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CIAO GABBO... ONORE!
"Si può morire così, per giunta dormendo? Qualcuno ci deve dire perché. Se parliamo di perdono dobbiamo parlare di giustizia e questa è una morte che chiede giustizia. Ci sarà una giustizia divina sulla quale nessuno può permettersi di parlare, ma ci deve essere anche una giustizia umana, che non sia una vendetta ma che aiuti per quanto possibile a placare gli animi di tanti di noi".
Dall'omelia pronunciata da Don Paolo Tammi durante il funerale di Gabriele Sandri.
In memoria di Gabbo, fratello di questa Urbe Immortale... al di là dei colori
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Viene dopo tante finte battaglie, il giorno in cui c'è da fare sul serio, e si ristabiliscono di colpo le gerarchie naturali:
avanti gli ultimi, i dimenticati, i malvisti, i derisi. Essi ebbero la fortuna di non fare carriera, anzi di non volerla fare, di non smarrire le proprie virtù nel frastuono degli elogi mentiti e dei battimani convenzionali.
Essi ebbero la fortuna di assaporare amarezze sane, ire sane, conoscere lunghi silenzi, sacrifici ostinati e senza lacrime, solitudini di pietra, amicizie non sottoposte all'utile e non imperniate sull'intrigo.
Berto Ricci
KAISERSLAUTERN, 26 GIUGNO 2006:
Lettera della squadra al Presidente Sensi
Ciao Presidente,
ci affidiamo a queste poche righe per dirti tutto quello che a volte magari non siamo riusciti a trasmetterti a voce o attraverso i gesti e i comportamenti.
Qualcuno di noi Ti ha conosciuto dal giorno in cui sei diventato “Il Presidente”, qualcuno ti ha incontrato durante i Tuoi 15 anni di presidenza e qualcuno Ti ha conosciuto da poco, ma in ognuno di noi è rimasto impresso il tuo sguardo profondo, carico di umanità, pur se determinato e a volte, forse per chi Ti conosceva troppo poco, anche un po’ duro, ma nessuno di noi può dimenticare la passione con cui ci hai sempre seguito, anche quando non eri presente fisicamente. Sei sempre stato vicino a noi, a volte come Presidente, altre come un secondo padre.
In questi anni hai saputo coniugare sport e solidarietà umana e sociale, senza mai perdere i valori morali che sono propri dello sport. Hai fatto tanto per la Roma e per Roma, le tue passioni dopo l’amore per la tua famiglia, e i romani e i romanisti – e non solo loro – ti hanno accompagnato con dignità e riservatezza, così come Tu hai affrontato la Tua ultima battaglia, una delle tante ma sicuramente la più dura.
Noi non Ti lasceremo solo e non lasceremo sola la Tua famiglia e la famiglia romanista; la nostra forza sarà l’unione e faremo il possibile per farti sorridere da dove sarai, uno di quei tuoi sorrisi che ci regalavi quando venivi in spogliatoio per darci la carica.
Ciao Presidente, Tu sei sempre con noi.
Il gol di De Rossi alla Fiorentina commentato dal grandissimo e compianto Alberto D'Aguanno
Serie A: 18^ Giornata:
Chievo-Inter
Atalanta-Napoli
Bari-Udinese
Cagliari-Roma
Catania-Bologna
Lazio-Livorno
Parma-Juventus
Sampdoria-Palermo
Siena-Fiorentina
Milan-Genoa
Classifica:
- Inter 39
- Milan* 31
- Juventus 30
- Roma 28
- Parma 28
- Napoli 27
- Palermo 26
- Sampdoria 25
- Bari* 24
- Chievo 24
- Fiorentina* 24
- Genoa* 24
- Cagliari* 23
- Udinese* 18
- Livorno 18
- Bologna* 16
- 16
- Atalanta* 13
- Catania 12
- Siena 12
* una partita in meno
Marcatori Giallorossi in Campionato
9 reti: Totti.
4 reti: De Rossi.
3 reti: Vucinic.
2 reti: Perrotta, Brighi, Burdisso.
1 rete: Taddei, Mexes, Riise, Menez, Cassetti.
Giudice Sportivo
Multe all'A.S. Roma nel corso della stagione:
€ 77.000,00
Squalificati per la prossima gara di campionato:
Espulsi nell'ultima partita:
5 ammonizioni.
De Rossi.
4 ammonizioni:
Cassetti, Pizarro, Menez, Perrotta.
3 ammonizioni (in diffida):
Totti.
2 ammonizioni:
Vucinic, Andreolli, Mexes, Burdisso.
1 ammonizione:
Taddei, Okaka, Cerci, Vucinic, Doni, Riise, Motta, Guberti, Brighi.
Prossime gare AS Roma
6 gennaio, 18^ giornata:
-
9 gennaio, 19^ giornata:
-
12 gennaio, Coppa Italia, Ottavi di Finale:
-
Europa League
Sedicesimi di Finale:
Panathinaikos-Roma (18 e 25 febbraio)
Marcatori giallorossi in Europa League:
11 reti: Totti.
3 reti: Menez, Okaka, Cerci.
2 reti: De Rossi, Riise, Vucinic.
1 rete: Guberti, Perrotta, Andreolli, Scardina.
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Messaggi del 31/10/2007
L'allenatore della Roma Luciano Spalletti dopo il 3-2 nel derby: "A decidere sono stati i gol". I giallorossi sono tornati al successo nella stracittadina. Senza il Capitano Francesco Totti, ma con Mirko Vucinic. Il pensiero di tutti va al giorno in cui il numero dieci tornerà, e, quindi, ai possibili problemi di coesistenza che si potrebbero creare con il montenegrino: "Vucinic e Totti possono convivere benissimo come hanno già fatto. Certo è che Vucinic può anche stare largo. Il discorso è che si può fare l'attaccante anche non stando fermi davanti alla porta".
Spalletti dice questo a ragion veduta: "Ho visto gli attaccanti della Lazio stasera, e loro partivano da molto lontano. Quindi non è detto che Totti debba arretrare per giocare con Vucinic, come non è detto che non possano coesistere. Possono stare bene in attacco contemporaneamente, basta che quando allunga uno accorci l'altro". In molti, però, dicono che Totti lo farebbe con uno sforzo: "Io faccio sempre quello che mi dicono i calciatori, ma se una volta io chiedo uno sforzo state sicuri che loro lo fanno".
Spalletti rende onore all'avversario sconfitto nel derby: "Stasera la differenza l'hanno fatta i gol. E' stata una gara equilibrata contro una squadra che sa chiudersi bene nella propria metà campo per poi ripartire. Noi siamo riusciti a segnare e abbiamo vinto. Ma in campo c'erano due squadre in campo che sanno dare confidenza alla palla, e anche la Lazio ha giocato una buonissima partita".
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Il derby finisce 3-2 per la Roma!
Vantaggio laziale con Rocchi che servito in profondità prima brucia Mexes sullo scatto e poi batte Doni con un diagonale di sinistro. Immediata la reazione giallorossa con Vucinic che al 18' batte Ballotta (sotto porta di curva Nord) servito da Mancini dalla destra. Sempre il brasiliano al 41' fa 2-1 dopo una bella azione con Mexes. Nella ripresa al 55' Perrotta fa 3-1 servito da uno splendido assist di Vucinic. Bello anche il gesto del centrocampista che supera in pallonetto Ballotta. Al 69' Ledesma fa 3-2 su punizione, ma la Lazio non recupera più.
Così Totti a fine partita che ha seguito la partita dalla tribuna: "Purtroppo non ho potuto giocare, l'importante che la squadra abbia vinto questo grande derby. Quando torno? Non so, non adesso. Il ruolo? Starà a Spalletti decidere, se vorrà adattarmi dietro la punta va bene". Raggiante anche Mirko Vucinic, uomo partita Sky: "Il gol al derby è bellissimo, comunque l'importante era vincere. Non ho fatto solo vincere io i compagni nelle ultime partite, se non ci fossero stati i miei compagni, non avremmo potuto fare nulla. Quando rientra Totti dove gioco? Non so, starà al mister decidere".
La storia si ripete quindi! Francesco Totti, Capitano infortunato, deve seguire il derby dalla tribuna, ma come il 26 febbraio del 2006, la Roma obbliga la Lazio alla resa, stavolta per 3-2. Cinque gol con un finale da cardiopalma, in una gara mai scontata e che la Roma doveva e poteva chiudere prima, dilagando una volta arrivata sul 3-1. Una Roma che è partita da uno 0-1 al 12', per poi ribaltare il risultato già alla fine del primo tempo. Ma nella ripresa tutto sarebbe potuto succedere: Roma e Lazio hanno segnato ancora un gol per parte, con la Roma che poteva dilagare una volta sul 3-1 ma che invece falliva il poker e subiva il 3-2 su punizione di Ledesma. Il resto è un finale con un arrembaggio della Lazio da cardiopalmo, con quasi quattro minuti di recupero.
E' un colpo micidiale, perché a inizio ripresa la Roma dilaga: sale in cattedra Perrotta, che prima sfiora il gol con un colpo di testa sotto misura, poi mette in rete chiudendo una manovra da urlo. Tonetto mette in mezzo, Vucinic inventa un assist con un tocco al volo di rovesciata per il centrocampista che supera Ballota con un pallonetto e deposita a porta vuota.
Ma il derby non sarebbe tale se non offrisse il più inatteso dei colpi di scena, che si materializza al 78' con la punizione a effetto di Ledesma che beffa l'impietrito Doni. Si rianima la Lazio spenta e imbarazzante, ma non tanto da completare la fanta rimonta: i formellesi combattono ma alla fine non creano grandi pericoli a Doni.
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Ricordate le code interminabili ai botteghini, la ressa per i biglietti, l'Olimpico pieno come un uovo? Scene da derby di Roma, che a Roma non si vedono più. Già, perchè la sfida tra Roma e Lazio, a giudicare dal numero di tagliani venduti per l'incontro di stasera, sembra essere diventato un match di cartello qualunque. Non "La partita". Saranno soltanto 60.000 gli spettatori presenti nell'impianto romano per l'odierna stracittadina. Circa 43.000 i tifosi romanisti, 14.000 i cugini laziali. Di biglietti ne restano a disposizione ancora tanti, ed in buona parte verranno probabilmente venduti. Ma il tutto esaurito, stavolta, è meglio dimenticarselo. Colpa del decreto Pisanu, che alla fine ha soltanto favorito Sky e Mediaset facendo passare la voglia di stadio alla gente, dell'aumento del costo della vita causato dal governo Prodi, che ha fatto sì che oggi tanta gente non si possa permettere di spender soldi per lo stadio, ed infine, del caro-biglietti.
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Lo si era già intuito nell'allenamento di lunedì che le possibilità di vedere Totti in campo per il derby erano minime. Puntualmente, ieri, è arrivata la conferma della sua assenza: prima dalla seduta, con il Capitano rimasto a fare fisioterapia; poi dall'elenco dei convocati, che non ha visto il suo nome nella lista dei 21 anti-Lazio. La contusione rimediata nell'incontro di Champions contro lo Sporting ancora non si è sgonfiata e finché ciò non accadrà non si potrà essere più precisi su quanto il numero 10 giallorosso dovrà restare ai box. A questo punto la speranza è di averlo per Lisbona. Graduali miglioramenti, invece, per Alberto Aquilani (che forse si rivedrà dopo la sosta del 18 novembre) e Rodrigo Taddei. Il brasiliano, in particolare, sta reagendo positivamente (ieri, nell'ultima seduta, ancora corsetta e lavoro con il pallone) e nei prossimi giorni sarà fondamentale la sua risposta agli aumenti dei carichi di lavoro. Pur mantenendo l'ottimismo, va comunque ricordato che l'infortunio patito dal brasiliano (lesione muscolare del secondo gemello mediale) richiede di solito due mesi di stop ed al momento sono passati solo un mese e pochi giorni da quello sfortunato Fiorentina-Roma.
A Trigoria, nell'ultimo allenamento prima della stracittadina, piccolo spavento per l'assenza di Vucinic, che si affacciava sul campo con un po' di ritardo avendo svolto le iniziali fasi dell'allenamento in palestra. I portieri, intanto, cominciavano degli esercizi specifici con Adriano Bonaiuti riguardanti appoggi di piede e parate basse. Il gruppo proseguiva a lavorare facendo dello skip (scattini), per poi passare ad un'esercitazione sul pressing e la circolazione della palla. Dopo una pausa, la seduta proseguiva con operazioni riguardanti l'inferiorità e la superiorità numerica. In pratica il gruppo era diviso in neri che avevano 10 uomini in campo ed arancioni che invece erano in 7 attivi più tre a fare stretching (situazione che poi verrà alternata nel corso del lavoro). Un'operazione che poi sfociava in una vera e propria partitella a parità numerica con Zotti (poi sostituito da Curci), Cicinho, Mexes, Kuffour, Cassetti, Brighi, De Rossi, Mancini, Pit, Vucinic ed Esposito per gli arancio e Doni, Panucci, Juan, Ferrari, Antunes, Barusso, Pizarro, Perrotta, Tonetto, Giuly ed il Primavera Unal per i neri.
Mentre andava in atto questa "sfida", sul campo B s'intravedeva Marco Andreolli che svolgeva una lieve corsetta, mentre a bordo campo Tonino Tempestilli si fermava a guardare la partitella. Simpatico un siparietto durante una pausa tra Mexes e Zotti, con il francese a provare un rigore a cucchiaio che beffava il portiere. Il match in famiglia finiva alle 11.50, ma Spalletti chiamava a sé Doni, De Rossi, Juan, Brighi, Pizarro, Ferrari, Mexes, Pit e Barusso catechizzandoli per una buona ventina di minuti su alcune questioni tattiche (conciliabolo che poi continuerà solo per Doni, Juan e Pit). Nell'altra porta, invece, Perrotta, Mancini, Antunes e Cicinho (il fluidificante solo di esterno destro) provavano dei tiri. Concluso il lavoro, la squadra lasciava Trigoria per tornarci di sera in ritiro per preparare al meglio la vigilia del derby.
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C'è un romano romanista che gioca nella Lazio, e questo per i biancazzurri ormai è un'abitudine, visto che hanno avuto anche Liverani (che il 17 giugno 2001 festeggiava a Testaccio con tanto di bandierone giallorosso) ed Angelo Peruzzi.
Lui è Lorenzo De Silvestri, diciannovenne di Monteverde, ed è uno dei pochi prodotti ottimi lanciati dal vivaio della Lazio. Generalmente infatti, i calciatori di talento che i formellesi hanno tra le mani se li lasciano scappare: con De Silvestri giocava anche Russotto, probabilmente il diciannovenne più forte d'Italia, ma il Baggio del Quarticciolo non finì neppure gli Allievi Nazionali della Lazio, preferendo andarsene al Bellinzona per sei mesi, prima di mettersi in vendita al miglior offerente. Adesso gioca nel Treviso, nell'under 21, e i grandi club sono pronti a darsi battaglia per lui.
De Silvestri ha fatto una scelta diversa: poteva andarsene in Inghilterra, all'Arsenal, o al Real Madrid in Spagna, ma ha preferito rimanere nella sua città, pur giocando nella Lazio e non nella sua squadra del cuore, cioè la Roma. La Roma nel 2005 ha rinunciato a lui, per una questione di correttezza: a Trigoria fecero sapere che se il giocatore interessava poteva mettersi d'accordo con il Bellinzona, andare lì per sei mesi, il tempo di liberarsi dal vincolo giovanile con la società biancoceleste, per poi tornare nella capitale, dall'altra parte del Tevere. Alla Roma interessava, ma Bruno Conti non accettò: aveva appena perso De Martino proprio con quella triangolazione con la Svizzera, e non volle fare lo stesso sgarbo alla Lazio. Tanto c'è ancora tempo: il contratto di De Silvestri scadrà a giugno, lui non vorrebbe rinnovare se solo c'è una possibilità di finire alla Roma, ed infatti a gennaio sarà libero di trattare con chi vuole. Anche perchè la Roma, prima o poi avrà la necessità di trovare un erede di Panucci ed in lui Bruno Conti vede l'erede di Christian.
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«Totti a parte avevo difficoltà a schierare i romani nei derby. Troppo tesi, impossibile giocare una buona partita nelle loro condizioni». Parola di Zdenek Zeman che tra qui romani metteva a anche Fabio Petruzzi.
Fabio che rispondi al tuo ex allenatore?
«Davvero ha detto così? Non lo so se veramente rendevo meno. Quello che è certo è che lo sentivo veramente tanto».
Raccontaci.
«Per me è sempre stata una partita particolare. Sono nato e cresciuto romanista, da quando ero bambino il derby era l'appuntamento più importante. Figuratevi quando mi sono trovato a giocarlo in Serie A e con la maglia della Roma».
Come fu la tua prima volta?
«Non è stato l'esordio in campionato, ma poco ci manca. Sì perché io feci i primi minuti con i grandi nell'88-89, era l'anno di Radice, dieci minuti contro l'Inter poi andai 2 anni a Caserta, tornai l'anno di Boskov, ma poi ripartii per Udine. In pratica la mia prima stagione fu quella di Mazzone e il derby arrivò dopo poche giornate. Quasi un esordio, appunto».
E che esordio!
«Già, fu il derby del 3-0. Mi ricordo perfettamente tutta la vigilia, il ritiro del sabato. E poi il giorno della partita, di solito si giocava in notturna, e allora c'era il pranzo e poi il riposo... ma chi riposava...».
Un'attesa che si ripeteva uguale ogni anno.
«Sì, perché in teoria la formazione veniva data poco prima della partita, ma in realtà chi giocava lo sapevi già prima. Dopo il pranzo della domenica ci ritrovavamo sempre io, Gigi (Di Biagio), Francesco (Totti) e Vincent (Candela). Il nervosismo saliva, arrivavamo dopo la merenda e dovevamo cominciare a prepararci. Noi eravamo così sudati per la tensione che finiva sempre che dovevamo farci una doccia».
Ma in quelle ore voi quattro cosa vi dicevate? Cercavate di tranquillizzarvi o di caricarvi?
«Un po' tutte e due. Ma cosa ci dicevamo non si po' ripetere».
Petruzzi, Di Biagio e Totti, tre romani. Ma Candela?
«Vincent era sempre con noi. E' stato tanti anni alla Roma, era romano di adozione e la sentiva tanto la partita».
E la sera prima? Rizzitelli ha detto che faceve le nottate al biliardo per provare a rilassarsi e dormire.
«Sì sì, giocavamo a biliardo, ma c'erano in continuazione battute sul derby, si finiva sempre a parlare della partita, della partita, e ancora della partita».
Avevate un rituale di preparazione?
«Ognuno ha il suo, le sue abitudini. Io salivo sempre sul pullman accanto a Di Biagio. Poi passavi per Roma, vedevi i tifosi e ti saliva la carica. Quando poi arrivavi allo stadio e andavi sotto la Sud che due ore prima della partita era già piena... è inutile che te lo dico. L'adrenalina era a mille».
Quindi forse Zeman ha ragione a dire che rendevi meno per la tensione?
«No lo so se rendevo meno, nel derby del 3-0 ad esempio non è stato così. In fin dei conti uno dei miei pregi è sempre stato quello di non sentire la pressione. Ma il derby era un'altra cosa».
Una partita imprevedibile.
«Vero. Ti faccio ancora l'esempio di quello del 3-0. Loro erano favoritissimi. Ricordo che in settimana avevano fatto il gioco delle figurine, confrontando i giocatori ruolo per ruolo. E dicevano tutti che avrebbero vinto loro 11-0. Ma non è stato così».
E il derby di oggi?
«Questa Roma è bellissima, sta giocando bene. Ma anche la Lazio. Mi auguro che vada come deve andare».
Totti non ci sarà.
«Se non è della partita è perché proprio non ce la fa. Lui avrebbe giocato anche con una gamba. Ma c'è Vucinic, speriamo che ci pensi lui».
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«Nun rifà er cucchiaio! Già c'è Totti che non mi fa guardare i rigori quando li calcia perché temo che ci provi, adesso ci si mette pure lui…». C'è una preghiera speciale per Daniele De Rossi, da parte di un pezzo di storia della Roma, Carletto Mazzone, intervenuto ai microfoni di Teleradiostereo. «Daniele è un grande campione, però basta col cucchiaio, anche perché non ce la faccio a vederlo, me devo girà». Con tutto che probabilmente adesso, se venisse assegnato un rigore in assenza di Totti, sul dischetto si presenterebbe Pizarro, e non De Rossi. «Il derby non è mai una partita semplice, anche se l'avversario sembra a un passo dal baratro - prosegue l'allenatore del tre a zero Balbo-Cappioli-Fonseca - mi aspetto una Roma determinata, perché ha i mezzi per battere la Lazio. Con tutto che bisogna fare attenzione, perché sono un'ottima squadra con un ottimo allenatore. La stracittadina è una gara che non fa testo, sfugge da qualsiasi logica, per questo i ragazzi di Spalletti devono metterci ancora più attenzione, il tasso tecnico conta fino a un certo punto. Il derby del 3-0 fa scuola: venivamo da settimane in cui la Lazio sembrava dovesse sbranarci, non perché si comportassero male Zeman e i suoi giocatori, ma per una campagna stampa che ci dava per spacciati prima di scendere in campo. Ecco perché reagimmo con quella splendida vittoria, con grinta e voglia di dimostrare che non eravamo la vittima predestinata. Quella corsa sotto la Sud mi ha caratterizzato, ma Mazzone deve passare anche per l'uomo di sport che è sempre stato, e per questo il principale auspicio è che venga vissuto il derby come una giornata di sport, perché se ci fossero incidenti perderebbero sia romanisti sia laziali a prescindere dal risultato del campo. Ai tifosi dico ‘state bonì, comportatevi in modo degno, civile, ve lo dice Mazzone che da ragazzino si legava ai gol di Da Costa nei derby».
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«Sono due anni che non vinciamo un derby, credo sia ora di cominciare». Daniele De Rossi ha lanciato la sfida. Vuole battere la Lazio e farlo da protagonista assoluto, magari con un gol. Fino ad oggi non c'è riuscito, strano per lui che nella sua breve carriera ha sempre lasciato un segno fulmineo in qualsiasi sua "prima volta". Con la Roma, con la Nazionale, e anche nelle stracittadine. Il suo esordio nel derby fu nell'andata della stagione 2003-2004, l'ultima di Capello, quello del colpo di tacco di Mancini. Danielino, che allora aveva appena 20 anni, entrò proprio due minuti dopo quella rete, al posto di Cassano. Giusto il tempo per festeggiare il raddoppio di Emerson e una squadra che viaggiava a ritmo di record. Per bissare quel successo De Rossi ha dovuto aspettare un altro record, quello delle undici vittorie consecutive in campionato. Ancora un due a zero contraddistinto in campo dal gol di un altro prodotto del vivaio giallorosso, Aquilani, ma soprattutto dall'assenza dell'uomo simbolo di questa squadra, Francesco Totti. Il Capitano si era da pochi giorni fracassato la caviglia sinistra e aveva deciso di essere comunque protagonista di quella serata. Prima lì a soffrire a bordo campo accanto a Bruno Conti, poi a festeggiare con il bandierone in mano senza curarsi di una gamba ingessata.
Stasera, come allora, Francesco non ci sarà. A togliergli il derby è stata l'altra caviglia colpita contro lo Sporting. Niente di paragonabile con quel terribile "crac", ma quanto basta per fargli alzare bandiera bianca. Sarà nuovamente accanto alla squadra per incitarla, ma stavolta si siederà in tribuna. E allora, senza il Capitano, senza il recordman di presenze nelle stracittadine, toccherà a De Rossi dare quel qualcosa in più che solo un romano è capace di andare a scovare tra le sue risorse. Rispetto a Totti Danielino di derby ne ha giocati molti meno, "solo" sette, questo sarà l'ottavo. Un bilancio, il suo, in equilibrio: due vittorie, due sconfitte e tre pareggi. Troppo poco per uno come lui nato per vincere. E allora chissà, magari quel rigore sbagliato a San Siro è stato un segno. Forse quel gol se lo è tenuto per un'occasione più importante. «Se segno impazzisco» ha detto Mirko Vucinic, immaginarsi cosa potrebbe fare lui che la Roma ce l'ha dentro da quando è nato. Stasera poi avrà anche uno stimolo in più, quello di essere l'unico romano in campo in casa giallorossa. Dall'altra parte ci dovrebbe essere De Silvestri, romano anche lui solo che il giocatore della Lazio è romanista "fracico"!
Sarà Daniele a guidare un derby raramente così poco "autoctono" da molto tempo a questa parte. Dal 2000-2001, anno dello scudetto, in poi, questo peso è toccato quasi sempre a Totti. Il giorno dell'autogol di Negro c'era Franceco in campo, Rinaldi in panchina e dall'altra parte Nesta. Lo stesso avvenne nel 2-2 del ritorno con l'aggiunta di Bonanni seduto accanto a Capello. L'anno successivo i romani in campo furono tre sia all'andata (2-0) sia al ritorno (1-5): i soliti Totti e Nesta, più Liverani (altro romanista che giocava nella Lazio!). Nel 2002-2003, il capitano laziale preferì lasciare per andare al Milan e così in campo andò solo Totti, con Liverani in panca. Si toccò lì il numero minimo di ragazzi della Capitale in campo, poi si cominciò a risalire: grazie alla Roma. Nell'andata 2004-2005 si raggiunse quota sette: Totti, De Rossi, Aquilani e Corvia da una parte, Liverani, Muzzi e Di Canio dall'altra. Al ritorno furono cinque, nel 2005-2006 invece 5 all'andata e 5 al ritorno, lo scorso anno due e due (sempre Totti e De Rossi). Ora, dopo tre anni la Roma torna ad avere un solo romano in campo ma non sarà Totti, bensì il suo erede designato. Capitan Futuro, Capitan Presente, chiamiatelo come volete. Forse semplicemente Daniele De Rossi, quello al quale, dopo un rigore sbagliato, bastano un paio di secondi per tornare a ringhiare sull'avversario. Quello che dopo il derby dell'undicesima vittoria consecutiva aveva aggiunto un meno davanti al suo numero di maglia. Sedici, come punti di distacco che la Lazio aveva da noi a seguito di quella sconfitta. Quello che è sempre il primo ad abbracciare il compagno che ha segnato, anche se sta dall'altra parte del campo, quello che prende a sberle tutti per festeggiare. Daniele De Rossi, appunto, quello che: «Siamo superiori, è ora di ricominciare a vincere!»
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Inviato da: IOXTEFOREVER
il 13/11/2009 alle 02:46
Inviato da: lolita_72gc
il 08/10/2009 alle 14:57
Inviato da: Solo_Camo
il 27/09/2009 alle 15:13
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il 08/07/2009 alle 11:25
Inviato da: pensoquellochetuvuoi
il 21/06/2009 alle 17:15