilzo, testa rasata e occhialetti scuri. Mezzo Charles Bronson, mezzo Bruce Willis, li squadra: «Che state a fa'?». Verrebbe da rispondergli "raccogliamo fiori". Uno dei napoletani gli risponde: «Un'intervista, capo. Stamo a fare un'intervista». Bronson-Willis ripone lo sguardo da duro nella fondina: «Va bene, ma fatela più in là». Ma come? L'intervista è con i bagarini e va tutto bene? Anzi, no. Va benino: bisogna scostarsi "più in là". Pasquale, il ventiseienne di Fuorigrotta, prosegue a spiegare: «Vi pensate che ci fa piacere lasciare la famiglia la domenica? Tutti fanno la gita fuori porta, c'è chi va allo stadio. La domenica è l'unico giorno in cui possiamo stare con i nostri bambini». Pasquale prende dalla tasca il telefonino: «L'ho comprato ieri, ha la videocamera, l'ho pagato cento euro e sai perché? Così posso vedere mia moglie e i miei figli». La sopravvivenza di Pasquale è legata al bagarinaggio: «Non c'è solo Roma-Juve. Mi faccio tutti gli eventi in giro per il Paese. Alla fine del mese riesco a mettermi in tasca 1200 euro. Ma è una vita infame, tra coltellate, borseggi e fughe». In lotta con la fame, la povertà vera la assapori sul volto di questa gente. Disprezzata dai romani e da tutta Italia. «Lo so - ammette Gianni - ma giuro sulla mia famiglia che se mi danno un lavoro vero, smetto subito. Nel mio quartiere bussano spesso i politicanti di… (dice il partito, ndr) , ci fanno fare un mese all'anno in cambio del voto. Ma secondo voi come si fa a campare? Io sarei pronto a pagarci le tasse sopra a quello che incasso». E le multe? Sulla scena irrompe un terzo napoletano: «A un amico mio gli è arrivata un'ingiunzione di pagamento di 2500 euro. Ma quello non tiene nemmeno gli occhi per piangere. Come si fa a non capire che se facciamo i bagarini è perché sennò dobbiamo fare i delinquenti?». La conversazione s'interrompe ancora. Una Mercedes romanista affianca il marciapiede, tre bagarini corrono al finestrino: «Biglietti, capo?». E' quasi l'una, dalla Sud "Grazie Roma" accompagna il conto alla rovescia per la Juve, al prefiltraggio saltano fuori i biglietti. Qualcuno li ha comprati pochi minuti fa. Da il vecchio e il mare.

 
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De Rossi: "Noi grandi grazie a Spalletti"

Post n°623 pubblicato il 25 Settembre 2007 da Urbe_immortale

E'un Daniele De Rossi a tutto tondo, quello che si è confessato ieri pomeriggio ai microfoni di Sky. Capitan Futuro ha parlato di Spalletti «diventerà uno dei più grandi in assoluto» e di Totti «un amico per la pelle, se torna in Nazionale gli lascio la maglia numero 10» ma anche del suo futuro «vorrei rimanere qui per sempre» e degli obiettivi da raggiungere con la maglia della Roma «mi piacerebbe vincere la Champions e lo Scudetto».

LA SFIDA ALL'INTER «Di sicuro non ci sono 17-20 punti di differenza come lo scorso anno. Secondo me la Roma dal punto di vista del gioco è superiore, è questa la cosa che ci differenzia da loro. L'Inter è più vincolata a quei grandissimi campioni che ha in squadra. Se a loro manca Ibrahimovic, che secondo me è il più forte di tutti, perde di più di quanto possiamo perdere noi come squadra se ci manca un giocatore importante».

MANCHESTER «Non parlo di vendetta, ma vogliamo dimostrare a uno stadio intero che voleva l'ottavo gol, che siamo un'ottima squadra. Nessuno di noi ha dimenticato, forse anche a Roma avrebbero cantato "8-1 perché no"».

SPALLETTI «Al di la del discorso tattico e tecnico secondo me diventerà uno dei più grandi in assoluto anche dal punto di vista degli equilibri dello spogliatoio. Questo è uno dei meriti più grandi che ha avuto, ha ricostruito uno spogliatoio che prima non esisteva, ha avuto un'importanza incredibile per la Roma. L'azione contro la Dinamo Kiev è stata una delle più belle della storia? Non lo so, però di azioni belle ne abbiamo fatte molte negli ultimi anni».

TOTTI «Francesco è un amico per la pelle. Quando ero più giovane lo vedevo come un idolo, un leader come potevano essere Giannini, Voeller, un fuoriclasse assoluto. Poi è romano e c'è sempre qualcosa in più degli altri. Facevo il raccattapalle quando lui giocava, poi pian piano si è creato questo rapporto di simpatia tra di noi. Se tornerà in Nazionale sarò ben contento di ridargli il numero 10».

ROMA A VITA «Qui sto benissimo. A Roma non sei popolare, diventi un idolo. Fin da bambino ho sognato di rimanere a Roma per sempre, non pensavo che avrei potuto realizzare questo sogno. Pensavo di arrivare fino alla Primavera e poi essere dirottato altrove, invece è andata a finire così e adesso la prospettiva di rimanere per sempre qua è sempre più concreta. La società penso che sia d'accordo, anzi ne sono sicuro».

SCUDETTO O CHAMPIONS «Il sogno da realizzare è vincere lo scudetto o la champions con la maglia della Roma. Tra i due obiettivi non so scegliere: lo scudetto mi piace molto ma con la Champions rimani sempre di più nella storia».

LA LAZIO «Non ci giocherei mai nella vita. Nemmeno per 12 milioni di euro l'anno ma nessun tifoso della Lazio vorrebbe mai che io giocassi in biancoceleste. Anche se poi li rispetto tanto perché loro rispettano me nel quotidiano. Sarebbe un incubo sia per me sia per loro».

RE D'EUROPA «Mi sento un centrocampista completo, se sono tra i centrocampisti più forti d'Europa lo lascio dire alla critica, che già lo ha detto tante volte, e a me questo ha fatto piacere. Spero di diventare uno dei più forti, il mio obiettivo non è fermarmi ma migliorare. Gerrard e Lampard, però, sono più forti di me. Certo, non hanno vinto un mondiale ma non hanno nemmeno dato una gomitata...».

IO E IL RUGBY «Mi piace il rugby, mi sento un mediano. Non un mediano di apertura ma di mischia, perché buttarsi lì in mezzo mi piace. E' Troncon il mediano di mischia della Nazionale vero?»

IN RITIRO «Si gioca a carte, alla play station, si vede un film su dvd, si naviga su internet. Facciamo delle sfide, nel 99 per cento dei casi sono a calcio. Le penitenze sono quelle che si facevano tanti anni fa quando si giocava a calcio balilla, si passa sotto al tavolino. Chi perde "bacia la vecchia"».

 
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Giancarlo Padovan... GRAZIE DI ESISTERE!!!

Post n°622 pubblicato il 25 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Un pareggio rubacchiato dalla Juve a tre minuti dalla fine, dopo aver corso più volte il rischio di finire travolta, ha ridato fiato al P.G.B., Partito Giornalistico Bianconero. Non desta meraviglia quanto ha scritto il suo Segretario Politico, Giancarlo Padovan su Tuttosport , ma che la stampa filo juventina, come vedremo, vada ben oltre i confini di Torino, con prese di posizione di un ridicolo sublime.
Padovan si traveste da Messia (come la sua sterminata presunzione lo costringe spesso a fare) e sfida, con un minaccioso «allora cosa dite?», gli «uomini di poca fede». Vale a dire tutti quelli, soprattutto juventini, che non hanno creduto alla sua profezia sulla «Juve da scudetto» e si sono permessi di sbeffeggiarlo (tentazione, per la verità, pressoché irresistibile leggendo un suo articolo). Continuando nella magistrale interpretazione, il celeste Direttore si esibisce anche nel battesimo di Massimo Mauro e Mario Sconcerti come «opinion leader dello scetticismo sulla Juve». Chiude sentenziando che fra Roma e Juve c'è stata «una sostanziale equità contabile nelle occasioni prodotte». Chissà che partita ha visto!

Se Padovan resta sempre uguale a se stesso (meno male!), una certa meraviglia desta il titolo bianconero della Gazzetta dello Sport : «Juve giù il cappello». Il peggio, però, sulla "rosea" deve ancora arrivare e lo troviamo nell'articolo di Ruggiero Palombo. Secondo lui il pareggio juventino dimostra che «nel calcio talvolta c'è giustizia». Dopo quest'incredibile panzana, spiega ai lettori ingenui: «Sentirete parlare di Roma padrona, di successo mancato e di occasioni buttate», ma secondo Palombo «la Juve operaia di Iaquinta non ha rubato nulla al cospetto della Roma narcisa di SuperTotti».

Alle stelle l'esultanza di Franco Ordine (Il Giornale ), anche lui travestito ma solo da Cardinale Camerlengo di Santa Romana Chiesa: «Habemus Juventus». Benevolmente traduce dal latino: «Abbiamo la Juve allora, ed è la scoperta più attesa e più importante della domenica», e «per lo scudetto bisogna fare i conti con lei».

Lasciamo il Cardinale e torniamo a Torino dove c'è per fortuna anche chi ha il senso delle proporzioni e sa di calcio. Non l'autore del titolo di prima pagina de La Stampa nel quale si parla di «Juve spettacolo», ma Roberto Beccantini il quale si dichiara d'accordo con Spalletti e sostiene che «la Roma contenderà lo scudetto all'Inter. La Juve, "questa" Juve, rimane da zona Champions».

L'inarrivabile Tuttosport non è stato l'unico giornale a strillare in prima pagina «Juve da scudetto». Lo stesso titolone apriva l'edizione nazionale del Corsport , che a Roma invece titolava «Totti da pallone d'oro». Tipico caso di quotidiano double face .

 
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Cassetti rientra dopo la sosta. Panucci pronto per Firenze.

Post n°621 pubblicato il 25 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Due o tre settimane di stop per Marco Cassetti, uscito dopo 28 minuti di gara con la Juventus per un infortunio all'adduttore della coscia sinistra. Il terzino destro della Roma è stato sottoposto in mattinata a esami strumentali da parte del medico sociale, Mario Brozzi. Secondo la prognosi Cassetti dovrebbe stare fermo tra le due e le tre settimane. Nel peggiore dei casi l'ex Lecce tornerebbe a disposizione di Spalletti per la gara del 21 ottobre, subito dopo la sosta per le nazionali, con il Napoli all'Olimpico e salterebbe la gara di Manchester in Champions e quelle di campionato con Fiorentina, Inter e Parma. Completamente ristabilito, dopo i problemi alla schiena, Panucci. Il terzino si è allenato regolarmente, ha anche disputato la partitella ed è molto probabile che Spalletti lo impieghi a Firenze mercoledì sera.

 
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3 giornate a Maicon che salta Roma-Inter

Post n°620 pubblicato il 24 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Il giudice sportivo ha squalificato per tre giornate Maicon, espulso ieri nel secondo tempo della partita della quarta giornata di campionato Livorno-Inter. Il brasiliano è stato punito "per avere, al 35° del secondo tempo, a giuoco fermo, colpito con un calcio ad un gluteo un calciatore avversario (Bogdani, ndr) riverso al suolo per un precedente fallo".

Maicon salterà così Roma-Inter di sabto pomeriggio, ore 18.

Per la Roma, ammenda di 15.000 euro per per avere suoi sostenitori, prima dell'inizio della gara, fatto esplodere un petardo nel settore avversario e per avere altresì, prima dell'inizio della gara e al 40° del secondo tempo, lanciato numerosi oggetti di varia natura nel settore avversario. Stessa entità di multa e per gli stessi motivi per la Juventus.

 
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Ce rode er culo...

Post n°619 pubblicato il 24 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Ce rode er culo! Inutile girare troppo intorno al discorso. Quando si buttano via due punti dalla finestra non può che essere questo lo stato d’animo. Con la partita saldamente in pugno prendere il gol allo scadere in  quel modo ridicolo è una doppia pugnalata.

Brutto, davvero brutto fare regali ad una squadra che, a differenza di quanto si sente in giro, il secondo tempo non ha mai tirato in porta e i giallorossi erano nettamente padroni del campo. Se la neopromossa nel primo tempo avrebbe forse meritato il pareggio nella ripresa il punteggio doveva essere tennistico.

Il coraggio di Ranieri nello schierare le tre punti è giustificato dalla difesa ridicola che si ritrova. Purtroppo Perrotta e Mancini hanno fallito troppe occasioni, in particolare il corridore giallorosso ha ripetuto la difficile impresa di Reggio: non prendere la porta spalancata. Ma c’è anche Mancini che si addormenta nell’area piccola per un paio di volte, c’è Taddei che con un ottimo dribbling si crea l’occasione d’oro ma spara in fallo laterale.

Quello che avevamo accennato nelle scorse partite si è verificato proprio contro gli odiati bianconeri. Il piccolo neo di una Roma strepitosa è quello di non chiudere subito, immediatamente una partita già morta. Quando l’ex giocatore Del Piero ha fallito il rigore con tutte le occasioni avute subito dopo si dovevano celebrare i funerali. Quello che era successo con il Siena prima e con la Reggina poi si è ripetuto e questa volta il destino beffardo non ci ha perdonato.

Solo questo imputiamo alla Roma. Per il resto lasciamo stare le chiacchiere stupide che si sono sentite dopo l’incontro. Quelle chiacchiere che parlano di pareggio giusto, Juve da scudetto eccetera. La squadra capitolina ha fatto vedere la netta differenza tra la cioccolata e la … (vabbè avete capito).

Guidata dal suo immenso capitano, trascinatore vero, ha ribaltato senza troppi problemi lo svantaggio iniziale. Ripeto è mancato quel cinismo, quella cattiveria che avrebbe tappato la bocca a quelli che parlano solo con il risultato.

Peccato perché iniziare il ciclo infernale con più quattro dalla seconda sarebbe stato importante. Comunque siamo ancora primi e continuando a volare basso andiamo a Firenze. Ricordando ai giocatori di demolire la porta quando sono nella zona calda del campo e ai tifosi di evitare gli olè quando al partita è ancora in bilico. Si festeggia sotto la doccia!

 
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A Firenze giocano Pizarro, Cicinho e Giuly

Post n°618 pubblicato il 24 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Nemmeno il tempo di metabolizzare la delusione per il pareggio di ieri pomeriggio, e la Roma torna al lavoro. Questa mattina i giallorossi si ritrovano a Trigoria perché c'è da preparare la trasferta di Firenze di mercoledì. Una gara che alla luce dei risultati di ieri, la Fiorentina è seconda a due lunghezze dalla Roma, assume i contorni di un nuovo big match. Chi non ci sarà sicuramente è Marco Cassetti, che ieri dopo mezzora è stato costretto ad uscire dal campo per infortunio. I primi controlli effettuati subito dopo la fine della partita hanno evidenziato una lesione muscolare all'adduttore della coscia destra. Questa mattina o al massimo domani (bisogna aspettare che si riassorba l'ematoma) saranno effettuati altri controlli, ma sembra probabile che l'esterno debba rimanere fuori per almeno dieci-quindici di giorni. In questo caso salterebbe oltre alla gara con la Fiorentina, almeno quelle con l'Inter, con il Manchester e con il Parma. «C'è un po' di rammarico perché siamo andati in vantaggio meritatamente - ha detto ieri Cassetti parlando della gara con la Juventus - abbiamo creato tante occasioni, ma siamo stati puniti allo scadere. Comunque abbiamo compiuto un altro passo in avanti, il campionato è lungo e duro per tutti, siamo solo alla quarta giornata e c'è ancora tempo». E al futuro, e alla gara con la Fiorentina, pensano già altri giallorossi. «Rimane il primato in classifica, ma siamo solo all'inizio del campionato. Abbiamo fatto una buona prestazione e ora pensiamo alla Fiorentina».

Protagonista sfortunato della gara con la Juve, Simone Perrotta conta di rifarsi proprio mercoledì sera al Franchi. «Nelle ultime partite purtroppo mi trovo a commentare gol sbagliati da me. Mi dispiace, ma fa parte del calcio. Spero di rifarmi contro la Fiorentina».

Proprio a Firenze Spalletti potrebbe ricorrere per la prima volta nella stagione ad una maggiore alternanza rispetto a quanto fatto finora. Al posto di Cassetti il ballottaggio è tra Cicinho e Panucci con il brasiliano che parte favorito, anche perché Christian da quando è tornato dalla Nazionale non ha ancora svolto un allenamento con i compagni a causa dell'infortunio alla schiena. Un turno di riposo potrebbe toccare anche ad Aquilani «andare a 4 punti di vantaggio sulle altre, significava dare un'impronta importante al campionato. Saremmo andati a Firenze, forti di un grande vantaggio» che potrebbe lasciare il posto a Pizarro, che ieri è rimasto tutta la gara in panchina. In rampa di lancio anche Ferrari, che si è ripreso dall'infortunio al ginocchio e aspetta di fare il suo esordio dal primo minuto, mentre uno tra Giuly e Vucinic potrebbe trovare spazio al posto di Mancini, a meno che Spalletti decida di dare un turno di riposo anche a Taddei. In quel caso il francese e il montenegrino potrebbero trovare entrambi posto dal primo minuto.

 
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L'editoriale di Cagnucci su Il Romanista di oggi

Post n°617 pubblicato il 24 Settembre 2007 da Urbe_immortale

Guardate bene la classifica: la Roma è sempre prima. Dopo
il Milan, anche l'Inter s'è piantata e la Lazio è in zona retrocessione. Guardate bene questa foto: è Cicinho che dà la mano all'arbitro a fine gara mentre i nostri in mezzo al campo abbracciano gli juventini che ci hanno appena rubacchiato un pareggio con un controfallo mai visto prima ma pazienza... Totti si cuce la bocca dopo una doppietta da urlo, De Rossi è furioso ma consola Morganti («eppure è bravo»), Spalletti elogia la squadra che s'è mangiata un mare di gol. Ma siamo sempre primi. Anche come classe.

Nemmeno l'ultimo minuto di Zampagna basta per levarsi l'amarezza. Perché se Morganti di Ascoli Piceno faceva come Stafoggia di Pesaro (che nel '95 convalidò il gol di testone-Manfredini alla Roma) adesso il campionato era morto ammazzato, con la squadra di Spalletti che aveva doppiato Milan-Juventus, staccato l'ipercorazzata Inter sortita da Calciopoli, ipotecato un'altra Supercoppa, organizzato il Circo Massimo e l'Intercontinentale. Probabilmente se finiva 2-1, finiva così. Pochi dubbi a proposito. Ma se le fughe per la vittoria non riescono, necessari diventano i ritorni alla realtà. Senza stare a sentire i se e i ma, e, soprattutto, i saggi per forza (quelli che direbbero "meglio così", e ovviamente non è meglio così manco per niente) a guardarlo in fondo questo 2-2 arrivato alla fine, se non ti dà quel tantissimo che avresti meritato, non ti toglie niente. La Roma era prima da sola e ci resta bella così com'è. Tutti a Firenze.

Ieri a un certo punto la Roma è stata bella e possibile, come i traguardi che insegue, prima di sprecarsi non tanto in quel colpo di testa (fra l'altro simile a uno abbastanza famoso di Pruzzo nella stessa porta) ma in tanti altri da ko mancati, sfiorati, dovuti, sognati. Il ragazzo di Calabria buono ieri, soltanto ieri per carità, c'aveva la maglia del Verona, quello della Roma s'è divorato il 3-1 tricolore sotto la Sud: duelli rusticani (d'altronde, probabilmente, Cicinho ha gli stessi antenati del marchigiano Morganti). Ieri a un certo punto c'era solo la Roma perché la Juventus era esattamente la stessa che aveva ingaggiato e sofferto duelli con Frosinone e Albinoleffe, poi è tornata la Juve, quella che non molla e che, insomma, trova risorse non si sa dove, ma anche sulla linea laterale. A un certo punto tutto era davvero cambiato.
Doni superato e non aveva mai preso gol; Cassetti fuori dopo aver giocato sempre, lui che non avrebbe dovuto farlo mai; la Juve bianconera aveva gli stessi colori della più onorevole Juve Stabia; la Juve-Juventus che era quei "tre là davanti" come la Roma di Delneri (che è secondo!); il rigore dato a favore di Nedved era quasi ciusto veramente; Mexes umano mentre l'Andrade della Juventus era lo stesso che giocava con Renato, soltanto un po' più lento... Ecco perché la Roma non ha vinto, ma pareggiato: perché può succedere di non giocare benissimo sempre, di pareggiare dopo aver vinto sempre. Fa parte dell'imprevisto, della zolla, della rimessa, del gol subito-gol mangiato: un controfallo. I dati che contano, però, sono dati e basta: come la classifica, come il fatto stesso che in questa squadra gioca e insegna Francesco Totti (155 gol in campionato, 192 da romanista, 6 alla Juve, 10 alla carriera). I dati: la Roma è prima da sola e se pure dovesse soltanto pareggiare le prossime due gare, contro la Fiorentina e l'Inter, si ritroverebbe aritmeticamente prima (fra le squadre che contano per lo scudetto). Se all'inizio del campionato qualcuno avesse detto che la squadra di Spalletti sarebbe stata capolista dopo 6 partite (e tra queste Palermo, Firenze, Juventus e Inter) tutti i romanisti avrebbero firmato. Più semplicemente: se qualcuno avesse detto che dopo 4 partite la Roma avrebbe avuto 2 punti in più dell'Inter (che fa pari contro l'insuperabile Livorno e a San Siro con l'Udinese che ne prende 5 dal Napoli) 3 sulla Juve, 4 sul Milan, tipo il quadruplo sulla Lazio, chi non avrebbe firmato? Questa è la realtà, non un rimpianto, e soltanto un po' un modo per accontentarsi. Bisogna farlo perché bisogna andare avanti. Perché così ha sempre fatto questa squadra che non sta lasciando niente al caso. Soprattutto questo è un dato.
L'ultima volta che la Roma ha battuto la Juventus in campionato era l'8 febbraio del 2004, quella conclamata del 4 zitti e a casa . In quella partita con la Juventus giocavano Buffon, Legrottaglie, Camoranesi, Nedved, Trezeguet, cinque giocatori che ci stanno anche adesso, quattro ce n'erano ieri e l'altro, il patriota , no solo perché infortunato. Significa che la metà di questa nuova Juventus è vecchia almeno tre anni e quattro stagioni (la spina dorsale di una squadra che, Calciopoli a parte, avrebbe dominato). In quella partita con la Roma, invece, giocavano Pelizzoli, Zebina, Samuel, Chivu, Emerson, Dacourt, Lima, Cassano, otto giocatori che non solo non c'erano ieri, ma che proprio non ci sono più. Gli altri tre erano/sono Panucci (che ieri stava in tribuna) Mancini (che ieri quasi non c'era) e Francesco Totti (che c'è e basta com'è scritto pure sull'autostrada). Significa che se c'è una squadra in costruzione, nel senso più vero del termine, cioè in crescita, progresso e programmazione, con delle prospettive aperte su un futuro eco di questo presente da capolista, è la Roma. Roma che pure, rispetto alla Juve, appare oggi, adesso, anche dopo questo 2-2, come la realtà più seria del calcio italiano e non solo. Prima, da solo.
L'anno scorso, a questo punto, non era così; rispetto all'anno scorso questa squadra ha un punto in più. Nemmeno nel 2001 era così: alla quarta giornata la Roma di Capello perdeva a San Siro da Hakan Sukur (che è un po' peggio che prendere gol da Iaquinta); rispetto alla Roma campione d'Italia questa qui ha un punto in più (la similitudine prossima è l'Atalanta quasi in testa...). C'è poi un'altra cosa che ha odor di rosa... In quel campionato la Roma non riuscì mai a battere la Juventus, e nemmeno quella che iniziava con Tancredi-Nela-Vierchowod-Ancelotti-Falçao... Allora uno può pure dire che l'ha fatto apposta, perché tanto si sa che la verità è un'altra. Che per esempio quel controfallo fischiato è un po' troppo fiscale, ché lo vedi fischiare di rado (un precedente qual è?) ma che nessuno già ci pensa più. Daniele De Rossi ha detto: «Mi sembra strano, ma lo facciamo passare. Potevamo essere grandissimi, siamo solo grandi». Che c'è di meglio di questa sintesi? Il gol di Zampagna.

 
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