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CIAO GABBO... ONORE!
"Si può morire così, per giunta dormendo? Qualcuno ci deve dire perché. Se parliamo di perdono dobbiamo parlare di giustizia e questa è una morte che chiede giustizia. Ci sarà una giustizia divina sulla quale nessuno può permettersi di parlare, ma ci deve essere anche una giustizia umana, che non sia una vendetta ma che aiuti per quanto possibile a placare gli animi di tanti di noi".
Dall'omelia pronunciata da Don Paolo Tammi durante il funerale di Gabriele Sandri.
In memoria di Gabbo, fratello di questa Urbe Immortale... al di là dei colori
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Viene dopo tante finte battaglie, il giorno in cui c'è da fare sul serio, e si ristabiliscono di colpo le gerarchie naturali:
avanti gli ultimi, i dimenticati, i malvisti, i derisi. Essi ebbero la fortuna di non fare carriera, anzi di non volerla fare, di non smarrire le proprie virtù nel frastuono degli elogi mentiti e dei battimani convenzionali.
Essi ebbero la fortuna di assaporare amarezze sane, ire sane, conoscere lunghi silenzi, sacrifici ostinati e senza lacrime, solitudini di pietra, amicizie non sottoposte all'utile e non imperniate sull'intrigo.
Berto Ricci
KAISERSLAUTERN, 26 GIUGNO 2006:
Lettera della squadra al Presidente Sensi
Ciao Presidente,
ci affidiamo a queste poche righe per dirti tutto quello che a volte magari non siamo riusciti a trasmetterti a voce o attraverso i gesti e i comportamenti.
Qualcuno di noi Ti ha conosciuto dal giorno in cui sei diventato “Il Presidente”, qualcuno ti ha incontrato durante i Tuoi 15 anni di presidenza e qualcuno Ti ha conosciuto da poco, ma in ognuno di noi è rimasto impresso il tuo sguardo profondo, carico di umanità, pur se determinato e a volte, forse per chi Ti conosceva troppo poco, anche un po’ duro, ma nessuno di noi può dimenticare la passione con cui ci hai sempre seguito, anche quando non eri presente fisicamente. Sei sempre stato vicino a noi, a volte come Presidente, altre come un secondo padre.
In questi anni hai saputo coniugare sport e solidarietà umana e sociale, senza mai perdere i valori morali che sono propri dello sport. Hai fatto tanto per la Roma e per Roma, le tue passioni dopo l’amore per la tua famiglia, e i romani e i romanisti – e non solo loro – ti hanno accompagnato con dignità e riservatezza, così come Tu hai affrontato la Tua ultima battaglia, una delle tante ma sicuramente la più dura.
Noi non Ti lasceremo solo e non lasceremo sola la Tua famiglia e la famiglia romanista; la nostra forza sarà l’unione e faremo il possibile per farti sorridere da dove sarai, uno di quei tuoi sorrisi che ci regalavi quando venivi in spogliatoio per darci la carica.
Ciao Presidente, Tu sei sempre con noi.
Il gol di De Rossi alla Fiorentina commentato dal grandissimo e compianto Alberto D'Aguanno
Serie A: 18^ Giornata:
Chievo-Inter
Atalanta-Napoli
Bari-Udinese
Cagliari-Roma
Catania-Bologna
Lazio-Livorno
Parma-Juventus
Sampdoria-Palermo
Siena-Fiorentina
Milan-Genoa
Classifica:
- Inter 39
- Milan* 31
- Juventus 30
- Roma 28
- Parma 28
- Napoli 27
- Palermo 26
- Sampdoria 25
- Bari* 24
- Chievo 24
- Fiorentina* 24
- Genoa* 24
- Cagliari* 23
- Udinese* 18
- Livorno 18
- Bologna* 16
- 16
- Atalanta* 13
- Catania 12
- Siena 12
* una partita in meno
Marcatori Giallorossi in Campionato
9 reti: Totti.
4 reti: De Rossi.
3 reti: Vucinic.
2 reti: Perrotta, Brighi, Burdisso.
1 rete: Taddei, Mexes, Riise, Menez, Cassetti.
Giudice Sportivo
Multe all'A.S. Roma nel corso della stagione:
€ 77.000,00
Squalificati per la prossima gara di campionato:
Espulsi nell'ultima partita:
5 ammonizioni.
De Rossi.
4 ammonizioni:
Cassetti, Pizarro, Menez, Perrotta.
3 ammonizioni (in diffida):
Totti.
2 ammonizioni:
Vucinic, Andreolli, Mexes, Burdisso.
1 ammonizione:
Taddei, Okaka, Cerci, Vucinic, Doni, Riise, Motta, Guberti, Brighi.
Prossime gare AS Roma
6 gennaio, 18^ giornata:
-
9 gennaio, 19^ giornata:
-
12 gennaio, Coppa Italia, Ottavi di Finale:
-
Europa League
Sedicesimi di Finale:
Panathinaikos-Roma (18 e 25 febbraio)
Marcatori giallorossi in Europa League:
11 reti: Totti.
3 reti: Menez, Okaka, Cerci.
2 reti: De Rossi, Riise, Vucinic.
1 rete: Guberti, Perrotta, Andreolli, Scardina.
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Messaggi del 21/06/2008
I tempi regolamentari finiscono 0-0, poi la Croazia va in vantaggio al 119'. Ma nel recupero arriva il gol Senturk. Dagli undici metri gli uomini di Terim non sbagliano ed è trionfo.
Erano state le squadre più spettacolari e imprevedibili della prima fase,e lo sono state anche ieri notte a Vienna. Hanno vinto i turchi che hanno pareggiato al 121' con Senturk il gol di Klasnic fatto appena 3' prima! Poi ai rigori il trionfo, l'incredibile trionfo.
Eppure per novanta minuti ieri sera Croazia e Turchia si sono completamente annullate, senza che nessuna delle due desse l'impressione di poter prevalere. L'unico a tentare qualche giocata degna di tal nome è il genietto Modric, che prima (18') mette un assist d'oro a Olic (traversa clamorosa, bissata dal tiro scentrato di Srna) e poi fa lo stesso anche a una manciata di secondi dalla fine, sempre mettendo in condizioni Olic di battere Rustu. Ma il centravanti croato, che pure gioca una partita tutta sangue, sudore e sacrificio, non riesce nemmeno stavolta a trovare la coordinazione giusta per segnare. Il bello è che si temevano falli e interventi duri per le rivalità etniche fra i due popoli, quando invece sul campo è uno spettacolo di fair-play, interventi duri ma composti, falli ridotti al minimo indispensabile, nessuno antisportivo. Nel primo tempo piace maggiormente la Croazia, che tuttavia s'impantana nelle sabbie mobili della difesa turca, priva di Servet Cetin (ginocchio a pezzi e rischi troppo elevati per rischiare). Nella ripresa la Turchia prende il possesso del centrocampo, ma lascia troppo solo Nihat in avanti e si ferma sempre a un passo dalla rete. E così la partita si trascina stancamente verso il novantesimo, con Bilic che si vede costretto a togliere lo spaesato Kranjcar e a studiare ogni mossa con attenzione quasi maniacale. Logico che si finisca ai supplementari in un quadro a tinte fosche. Entra Klasnic, ma è Tuncay a sfiorare il vantaggio alla fine del primo tempo supplementare. Poi il finale alla Hitchcok e l'incredibile successo della Turchia ai calci di rigore.
CROAZIA-TURCHIA 2-4 d.c.r. (1-1)
Croazia (4-4-1-1): Pletikosa, Corluka, R. Kovac, Simunic, Pranjic, Srna, Modric, N. Kovac, Rakitic, Kranjcar (18' st Petric 5.5), Olic 6.5 (6' pts Klasnic s.v.). A disp. 23 Runje, 2 Simic, 6 Vejic, 8 Vukojevic, 9 Kalinic, 13 Pokrivac, 15 Knezevic, 16 Leko, 12 Galinovic. All.: Bilic
Turchia (4-4-2): Rustu, Sanoglu, Gokhan Zan , Emre Asik, Balta, Hamit Altintop, Topal (31' st Semih), Tuncay Arda, Kazim Kazim (15' st Ugur Boral), Nihat. (12' sts Karadeniz ). A disp. 12 Zengin, 2 Cetin, 5 Emre Belozoglu, 11 Metin, 13 Emre Gungor, 19 Akman, 21 Mevlut Erdinc. All.: Terim . Arbitro: Rosetti (Italia) 6. Reti: nel sts 14' Klasnic, 16' Semih. Sequenza rigori: Modric (fuori), Arda (gol), Srna (gol), Semih (gol), Rakitic (fuori), Hamit Altintop (gol), Petric (parato). Angoli: 7-4 per la Croazia Recupero: 2' e 3'; 0' e 2' Ammoniti: Tuncay, Arda, Ugur Boral ed Emre Asik per gioco scorretto.
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Gli danno l'onore della sala grande, Gattuso s'accomoda in quella più piccola. E lui risponde con uno show multilinguistico, rispondendo in spagnolo agli spagnoli, in inglese agli inglesi, in francese allo spiritoso italiano che gli ha chiesto di Domenech, in romanesco ai romani e in napoletano ai napoletani. Christian Panucci si prende la scena, sia in campo sia in sala-stampa, e non la molla più. Gustatevi lo show, davvero significativo sia per le questioni azzurre sia per quelle giallorosse. C'è anche un'ammissione sul ruolo del futuro che farà piacere a Spalletti e gli farà dimenticare la stilettata sulla presunta scarsa adattabilità a giocare tre partite in sette giorni...
Christian, sei diventato così importante che se adesso manchi siamo nei guai.
«Pensa come siamo messi».
Ma quella storia che non puoi giocare per tre partite di seguito?
«Quello lo sostiene Spalletti».
Insomma, stai bene.
«Sto recuperando benissimo, anche stamattina abbiamo fatto i test, sembra che sono quello che recupera meglio. Non sento mai la stanchezza, ma devo essere consapevole che al prossimo aprile sono 36 anni. In questo momento l'importanza della competizione e la mia voglia mi danno grandi stimoli. Nella mia carriera non mi sono mai stirato in 18 anni. Scusate, posso toccarmi?, tanto non si vede. Se mi ha fatto così, va ringraziata mia mamma. Fatelo, ora arriva. Se manca lei non si gioca».
A chi devi dire grazie, oltre alla mamma?
«A me stesso e anche a Spalletti. Sì, magari abbiamo avuto qualche incomprensione, io a 32 anni pensavo "ma che vuoi insegnarmi?", invece mi ha dato grandi consigli, abbiamo fatto grandi chiacchierate, ho imparato ancora tanto e questo mi ha portato adesso qui. Malgrado abbia il mio carattere, ho fatto scelte molto rigide, poche uscite, poche discoteche, questo mi ha aiutato ad essere qui, in forma, a questa età».
Al Mondiale non ci pensi?
«Non sarebbe intelligente. Avrò 37 anni e mezzo... Ma può darsi che un altro anno o due posso giocarli ancora ad alti livelli».
Con Chiellini come va?
«Ci parliamo molto, anche fuori dal campo. Non è facile trovarsi, mai provati i tempi. Ma Giorgio è bravo, per me tra un paio d'anni sarò uno dei centrali più forti del mondo».
Pure Barzagli è andato ko?
«Donadoni m'ha detto: "Li stai gufando tutti". Io gli ho risposto: "Tra due anni gli presto il mio corpo"».
Potrebbe essere il turno di Aquilani con la Spagna? In fondo la vostra intesa in campo potrebbe essere un plusvalore per la Nazionale.
«Alberto sta bene, è un talento. Ma noi abbiamo un centrocanmpo di grandi giocatori e solo il ct può scegliere».
Sai che la Roma ha preso Riise?
«Ho giocato con lui nel Monaco, è un bravissimo ragazzo e un gran giocatore, darà una mano a Max a sinistra, ne abbiamo bisogno. Speriamo che possa aiutarci a crescere. E' un giocatore importante, sono acquisti mirati, la società e il mister stanno facendo benissimo. Come uomo non so, i norvegesi sono molto dritti. Come calciatore, beh, ricordo che a Monaco ci allenavamo di mattina, lui appena arrivato al campo tirava delle bordate di sinistro a freddo che se provavo a farle io poi mi ci voleva un mese per recuperare. Fisicamente è una bestia, può darci davvero una mano».
Siamo già a quattro esterni, per te si profila spazio solo al centro?
«Io credo che l'anno prossimo il terzino lo farò poco. L'andamento di Spalletti era quello di farmi giocare in mezzo, credo sarà così anche in futuro. Non avrò grandissime pretese. E' giusto che io stia lì a dare una mano quando ce ne sarà bisogno. Ma farò di tutto per ritagliarmi uno spazio».
Si è parlato di sorpasso socioeconomico della Spagna ai danni dell'Italia.
«Sono d'accordo. Da quando giocavo io a Madrid la Spagna è cresciuta tanto, già cresceva all'epoca, 12 anni dopo è cresciuta di più. Sono d'accordo con Zapatero, la loro politica è stata sicuramente superiore alla nostra. Ma sul campo passiamo noi...».
Aragones ha detto che se Gattuso è il simbolo dell'Italia lui è un prete.
«Dipende sempre dalle domande che si fanno. Gattuso è importante per noi, ma non è il caso di fare polemiche».
Gli toglieresti Villa o Torres?
«Sono forti entrambi. Come sono forti Henry e Benzema... Del resto arrivati a questo punto se pensi di entrare con cerveza e jamon (birra e prosciutto, ndr) in mano hai sbagliato tutto».
Vogliono ancora vendetta per Tassotti e Luis Enrique.
«Non viviamo del passato, questa è solo una partita tra due storiche rivali».
A livello di nazionale la Spagna ha vinto poco, perché?
«L'Italia è sempre stata molto più preparata nelle grandi competizioni. La Spagna è cresciuta molto, ma ha sempre puntato molto sulla tecnica, Italia e Germania anche sul fisico. Forse anche noi ci stiamo spostando tecnicamente verso di loro».
Hai un rapporto intenso con Donadoni. Sei il ct ombra?
«Ricordo quando mi chiese di tornare. Il venerdì gli dissi di no, non mi sembrava il caso. "Ti richiamo domani", mi disse. Io parlai con mio padre, ex allenatore, uno che in carriera avrà detto sì e no cinque parole. E decisi di tornare. Era un amico che aveva bisogno, non potevo dirgli di no. Ma non è un vantaggio avere un ct come amico. Sono obbligato a dare di più e parlo anche di meno. Ha giocato davanti a me quattro anni... Come se io tra quattro anni allenassi De Rossi».
Chi ti ha dato di più come allenatore?
«Umanamente forse Capello, tatticamente con Sacchi e Spalletti mi sono trovato meglio».
Ti sei arrabbiato nei giorni scorsi per le critiche?
«Dopo la partita contro l'Olanda secondo me si è esagerato. Non per me, la critica con me è stata giusta, ho giocato una brutta partita, da 4, 3, anche da 2 e se un amico giornalista mi mette 6 quando gioco male non sono certo contento, anzi. Ma a livello umano con il ct si è oltrepassato il limite. In quella partita Donadoni c'entrava poco. L'approccio sbagliato è stato il nostro, forse ha inciso che negli ultimi venti giorni non avevamo giocato partite. Ma non abbiamo mai pensato al silenzio-stampa».
Domenech dice che l'Italia l'ha fatta vincere l'arbitro?
«Se sostiene che c'era rigore e espulsione, o non ha visto la partita o non ci ha capito niente o vuole fare polemica per forza. Questo è uno che non fa altro che trovare scuse quando perde, sin dall'Under 21».
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Si è ristretta la rosa dei "papabili" per l'attacco:
Huntelaar, Gomis, Luis Fabiano sono ancora in corsa.
Huntelaar, Gomis, Luis Fabiano. Quando la Roma (tra qualche settimana o addirittura a fine agosto) sferrerà l'attacco decisivo per prendere la punta, sceglierà tra questi tre. Tutti gli altri nomi fatti in questi giorni sembrano usciti dalla ristretta lista di "papabili" di Daniel Pradè. Niente Mario Gomez, dunque, e meno male aggiungo io! Il bomber dello Stoccarda, che ha fin qui deluso all'Europeo, è finito nel mirino del Bayern Monaco che non vorrebbe fargli lasciare la Germania, ma il contatto telefonico che c'è stato ieri tra i due club ha portato a una fumata nera: «Abbiamo detto che non venderemo il giocatore. Per noi la questione è chiusa», ha detto Oliver Schraft, portavoce dello Stoccarda. Ma Bayern o no, la Roma non sembra più interessata a lui.
Come al talento francese Ben Arfa, una idea intrigante ma con troppi dubbi sul carattere del ragazzo. A quanto pare interesse non c'è invece mai stato per lo spagnolo del Maiorca Guiza che era stato semmai offerto a Trigoria. Bocciato anche Saha per le perplessità sulle sue condizioni fisiche.
Restano dunque in tre i candidati a diventare il grande colpo del mercato romanista. Età diverse, caratteristiche diverse, prezzo diverso. Il più costoso in assoluto è Klaas Jan Huntelaar, per il quale l'Ajax vuole una trentina di milioni, ma se non farà sfracelli ad Euro 2008 alla fine verrà ceduto per molto meno. Costano la metà gli altri due. Per l'emergente Gomis, 22 anni, entrato all'ultimo istante nel gruppo di Domenech, il Saint Etienne chiede 15 milioni. Ma con la prematura eliminazione dei galletti il suo prezzo è già sceso. E poi c'è Luis Fabiano, 27 anni, nel pieno della maturità. Per fargli lasciare Siviglia serviranno 12 milioni di euro. Ma il mercato delle punte da qui al momento in cui effettivamente la Roma chiuderà una trattativa, potrebbe cambiare. E molto. Anche nei prezzi. Meglio attendere, dunque, per poi pescare dal mazzo uno dei tre assi già individuato. Il preferito.
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Il budget resta di 20-22 milioni, dal brasiliano ne rietreranno 15. Brighi e Giuly in sospeso.
La Roma non ha affatto esaurito il "tesoretto" di 20/22 milioni di euro per il mercato con l'acquisto di John Arne Riise (5 milioni) dal Liverpool e il riscatto di Mirko Vucinic (12 milioni) dal Lecce. La punta per sognare lo scudetto arriverà e sarà di ottimo livello. Come? Ricavando i soldi necessari dalla cessione di Mancini all'Inter. Tutto previsto, dunque. La prossima settimana potrebbe arrivare la fumata bianca per il trasferimento del brasiliano di Belo Horizonte alla corte di Mourinho. L'operazione è avviata: il giocatore è già d'accordo con Branca e Oriali per un contratto di 4 milioni di euro a stagione più i premi. La Roma chiede 15 milioni, l'Inter ne offre 8, ma alla fine si troverà un'intesa. I dirigenti giallorossi non accettano contropartite tecniche, l'affare si deve fare (e si farà) solo per soldi. Sicuramente non si ripeterà l'estenuante trattativa Chivu dello scorso anno, la volontà di arrivare ad una conclusione felice - senza tira e molla - è di tutti.
Dunque, ricapitolando, circa 5 milioni restanti dal "tesoretto", più gli euro incassati dalla vendita di Amantino. E torniamo ai 20/22 milioni iniziali. Con questi denari si cercherà di prendere il centravanti, il terzo difensore centrale e un esterno d'attacco sinistro per il partente Mancini. È probabile che l'intero budget venga impiegato per un attaccante (Gomis, Huntelaar, Luis Fabiano) e che per l'esterno si tenti un prestito di buon livello. Per quanto riguarda il difensore, che andrà a colmare il buco lasciato scoperto da Ferrari, si parla sempre più con insistenza di Simone Loria del Siena, roccioso marcatore, classe '76, con il vizio del gol. Arriverà a Trigoria (così come Arthur, il designato vice Curci) girando al club toscano contropartite tecniche (Rosi, Barusso, Alvarez, Curci e Antunes). L'incontro decisivo dovrebbe avvenire la prossima settimana.
Il giocatore, intanto, non vede l'ora di mettersi a disposizione di Spalletti: «Se mi verrà data questa occasione - ha detto ieri Loria a Centro Suono Sport - vorrei coglierla, ma non per la presunzione di dire che sono forte. Se la Roma mi cerca, penso mi ritenga all'altezza. Dipende dal Siena se andrà in porto. Sa che per me la Roma sarebbe importante. Io sono una persona che ha sempre lavorato molto per migliorarsi e penso che questa sarebbe un'occasione buona per migliorare. Credo che se vogliono le società possono trovare un modo per accordarsi. Le mie caratteristiche? Non mi piace dire come sono. Preferisco dimostrarlo sul campo, nelle partite o durante gli allenamenti. Tra le mie virtù, comunque, c'è la forza fisica».
Il mercato non si ferma qui. Altri tre giocatori giallorossi, per motivi diversi, potrebbero fare le valigie e lasciare la Capitale: si tratta di Matteo Brighi, Ludovic Giuly e Mauro Esposito. Il primo ha il contratto in scadenza nel 2009, la società non è più molto convinta di rinnovarlo, nonostante l'ottimo apporto del centrocampista di Rimini. L'altro preferirebbe tornare a giocare in Francia per chiudere la carriera. Esposito, infine, ha avuto poche chance per mettersi in luce, complici i continui infortuni, dovrebbe trovare una sistemazione in una società di livello inferiore per tornare quello di una volta. Se dovessero prendere strade diverse, la Roma si ritroverebbe nelle condizioni di doverli sostituire. Ma questa è un'altra storia, il mercato inizia ufficialmente il primo luglio. Pradè è già al lavoro.
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Il Messaggero annuncia l'aggiornamento del piano di rientro: servono 250 milioni entro il 2010
Un comunicato ItalPetroli ammette per la prima volta la possibilità di cedere il club giallorosso.
Per la prima volta la famiglia Sensi ammette la possibilità di cedere l'AS Roma. E' quello che si evince dal comunicato diffuso ieri, naturalmente «su espressa richiesta della Consob», in risposta a quanto riportato da Il Messaggero . Secondo il quotidiano di Via del Tritone, infatti, è in via di definizione l'accordo per l'aggiornamento del piano di rientro del debito del Gruppo ItalPetroli, che ammonta a quasi 380 milioni di euro (340 soltanto verso Banca Unicredit, che detiene il 49% delle azioni del gruppo). Un piano che prevederebbe la restituzione di 250 milioni di euro entro, e non oltre, il 2010 per poi spalmare il resto del debito (quindi circa 130 milioni) con scadenze a quindici e trenta anni. La firma sarebbe dovuta arrivare già ieri, se non ci fosse stato da lavorare su alcuni dettagli. Il tutto, comunque, andrà presentato a Pricewaterhouse per accertare la continuità aziendale del gruppo in modo tale da certificare il bilancio entro il 30 del mese.
In che modo si possono trovare 250 milioni entro il 2010? Cedendo asset, tra cui magari anche la Roma. Il comunicato diffuso ieri da ItalPetroli ammette questa possibilità quando riporta che il gruppo «potrà individuare in totale autonomia quali beni dismettere. Conseguentemente, sarà esclusiva facoltà di quest'ultimo stabilire se far rientrare o meno il pacchetto azionario di controllo in A.S. Roma S.p.A. tra i beni da utilizzare a tale scopo senza che vi sia alcuno specifico obbligo al riguardo». In pratica, la possibilità c'è ma sarà ItalPetroli a decidere se tra le attività da dismettere ci sarà anche l'As Roma. Poi non è da escludere che, qualora l'obiettivo non fosse raggiunto entro il 2010, non possano scattare dei mandati a vendere obbligatori da parte di Unicredit, modalità che peraltro era già prevista nella vecchia versione del piano. Ma questo sarebbe solo un passaggio successivo.
Per ora, si registra la prima ammissione che l'eventualità di vendere la società giallorossa esiste, a prescindere dal fatto che sarà solo la famiglia Sensi a decidere se e quando farlo. Ben diverso dal «Non ha iniziato, né programmato alcuna iniziativa o procedura volta alla dismissione della propria partecipazione di controllo in AS Roma», cioè la formula che era stata usata nei precedenti comunicati. Il comunicato non smentisce neanche l'imminenza della chiusura dell'aggiornamento del piano di rientro del debito annunciata dal Messaggero, che poi è stato il motivo della diffusione dello stesso comunicato, che fa riferimento a notizie diffuse da «un organo di stampa». «Le intese in corso di definizione tra Unicredit Banca di Roma S.p.A., la famiglia Sensi e le società del Gruppo facente capo a Compagnia Italpetroli S.p.A. - si legge - prevedono un impegno da parte di queste ultime a ridurre l'indebitamento di Gruppo mediante la cessione di beni a queste facenti capo esclusivamente nella misura necessaria a ridurre tale indebitamento a livelli convenuti».
In sintesi, la banca (che per ora non esercita l'opzione call sul 2% che la farebbe diventare azionista di maggioranza di ItalPetroli) ha concesso una ulteriore apertura di credito ai Sensi, che accumuleranno comunque interessi passivi pari a circa il 6% all'anno e che, nella seconda fase del piano, andranno restituiti prima del capitale rimanente. Una scelta in parte dettata dalla buona volontà dimostrata in passato dai Sensi, visto che nel 2004 il debito ammontava a 659 milioni, dall'altra obbligata, alla luce dell'impossibilità di attuare il piano di rientro del debito. Ma stavolta, a differenza del passato, i tempi sono più stretti. Se necessario, infatti, entro il 2010 si può anche vendere la Roma per trovare 250 milioni.
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Inviato da: IOXTEFOREVER
il 13/11/2009 alle 02:46
Inviato da: lolita_72gc
il 08/10/2009 alle 14:57
Inviato da: Solo_Camo
il 27/09/2009 alle 15:13
Inviato da: LadyWitchBlood
il 08/07/2009 alle 11:25
Inviato da: pensoquellochetuvuoi
il 21/06/2009 alle 17:15