Creato da babby.79 il 24/02/2006

RAGGI DI STELLE...

le stelle sono buchi nel cielo da cui filtra la luce dell'infinito

LE MIE STELLE

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ARMONIA DA ASCOLTARE E GUARDARE

 

LE FATE...

le fate ignoranti

sono quelle

che incontriamo

e non riconosciamo,

ma che ci cambiano

la vita (F.O.)

 

CANZONE PER NOI

Vedrai ci sara' anche per noi il silenzio delle cose che non vuoi
e le parole che non dici mai ricadranno su di te come pioggia sulla bocca a pungere le tue labbra

Ed io che non so innaginare
parole da dire per te
so solo che ti guardo e non vorrei mai smettere..

Vedrai ci sara' anche per noi il momento esatto in cui ti stancherai
e le parole che non dici mai peseranno su di te come impronte di giganti a chiudere le labbra

Ed io che non so immaginare
parole da dire per te
so solo che ti guardo e non vorrei mai smettere

Ci proverò a modo mio, facendo finta che non sono io...
Ci proverò...
Ci proverò..
 

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Scritto ieri notte

Post n°378 pubblicato il 28 Ottobre 2006 da babby.79
 

HEAVEN IN YOUR EYES(da ASCOLTARE )immagine

immagine

Le mani percorrevano la sua pelle.

Sembrava che tutto si fosse fermato. I suoi sorrisi, che sbocciavano tra il cuscino ed i capelli, gli facevano provare un sentimento molto complesso.

Avrebbe voluto stringerla per imprimere nella mente per sempre quel momento.

 Avrebbe potuto dipingere il quadro più bello nella storia, ma in nessuno sarebbe mai riuscito ad esprimere cosa provava.

Lei che era comparsa nella sua vita senza preavviso.

Lei che, bagnata di pioggia e vita, piena di colore in un giorno grigio, aveva sconvolto ogni sua certezza.

Lei che aveva buttato via quelle vecchie tazze per regalargli Sole e Luna, per i loro caffè.

Lei che aveva steso sul letto quella coperta calda e variopinta.

Lei che aveva paura.

Quel mattino la rivedeva, in ogni istante… Sorrise, con il palmo della mano accolse la sua guancia, come per cullarla, e scese sul collo. Era liscio, aveva la pelle così liscia: amava le sue tele, ma non erano così morbide e lisce. Non avevano le sue rotondità. Non avevano quegli occhi dolci. Non avevano il suo profumo quasi tenero.

Questo lo faceva impazzire: riusciva ad avere il profumo dei bambini e della donna.

Heaven in your eyes…le cantava, quasi sussurrando, mentre le dita, ancora segnate dai colori, scorrevano sulla pelle, sull’addome.

Disegnava rotte tra il collo ed il seno, tra le spalle e l’inguine.

Giocavano le sue dita. Giocavano con i colori e le emozioni.

Lei sorrideva, sommessamente sospirava. Era delicato e deciso il suo tocco. Sapeva accarezzarla con un’intensità che la lasciava esanime e sconvolta.

Fuori le gocce cadevano confuse dalla grondaia, si mescolavano alle altre. Non accennava a smetter quella pioggia.

Ma come la pioggia, lui incessantemente continuava a disegnare su di lei.

Iniziò a scrivere parole, tra il seno e l’ombelico: ad occhi chiusi, concentrata, lei tentava di indovinare le parole incise delicatamente sul suo corpo.

Strinse leggermente gli occhi, cercò la concentrazione,  consapevole che quei brividi e quelle mani forti e calde non le avrebbero permesso di pensare ad altro.

Amava quelle mani. Accoglievano le sue come uccellini in un nido. Le accarezzavano i capelli, le avvolgevano il viso, la facevano sentire protetta. Diventavano coppe di champagne quando le accarezzavano ed accoglievano il suo seno.

SI volse verso il suo viso. Si baciarono a lungo, senza parlare.

Quando lui lasciò le sue labbra fu per adagiarsi accanto a lei, nell’incavo tra la spalla ed il petto: era morbida, era dolce. Lei percepiva il tocco della barba sulla pelle.

Sentivano di appartenersi.

Quella felicità aleggiava in ogni angolo della stanza e dei loro cuori.

Quando teneramente lui iniziò a baciarle la pelle, a dipingere segni indecifrabili su di lei con le labbra, il sole del quadro sposò la terra.

Lei tremò, ogni bacio diventava emozione. Brivido. Fremito. Il suo corpo era nelle sue mani. Non aveva più nessuna forza di volontà, in balia di quelle labbra morbide che adoravano e pronunciavano salmi d’amore e passione ad ogni parte del suo corpo, ed in balia di quelle mani che rimanevano strette alle sue, mentre la faceva sua. E l’adorava come una Dea.

Scalpitarono i colori. La gioia ed il piacere diventarono luce, la luce tornò ad infrangersi sui cristalli per restituire un arcobaleno meraviglioso.

 Raggi di vita proiettavano il loro amore sulla parete.

 

 
 
 
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