Creato da Urbe_immortale il 11/09/2006
Blog dedicato all'A.S. Roma, la squadra della Capitale!

Lettera della squadra al Presidente Sensi

Ciao Presidente,
ci affidiamo a queste poche righe per dirti tutto quello che a volte magari non siamo riusciti a trasmetterti a voce o attraverso i gesti e i comportamenti.
Qualcuno di noi Ti ha conosciuto dal giorno in cui sei diventato “Il Presidente”, qualcuno ti ha incontrato durante i  Tuoi 15 anni di presidenza e qualcuno Ti ha conosciuto da poco, ma in ognuno di noi è rimasto impresso il tuo sguardo profondo, carico di umanità, pur se determinato e a volte, forse per chi Ti conosceva troppo poco, anche un po’ duro, ma nessuno di noi può dimenticare la passione con cui ci hai sempre seguito, anche quando non eri presente fisicamente. Sei sempre stato vicino a noi, a volte come Presidente, altre come un secondo padre.
In questi anni hai saputo coniugare sport e solidarietà umana e sociale, senza mai perdere i valori morali che sono propri dello sport. Hai fatto tanto per la Roma e per Roma, le tue passioni dopo l’amore per la tua famiglia, e i romani e i romanisti – e non solo loro – ti hanno accompagnato con dignità e riservatezza, così come Tu hai affrontato la Tua ultima battaglia, una delle tante ma sicuramente la più dura.
Noi non Ti lasceremo solo e non lasceremo sola la Tua famiglia e la famiglia romanista; la nostra forza sarà l’unione e faremo il possibile per farti sorridere da dove sarai, uno di quei tuoi sorrisi che ci regalavi quando venivi in spogliatoio per darci la carica.

Ciao Presidente, Tu sei sempre con noi.

 

Il gol di De Rossi alla Fiorentina commentato dal grandissimo e compianto Alberto D'Aguanno

 

Coppia di Campioni!

 

Il Capitano e Capitan Futuro

 

Serie A: 18^ Giornata:

Chievo-Inter

Atalanta-Napoli

Bari-Udinese

Cagliari-Roma

Catania-Bologna

Lazio-Livorno

Parma-Juventus

Sampdoria-Palermo

Siena-Fiorentina

Milan-Genoa

 

Classifica:

  1. Inter   39
  2. Milan*   31
  3. Juventus   30
  4. Roma 28
  5. Parma   28
  6. Napoli   27
  7. Palermo   26
  8. Sampdoria   25
  9. Bari*   24
  10. Chievo   24
  11. Fiorentina*   24
  12. Genoa*   24
  13. Cagliari*   23
  14. Udinese*   18
  15. Livorno   18
  16. Bologna*   16
  17.    16
  18. Atalanta*   13
  19. Catania   12
  20. Siena   12

* una partita in meno

 

Marcatori Giallorossi in Campionato

9 reti: Totti.

4 reti: De Rossi.

3 reti: Vucinic.

2 reti: Perrotta, Brighi, Burdisso.

1 rete: Taddei, Mexes, Riise, Menez, Cassetti.

 

Giudice Sportivo

Multe all'A.S. Roma nel corso della stagione:

€ 77.000,00

Squalificati per la prossima gara di campionato:

 

Espulsi nell'ultima partita:

 

5 ammonizioni.

De Rossi.

4 ammonizioni:

Cassetti, Pizarro, Menez, Perrotta.

3 ammonizioni (in diffida):

Totti. 

2 ammonizioni:

Vucinic, Andreolli, Mexes, Burdisso.

1 ammonizione:

Taddei, Okaka, Cerci, Vucinic, Doni, Riise, Motta, Guberti, Brighi.

 

Prossime gare AS Roma

6 gennaio, 18^ giornata:

 -

9 gennaio, 19^ giornata:

 -

12 gennaio, Coppa Italia, Ottavi di Finale:

 -

 

Europa League

Sedicesimi di Finale:

Panathinaikos-Roma (18 e 25 febbraio)

Marcatori giallorossi in Europa League:

11 reti: Totti.

3 reti: Menez, Okaka, Cerci.

2 reti: De Rossi, Riise, Vucinic.

1 rete: Guberti, Perrotta, Andreolli, Scardina.

 

« La Roma non ha mai pianto

e mai non piangerà:

perché piange il debole,

i forti non piangono mai. »

Dino Viola

 

Immenso Capitano

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Rabona di Aquilani e gol del Capitano al Milan

Il fantastico gol del Capitano a Marassi

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CAPITAN FUTURO! D.D.R.!

 

    

 

 

 

 Francesco, Daniele e Simone

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    CAMPIONI DEL MONDO!

  

Vivi come se tu dovessi morire subito,

 pensa come se tu non dovessi morire mai.

 

Messaggi del 08/01/2008

30 anni dalla strage di Acca Larentia

Post n°1163 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da Urbe_immortale

Una bandiera italiana listata a lutto seguita da cinque ragazzi con un tamburo e dietro lo striscione con la scritta «30 anni senza giustizia». Così hanno sfilato da piazzale Appio circa 4000 giovani e meno giovani in un corteo a trent'anni dalla strage di Acca Larentia dove rimasero uccisi tre ragazzi missini, Francesco Ciavatta, Franco Bigonzetti e Stefano Recchioni, e che ieri per un giorno ha riunito le ormai tante anime della destra. Una strage che forse presto sarà anche ricordata da una strada, che le sarà intitolata, come ha fatto capire il sindaco. Al corteo che ha raggiunto la sede dove il 7 gennaio 1978 morirono i tre militanti, e oggi è sede di Fiamma Tricolore, hanno partecipato Luca Romagnoli, leader di Ft, e Teodoro Buontempo, presidente della Destra. Chiusura con i manifestanti che rispondevano "presente", accompagnato dal braccio teso del saluto romano. Non c'era invece Gianfranco Fini, che in mattinata assieme a Gianni Alemanno aveva deposto una corona d'alloro davanti al luogo della strage. Fini invece si è commosso dopo, fino alle lacrime, quando seduto in prima fila nella chiesa di San Gaspare, ha partecipato alla messa di ricordo. Il leader di An era ancora scosso al momento dell'uscita dalla chiesa insieme a Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri, Andrea Ronchi, Mirko Tremaglia. «Sono passati 30 anni - non si capacita Fini - e qui vedo uomini di 50 anni che ho lasciato 30 anni fa, proprio qui ad Acca Larentia. Un ricordo doveroso di fatti accaduti in anni cronologicamente lontani ma vicinissimi nella memoria di chi li ha vissuti».

Il Sindaco Veltroni poi, nel pomeriggio, si è fatto bello alla ricerca di qualche voto, affermando che: «Quel 7 gennaio di trent'anni fa fu un giorno terribile per tutta la città di Roma. Ricordarlo ora, e lo faremo concretamente anche, come richiesto dal Consiglio comunale, con la dedica di un strada, è un dovere civile, impegnativo per tutta la nostra comunità che rivendica con forza le proprie basi democratiche e il conseguente rifiuto ogni tipo di violenza».

Dopo 30 anni, alla fine ci hanno pensato...

 
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Il ritorno di Oronzo Canà! Stasera prima all'Adriano con Totti

Post n°1162 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da Urbe_immortale

Oronzo Canà è tornato. Sono passati quasi 25 anni ma il grande allenatore della "Longobarda", interpretato dal romanista doc Lino Banfi, non ha perso lo smalto dei tempi migliori. Questa sera presso il cinema Adriano si terrà l'anteprima del sequel del fortunato "filmone" del 1984 (noi del '70 ci siamo cresciuti con quel film..), "L'allenatore nel pallone". Alla prima di stasera saranno presenti, molto probabilmente, alcuni giocatori della Roma. Infatti alla pellicola hanno partecipato, tra gli altri, Capitan Totti, De Rossi, Aquilani e Curci. Ma è molto probabile che al cinema Adriano ci sarà anche mister Spalletti. La casa di produzione del film ha invitato alla prima anche numerose delegazioni di tifosi di diverse squadre. Iniziativa questa che è piaciuta molto allo stesso Lino Banfi che ha dichiarato: «Per una volta voglio vedere tutti i tifosi uniti , senza divisioni, tutti al cinema per tifare Longobarda». Oronzo Canà è il tecnico della Longobarda, una squadra di calcio strampalata e, almeno a prima vista, senza ambizioni da scudetto. Ma si sa, a volte più una squadra è piccola più regala grandi emozioni. "L'allenatore nel pallone2" ci riavvicina ad un calcio meno professionale, meno complicato, dove i tifosi si arrabbiano, e tanto, con società e allenatori ma dove il colore e il divertimento non lasciano mai spazio alla violenza. È un calcio romantico quello di Oronzo Canà, approssimativo, buffo, ma decisamente romantico. Il film uscirà venerdì 11 in tutte le sale italiane.

 
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France Football intervista Francesco Totti

Post n°1161 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da Urbe_immortale

L'Inter ha un bel vantaggio, ma lotteremo fino in fondo
Sono contento di affrontare il Real, possiamo dire la nostra
Finale 2009 a Roma col Liverpool. Non è certezza, è destino

L'infortunio mi ha cambiato. Ho temuto di smettere
Si possono fare assist o passaggi decisivi, ma alla fine
conta solo il gol. Se ne faccio tanti è merito dei compagni

Francesco Totti, decimo nel Pallone d'Oro, escluso dalla lista dei migliori 30 per il giocatore Fifa dell'anno. Hai trovato ingiusta questa cosa?
«Direi una bugia se dicessi che questo tipo di trofei non mi interessano. Come praticamente tutti i giocatori, anche io sono sensibile a questi riconoscimenti internazionali. Di sicuro non ho gioito sapendo di non far parte della selezione del Fifa World Player (sorride maliziosamente). Ma alla fine non c'è problema, vorrà dire che nel 2007 ci sono stati 30 giocatori migliori di me... Personalmente credo, malgrado questo, di aver disputato una bunoa annata, una delle migliori della mia carriera. Ho alzato due trofei con il mio club nel giro di pochi mesi, Coppa Italia e Supercoppa, e un riconoscimento individuale almeno l'ho avuto, la Scarpa d'Oro. Sono soddisfatto del mio 2007».
Dopo Maradona un vero numero 10 non aveva mai vinto il titolo di capocannoniere in Italia. E' un caso?
«Sinceramente credo che nel passato avrei già potuto vincerlo, anche se la concorrenza è sempre stata difficile perché in Italia hanno giocato grandi attaccanti. Sicuramente il fatto di aver cambiato la mia posizione in campo mi ha aiutato».
Come sei diventato centravanti?
«E' dipeso da una serie di circostanze. Gli altri giocatori in quel ruolo si erano infortunati e il nostro allenatore, prima di una partita a Genova contro la Sampdoria, mi ha chiesto se me la sentivo di giocare più avanti rispetto al solito. Ho dato immediatamente la mia disponibilità. In fondo, mica mi stava chiedendo di fare il terzino destro! L'esperienza è stata subito positiva, si è ripetuta, finché non ho cominciato ad occupare sistematicamente questa posizione. E devo dire che la cosa mi è piaciuta. Le statistiche, inoltre, dimostrano che è stata una scelta giusta, anche se sorprendente».
Perché sorprendente?
«In generale, più un giocatore invecchia, più tende ad allontanarsi dall'area di rigore, per allungare la carriera e a diventare un rifinitore. A me è accaduto esattamente il contrario. E, lo ripeto, la cosa non mi ha creato alcun problema, perché ho sempre accettato le soluzioni che i miei allenatori mi hanno proposto per il bene della squadra. Inoltre è stata proprio la squadra che mi ha permesso di riuscire bene da centravanti: tutti i gol che ho segnato sono il frutto di un lavoro enorme da parte dei miei compagni».
La maggioranza degli addetti ai lavori pensano che il miglior Totti sia stato l'evoluzione del trequartista. Un "nove e mezzo".
«Ci sono due Totti molto differenti. Il Totti trequartista è stato un giocatore, se volete, più divertente, più spettacolare. Anche adesso, in alcuni momenti della partita, trovo più divertente giocare in questa posizione, perché un attaccante tocca meno palloni. Se devo trovare un lato negativo in questa mia evoluzione è proprio questo, il numero di palloni giocati. Ma alla fine prevale il piacere di giocare in attacco e la soddisfazione dei gol segnati. E non si può dimenticare una cosa: si possono fare passaggi decisivi o segnare, ma quello che conta alla fine è il numero dei gol realizzati. Prima provavo quasi più soddisfazione a offrire palle-gol piuttosto che a segnare. Ma anche il mio modo di pensare è cambiato».
Hai dovuto cambiare il tuo modo di stare in campo?
«Da centravanti devo essere troppo concentrato su tutti i palloni che mi arrivano, perché il mio compito è finalizzare l'azione. Il risultato delle partite dipende da questo. L'attaccante sta lì per segnare, non per divertire la platea. Questa evoluzione infatti mi ha dato ancora più responsabilità, dato che sono un attaccante un po' particolare, non sto solo fermo ad attendere il pallone, ma mi muovo molto».
Sei un attaccante singolare, che non esita a uscire dall'area di rigore per partecipare al gioco e servire i compagni. Ti consideri come un vero attaccante o pensi di aver inventato un ruolo nuovo?
«Un po' tutte e due le cose. Lavoro per essere efficace nella posizione di attaccante e ho dimostrato che segnare mi riesce piuttosto bene. Ma sono anche cosciente di essere un centravanti differente dagli altri. Di questo devo ringraziare Luciano Spalletti, che ha scelto di usarmi in maniera nuova ma senza snaturare le mie caratteristiche. Là davanti tutti ci muoviamo molto per evitare di dare dei punti di riferimento agli avversari. Questo ruolo mi piace e penso di mantenerlo fino al termine della mia carriera».
Recentemente l'ex allenatore della Roma Zeman ha sottolineato che il tuo grave infortunio del febbraio 2006 è stato decisivo per il cambiamento di ruolo. Sei d'accordo?
«No, la mia evoluzione dipende da ciò di cui aveva bisogno la squadra. La sola certezza è che quell'infortunio ha rischiato di porre fine alla mia carriera. E che, sotto certi aspetti, ha rappresentato una svolta. Quando Marcello Lippi è venuto a visitarmi all'ospedale per dirmi che contava su di me per il Mondiale, io mi sono posto quell'obiettivo in testa. In quel momento ho cominciato a vedere le cose diversamente. Se volevo tornare a giocare, dovevo fare più sforzi e più sacrifici di quelli che avrei mai pensato di fare. E' stato il mio primo infortunio grave e ho capito che avrei rischiato di perdere tutto se non mi fossi adeguato».
E ti sei adeguato...
«Con il professor Mariani, Vito Scala e Mario Brozzi noi abbiamo fatto un lavoro incredibile, come probabilmente in molti non mi credevano capace. Ho potuto giocare di nuovo, già quello è stato come vincere una Coppa del Mondo».
Tu sei un attaccante particolare in una squadra che possiede uno stile particolare. Si dice spesso che la Roma è più bella e dinamica che efficace. Avete un gioco troppo dispendioso?
«I miei compagni ed io non ci risparmiamo. Spalletti mi chiede molto movimento. Vuole anche che gli esterni giochino molto alti e i centrocampisti moltiplichino le incursioni nella metà campo avversaria. Per questo bisogna essere a posto dal punto di vista atletico. Non sono d'accordo con quelli che pensano che questo non porta a niente. Prendete il Milan di Sacchi alla fine degli anni 80: fisicamente spendeva molto e spingevano senza sosta. Questo non gli ha impedito di vincere ovunque. Questa squadra possiede i campioni, la mentalità e la concentrazione. Per vincere bisogna sfiorare la perfezione. Alla Roma abbiamo qualità e volontà. Io sono sempre convinto che si possono vincere partite giocando un bel calcio».
Una parola su Mexes e Giuly, tuoi compagni francesi.
«Sono due grandi campioni e due personalità importanti nel nostro spogliatoio».
Quando riprenderà il campionato quali saranno le vostre ambizioni?
«L'Inter ha un bel vantaggio su di noi, sette punti, e resta favorita per il titolo. A Roma noi siamo sempre convinti di continuare a lottare fino in fondo per lo scudetto».
Negli ottavi di finale di Champions, affronterete il Real Madrid.
«Sono contento di affrontare il Real. Con loro ho dei bei ricordi, come la vittoria al Bernabeu del 2002. La squadra di oggi è molto forte, però resto convinto che potremo dire la nostra».
Qual è la squadra che ti ha impressionato maggiormente nel corso della prima fase dellla competizione?
«L'Arsenal dei giovani. Quando una squadra è formata principalmente da giocatori con poca esperienza, spesso ci sono delle difficoltà in campo internazionale. Non è quello il caso. I Gunners sono in corsa sia in Europa sia in Premier League. Questo fa piacere perché significa che investire sui giovani può pagare. Quando ti ritrovi dei giocatori come Fabregas, De Rossi e Aquilani è la dimostrazione che non bisogna investire 200 milioni di euro per essere competitivi».
La Roma è pronta per vincere la Champions?
«Sulla carta ci sono squadre più attrezzate di noi. Ma noi siamo ambiziosi e quando partecipiamo ad una competizione lo facciamo con la volontà di vincerla. Il nostro gruppo è solido e possiamo superare qualsiasi ostacolo».
La finale del 2009 si giocherà a Roma.
«Quando ho saputo che l'Olimpico sarebbe stato il teatro, l'anno prossimo, di questo evento, ho subito detto che mi sarebbe piaciuto affrontare il Liverpool per un rivincita della finale del 1984, quella persa in casa ai rigori. Non si tratta di avere una certezza, ma di destino. Vedrete».
Come tutti i romani, vivi tutto con molta passione. Insieme a te c'è un bel gruppo di romani, la Roma è la squadra di serie A che ha la più grande rappresentanza di giocatori della città. Non è un peso supplementare?
«Per niente. Io lo considero come una cosa di cui essere fieri, per portare ovunque il nome della mia città e del mio club».
Non è troppo difficile essere Francesco Totti a Roma?
«Sono circa dieci anni che non metto piede nel centro della città, e quando l'ho fatto è stato di notte. E' il prezzo da pagare per la gloria e per il mestiere di calciatore. Con i suoi aspetti positivi e le sue controindicazioni».
Non hai mai avuto la tentazione di partire?
«La possibilità si è presentata più di una volta. Ci sono stati due momenti nella mia carriera in cui non mi trovavo troppo bene con i miei dirigenti e con i tifosi. Per esempio all'epoca di Carlos Bianchi, quando il tecnico argentino disse al presidente "O fate partire Totti o io me ne vado". Bianchi voleva che la Roma mi prestasse alla Sampdoria e io mi ero quasi convinto. Poi il tecnico è stato esonerato. L'altro momento difficile è stato poco prima dell'arrivo di Fabio Capello, alla fine degli Anni 90. Una parte dei tifosi mi criticava, mi rimproverava di non essere all'altezza, di non preoccuparmi della squadra. Dopo qualche settimana tutto è passato e ho compreso che non lascerò mai la Roma».
Hai lasciato la Nazionale dopo la vittoria al Mondiale. La causa sono le critiche che ti sono piovute addosso perché hai giocato pur non essendo in forma?
«No, ho deciso di non giocare più in Nazionale perché mi sono reso conto che dopo l'infortunio alla caviglia, il mio fisico non poteva più sopportare un calendario così impegnativo. Devo imparare a gestire il mio fisico. Le critiche ricevute durante la Coppa del Mondo mi hanno ferito non tanto come giocatore, quanto come uomo. Dopo tutti i sacrifici fatti, e i rischi presi per essere pronto a giocare, io mi attendevo almeno un incoraggiamento da parte di certi giornalisti piuttosto che attacchi a ripetizione... Dopotutto certi giudizi finiscono per essere portati via dal vento».
Che giudizio hai sul caso Zidane-Materazzi? Tu sei stato linciato mediaticamente dopo lo sputo in faccia a Poulsen agli Europei del 2004.
«Questa è una bella domanda. Nel caso di Zidane, malgrado lui abbia preso a testate Marco, tutta la Francia lo ha difeso sostenendo che era stato provocato. Ma anche io ero stato provocato da parte di un giocatore scorretto senza per questo evitare di essere massacrato in Italia. Qualche tempo dopo Poulsen ha riservato lo stesso trattamento a Kakà, cercando la sua reazione e Kakà lo ha immediatamente catalogato come provocatore. Con me non era successo».

 
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Giuly influenzato

Post n°1160 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da Urbe_immortale

Tutti presenti o quasi nel primo allenamento svolto a Trigoria dalla squadra giallorossa dopo la giornata all'insegna della solidarietà trascorsa all'Olimpico. La prima notizia positiva per Luciano Spalletti è giunta dal ritorno con il gruppo di Vitorino Antunes, che dalla ripresa dopo la sosta non si era mai allenato con i compagni a causa di un attacco influenzale. Un lieve problema finalmente superato che però è andato a colpire un altro membro della truppa romanista: Ludovic Giuly. Per il francese, ieri, solo tanto riposo con la speranza che il malanno di stagione venga superato il prima possibile. Per il resto, ad eccezione di Zotti e Barusso (con la nazionale ghanese in preparazione della Coppa d'Africa), un'apparizione sul terreno di gioco l'hanno fatta proprio tutti, compresi De Rossi, Pizarro e Andreolli. Un terzetto che, sotto la supervisione di Luca Franceschi, ha lavorato in palestra e fatto alcuni giri del circuito del Fulvio Bernardini per smaltire i diversi acciacchi: fastidio al gluteo De Rossi, infiammazione al tendine rotuleo del ginocchio destro Pizarro e lieve trauma cranico Andreolli.

La seduta, cominciata alle 15, è stata caratterizzata da un pedissequo lavoro di Spalletti sulle soluzioni offensive. La squadra, dopo il classico riscaldamento, ha subito iniziato con degli schemi d'attacco riguardanti la circolazione di palla dalla difesa e la rapida apertura sugli esterni per favorire gli incroci degli attaccanti. Operazioni andate avanti prima per quindici minuti e poi, dopo una sosta per dedicarsi a del lavoro aerobico, continuate per quasi una mezz'ora. Al termine delle quali si è passati alla classica partitella in famiglia (a cui non ha partecipato Panucci) con da una parte: Curci, Cicinho Ferrari, Juan, Brighi, Mancini, Perrotta, Esposito e Totti per i gialli e Doni, Cassetti, Kuffour, Mexes, Antunes, Aquilani, Taddei, Pit e Vucinic per i neri che si sono aggiudicati l'incontro per 4-2 grazie alle reti di Pit, Mexes, Taddei ed Aquilani (a segno Totti e Mancini, invece, per i gialli). Finita la sfida in famiglia, i giocatori si sono trasferiti sul campo C dove, guidati da Paolo Bertelli, hanno eseguito un richiamo della preparazione svolgendo i centocinquanta metri per dieci volte. Oggi alle 10.30 a Trigoria. Poi a Pomezia.

 
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Eriksson offre Bianchi per Amantino

Post n°1159 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da Urbe_immortale

«Rolando Bianchi alla Roma e Mancini al City? E' una bufala». Non usa mezzi termini Tullio Tinti, l'agente dell'ex centravanti della Reggina (e dalla scorsa estate anche di Mauro Esposito), per definire la notizia apparsa ieri sul tabloid inglese Daily Mirror. Secondo il giornale inglese Sven Goran Eriksson valuta 16 milioni di sterline, circa 24 milioni di euro, il brasiliano. Nella trattativa, della cui esistenza il Mirror sostiene di aver appreso da «fonti del club italiano» il manager svedese vorrebbe inserire l'attaccante Rolando Bianchi come parziale contropartita, che farebbe calare l'esborso in contanti, che comunque non sarebbe inferiore ai sette-otto milioni di euro. Bianchi vuole lasciare il Man City perchè, dopo l'arrivo di Nery Castillo, Eriksson ha chiesto un altro attaccante, che dovrebbe essere il brasiliano Afonso Alves, quotato 20 milioni di euro, che ha rifiutato il trasferimento all'Az 67 Alkmaar proprio perchè ha saputo dell'offerta del City e ha fatto sapere che desidera trasferirsi in Inghilterra. A smontare però l'ipotesi-Rolando Bianchi, ci ha pensato però lo stesso procuratore del giocatore. «Bianchi non andrà alla Roma, lo posso dire tranquillamente. Da quanto ne so io, i giallorossi né vogliono né hanno bisogno di un attaccante. Per cui è tutta una bufala». La smentita di Tinti, però, non cancella l'interesse del City per Amantino. La società inglese rispetto alle altre pretendenti, Lione, Liverpool, Inter e Bayern Monaco, ha dalla sua la possibilità e la voglia di prendere subito il giocatore. Amantino infatti a giugno potrebbe andare via sfruttando la clausola 17 e svincolarsi ad un prezzo nettamente inferiore a quello di mercato (intorno ai 5 milioni di euro) e se il City, senza contropartite tecniche, si avvicinasse fin da ora alla valutazione fatta da Eriksson (24 milioni) la società giallorossa prenderebbe in considerazione l'ipotesi di farlo partire fin da subito. Nonostante Spalletti continui a ribadire che non c'è la certezza che il giocatore possa partire da Roma. I fatti però dicono il contrario, almeno finora, e il procuratore del brasiliano, Gilmar Veloz, ha fatto perdere le proprie tracce. La società giallorossa è ancora in attesa di una risposta alla proposta di rinnovo (2.5 milioni netti a stagione per 4 anni più i premi) formulata qualche tempo fa, e il silenzio da parte dell'agente del calciatore è indicativo della scelta del brasiliano.

 
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"Curci deve andare a giocare"

Post n°1158 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da Urbe_immortale

«Gianluca ha bisogno di evidenziare con continuità le sue qualità. Non viene agevolato se viene chiamato in causa una volta ogni tanto». Parola di Luciano Spalletti, domenica mattina allo stadio Olimpico. Gianluca è Curci, che ha negli ultimi tempi ha chiesto a gran voce alla società di essere ceduto, in prestito o in comproprietà già da gennaio. Conclusione: la Roma ha preso coscienza che il giovane numero uno ha bisogno di andare via, se non vuole rischiare di bruciarlo e di ritrovarsi in casa un'eterna promessa, un giocatore incompiuto. Il posto di vice Doni a Curci, che ha paura di perdere la Nazionale, sta sempre più stretto. Ieri Claudio Sclosa, il suo procuratore insieme a Bonetto, ha parlato a Teleradiostereo. «Riteniamo giusto che Gianluca abbia la possibilità di giocare, è una situazione che valuteremo coi dirigenti della Roma in questi giorni. Curci è legatissimo ai colori giallorossi, ma bisogna comunque trovare una soluzione che sia la migliore per tutti. Il mio assistito non chiede necessariamente di essere ceduto, se si prefigurassero delle opportunità le prenderemmo in considerazione. A Gianluca non interessa la formula dell'eventuale partenza, per il mio assistito l'unica cosa importante sarebbe giocare».

Finora si sono fatte sotto la Sampdoria, che ha la necessità di sostituire il partente Mirante, e il Parma, che potrebbe proporre uno scambio di prestiti con Luca Bucci. «I nomi della Sampdoria, del Parma circolano, ma ad oggi di veramente concreto non c'è nulla. Rispetto alla scorsa estate, Gianluca ha capito che per lui non c'è lo spazio che pensava potesse esserci in quei mesi. Gianluca non soffre il fatto di essere sempre sotto la lente di ingrandimento, anche se spesso viene criticato con severità. Contro il Napoli ad esempio gli sono stati imputati praticamente tutti e quattro i gol, ma colpe reali di Gianluca non sono sulla totalità delle reti subite».

La Roma ha preso atto della richiesta e sta cercando un sostituto, ma il mercato offre poco. Finora i nomi che circolano, Chimenti, Pagliuca, Mirante (ieri il suo agente Silvano Martina ha smentito qualsiasi contatto con la società giallorossa), non convincono appieno la società giallorossa, che potrebbe rivolgersi all'estero per trovare il vice-Doni. In Francia ci sarebbero un paio di giocatori che potrebbero fare al caso dei giallorossi, almeno secondo Cristophe Mongai, procuratore di Toni Sylva e di Nicolas Penneteau. «La società giallorossa sta monitorando Nicolas Penneteau, 26enne, portiere del Valenciennes. Il suo contratto scade nel 2009 e con un milione e mezzo di euro si può prendere. Nicolas è un portiere regolare, tra i primi per rendimento e per esperienza in Francia, pur essendo ancora giovane. La Roma sa che c'è la nostra disponibilità. Tony Sylva invece è incedibile, il Lilla non ha nessuna intenzione di privarsi di un giocatore fondamentale nel corso della stagione stessa. Inoltre, il mio assistito, pur essendo affascinato dal campionato italiano, non verrebbe mai a giocare come secondo di Doni».

 
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Amichevole con il Pomezia di Chierico

Post n°1157 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da Urbe_immortale

A sei giorni da Atalanta-Roma, la Roma è tornata a lavorare al centro tecnico di Trigoria. L'allenamento odierno ha fugato via ogni dubbio sull'entità dell'infortunio di ieri occorso ad Andreolli. Per il difensore infortunatosi ieri nell'allemento all'Olimpico, cha ha svolto lavoro differenziato assieme a De Rossi e Pizarro, si è trattato solo di un lieve trauma cranico. Da segnalare anche l'assenza dal campo di Giuly. L'ex giocatore del Barcellona, infatti, è stato costretto al forfait a causa di una sindrome influenzale. Domani la Roma effettuerà nella mattinata una prima sessione di allenamento a Trigoria, mentre nel pomeriggio (alle ore 15) una rappresentativa della squadra disputerà un'amichevole a Pomezia contro la squadra locale allenata dall'ex giallorosso Chierico.

 
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