Messaggi di Gennaio 2009

Avvertenza per gli amici del Blog

Post n°150 pubblicato il 22 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera

Per un migliore utilizzo del materiale pubblicato

Cari Amici, per evitare fraintendimenti desidero farvi nuovamente presente che il materiale pubblicato fa parte dell'archivio del Centro di Documentazione Teilhard de Chardin da me diretto.

Il materiale che vado pubblicando spazia in un arco di tempo che va dal 1960 ad oggi e come avrete notato alcuni articoli sono datati e contenenti informazioni che in questi anni sono cambiate o aggiornate.

Lo scopo di questo blog è solo quello che presentarvi l'opera, il pensiero e la figura di Teilhard attraverso varie testimonianze raccolte appunto lungo un arco di tempo che dura da 49 anni.

Tenete sempre a mente questo quadro in modo da porre l'articolo, lo studio o il capitolo del libro nel giusto ambito temporale.

Grazie per la cortesia e spero che questo serva a spingerVi ad accostarVi a Teilhard nel senso giusto.

In un prossimo post cercherò di illustrarvi il metodo di Teilhard per rapportarvi giustamente, con tutti i vostri sensi e con altri scoperti da Teilhard, alla visione del "Fenomeno" umano e cristiano,

Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin  - Roma

 
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Un articolo di R:Righetto

Post n°151 pubblicato il 22 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Sbagliato farne un adoratore del futuro. I Cybernauti lo proclamano patrono di Internet, i seguaci della New Age se l’annettono snaturandone il messaggio.

GIU’ LE  MANI  DA  TEILHARD

 

 

Il patrono di Internet? Ma è Teilhard de Chardin, il teologo probabilmente più citato da guru e manovratori della rete. Ecco cosa scrive l'astrofisico Jean-Pierre Luminet, nel portale d'accesso del Cnrs: "Con Internet la ben nota "coscienza planetaria", tanto spronata da precursori come Teilhard de Chardin, diventa palpabile...". Il grande paleontologo francese morto nel 1955 e del quale si fa una gran fatica a reperire gli scritti, almeno nel nostro Paese (tranne la meritoria opera dell'editrice Queriniana, che negli anni scorsi ha pubblicato diversi volumi fra cui il ben noto Il fenomeno umano), avrebbe formulato la teoria di una "mente planetaria", o addirittura di una "rete nervosa planetaria" che affascina e trova molti estimatori nel mondo dei cybernauti o dei filosofi dei media come Derrick de Kerckhove, il più noto discepolo di Mac Luhan (Lo fa notare Carlo Formenti nel suo libro appena uscito da Cortina Incantati dalla rete in un capitolo dedicato appunto a Teilhard). Ma l'autore dell'Ambiente divino viene sempre più accreditato anche come profeta del New Age, tanto da costringere l'"Associazione degli amici di Teilhard" che ha sede in Francia a diffondere sul suo sito Internet alcuni interventi che contravvengono questa tesi. Come quello di padre Gustave Martelet, che sottolinea una differenza essenziale: "Il Dio del New Age (se c'è un Dio) è un Dio cosmico, anzi un cosmo divinizzato, mentre il Dio di Teilhard è il Dio del cosmo, il Padre del cosmo". È inammissibile perciò annettere il pensiero di Teilhard de Chardin a un religiosità così vaga e confusa come quella del New Age, fatta di "un sincretismo di auto-produzione dell'uomo", di "un pelagianesimo della natura", di "una religiosità planetaria e atea", di "un universalismo totalmente immanente", di "un misticismo post-cristiano dove l'altro, o gli altri semplicemente rimpiazzano l'Altro, l'Assoluto". Conclude seccamente Martelet: "Non facciamo di Teilhard un garante del New Age". Ma l'operazione di chi tenta di accostare Teilhard al New Age fa leva su un elemento non secondario, il panteismo, di cui proprio il gesuita-scienziato fu più volte accusato. Sempre sul sito degli "amici di Teilhard" è possibile leggere un'intervista da lui rilasciata nel 1951, pochi anni prima di morire, in cui egli rigetta totalmente l'ipotesi di essere panteista. "Dapprima, mi hanno considerato un ottimista o un utopista beato, un sognatore di uno stato d'euforia umana in un qualche futuro. Poi, cosa più grave ancora, si va ripetendo che sono il profeta di un universo che distrugge i valori individuali.
In verità, la mia più grande preoccupazione è stata quella di affermare che l'unione fra l'uomo e Dio, fra l'uomo e l'altro uomo, fra l'uomo e il cosmo non annulla mai la differenza. Io mi trovo agli antipodi sia di un "totalitarismo sociale" che porta al termitaio sia di un "panteismo induizzante" che conduce ad una fusione e un'identificazione fra gli esseri".
Parole assai chiare. Così come quelle di padre
Lepoutre, in un altro intervento diffuso sulla rete: "Teilhard non è un panteista sulla linea delle religioni orientali o dello stoicismo antico: per lui c'è sempre un Qualcuno che attira tutto e tutti a sè". Lepoutre ricorda poi come Teilhard non ha mai avuto nessun interesse verso l'astrologia, la parapsicologia o lo spiritismo, come invece vuole la nuova vulgata del bricolage religioso d'inizio millennio.
E tantomeno verso le teorie della reincarnazione, così presenti nel New Age.
Ma se il cybermondo da una parte e il New Age dall'altra tendono ad annettersi Teilhard, si può constatare anche nel pensiero cristiano una nuova attenzione? Sì e no. A una lettura attenta s'impongono segnali contrastanti.
Alcuni incoraggianti, come la ripresa della rivista semestrale Il futuro dell'uomo, diretta da
Fabio Mantovani e ora pubblicata dall'editore Il Segno dei Gabrielli di Verona (tel. 045/7725543). Lo stesso editore sta poi per dare alle stampe il volume L'orizzonte dell'uomo, che presenta un'accurata raccolta di pensieri teilhardiani. L'editrice milanese Ancora da parte sua manda in libreria uno studio del gesuita americano Robert Faricy sul pensatore francese. Infine, la rivista teologica internazionale Concilium, che dedica il suo ultimo numero al tema "Fede ed evoluzione", contiene anche un contributo dello zoologo Lodovico Galleni con alcune riflessioni sull'escatologia di Teilhard, in cui emerge che la prospettiva finale del "punto Omega", identificabile con la seconda venuta di Cristo, per Teilhard dev'essere in qualche modo preparata dall'uomo, in un cammino evolutivo ove il progresso umano rischia di coincidere con la storia della salvezza. Che Teilhard non sia molto di moda fra i cattolici l'aveva notato anche padre Xavier Tilliette, un anno fa, in un saggio apparso sulla rivista dei gesuiti Civiltà cattolica. Per Tilliette la fine del secolo non sembra molto favorevole all'autore del Fenomeno umano. I successi della scienza si accompagnano oggi a gravi preoccupazioni: "Il suo coraggioso ottimismo è fuori stagione, la sua filosofia pecca per eccesso. La sua fiducia nella scienza è messa a dura prova". In realtà, annota ancora Tilliette, le idee di Teilhard sono ben lungi dall'aver fatto fortuna, salvo in alcuni passi della Gaudium et spes. Contrariamente a quanto sostengono i maitres-à-penser del virtuale, temi come la divinizzazione dello sforzo umano, la rete comunicativa sempre più stretta, la coscienza planetaria e l'unificazione dell'umanità appartengono agli aspetti più friabili e caduchi del pensiero teilhardiano.
Anche la tendenza a canonizzare un'iperfisica resta un punto debole dell'impianto teilhardiano, peraltro già denunciata a suo tempo dall'amico padre
Henri de Lubac, che pure lo difese strenuamente dalla persecuzione della Chiesa. A parere di Tilliette invece "oggi bisogna prendere molto sul serio l'apporto teologico di Teilhard, l'impulso che egli può dare alla cristologia, che era il suo punto di partenza". Elementi già rilevati da von Balthasar e Rahner (che aveva riprodotto la preghiera di Teilhard per la buona morte sull'immagine-ricordo di sua madre) ma poco studiati. E la cristologia di Teilhard è quella di Paolo e Giovanni, ma soprattutto dei Padri greci. Lo sottolinea un saggio di Nynfa Bosco sul numero appena uscito della già citata rivista Il futuro dell'uomo: l'idea che la creazione sia da intendere come incarnazione continuata e progressiva e che la salvezza riguardi anche il cosmo è presente in tutti i Padri greci dei primi secoli, da Gregorio di Nazianzo a Giovanni Crisostomo e a Massimo Confessore. Ad una teologia "mistica" che tendeva ad unire il divino e l'umano, lo spirito e la materia, la cristianità d'Occidente preferì una teologia più razionale ("dal simbolo alla dialettica", come scrisse de Lubac). L'Oriente invece è rimasto fedele alla sua tradizione come dimostrano i teologi russi del '900: e qui la studiosa rileva le numerose analogie tra Teilhard e Florenskij, il pensatore ortodosso martirizzato alle Solovki. Problemi come il dolore e il male non sono rimasti estranei alla riflessione di Teilhard: semmai restano come in sospeso, senza una soluzione definitiva. Ma va anche ricordato, a chi lo vuole incapsulare forzatamente fra "gli adoratori del futuro", che egli ha previsto anche l'insuccesso dell'evoluzione. La sua amicizia con lo scrittore Robert Hugh Benson, l'autore di fantascienza religiosa noto soprattutto per Il padrone del Mondo, un romanzo sulla fine dei tempi ove un Anticristo dal volto umanitarista (come in un testo analogo del filosofo russo Solov'ev) sembra prevalere sull'ultimo sparuto gruppo di cristiani rimasto, fino al ritorno finale di Cristo, sarebbe in questo senso da esplorare. Ma Teilhard ha anche scritto pagine severe sull'inferno e sui dannati. Per dirla ancora con Tilliette: "Non ha affatto minimizzato la sofferenza e la morte, non ha strappato il loro dardo, anzi, ha conosciuto il prezzo dell'inazione della quale la sorella preferita, Margherita Maria, immobilizzata dall'infermità, era la vittima e l'ostia".

 

Roberto RIGHETTO

Avvenire 18 aprile 2000

 

 
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IN GIRO PER IL WEB

Post n°152 pubblicato il 23 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Alla ricerca di Teilhard nei siti italiani

Oltre il sito www.biosferanoosfera.it , www.blog,libero/bionoosfera.it e

www.teilhard.it , in giro per il web ci sono molti altri siti che propongono note  e testi di e su Teilhard.

Per farvi cosa gradita vi elenchiamo gli indirizzi informatici e se volete potete consultarli e leggere quanto vi è scritto su Teilhard de Chardin.

Ovviamente l’elenco non è esaustivo, ma abbastanza completo per proporre una documentazione che insieme ai siti citati all’inizio vi danno un panorama completo del valore e dell’attualità del pensiero del gesuita francese.

A parte le pagine di Wikipedia e di MSEncarta potete andare a vedere il sito di Gianfrqanco Bertagni, www.gianfrancobertagni.it  che propone il testo completo dell’opera teilhardiana: La Messa sul Mondo.

Sul sito www.paginecattoliche.it  potete leggere il Monito del Santo Uffizio emesso contro le opere di Teilhard e a seguire il testo dell’articolo dell’Osservatore Romano in cui si criticava il pensiero del gesuita francese.

Per quanto riguarda il Monitum potete anche leggere lo studio del Prof. Fabio Mantovani pubblicato nel sito www.biosferanoosfera.it 

A proposito del Monitum e dell’articolo dell’Osservatore Romano dobbiamo sottolineare che furono redatti solo sulla base dell’unica opera allora pubblicata, in lingua francese, IL Fenomeno Umano e non sulla totalità delle opere che solo in questi ultimi anni sono apparse non solo in lingua francese ma anche in lingua italiana.  Sarebbe ora, adesso, esaminare globalmente le opere  e il pensiero e tirare le somme della loro valenza.

Uno studio critico di Jan Regner , pubblicato nel sito www.sweb.cz/regnerjan,   esamina  la tematica più volte affrontata dai guru della New Age per sottolineare l’influenza di Teilhard sulla New Age. Nulla di più sbagliato e Regner lo dimostra in questo ottimo studio.

Anche il giornalista Igor Patruno, nel suo sito www.igorpatruno.it  pubblica una lunga nota su come interpreta Teilhard.

L’opera principale di Teilhard, Il Fenomeno Umano, è recensito nel sito www.humana-mente.it .

La Cristologia di Teilhard de Chardin è esaminata in un lungo studio di Padre Joos nel sito www.webalice.it ; anche il padre gesuita Vincenzo D’Ascenzi affronta la cristologia di Teilhard nello studio pubblicato sul sito www.biosferanoosfera.it nel settore Archivio.

 Il  sito del Prof. Pluchino, www.pluchino.it  presenta c’è del materiale importante dedicato a Teilhard.

Da ultimo vorrei segnalarvi il blog dell’Artista Floriana Porta dedicato a Teilhard:: Spirito della terra.it  e su YouTube un video preparato da Floriana Porta con fotografie e pensieri di Teilhard da Lei realizzato in onore del gesuita francese.

Per il momento mi fermo qui. Penso che “la carne al fuoco” è tanta. Buona leuura.

 

Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin Roma

Giovannifois2003@libero.it

 

 

 
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DI FRONTE ALL'OPERA MISTICA DI TEILHARD

Post n°153 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

UNA LETTURA DELL’ “AMBIENTE DIVINO”di Pierre Teilhard de Chardin

“Non discutiamo, Vi prego.  Ma mettetevi qui, accanto a me,  e guardate.  Da questo punto privilegiato che non è  la cima ardua riservata a pochi, ma la solida piattaforma edificata da due millenni di esperienza< cristiana, vedrete presto e molto semplicemente congiungersi i due astri le cui attrazioni opposte disorganizzavano  la vostra fede.  Senza mescolarsi, senza confondersi con l’Universo, Dio, il vero Dio cristiano, lo invaderà sotto i vostri occhi.  Nell’Universo,  nel nostro Universo di oggi che vi spaventava con la sua grandezza malvagia o la sua bellezza pagana, Dio  penetrerà come un raggio in un cristallo; e, mediante gli strati immensi del Cristo, Egli diventerà, per voi, universalmente tangibile e attivo, vicinissimo e lontanissima insieme”. (pag.23-24)

Ne l’Ambiente Divino è racchiusa la sintesi di un’intera visione dell’esistenza e della realtà.  E’ molto convincente laddove indica e “descrive” la pienezza di Dio nelle cose, nella materia, nell’uomo, nel creato, nella realtà tutta; e consola facendo  sentire che ogni minimo alito di vita è un qualcosa di misterioso, ma concreto, che, partito da Dio, a lui necessariamente tornerà, qualunque sia la “complessità” dell’evoluzione subita.

“Rimarremo stupefatti costatando l’estensione e l’intimità delle nostre relazioni con l’Universo

Le radici del nostro essere ?  Anzitutto esse affondano nel passato più insondabile. Quale mistero quello delle prime cellule che il soffio della nostra anima è  venuto un giorno a superanimare!  Quale indecifrabile sintesi di influenze successive in cui siamo sempre più incorporati.  Attraverso la Materia, si ripercuote parzialmente in ciascuno di noi  l’intera storia del Mondo.  La nostra anima, per quanto autonoma sia, è l’erede di un’ esistenza

prodigiosamente elaborata, ancora prima, da tutte le energie terrestri: essa incontra e raggiunge la Vita ad un determinato livello:  Ora, non appena si trova impegnata nell’Universo in quel punto particolare, essa si sente, a sua volta, assediata e invasa dal flusso delle influenze cosmiche da ordinare e da assimilarsi.  Guardiamoci attorno:  le onde arrivano da ogni direzione e dal fondo stesso dell’orizzonte.  Per tutti i varchi, il mondo sensibile ci sommerge con le sue ricchezze: alimenti per il corpo  e cibo per gli occhi,  armonia dei suoni e pienezza del cuore,  fenomeni sconosciuti e verità nuove, tutti questi tesori, .tutti questi eccitamenti, tutti questi richiami, venuti da tutte le zone del Mondo, attraversano continuamente la nostra coscienza.   Cosa vengono a fare in noi?   Cosa opereranno in noi, anche se da cattivi lavoratori,  li accoglieremo passivamente oppure indistintamente?  Si mescoleranno alla vita più intima della nostra anima, per svilupparla o per avvelenarla.  Osserviamoci un minuto, e ne rimarremo  persuasi, fino all’entusiasmo o fino all’angoscia.  Se il cibo più umile, più materiale, è già capace d’influire profondamente sulle nostre facoltà spirituali, che  diremo delle energie infinitamente più  penetranti che ci sono convogliate dall’armonia dei colori, delle note, delle parole, delle idee?  Non vi è in noi un corpo che si nutre indipendentemente dall’anima.  Tutto ciò che il corpo ha assunto e cominciato a trasformare, l’anima lo deve sublimare, a sua volta.  Essa lo fa, certo,  a modo suo e secondo la propria dignità.  Ma non può sfuggire a questo contatto  universale né a quella fatica di tutti i momenti.    Così gradualmente, si perfeziona in  essa , per la sua felicità e a proprio rischio, la capacità specifica di comprendere e di amare che sostituirà la sua più immateriale individualità.  Non sappiamo con precisione in quale proporzione, né sotto quale forma, le nostre facoltà naturali parteciperanno all’atto finale della visione beatifica.  Ma non possiamo affatto dubitare che ci formiamo quaggiù, con l’aiuto di Dio, gli occhi e il cuore che, nella trasfigurazione finale, diventeranno gli strumenti di una potenza di adorazione e di una capacità di beatificazione particolari a ciascuno di noi”. (pag, 43-45)

Anche il male, il dolore, i “limiti”, la morte non sono che< aspetti “necessari”

D’una stessa realtà che attende di trasfigurarsi, di compiersi, di realizzarsi pienamente dopo un lungo cammino, di “essere redente”  di consumarsi in Dio stesso.

“La Materia, anzitutto , non è  solo  il peso che trascina, il fango in cui affondiamo, il cespuglio spinoso che sbarra il sentiero.  Considerata in sé, anteriormente alla nostra  posizione e alla nostra scelta, è semplicemente la china sulla quale ci si eleva o si scende; è l’ambiente che sorregge o che cede; e il vento che precipita a terra o che solleva.  Per  natura, e in  conseguenza del peccato originale, la Materia rappresenta, è vero,  una continua aspirazione verso il decadimento.  Ma  anche per natura, e in virtù dell’Incarnazione, essa racchiude, a favore del  “Più-essere” una complicità (pungiglione o attrazione)  che equilibra o può anche superare la “formes peccati” .  La  verità completa circa la nostra posizione è questa: quaggiù, per via del nostro inserimento nell’Universo, siamo posti , nei suoi strati o sulla sua china, ciascuno in un punto particolare, determinato a un tempo dall’istante presente del Mondo, dal luogo umano della nascita e dalla vocazione individuale.  E, partendo da quel punto, diversamente situato ed elevato,  il compito assegnato alla nostra vita è la salita verso la luce -  salita compiuta attraversando per raggiungere Dio, una determinata serie di creature che non sono precisamente ostacoli, ma altrettanti punti di appoggio da superare, intermediari da utilizzare, cibo da assimilare, linfa da epurare, elementi da  associarci e  da trascinare con noi” (pag.119)

In qualche pagina prima Teilhard sembra quasi superare, con le sue intuizioni e la sua fede, gli enigmi perenni che agitano l’uomo.

Il dolore, la solitudine, il male, l’angoscia che logorano il nostro cuore, perché immagini di morte, diventano le ombre che la Provvidenza, la Comunione con Cristo, la Resurrezione rischiarano piano piano ai nostri occhi fino ad immergerle (e sarà allora la Parusia) nell’amore infinito di Dio e nella perfetta unità in Lui

“Si, più nell’intimo della mia  carne, il male è radicato e inguaribile, e più io debbo pensare che ospito Te stesso, come un principio amorevole, attivo,  di purificazione e di distacco:  più l’avvenire mi si apre dinanzi come una vertiginosa voragine, o un oscuro passaggio, e più avventurandomi in esso sulla tua parola, possa  avere fiducia  di perdermi o d’inabissarmi in Te, di essere  assimilato dal tuo Corpo,o Gesù”. (pag. 91)

Non a caso Teilhard stesso ricorda  lo stupendo episodio biblico del sogno di Giacobbe.  La realtà naturale, la terra, la paternità, la prospettiva d’un futuro grande  per sé e per il suo popolo, fanno esclamare al Patriarca pieno di stupore e riconoscenza: “Veramente in questo luogo c’è Jahvè ed io non lo sapevo”.

E’ un po’ la storia di ogni uomo:  Nel bel mezzo dei nostri “affari” Dio ci chiama a collaborare liberamente alla costruzione del “Suo Regno” ed attende da noi una risposta di fede.

“ E Giacobbe, uscito da Bersabea, andava a Haman:  E arrivato a caso in un certo luogo, vi pernottò, essendo tramontato il sole.  E prese una pietra di quel luogo e la mise sotto la testa, e si coricò in quello stesso luogo.  E fece un sogno.  Ed ecco, una scala era poggiata sulla terra e la sua cima arrivava fino al cielo:  Ed ecco, gli angeli di Elohim vi salivano e scendevano:  Ed ecco Javhè stava sopra di essa e diceva: Io sono Javhè, il Dio di Abramo tuo padre, e il Dio di Isacco:  La terra sulla quale tu ora dormi, la darò a te e alla tua discendenza:  E la tua discendenza sarà numerosa come la polvere della terra e ti  estenderai ad oriente e ad occidente da settentrione e a mezzogiorno.  E si benediranno in te e sulla tua discendenza tutte le nazioni della terra:  Ed ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque andrai e ti ricondurrò in questa terra, poiché non ti abbandonerò fino a quando non avrò compiuto quanto è stato detto”.  E Giacobbe destatosi dal sonno, disse: “Veramente in questo luogo c’è Javhè, ed io non lo sapevo” (Genesi 28, 10-16)

Ho riportato per intero questo passo della Sacra Scrittura, a conclusione di queste brevi impressioni, perché mi sembra racchiudere quello stesso spirito di ricerca e di scoperta di Dio nella realtà del quale Teilhard s’è fatto “interprete per noi uomini dell’era moderna, talvolta oppressi dalla  scienza, dalla tecnica, dal materialismo.

 

MAURIZIO PERFETTI

(le citazioni sono tratte dall’edizione italiana de “L’Ambiente Divino”, edito da Il Saggiatore, Milano, 1968)

(N..d..r. L’articolo è stato scritto nel settembre del 1968 quando questo giovane universitario faceva parte del Gruppo di Studio Teilhard de Chardin di Ostia-Roma..  Gruppo creato nell’ambito del Centro di Doccumentazione Teilhard de Chardin di Ostia-Roma. G.F.)

 

 

 

 

 

 

 

 
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TEILHARD VIVANT

Post n°154 pubblicato il 26 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

…E PENSANDO AL RISCHIO DI UN NUOVO MEDIO EVO

 

La più grande sintesi romantica tentata dopo Hegel non può trovarsi di casa in un paesaggio culturale come il nostro, dominato dallo scompaginamento delle competenze,  dal gusto  micrologico  e dall’imperialismo del pensiero negativo .  Penso,  allora,  che ci vorrà un forte contro movimento perché si possa ristabilire il valore del pensiero teilhardiano.

Sulla soglia di “Comment je crois” Teilhard ha esposto un paradosso che esprime la posizione iniziale del suo cammino teorico.  E lo ha fatto con parole  volutamente agghiaccianti per un credente, tanto che,  falsamente bloccato sul frammento, un anonimo commentatore del Monitum del 1962 si augurava offeso e sdegnato che parole  come queste non fossero state mai scritte.  Parole come queste:” Se in seguito ad uno sconvolgimento interiore, venissi a perdere successivamente la mia fede a Cristo, la mia fede in un Dio personale, la mia fede nello Spirito, mi sembra che continuerei invincibilmente a “credere nel Mondo””.

Eppure, sono parole oneste per chi ha richiamato la cultura dalle false alture spiritualistiche alle fertili pianure della terra, o,  fuori della metafora kantiana, ha sfatato l’equazione ideologica che considerazione della materia è uguale a materialismo meccanicistico; e sono parole oneste per chi,  in forza della assunzione bergsoniana della durata, ben altrimenti infinita dello spazio, che tanto impressionava  Pascal  ha potuto mettere in atto un pensiero che gli ha permesso di conciliare questo senso e questa fedeltà all’uomo e alla terra  con altrettanto acceso, e non solo biograficamente, senso del divino.

Il termine della evoluzione è detto da Teilhard con l’espressione Cristo universale.  Cristo universale, non solo perché  tale da poter esser capito da tutti e tutti abbracciare, visto che si  pone a quel vertice del mondo, cui tutti possono consentire, anche se ha individualità storica e carnale,  come quella testimoniata dai vangeli, ma è detto Cristo universale perché capace di assorbire le istanze centrali delle varie religioni, comprese quelle degli umanesimi  occidentali, a cominciare dal marxismo, cui Teilhard dedica attenzioni particolari:

Cristo non è posto come segno critico  come segno di divisione tra uomini e no, tra religione e religione, ma, pur rispettando la dignità e la specificità delle culture, si pone per tutti come segno di progressiva fraternità e di reciproca comprensione.   Si, perché l’errore, il male, l’incompiutezza, lo smarrimento non sono per Teilhard un mero fatto di volontà che si nega alla luce, ma sono il penoso frutto della incompiutezza evolutiva, che non ha ancora tracimato compiutamente quello che, solo alla fine, avrà la nettezza della luce.

Ci resta da dire del segno pratico, che pone in termini di dovere la visione teoretica.   E’ un appello alla ragione vero termine medio e illuminato della comunicazione umana e vero strumento del camminare eretti, entrambe cose  in cui si configura l’apparizione sostanziale della moralità.   E’ anche un messaggio molto attuale, ora che lo scialo di morte sembra aver imbarbarito l’uomo e la chiusura del millennio sembra avvenire tra bagliori irrazionalistici o dei carismatici esaltati o degli idolatri consumati nelle pieghe  tutto senso della privatezza.  Anche questo va scritto nel capitolo ormai ampio di Teilhard “vivant”

Lo dico questo messaggio con le parole stesse di Teilhard, che mi paiono belle e forti.  “L’uomo possiede un regola biologica e morale assolutamente sicura, quella di dirigere costantemente se stesso verso “la più grande coscienza””.   In altri termini un criterio assoluto di valutazione nei nostri giudizi dev’essere questo:  “E’ meglio,  qualunque ne sia il prezzo, essere più coscienti che meno coscienti.  Questo principio mi sembra la condizione stessa dell’esistenza del mondo.  E tuttavia, di fatto, molta gente lo contesta,  esplicitamente o implicitamente, senza dubitare dell’enormità della loro negazione”  Una enormità che ben conoscono, come fu per Pierre Teilhard de Chardin, tutti coloro che lavorano insonnemente  per far arretrare le barriere della immediatezza naturale, per allargare i campi della ragionevolezza e della riserva critica, e soprattutto lavorano per il confronto e per la crescita delle culture, convinti che il mondo non è diviso in due parti.

 

Don  ITALO MANCINI

(da L’Unità 28 aprile 1981)

 

(N.d.r. E’ il sunto pubblicato dal quotidiano L’Unità della relazione introduttiva di Don Italo Mancini: Teilhard vivant  al Convegno tenuto a Firenze il 25 aprile 1981.

Gli atti del Convegno sono stati pubblicati da Borla, il volumetto è oggi pressoché introvabile,. Giovanni Fois)

 

 

 
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UN ASPETTO POCO CONOSCIUTO DI TEILHARD

Post n°156 pubblicato il 27 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

LA " CONTEMPLAZIONE DELLA NATURA" NEI PADRI GRECI ED IN TEILHARD DE CHARDIN
 

 L’universo è strutturato come un’immensa lode, una liturgia cosmica, un “inno mirabilmente composto”, dice san Basilio nelle sue “Omelie sull’Esamerone”, in cui la totalità creata procede dal Padre, per il Figlio – mediatore cosmico della creazione e della deificazione – nelle energie del Santo Spirito. La gloria triunitaria, il suo irraggiamento che ad un tempo vela e manifesta la divinità abissale della Trinità, è il luogo, il grembo del mondo. Se in un filone della mistica ebraica si ricorre al simbolo dello “Tzimtzum”, di un paradossale ritrarsi del Santo, dell’Uno dalla sua pienezza per eventuare in sé un luogo cavo, un “nulla di Dio” che diventa altresì la condizione per l’esistenza dell’altro, del mondo, nella mistica cristiana tale vuoto, tale luogo, tale ritrarsi accade all’interno della stessa Trinità.

Per i Padri esicasti come per i filosofi religiosi russi del XIX sec. lo spazio della creazione non è il semplice nulla come assenza ma la kenosis, lo svuotamento d’amore del Padre nel comunicare al Figlio ed allo Spirito tutta la ricchezza della sua partecipabilità; lo svuotamento d’amore del Figlio nel ricevere – eternamente in sinu patris e nel “tempo” della morte e resurrezione - tale irradiazione gloriosa, da Lui nuovamente accolta, reintegrata e donata nella forza dello Spirito all’umanità assunta dopo essere stata da essa come “bloccata” dal peccato, dal ripiegamento autocentrato della filautìa.

Lo scopo della purificazione dell’occhio del cuore e della “contemplazione della natura” è quello di riuscire nuovamente a scoprire il creato nella sua trasparenza originaria, a discernere nella trama della storia e dell’esistenza della creatura il flusso di gloria, l’irradiazione delle energie divine oscurato dal peccato e che l’incarnazione del Verbo e la pneumatizzazione del creato hanno nuovamente restaurato, ma che pure resta come fuoco dormiente sotto la cenere, sotto la scorza opaca del “mondo” (“nome collettivo che indica l’insieme delle passioni” per Isacco il Siro), in attesa di essere nuovamente guardato, attuato e bene-detto dal lavoro ascetico dell’uomo liberato.

Secondo la concezione gnoseologica dei Padri greci solo la luce può vedere la luce, solo l’occhio dell’intelletto nudo può farsi trasparenza, al fondo di sé, di quella gloria che come unica luce sofianica, tessuto increato del creato, unisce il soggetto all’oggetto, abolisce l’esteriorità dell’uno e l’illusoria chiusura dell’altro in una conoscenza che è altresì – per dirla con Claudel – connascenza reciproca, reciproco destarsi e ri-destarsi dell’uomo a se stesso – oltre se stesso – ed al mondo nella luce increata del Logos, nell’energia d’amore dello Spirito Santo che unifica il caos in cosmos, che incessantemente trionfa sulla morte e su tutte le nostre situazioni di morte.

“A questo punto si impongono alcuni confronti: con la Cabala che vede nelle profondità delle parole ebraiche la radice spirituale degli esseri; con tutta una tradizione cosmologica dell’occidente che parla di signatura rerum; con la filosofia del linguaggio in India che distingue le parole – germe (sphota), che strutturano l’universo, e le parole sonore (dhvani), solitamente sottomesse alle regole della fonetica e della grammatica, distinzione questa che si potrebbe trovare nella patristica greca: da un lato, con la concezione quasi kantiana dei concetti delle cose presso i Cappadoci, e dall’altro con i logoi intesi da Massimo il Confessore come le loro essenze spirituali… La capacità di discernere i logoi delle cose sfocia nella capacità di contemplare la loro complessa unità, l’interconnessione, nel Logos, delle loro radici spirituali” (O.Clement).

 

 Teilhard de Chardin ed i Padri

 

Confronto particolarmente stimolante è poi quello con il pensiero di P. Teilhard de Chardin le cui affinità con la concezione cosmologica dei padri greci e particolarmente di Massimo il Confessore è già stata notata in sede di studio. Accenneremo dunque solo ad alcuni snodi e nessi particolarmente significativi di questa vicinanza ed in grado forse di aiutare a comprendere come l’originalità spesso considerata eccessiva quando non equivocata di un pensatore, un mistico come il padre de Chardin, non sia da rinvenire in eccentricità individualistiche ma semmai nella fedeltà ad una Tradizione spesso obliata nelle sue componenti più vitali e feconde.

Tanto nella patristica greca quanto in Teilhard de Chardin è presente come abbiamo visto un forte radicamento del creato nell’irradiazione della gloria triunitaria, della quale il cosmo e l’umanità sono un riflesso ed una partecipazione a gradi progressivi di strutturazione e di sintesi unificante, sino alla pleromizzazione ed alla piena somiglianza con la “Sofia increata”.

Somiglianza dunque con la Sapienza divina intesa, su una linea di pensiero patristico più sofiologica, sulla scorta di Gregorio Nazianzeno, che logologica, non tanto e non solo come la seconda persona della Triunità quanto come il contenuto intelligibile del e nel Verbo stesso, il “panorganismo delle idee-volontà divine sul mondo” (S. Bulgakov), alla radice ontologica del mondo, suo riflesso e “sofia creata”. Attraverso le idee-volontà, o potremmo dire l’azione fecondatrice dell’ “eterno femminino” teilhardiano, del punto vergine al cuore delle cose traverso cui esse partecipano all’energia vivificante e divinizzante del Santo Spirito, il creato e l’umanità comunicano pienamente non all’inoggettivabilità ed alla trascendenza assoluta dell’essenza divina, ma alla gloria della Triunità.
Se per Teilhard “l’unione differenzia”, nella teologia trinitaria patristica è precisamente all’interno del “moto immobile dell’Uno” che si dà la possibilità e la pensabilità di un’alterità creata che emerge nel grembo di luce della donazione dell’Agape triunitario, nella prima alterità – il Verbo, Figlio -  immanente Dio stesso e nell’unità dello Spirito, non per annullarvisi ma per manifestarvisi come Pleroma, come mondo divino in Dio, come creazione pienamente compiuta nella sua diafania alla luce della Triunità, suo riflesso e gioia eterna secondo quella “pleromizzazione dell’essere che - per Teilhard - dovrà un giorno collegarsi alla trinitizzazione in una qualche ontologia generalizzata”, un’ontologia che con i Padri definiremmo comunionale.
L’ontologia degli esseri e delle cose non è infatti quella di una natura cieca o impersonale ma, oseremmo dire, una “fisica” cristologica, pneumatologica e trinitaria. E’ un’ontologia della donazione nella libertà, in cui la libertà dell’uomo è coinvolta e chiamata all’accoglienza, al ricevere attimo per attimo nel flusso delle energie divine la sua “identità per grazia” unitamente a tutte le creature, oppure a rifiutarsi ad essa, rifiutandosi all’attuazione della propria deificazione ed arrestando, “ossificando” (Berdjaev) la percezione del mondo, riducendolo con lo sguardo e con la prassi conseguente ad oggetto morto, consegnato alla deriva entropica di una vita per la morte.
“Ecco dunque, da una parte, la vuota libertà dell’individuo, e dall’altra il movimento di adorazione, di celebrazione, di apertura all’infinito che è la “natura” in noi ma che, non essendo più espresso dalle nostre persone e da esse legato a Dio, diviene un movimento folle, selvaggio che ci trascina in uno slancio insensato, ormai impersonale. Sopravviene allora la ricerca di un’estasi – non importa quale – attraverso la distruzione, la droga o l’erotismo. L’inserimento eucaristico della natura nella persona si trasforma in un imprigionamento infernale dell’individuo nella natura.” (O.Clement).
San Massimo il Confessore radicava il percorso contemplativo, la visione della natura e la gnosi trinitaria eucaristicamente, all’interno del Corpo del Risorto, identificando la natura creata con la sua carne, le idee-volontà che strutturano e vitalizzano il cosmo unificandolo in Dio con il suo sangue, e l’abisso della Triunità con il segreto inaccessibile della sua anima. Il cuore di questa immensa liturgia cosmica, di questa “messa sul mondo”, di questa cosmogenesi ed antropogenesi cristica non è - tanto per i Padri quanto per Teilhard - il Verbo “in divinis” quanto il Verbo incarnato, crocifisso e risorto in tutta  la densità del creato. E’ il corpo di Cristo che nella sua resurrezione, nella sua totale pneumatizzazione nello Spirito, “divenuto” tutto e solo amore e donazione kenotica di sé, trasparenza nell’umanità assunta alla generazione eterna del/dal Padre che da sempre lo costituisce in quanto Figlio unigenito, si sottrae alle limitazioni spazio temporali per divenire compresente a tutti ed a ciascuno, attivando le profondità ontologiche ultime ed intime della creazione inattuate dal peccato e liberate nella forza dello Spirito.

Lo Spirito del Cristo o la presenza del Cristo risorto nello Spirito diviene anche per Teilhard de Chardin la dynamis, la forza della Croce di “ek-centrazione” che conduce le creature ad uscire dal ripiegamento autocentrato della limitazione biopsichica per donarsi reciprocamente, spezzando la loro piccola individualità e “supercentrandosi” in Cristo, nell’unione con tutti in Lui, in una sola Vita di amore che consuma in sé la morte e la fatalità di un creato abbandonato all’inerzia ed alla gravità.

Alcuni interpreti hanno creduto di ravvisare nelle concezioni teilhardiane una sorta di necessità, di “automatismo” della redenzione che oscurerebbe il dramma e la tragedia della libertà personale, del libero volere dell’uomo che nemmeno Dio può forzare e violare perché, ancora con i Padri, “Dio può tutto tranne che obbligare l’uomo ad amarlo”, che imporsi a lui nell’aspetto di una forza cogente ed eteronoma e non nell’umiltà della kenosis e dell’amore che si offre alla libertà dell’uomo come luogo della sua dilatazione in pienezza e mai della sua mortificazione.

In realtà, ancora, tanto per i Padri quanto per Teilhard l’aspetto pneumatologico, la vita nello Spirito e nella libertà di un Agape che vive unicamente nella e come libertà dell’uomo, nell’accoglienza in Cristo della vita triunitaria, è sotteso a tutta la cristologia, a tutta la teologia, a tutta la storia della salvezza che è sempre sinergia tra libertà dell’offerta “eis telos”, sino alla morte, del Verbo incarnato per resuscitare le profondità sofianiche del creato, e dell’accoglienza dell’uomo chiamato in Cristo e nello Spirito al ruolo di creatore creato.

E’ attraverso la libertà umana che l’immensa circolazione di gloria che struttura e fonda la natura cosmica può nuovamente trovare il suo Centro in Cristo, come suo pleroma ed irradiazione gloriosa oppure implodere nel “ritorno offensivo di una moltitudine” irredenta.

L’uomo non è solo individuo, frammento di sopravvivenza psicofisica egocentrata che nel tentativo disperato di autoaffermazione lacera l’unità ontologica della natura cosmica ed umana, ma altresì persona in comunione, ipostasi capace, in unità d’amore con il Logos incarnato, di attingere o riattingere, di attuare l’unità di un’umanità integrale, l’armonia di una unità cosmoteandrica (cosmica, umana e divina) in cui la distinzione delle persone è ordinata alla comunione in una sola Vita, un solo Agape che circola tra tutti e tutti unifica in una pericoresi “ad immagine” della Santa Trinità.

Secondo la cosmologia, la “fisica celeste” dei padri orientali, la percezione ordinaria del mondo è il prodotto di un decadimento dalla vera natura del creato, il prodotto di uno sguardo oggettivante che ha perduto il contatto con la profondità nascosta del cosmo, là ove affonda le sue radici nell’incessante flusso della gloria divina, nella luce trasfigurante dello Spirito. Lo stato decaduto della creazione sottoposta all’opacità di uno spazio – tempo che separa ed implode nella morte, è come “congelato” dagli sguardi predatori, laceranti di un’umanità a sua volta frantumata nel gioco oppositivo di miriadi di volontà individuali, di individualità psicologiche. La rete di questi sguardi predatori imprigiona il creato e ne determina, ne crea un’immagine distorta, illusoria, mortifera.

“Il progetto divino – unirsi al creato attraverso l’uomo, deificarlo – è ripreso in un contesto divenuto ormai tragico, nel quale l’attualizzazione dell’imago dei attraverso le rivelazioni e le sapienze (quelle che la tradizione del cristianesimo antico chiamava “visite del Verbo”) esige un’ascesi violenta, nel quale, ancora, la croce cosmica, simbolo universale, deve diventare la croce del Golgota, prima di ergersi come nuovo Albero della vita… In questa prospettiva, infatti, tutto culmina nel mistero di Cristo, nella sua Incarnazione, nella sua Passione e nella sua Risurrezione che restituiscono finalmente agli uomini la possibilità di trasfigurare l’universo. Il mistero dell’Incarnazione del Logos contiene in sé – dice S. Massimo il Confessore – tutto il significato delle creature sensibili e intelligibili. Chi conosce il mistero della Croce e del Sepolcro conosce il senso autentico delle cose. E chi è iniziato al significato nascosto della Risurrezione conosce lo scopo per cui, sin dall’origine, Dio creò il tutto” (O. Clement).

Indubbiamente anche per Teilhard de Chardin è la Croce il punto focale della contemplazione trasfigurata della natura, della lucidità di uno sguardo capace di liberarsi dall’opacità creaturale per farsi non semplicemente specchio passivo di una visione naturalistica ed oggettivata ma tramite “proiettivo” di una Luce che è la stessa dello Spirito nel suo incessante generare il mondo e rigenerarsi nel mondo, in Cristo. Il Cristo crocifisso e risorto, disceso negli inferi delle lacerazioni e delle croci che contrassegnano la finitudine ferita, nel cuore delle “passività di diminuzione” attraverso la sua Passione d’amore, è davvero il Punto Omega, la potenza di attrazione di un Futuro escatologico già misteriosamente presente in ogni sforzo dell’uomo per liberare nella carità il proprio sguardo egocentrato e sfigurante unendolo alla Luce trans-figurante del Veniente.

“Come un lampo che balena dall’uno all’altro polo, si rivelerà a un tratto la presenza del Cristo, accresciutasi tacitamente nelle cose…Come il fulmine, come un incendio, come un diluvio, l’attrazione del Figlio dell’Uomo afferrerà, per riunirli o per sottometterli al suo corpo, tutti gli elementi che turbinano nell’universo” (T.de Chardin, Le milieu divin, Paris 1957).

 

 MASSIMO BOLOGNINO

dal sito: www.esicanio.it

 
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UN 'IMPORTANTE TESTO DI DON CARLO MOLRI

Post n°157 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

FUTURO DEL COSMO  FUTURO DELL'UOMO 

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Rivisitazione di un modello problematicamente significativo:  Teilhard de Chardin

l.       LA RAGIONE DI UNA MEMORIA

 

A quarant'anni dalla morte, Teilhard de Chardin viene riscoperto, non tanto per l'apporto scientifico dei suoi studi paleontologici, quanto per l'incidenza culturale e spirituale. li nuovo orizzonte del pensiero umano, fortemente segnato dalla cultura scientifica e soprattutto dalla sensibilità evolutiva, ha reso inefficaci molti modelli spirituali e teologici del passato.  Alcune intuizioni teilhardiane e vari stimoli di natura spirituale, sparsi nei suoi scritti, sono oggi di notevole aiuto per molti.

 

Per il tema del nostro Congresso, la riflessione di Teilhard è decisiva, perché ha condizionato la riflessione teologica fino ad oggi anche presso coloro che non lo citano.  Oggi la maggior parte delle sue intuizioni sono patrimonio di molti movimenti religiosi, soprattutto esoterici.  Credo che non sia giusto abbandonare il suo pensiero all'entusiasmo di fanatici o di gruppi marginati, ma che sia nostro dovere raccogliere la sua eredità, soprattutto nel momento in cui ci accingiamo a riflettere sul futuro dell'uomo e del cosmo.  La riflessione sul futuro infatti occupa grande spazio negli scritti teilhardiani dagli inizi.  La specializzazione scientifica dì Teilhard lo portava a guardare al passato dell'uomo e dei cosmo, ma con lo scorrere degli anni il suo sguardo si rivolge sempre più verso il futuro "fino a trovarsi in primo piano nelle sue ultime opere" (Wildiers).  Se, come osserva F. Ormea, "Teilhard ha voluto fornire suggerimenti ai teologi in vista dell'opera comune di riformulazione o meglio di esplicitazione dei dogmi" e se questa sua intenzione l'ha ripetuta "ogni volta che ha scritto con riferimenti teologici", credo che la nuova evangelizzazione, oggi da tutti proposta come una necessità, esiga si tenga conto del lavoro compiuto da Teilhard de Chardin e delle prospettive che egli aveva intuito e suggerito ai teologi di professione. Credo sia questa la ragione per cui nel piano del XV Congresso  ATI è stato inserito anche questo capitolo quasi introduttorio.  Prima di esaminare il tema specifico è però necessario una breve sintesi di alcuni presupposti scientifici e teologici.

2. DAL COSMO ALLA COSMOGENESI

 

Il dato fondamentale che caratterizza il pensiero teilhardiano è l'assunzione completa della prospettiva evoluzionista non solo in senso biologico, ma anche cosmologico e universale.  Questo dato di portata rivoluzionaria ha trovato notevoli resistenze.  Ancora nel 1951 Teilhard rilevava che "particolarmente negli ambiti conservatori dei mondo religioso" resiste l'idea che il termine evoluzione riguardi “una semplice disputa locale, fra biologi, divisi sull'origine delle specie viventi".  Egli, invece, concludeva: "fissiamocelo bene in mente una volta per tutte: ormai per noi e per i nostri discendenti, i tempi e le dimensioni psicologiche sono definitivamente cambiati. Fino in pieno XIX secolo, nell'insieme, l'uomo poteva ancora pensare (senza reagire a ciò che tale concezione aveva di fisicamente contraddittorio) che solo il vivente nasceva, cresceva. moriva, aveva un'età, nell'ambito di una materia sempre identica a se stessa".  Ora non può essere più così, stiamo infatti vivendo "il passaggio mentale dal Cosmo alla cosmogenesi" (cf Un seuil mental sous nos pas, 1951).  Ne consegue che l'evoluzione guida ora la totalità della nostra esperienza.  Questo passaggio culturale, ancora in corso, resta il criterio fondamentale per capire la prospettiva teologica di Teilhard de Chardin, soprattutto la sua sensibilità escatologica, sia in rapporto al cosmo che in rapporto all'uomo.  Per analizzare dettagliatamente questa prospettiva, consideriamo brevemente l'idea di creazione, il significato del male e la legge della cosmogenesi formulata da Teilhard.

 

2.1. Atto creativo

 

Il concetto di creazione, nel senso attivo di produrre le cose dal nulla, in Teilhard ha il suo asse portante non nell'inizio, ma nel compimento.  Creare non è dare avvio a un processo, ma è unificare nella successione dei tempi i molti frammenti che esplodono quando il nulla è investito dall'azione creatrice.  In tale modo Teilhard recupera la prospettiva di S. Tommaso il quale include nell'idea di creazione non tanto l'inizio temporale quanto la condizione di dipendenza totale.  In questo senso l'azione creatrice accompagna e sostiene tutto il processo evolutivo dall'inizio alla fine.  "La creazione - osserva Teilhard - non è un'intrusione periodica della Causa prima: è un atto coestensivo a tutta la durata dell'universo" (cf La transformation creatrice, 1917).  L'atto creativo inoltre non consiste in un'azione intracosmica, e quindi, come direbbero i filosofi, predicamentale o categoriale, ma trascendentale. Per questo, conclude ancora Teilhard, "là dove Dio opera, a noi è sempre possibile (restando a un certo livello) di non cogliere se non l'opera della natura.  La causa prima non si mescola agli effetti: egli opera sulle nature individuali e sul movimento d'insieme.  Dio propriamente parlando non fa le cose, ma fa che le cose si facciano" (Note sur les modes de l'action divine dans l'univers, 1920).

2.2.         Il male: una necessità funzionale e provvisoria

 

Anche il concetto di male, nella prospettiva dinamica, subisce un capovolgimento radicale.  Si potrebbe definire il male del mondo come la necessaria espressione dell'incapacità di cogliere in un solo istante e compiutamente il dono di essere e la conseguente necessità di passare attraverso stadi di incompiutezza fino al compimento che guida tutto il suo processo.  Di fatto questi passaggi esigono sconvolgimento delle cose create, scomparsa di viventi e dolori di animali.  Si può esprimere questa condizione come "l'angosciante sforzo verso la luce e la coscienza".

 

Le resistenze ad assumere il paradigma evoluzionista hanno creato molte difficoltà ad accogliere le affermazioni di Teilhard sul problema del male.  Sembra infatti, ad alcuni, che se per millenni il male ha posto problemi seri ai credenti in Dio, e ha suscitato anche notissime opere letterarie in tutte le culture, è oggi irriverente considerare non pertinente il problema.  Il paradosso in cui si trova oggi la teologia a proposito del male è appunto questo: il peso di una tradizione millenaria sembra costringerla a mantenere vivo un problema che ha cambiato connotati.  D'altra parte, è naturale che vi siano difficoltà ad accettare i nuovi paradigmi di pensiero da parte di chi è vissuto sempre nell'orizzonte passato ed è giunto solo in età avanzata ad una nuova sintesi nella interpretazione dei mondo.  Osservava Teilhard de Chardin: "Per effetto di abitudini radicate, il problema del male continua automaticamente ad essere dichiarato insolubile.  E c'è da chiedersi perché... Ma nelle nostre moderne prospettive... di un universo nello stato di cosmogenesi, come non vedere che intellettualmente parlando il famoso problema non esiste più?" (cf Lettera del 6 agosto 1915).

Per la creazione che emerge dal nulla la presenza del male è così necessaria che alla domanda: "Dio poteva fare una creazione senza il male?" Teilhard senza incertezze e dubbi risponde che no, Dio non poteva creare senza limiti, imperfezioni e male.  Credo che la risposta di Teilhard abbia un particolare significato perché non presume di valutare le cose dalla parte di Dio, ma, restando dalla parte della creatura che accoglie il dono di essere, afferma l'impossibilità della creatura di accogliere tutta l'offerta dell'azione divina in un solo istante e in una sola circostanza.  Occorre affermare la possibilità di stabilire i limiti dell'azione di Dio, non perché si conosca la sua azione creatrice, ma  perché si può intravvedere la resistenza del nulla al divenire della creazione: "Non è affatto per impotenza ma per la stessa struttura del Nulla, sul quale si dispiega, che Dio per creare non può procedere che in una sola maniera: arrangiare, unificare poco a poco, sotto la sua influenza attrattrice, utilizzando il gioco probabile dei grandi numeri, una immensa moltitudine di fattori".  La contropartita di questa difficoltà o resistenza dei nulla di fronte a Dio sono appunto le "disarmonie o le decomposizioni fisiche nel mondo previvente, la sofferenza presso i viventi, e il peccato nell'ordine della libertà" (cf Lettera del 6 agosto 1915).

Potremmo esprimere in un altro modo l'intuizione di Teilhard de Chardin, dicendo che la perfezione divina non può essere accolta adeguatamente in una sola situazione dall'uomo.  Come creatura egli è tempo e quindi è successione.  L'accoglienza della perfezione di vita avviene perciò necessariamente in una molteplicità di situazioni, esige il superamento progressivo di limiti e impone distacchi continui.  Ma il contatto con la forza assoluta della Parola creatrice suscita nell'uomo una profonda tensione alla pienezza e induce anche la tentazione di avere tutto nell'istante.  Per chi vive questa presunzione, la propria condizione appare peccaminosa e imperfetta, ed è soggetta alla tentazione continua di essere dio.  L'errore fondamentale di molte riflessioni sul male della creazione e della storia umana era quello di considerare le cose in prospettiva statica e di mettersi dalla parte di Dio.  Ma non ci è dato di vedere le cose se non dalla parte delle creature.  Ed è appunto in questa prospettiva che ci appaiono alcune leggi del divenire delle cose.  Non è una teologia, ma una fenomenologia del creato.

2.3. La legge della cosmogenesi

 

Dalla geogenesi attraverso la biogenesi (il sorgere della vita) e la noogenesi (il sorgere dello spirito), lo sviluppo del cosmo - e in esso l'ascesa dell'uomo - si compie secondo la legge della unificazione, della complessificazione e della coscienza.  L'azione creatrice unifica e ad ogni passo dell'unificazione rende sempre più complessa la realtà, e più la complessità aumenta, maggiori spazi trova la coscienza.  Questa legge, diversamente nominata e da alcuni considerata la "legge" di Teilhard de Chardin (cf Cl.  Cuenot), è stata variamente esposta e illustrata.  La sua analisi è utile per intravvedere, attraverso una proiezione, anche il futuro dell'uomo.

 

 La stoffa dell'universo (formula utilizzata da Teilhard per evitare il linguaggio dualista di materia e spirito) nel processo evolutivo si struttura in forme progressivamente più complesse, attraverso la confluenza di molteplici elementi, che vengono unificati.  Ad ogni passo di unificazione e ad ogni grado di complessità la coscienza ha la possibilità di espandersi in forme inedite.  Si possono distinguere due aspetti dell'energia in gioco nell'evoluzione: l'energia radiale che unifica gli elementi collegandoli ad un centro interiore e l'energia tangenziale che si esprime nei rapporti con gli altri elementi dei processo.  La energia radiale costituisce l'unità delle cose, il loro interno o dedans o anche psichismo o componente di coscienzaa

Ma occorre tener presenti anche i rischi o le tentazioni a cui la legge della complessificazione progressiva sottopone l'uomo: "Senza dubbio l'uomo attuale è soggetto a due tentazioni: quella dell'autonomia egoista e quella della socializzazione meccanica, che affoga la persona e la livella nella massa anonima" (cf  É. Rideau).

(fine prima parte)

Don CARLO MOLARI

 

 

 

 
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UN' IMPORTANTE TESTO DI DON CARLO MOLARI

Post n°158 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera

(seconda parte)

FUTURO DEL COSMO FUTURO DELL'UOMO

4.          IL FUTURO DEL COSMO E DELL'UOMO

L'interesse e la continuità con cui Teilhard ha riflettuto sul futuro dell'umanità ha fatto sì che questa sia, a detta di quasi tutti i critici, la parte più originale, anche se la più discussa del suo pensiero (cf F. Ormea).  Teilhard, anche se insiste sul fatto che il futuro dell'uomo e dei cosmo non possono essere descritti o immaginati, si è esercitato a lungo a farlo intravvedere attraverso le dinamiche e la tensione dello stesso processo.  Esse svelano in qualche modo alcuni caratteri dei futuro del cosmo e dell'uomo.  Esso è affidato ad un programma di evoluzione che condurrà a una forma ora inimmaginabile, ma già influente come punto di attrazione.  Il futuro può essere esaminato semplicemente nel suo svolgersi, in una prospettiva fenomenologica, oppure dal punto di vista del polo di attrazione o del punto omega.  Ormai il destino dell'universo e del suo processo è affidato all'uomo e al suo divenire, sicché il futuro del cosmo non è più disgiunto da quello dell'uomo.

 Teilhard non ha scritto molto sullo sviluppo del cosmo, ha accennato però ad una possibile sua futura spiritualizzazione, di cui il corpo glorioso di Cristo rappresenterebbe il nucleo iniziale.  Il futuro umano può essere descritto in termini laici o in termini cristiani. Negli scritti per i "pagani" Teilhard utilizza i primi e si richiama ai dati fenomenologici.  Teilhard procede per estrapolazione in avanti della legge della complessità-coscienza con l'introduzione della ipotesi che la socializzazione abbia una dimensione biologica, dato che per Teilhard tutto nell'uomo ha radici biologiche (cf Phénomène Humain, 1957).  La fase attuale del processo evolutivo dell'umanità è appena al neolitico della vita sociale che tende ad un secondo punto critico di saturazione, ad una maturazione collettiva, ad un ultraumano, che costituirà una superumanità, a sua volta risvolto interno di una forma transumana, che non possiamo pensare né descrivere attraverso anticipazioni.  L'ultraumano o superumano può essere solo previsto attraverso una estrapolazione infallibile.  Per la sua natura convergente, il movimento di socializzazione  determina necessariamente, a una distanza finita nell'avvenire, un punto o vertice critico di incontro".  "Il punto critico di riflessione planetaria, frutto della socializzazione, lungi dall'essere solo una scintilla nella notte, corrisponde invece al nostro passaggio, attraverso capovolgimento o dematerializzazione, su un'altra faccia dell'universo: non già un fine dell'ultraumano, ma l'accesso a un qualche Transumano, nel cuore stesso delle cose".  "Questo nuovo punto critico sarà costituito da una comunità perfetta di persone, legate dalla reciprocità di una riconoscenza delle loro libertà e dalla loro adesione collettiva a un ideale assoluto di amore" (Cf. É. Rideau).

Questo processo può essere descritto anche in termini cristiani.  Allora esso è la rivelazione di Cristo come centro evolutore del mondo, è la pleromizzazione, cioè l'attuazione del Pleroma, quando Dio sarà tutto in tutti, il momento in cui una scintilla parusiaca scoccherà tra cielo e terra.  Il passaggio alla forma nuova avviene per saturazione interiore del mondo e nello stesso tempo per discesa del fuoco celeste: due risvolti della stessa azione creatrice di Dio.  Ne conseguirebbe che "la scintilla parusiaca non potrebbe scoccare, per necessità fisica e organica, che fra il cielo e una umanità biologicamente pervenuta a un certo punto critico evolutivo di maturazione collettiva" (Cf Le coeur du problème, 1949).  L'umanità è in processo verso una laboriosa unificazione per la quale "una polvere di anime, distinte da Dio, ma sospese a Lui, s'incorporano progressivamente a Cristo attraverso l'edificazione dell'unità collettiva umano-cristiana" (Cf CI.  Cuenot).

4.1. La morte

   In questa prospettiva, la morte del cosmo, come la morte dell'umanità e di ogni singola persona hanno una necessità fisica, fanno parte necessariamente del processo evolutivo.  Sulla concezione della morte propria di Teilhard si è svolta una discussione tra i suoi studiosi.  Sembrava infatti ad alcuno che Teilhard avesse dato poca importanza alla morte.  Secondo L. Cognet, ad esempio, Teilhard "ha minimizzato nella sua visione del mondo l'idea della morte e l'ha ricondotta a considerazioni puramente biologiche", ispirato ad una "serenità biologica e cosmica" non degna di un cristiano.  In realtà, come evento di una persona, giunta al compimento della vita, la morte è il residuo del dominio del molteplice e il passaggio a una forma superiore di unità come "il pane che noi mangiamo sembra decomporsi in noi; e invece diventa nostra carne.  In ogni unione, l'elemento dominato non diventa uno con il termine dominatore se non cessa di essere se stesso.  Nel caso dell'unione definitiva con Dio in omega (= il Cristo glorioso), si comprende che il mondo per essere divinizzato, debba perdere la sua forma visibile in ciascuno di noi e nella sua totalità.  Questa è, dal punto di vista cristiano, la funzione vivificante  della morte umana, in virtù della morte di Gesù" (Cf Mon Univers, 1924).  La condizione perché abbia tale carattere è che "le monadi condannate a subirla sappiano accettarla con umiltà, amore e soprattutto con immensa fiducia" (ibid.). La morte nel cosmo per ogni creatura, è uscire dal proprio centro interiore per centrarsi in un centro superiore fino al centro supremo: essa, al culmine del processo, è fenomeno di ex-centratione: uscire dal proprio centro per essere centrati in Dio.

4.2. L'ultraumano

La morte delle singole creature non deve far perdere di vista il processo che l'umanità intera vive nella storia e che tende a un compimento non ancora raggiunto.  L'umanità è l'unico ambito creato della terra non ancora compiuto. Prima della morte essa ha ancora un traguardo da raggiungere: l'ultraumano o il super umano. Teilhard lo intravvede partendo dagli sviluppi attuali dell'umanità, cioè dalle dinamiche che l' universalizzazione mette in moto.

4.3.         La fine della storia e il trans-umano

La fine della storia può essere vista nei suoi due risvolti: uno interno e uno esterno.  L'aspetto interno della fine del mondo, è "il ripiegamento interno in blocco, su se stessa della noosfera, giunta simultaneamente al massimo della sua complessità e della sua centrazione".  L'aspetto esterno "è il capovolgimento dell'equilibrio, che consente allo Spirito di sganciarsi dalla sua matrice materiale per farla riposare ormai, con tutto il suo peso, in Dio omega" (Cf Phénomène Humain).  L'umanità non pu ò attingere il suo punto supremo di unità interna se non nel momento in cui si abbandona senza resistenze all'amore di Dio, dissolvendosi in un amore superiore.  Questo esito è indicato da Teilhard con il termine "transumano", che insieme sembra indicare lo sbocco del superumano nella fase parossistica della noosfera, ma anche la fonte suprema dell'umanità compiuta: la dimensione umana di Dio.  Per questo Teilhard pone l'iniziale maiuscola quando prevede "non una fine dell'ultra umano ma il suo accesso a un qualche Transumano nel cuore stesso delle cose" (Cf Du pré-humain à l'ultra-humain, 1950).  Assumendo l'analogia delle stelle, Teilhard pensa che ciò potrebbe avvenire per una "brusca folgorazione o esplosione dove il pensiero portato all'estremo, si volatilizzerebbe su di sé".  Teilhard riassume bene le tappe di questo processo: "In un primo tempo (sino all'ominizzazione), una successione di unità fragili, sospese nel vuoto che sta dietro a loro: la centrazione che aumenta, ma senza che vi sia ancora un vero centro perfetto nella natura.  In un secondo tempo (dopo l'ominizzazione), uno stato misto in cui, sotto complessità esterna sempre in progresso, l'universo ormai portatore di grani di pensiero comincia (come un cono  giunto alla sua cima) ad invertirsi su se stesso: una fisica non tangibile di centri succede alla fisica tangibile alla centrazione.  In una terza fase, l'ultima, il rivolgimento completo dello spirito (collettivamente centrato) su di un polo interiore di consistenza e di unificazione totale: l'ipercentrazione dopo la centrazione.  L'evasione in profondità attraverso il centro, o ciò che è la stessa cosa, l'estasi" (cf L'atoinisme de l'Esprit, 1941).

4.4.         La fine positiva della storia: la Parusia

"L'idea della parusia costituisce per Teilhard de Chardin il motivo teologico dominante che si basa su Col 1,16" (cf Fr. J.  Nocke).  Egli distingue due gruppi di uomini: "da un lato il gruppo di coloro che proiettano le proprie speranze in una condizione o in un obiettivo assoluti posti al di là e al di fuori del mondo.  E dall'altro lato il gruppo di coloro che pongono le medesime speranze in un compimento interno dell'universo sperimentale" (cf Réflexions sur le progrès, 1941).  Il conflitto annoso tra coloro che Teilhard chiamava i "servitori del cielo" e i "servitori della terra", ha acquistato ora un nuovo vigore.  Secondo Teilhard "i fedeli della terra si sono effettivamente risvegliati ergendosi a costituire una vera e propria forma di religione, dei tutto carica di speranze illimitate, di sforzi e di rinunce" (cf ibid.). A costoro egli ricorda la necessità di un vertice che trascenda il movimento.  Per questo "in ultima analisi il compimento ultraumano dell'evoluzione intravisto dal neoumanesimo coincide concretamente con il coronamento della incarnazione atteso da tutti i cristiani" (cf Le coeur du problème, 1949).

Per Teilhard de Chardin vi è una continuità di fondo tra l'azione creatrice di Dio e l'opera della salvezza e quindi una continuità tra la storia in evoluzione e il regno di Dio: man mano che la Parola si fa carne la perfezione umana cresce nel mondo.  L'incarnazione di Cristo è il paradigma di tutta l'evoluzione cosmica e del suo compimento.  Egli scrive: "Perché Cristo apparisse una prima volta sulla terra, occorreva evidentemente (nessuno ne dubita) che in conformità con il processo generale dell'evoluzione, il tipo umano si trovasse anatomicamente costituito, e socialmente sviluppato già fino a un certo grado di coscienza collettiva.  Ciò posto, perché, facendo un passo ulteriore, non immaginare che, anche per la sua seconda e ultima venuta, il Cristo attenda, per riapparire, che la collettività sia infine divenuta capace, perché pienamente sviluppata nelle sue potenzialità 'naturali', di ricevere da lui la sua consumazione soprannaturale?  Perché in fin dei conti, se vi sono regole fisiche precise per lo sviluppo storico dello Spirito, perché non ne esisterebbero, a fortiori, per il suo completamente e il suo termine"? (cf Trois choses que je vois, 1948).  Per Teilhard le diverse tappe della storia si condizionano reciprocamente fino a rendere  possibile la manifestazione suprema di Cristo nella Parusia.  Per questo egli qualifica la sua posizione come "una forma di incarnazionismo senza residui, il cui processo però non inizia con la venuta di Gesù ma con la creazione stessa, con l'azione cioè che dal di dentro anima tutte le cose e le sospinge alla loro pienezza.  Il processo perciò non avviene per una spinta dal basso ma per una chiamata dall'alto che si traduce in una spinta dal di dentro della storia che collega le varie fasi del processo condizionandole l'una all'altra.  La venuta del regno ha perciò come condizione la maturazione umana, la pienezza della socializzazione dell'uomo.  Posto in altre parole, che questa sia la condizione di quella, i due avvenimenti non possono accadere che simultaneamente" (ibid.).

(fine seconda parte)

Don CARLO MOLARI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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UN' IMPORTANTE TESTO DI DON CARLO MOLARI

Post n°159 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera

(segue terza parte)

FUTURO DEL COSMO  FUTURO DELL'UOMO

4.5.         La fine negativa della storia: l'inferno

Per Teilhard de Chardin la grande opzione offerta all'uomo è ambivalente perché è possibile anche rifiutare il processo verso il più essere, cadere nell'involuzione entropica e finire cenere dell'universo: "i due sensi opposti in una via unica" (cf La grande option, 1939).  "La noosfera pervenuta al suo punto di unificazione si scinderà in due zone, rispettivamente attirate verso i due poli antagonisti di adorazione" (cf Phénomène Humain).  L'umanità infatti, invece di adorare Dio potrebbe "piegare i suoi ginocchi davanti all'immagine e farne il proprio idolo.  In questo senso l'ascesa costituirà una crisi ultima, una scelta ultima e totale, una decisione definita carica di tutto il peso della storia anteriore.  Esiste la possibilità quindi che alla fine una parte dell'umanità non ritrovi la vita, perché avrà rifiutato l'ultimo invito dell'amore" (cf P. Smulders).

5. IL PUNTO OMEGA

Il punto omega nella costruzione di Teilhard de Chardin non è sempre presentato in modo uniforme.  Teilhard sembra distinguere un Omega fenomenologico o dell'esperienza e un Omega trascendente o della fede che tendono a fondersi (cf Le Dieu de l'évolution, 1953).  Dal punto di vista storico il punto omega è il compimento della noogenesi, come il suo liminare interno; visto al confine esterno omega è Cristo risorto, come l'ultraumano già realizzato, e infine, come principio evolutore o forza attrattiva, è Dio.  In generale "il cosmico punto omega di sintesi totale" è "il centro organico dell'evoluzione", "sorgente trascendentale di attrazione universale", "focolare supremo di centrazione personalizzante e di consolidazione" (cf La place de l'Homme dans l'Univers, 1942).

 5.1. L'Omega come compimento

L'aspetto inferiore del mistero di Omega è il compimento dei processo di cosmogenesi, è lo stato del reale nella sua forma definitiva.  Esso non può essere immaginato, ma le dinamiche in corso nella creazione e nella storia umana consentono di designarlo come una "formidabile ipercellula" o anche il "cervello dei cervelli", "intreccio di tutte le intelligenze presenti sulla terra" (cf La place de l'Homme dans l'Univers, 1942).  Cuenot lo descrive: "Centro definito dalla concentrazione ultima della Noosfera su se stessa.  Punto di convergenza naturale dell'umanità e quindi del cosmo intero".  Omega in questo senso è solo virtuale e futuro perché non è ancora realizzato.  Esso apparirà come iperpersonale.

 L'omega sarà un fenomeno di ex-centrazione, come la morte, e avrà quindi un carattere di catastrofe.  Mentre nelle fasi precedenti l'evoluzione procede per concentrazione, il mondo e l'umanità giunti alla soglia critica della concentrazione subiranno un radicale trasferimento del centro di gravità, saranno assunti da un centro superiore a tutto.  Non tenderanno più a possedersi in modo maggiore nella propria interiorità, ma a perdersi per essere posseduti da un Altro.  Per quanto riguarda l'umanità, essa attingerà l'unione perfetta di tutte le sue componenti proprio nel momento in cui accetta di dissolversi per perdersi in Dio.  Per Teilhard è a questo punto critico, punto di annichilamento, "che ci conduce lo sforzo per prolungare in noi e attorno a noi il processo di convergenza universale" (cf La grande option, 1939).

5.2. L'Omega: Cristo risorto

 Come compimento della storia umana e del processo della creazione l'Omega ha già una realizzazione ed è il Cristo risorto.  La noogenesi sfocia nella cristogenesi. "La scienza ci ha insegnato che, nella direzione nella quale le cose diventano complesse nella unità, deve esserci un centro supremo di Convergenza o di Consistenza, nel quale tutto si annoda e per mezzo del quale tutto si regge... Gesù Cristo, per la sua morale più fondamentale e i suoi attributi più sicuri, viene a riempire questo posto vuoto, segnato dall'attesa di tutta la natura" (cf Science et Christ, 1921).  Così "in ultima analisi il compimento ultraumano dell'evoluzione intravisto dal neoumanesimo coincide concretamente con il coronamento della incarnazione atteso da tutti i cristiani" (cf Le coeur du problème, 1949).  In questo senso l'Omega è un punto della storia passata, ma con la forza trascendente di attrarre il cosmo al suo vertice futuro: l'ultraumano.

5.3. L'Omega è Dio

 Cristo è Omega in quanto risvolto storico e creato di Dio, che è l'Omega trascendente.  Il movimento evolutivo esige una sorgente trascendente di attrazione universale, altrimenti l'Omega sarebbe completamente immanente alla creazione e in divenire esso stesso, mentre ne è la ragione intima.  "Il grande Stabile non è al di sotto di noi, nell'infraelemnentare, ma  al di sopra, nell'ultrasintetico" (cf Phénomène Humain, 1957).  Teilhard de Chardin è preoccupato di far confluire l'assoluto dall'alto, della scolastica, con l'assoluto dal futuro, dei marxisti.  Credo si possa presentare la prospettiva di Teilhard con le parole con cui Paul Davies ha riassunto il pensiero di Fred Hoyle: "Hoyle crede che l'organizzazione dei cosmo sia controllata da una 'superintelligenza' che ne guida l'evoluzione attraverso processi quantici... Il suo è un Dio teleologico (pressappoco come quello di Aristotele e di Teilhard de Chardin) che guida il mondo verso uno stato finale infinitamente lontano nel futuro, ed egli è convinto che questa superintelligenza, agendo a livello quantico, possa innestare nel cervello umano idee o pensieri preconfezionati provenienti dal futuro. Secondo lui è questa l'origine della ispirazione matematica e musicale" (P.  Davies, La mente di Dio, Mondadori, Milano 1993).

6.          RIFLESSIONI CRITICHE

La teologia sta ora cercando di adeguare l'ambito della tradizione al nuovo paradigma evolutivo.  Solo con il Vaticano II, per merito soprattutto della Gaudium et spes, si è avviato il processo di recezione attiva dei modello dinamico.  Ma non sono mancate e non mancano difficoltà e resistenze.  Ne analizzo solo alcune rivolte specificamente a Teilhard de Chardin.

 6.1. Metodo indebito

Gli escatologisti sottolineano "l'equivoco d'aver trasportato uno schema di evoluzione biologica nel campo della storia... (che)... non è retta da leggi biologiche, ma è frutto d'un gioco di libertà".  Ed osservano inoltre che anche von Balthasar è di questo parere.  In realtà questa difficoltà non tiene conto dell'analogia su cui Teilhard gioca continuamente e della riserva iniziale sulla impossibilità di descrivere il futuro.  La ragione di questa critica e della divergenza tra le due prospettive sta nella concezione dell'agire divino.  Se con Teilhard si concepisce l'azione divina come alimento continuo e progressivamente più ricco della realtà storica e si ammette che ogni tappa raggiunta permette l'accoglienza di una nuova modalità della perfezione divina, non si ha più difficoltà a concepire la storia come un trascendimento continuo delle situazioni precedenti, secondo precise leggi di crescita che non sono più biologiche, ma che diventano psichiche e spirituali, e quindi suppongono anche possibili rifiuti e involuzioni.  Secondo Teilhard, infatti, più l'evoluzione procede, più la realtà diventa complessa e l'interiorità si articola in forme inedite di coscienza e di libertà.

  6.2. Monismo panteista

 Molti critici sottolineano l'esplicita affermazione di Teilhard di essere tendenzialmente panteista fin dall'infanzia.  L'omega è il  vertice interno del reale: come può trascenderlo?  Philippe de la Trinité, ad esempio, crede di scoprire in Teilhard de Chardin una confusione tra la presenza d'immensità, la presenza d'incarnazione e la presenza d'inabitazione.  E conclude alcune riflessioni sul monito del Santo Ufficio (1962) con queste affermazioni perentorie: "Il teilhardismo è in fondo una trasposizione, una deformazione dei cristianesimo, trasformato in evoluzionismo di tipo naturalista, monista e panteista" (cf Rome et Teilhard de Chardin, 1964).  Ma, a parte la terminologia scolastica, Teilhard de Chardin ha sempre sostenuto la trascendenza di Dio.  Anche Tipler interpreta Teilhard nel senso di un Dio che si sviluppa con il mondo che crea: "il creato e il creatore sono la stessa identità, vista però da differenti prospettive temporali e descritta in modi differenti".

 6.3. Antropologia ambigua

 L'antropologia di Teilhard de Chardin è giudicata da alcuni molto ambigua.  Per quanto riguarda il futuro dell'uomo, l'unica cosa certa di cui possiamo parlare restando nel piano della fenomenologia è la morte.  Secondo alcuni, Teilhard ha "minimizzato nella sua visione del mondo l'idea della morte e l'ha ricondotta a considerazioni puramente biologiche".  La sua riflessione "di una serenità biologica e cosmica" sarebbe indegna di un cristiano (cf L. Cognet).  Ma secondo de Lubac, Teilhard de Chardin ripropone la dottrina di Paolo circa la vittoria di Cristo sulla morte.  Significativo che proprio la formula di Paolo sulla morte, come ultimo nemico da vincere, sia citata nell'ultima pagina dei diario di Teilhard de Chardin, il 7 aprile 1955.

 6.4. Cristologia fantasiosa

Il Cristo universale come è presentato da Teilhard de Chardin può piacere agli indù o ai buddisti, ma a giudizio di alcuni critici, questo Cristo "universale, cosmico, evolutore e Omega, non è più per nulla né evangelico, né paolino" (cf Philippe de la Trinité).  Questo è forse l'aspetto più ambiguo di tutta la costruzione di Teilhard.  Egli presume di interpretare S. Paolo e di presentare una sintesi cristologica in sintonia con la cultura segnata dalla svolta evoluzionista.

 6.5.         Salvezza in chiave individualista

 Un difetto che viene rilevato da teologi cattolici come Metz è la carenza della prospettiva politica nella riflessione soteriologica e quindi nella sua escatologia.  Metz parla del "movimento di libertà che è insito nella storia della redenzione, senza del quale ogni storia della libertà ripiomba al livello di storia naturale e in questa tende a immobilizzarsi: storia finale della redenzione come apoteosi della natura" (cf J.B. Metz, La fede nella storia e nella società, Queriniana, Brescia 1978).  Il mondo 'umano' deve essere trasformato per divenire il regno di Dio ed essere in grado di accogliere il dono supremo.  Per questo "la salvezza a cui si riferisce nella speranza la fede cristiana, non è una salvezza privata", "la salvezza annunciata, non già in un senso naturale e cosmologico, bensì sociopolitico, è costantemente in relazione al mondo come elemento critico e liberante di questo mondo sociale e del suo processo storico" (cf Metz, Sulla teologia del mondo, Queriniana, Brescia 1969).  Il continuo processo che si svolge tra il messaggio escatologico di Gesù e la realtà politica e sociale, mette in luce continuamente il divario esistente tra ogni stato storicamente raggiunto, ogni progetto formulato, ogni utopia infrastorica.  Per la 'riserva escatologica' che la fede consente ed esige la chiesa è in grado di proclamare la provvisorietà di ogni progetto umano.  Dove provvisorietà non significa indifferenza, perché il riserbo escatologico porta "non già ad un rapporto negatore ma critico e dialettica nei confronti del presente storico" (ibid.). La relazione dialettica tra processo sociale e processo salvifico escatologico è illustrata da Metz con una bella formula di W. Beniamin: "Se indichiamo con un vettore il fine a cui tende la dynamis del profano e con un altro vettore la direzione della intensità messianica, allora possiamo dire sì che la ricerca di felicità dell'umanità libera promana da quella direzione messianica, ma come una forza nel suo cammino cerca di spingere in direzione opposta un'altra forza, così anche l'ordine profano del profano tenta di assorbire il futuro dei regno messianico.  Il profano non è quindi una categoria del regno ma una categoria, ed una delle più azzeccate, della sua prossimità immediata".  La domanda forse che resta inevasa è se il profano sia una categoria dell'avvicinarsi silenzioso del regno o sia l'unica categoria possibile per descriverlo e di cui la fede rappresenta la lettura.

7.  CONCLUSIONE

Al di là dei limiti e dei difetti, dovuti anche al mancato dialogo con i teologi, impedito da forza maggiore, l'opera di Teilhard de Chardin rimane un riferimento obbligato per le attuali riflessioni sul futuro del cosmo e dell'uomo.

(fine)

Don CARLO MOLARI

 In: Rassegna di teologia 36 (1995), 479-491

 

 
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AVVICINIAMOCI A TEILHARD

Post n°160 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Memoria bibliografica per comprendere il pensiero religioso di Pierre Teilhard de Chardin s.j.

Da più parti mi  viene richiesto una memoria  che possa indicare il cammino per avvicinarsi al pensiero religioso  teilhardiano. Abbiamo volutamente lasciato da parte il pensiero scientifico perché sarebbe stato difficoltoso navigare tra tutti gli scritti di carattere scientifico di Teilhard che compongono la sua Ouvres scientifique: sono la bellezza di 11 volumi di lavori nel campo della geologia, paleontologia, biologia, antropologia,ecc….

 

 Attraverso la documentazione bibliografica del mio Centro di Documentazione Teilhard de Chardin, ho realizzato questa memoria esclusivamente “religiosa” analizzando alcune caratteristiche peculiari di padre Teilhard dando nel contempo le indicazioni adatte alla ricerca degli ’argomenti religiosi  nelle sue opere.

Gli argomenti toccati in questa memoria sono:

Le opere

Le lettere

Il metodo

L’Avvenire dell’Uomo

L’Energia Umana e Punto Omega

Apologetica

Morale e mistica

Natura e Grazia

Il Cristiano oggi

Maggiori opere in lingua italiana

La ricerca non vuole essere esaustiva in quanto la figura dell’uomo di fede e del sacerdote appare trasversale a tutte le opere scritte dal Padre gesuita.

Ho fatto una scelta, probabilmente arbitraria, ma ritengo esaustiva e mi ripropongo in un secondo momento di realizzare una bibliografia ancora piu’ mirata.

Parte prima: le sue opere

 Il Fenomeno Umano  (Il Saggiatore, Ed. Queriniana). E' il testo maggiore di Teilhard in cui l'Autore esprime tutto il suo pensiero fenomenologico: Vi si trovano già anticipate tutte le direttrici del pensiero teilhardiano che saranno sviluppate, nel corso degli anni, in altre opere

L’ Ambiente Divino  ( Il Saggiatore 1968 e Edizioni Queriniana 1994). Testo di spiritualita’ che al tempo stesso esprime  profondamente l’anima religiosa e sacerdotale di Teilhard de Chardin

 

L’Energia umana  (Il Saggiatore 1984 e Pratiche Editrice  1997). Raccolta di testi molto interessant sulla la morale, l’amore e la comprensione degli altri.Eccone alcuni:

- Lo  Spirito della Terra (1931)

- Il Significato e il valore costruttivo della sofferenza  (1933)

- Abbozzo di un universo personalista (1936)

- Il Fenomeno spirituale (1937)

- L’Energia umana (1937)

L’Attivazione dell’energia nell’umanita’  (Edizioni Il Segno dei Gabrielli 2004)  raccolta di saggi che trattano dell’universale e della irreversibilita’ dell’umanizzazione.  Citiamo tra gli altri:

 

- La Crescita dell’altro (1942)

-Universalizzazione e Unione (1942)

- Abbozzo di una dialettica dello spirito (1946)

- Il piacere di vivere  (1950)

- L’Energia spirituale della Sofferenza (1951)

La Scienza  di fronte a  Cristo (Editrice Il Segno dei Gabrielli 2002) I saggi qui raccolti illustrano chiaramente e concretamente il posto del Cristianesimo e dei fatti religiosi di fonte alla Scienza e alla Societa’; mostrano in sostanza qual è la linea del Cristianesimo per divenire la religione del futuro:  Eccone citati alcuni piu’ importanti:

 

- Note sul Cristo Universale (1920)

- Scienza e Cristo ovvero analisi e sintesi (1921)

- Il Mio Universo (1924)

- Il Cristianesimo  nel mondo  (1933)

- L’ateismo moderno  (1933)

- Alcune riflessioni sulla conversione del Mondo  (1936)

- Salviano l’Umanita’  (1936)

- Super-Umanita’  -  Super-Cristo  -  Super-Carita’  (1943)

- Ecumenismo (1946)

Come io credo (La mia Fede) (Editrice Queriniana 1993) Raccolta di scritti teologici:

 

-Note sull’unione fisica tra l’Umanita’ del Cristo ed i fedeli nel corso della    santificazione (1920 ?)

- Sul concetto di trasformazione creatrice ( 1920 ?)

-Nota sulla modalita’ dell’azione divina nell’Universo (1920)

-Caduta, Redenzione e  Gerusalemme (1920)

-Nota su alcune rappresentazioni storiche possibili del Peccato Originale (1922)

- Panteismo e Cristianesimo (1923)

- Cristologia ed Evoluzione (1933)

- Credo in questo modo (1954)

- Alcune vedute generali sull’essenza del Cristianesimo (1939)

- Il Cristo Evolutore ( 1942)

- Introduzione alla vita cristiana (1944)

- Cristianesimo ed Evoluzione (1945)

- Riflessioni sul peccato originale (1945)

- Il Fenomeno cristiano (1950)

- Monogenismo e monofiletismo (1950)

- Cio’ che il Mondo aspetta dalla Chiesa di Dio: una estensione e un approfondimento del senso della Croce (1952)

- Il Dio dell’evoluzione (1953)

- Le mie litanie (1953?)

Il Cuore della Materia  ( Editrice Queriniana 1998)  Qui sono raccolti scritti autobiografici molto interessanti dal punto di vista dell’anima sacerdotale di Teilhard de Chardin:

 

- Il cuore della Materia (1950)

- Il Cristico (1955)

- Ultima  pagina del diario (e qui racchiuso tutto il senso della vita cristiana di Teilhard) (1955)

Le direzioni dell’Avvenire ( Editrice SEI  1996) Scritti religiosi. Tra gli altri citiamo:

 

- Il senso umano (1929)

- La via dell’Ovest verso una nuova mistica (1932)

- L’evoluzione della castita’ (1934)

- La parola attesa (1940)

. Note sulla nozione di perfezione cristiana (1942)

- Riflessioni sulla felicita’ (1943)

- La morale puo’ fare a meno dei fondamenti metafisici (1925)

- Tre cose che vedo (oppure una Weltanschauung in tre punti) (1948)

- Come io vedo (1948)

-Alcune annotazioni “per vederci chiaro” sull’essenza del sentimento mistico (1951)

Inno dell’Universo (Editrice Queriniana 1992):   Testi religiosi e poetici che esprimono profondamente l’anima aredente di Padre Teilhard:  “avaint Dioen toute chose “ e “ Christ Foyer du Monde”:

 

-La Messa sul Mondo (1923)

- Il Cristo nella Materia (1916)

- La Potenza spirituale della Materia (1919)

La Vita cosmica. Scritti del tempo di guerra 1916-1919 (Il Saggiatore 1971). Raccolta di saggi religiosi, teoiogici, mistici e scientifici  scritti durante la guerra. Citiamo quelli piu’ interessanti per il nostro lavoro:

 

- La Vita Cosmica (1916)

- Dominio del Mondo e Regno di Dio (1916)

- La lotta contro la moltitudine (1916)

- L’Ambiente Mistico (1917)

- Il Mio Universo (1918)

- L’Unione Creatrice (1917

- L’Anima del Mondo (1918)

- Il Sacerdote (1918)

- La Fede che opera (1918)

- Forma Christi (1918)

- Nota sull’elemento universale del Mondo (1919)

- Terra promessa (1919

- L’Elemento Universale ( 1919)

- La  potenza spirituale della Materia (1919)

(fine prima parte)

Giovanni Fois

 

 
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AVVICINIAMOCI A TEILHARD

Post n°161 pubblicato il 29 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera

(segue da Post precedente)

Parte seconda: LE LETTERE

Uno degli strumenti piu’ indispensabili per scoprire l’evoluzione interiore dell’anima religiosa e  sacerdotale di Pierre Teilhard de Chardin è la lettura delle lettere.

Purtroppo la traduzione italiana non e’ completa; ma diamo citazione di tutto quanto e’ stato pubblicato in Italia  in questo settore dell’opera teilhardiana:

-Lettere dall’Egitto 1905-1908  Morcelliana 1966

Lettere da Hastings e da Parigi 1908-1914  Morcelliana 1967

Genesi di un pensiero. Lettere dal fronte  1914-1919  Feltrinelli 1966

Lettere di viaggio 1923-1955  Feltrinelli 1962

Blondel e Teilhard de Chardin. Corrispondenza commentata da H. de Lubac  Borla 1968

Convergere in altro. Lettere a Leonine Zanna  Il Saggiatore 1969

Realizzare l’uomo. Lettere inedite 1926-1952 Il saggiatore 1974

Lettere ad un amico scienziato Gribaudi Editore 1968

Una delle piu ’importanti raccolte  epistolari teilhatrdiane e che non ha sncora trovato un editore pronto  Mi riferisco a:

Lettre intimes de Teilhard de Chardin à  Auguste Valensin, Bruno de Solages, Henri de Lubac  Aubier Parigi 1974

:Lettre familieres de Pierre TeilhaRD DE Chardin mon ami 1948-1955 a cura di Pierre Leroy ed  edite da Le Centurion 1976

Un’altra grossa mancanza e’ la non traduzione del “ Journal” edito in tedesco  da Walter Verlag in tre volumi  che raccolgono i quaderni  che coprono il periodo 1915-1920 (’ il primo volume che contiene gli scritti e i disegni dei quaderni dal n..1 al n. 5 che coprono il periodo  1925-1919 e’ stato pubblicato in francese da Fayard)

I quaderni del periodo 1925-1944 sono rimasti in Cina mentre gli ultimi quaderni, dal 1944  al 1955  ed altro materiale utile per il dibattito su Teilhard sono in possesso della Compagnia di Gesu’ a Chantilly.

Ci sono due importanti libri che  trattano degli appunti redatti da Teilhard nei ritiri spirituali di ; anch’essi molto utili per scoprire l’uomo di fede. Sono:

Pierre Teilhard de Chardin:  Notes de retraites 1919-1954  opera edita da Seuil

Jacques Laberge : Pierre Teilhard de Chardin e Ignace deLoyolo. Lee notes de  retraite 1919-1954 edito da Desclee de Brouwer1971

(fine seconda parte)

Giovanni Fois

 

 

 
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AVVICINIAMOCI A TEILHARD

Post n°162 pubblicato il 29 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera

(segue da post precedente)

Parte terza : come approfondire alcuni temi

Metodo:

Il Fenomeno umano, da  pag.29 a 36 (nell’edizione de Il Saggiatore 1968) e  da   pag. 27 a pag.31 (nell’Edizione Queriniana 1995)

L’Avvenire dell’uomo ( Ed. Il Saggiatore, Opere vol. Vi)

                    - Note sul progresso

                    - La grande opzione  

                   - Vita e Pianeti 

La Scienza di fronte a Cristo (Ed:Il Segno dei Gabrielli, cit)

                   - Scienza e Cristo ovvero analisi e sintesi

L’Avvenire dell’Uomo

Il Fenomeno umano  da pag 315 a pag 340 ( nell’Ed. Il Saggiatore, cit) e da pag. 219 a pag. 233 ( nell’Ed. Queriniana, cit)

L’Apparizione dell’Uomo ( cit.)

                   - La struttura filetica del Gruppo zoologico umano 

                   - La singolarita’ della specie umana

                    - L’Avvenire dell’Uomo  (tutto)

L’Energia umana (Ed. Il Saggiatore,Opere 11  1984 e Pratiche Editrice 1997

                   - Significato e Valore costruttivo della sofferenza  

                   - Abbozzo di un Universo personalista  

L’Attivazione dell’energia nell’umanita’ (Ed. IJl Segno dei Gabrielli 2004)

                   - La Convergenza dell’Universo

                  - Trasformazione e Prosecuzione nell’Uomo del meccanismo dell’Evoluzione

Il posto dell’Uomo nella natura ( Ed. Il Saggiatore, Opere vol. 11) . Vedere capitolo V.           La formazione della noosfera

L’Energia Umana e la sua attivazione verso il Punto Omega:

Il Fenomeno Umano,  da pag. 341  a pag 392 (nell’Ed. Il Saggiatore,cit.); dapag 237 a pag 270 (nell’Ed. Queriniana, cit.)

L’Apparizione dell’Uomo (Ed Il Saggiatore,Opere 10 1979)

                      -  La Singolarita’ della specie umana

L’Energia Umana, tutta l’opera (ed.Il Saggiator,Opere  11)

L’Attivazione dell’energia nell’umanita’ tutta l’opera( Ed.Il Segno dei Gabrielli, cit.) specialmente :

                     - Universalizzazione e Unione 

                     - Le condizioni psicologiche dell’Unificazione umana,

                     - Il Gusto di vivere,,

                     - La Riflessione sull’Energia

                     - L’Energia dell’Evoluzione

                     - L’Attivazione dell’energia umana

                     - Barriera della morte e co-riflessionee

La Scienza di fronte a Cristo  (Ed. Il Segno dei Gabrielli, cit.)

                    - Salviamo l’Umanita’ 

(fine terza parte

Giovanni Fois

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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AVVICINIAMOCI A TEILHARD

Post n°163 pubblicato il 29 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera

(segue post precedente)

Apologetica:

Il Fenomeno Umano da pag.393 a pag. 406 (nell’Ed. Il Saggiatore, cit.), da pag.271 a pag. 278 (nell’Ed. Queriniana, cit.)  Cfr  l’Epilogo. Il Fenomeno cristiano

 

.L’Avvenire dell’Uomo, cit.

                   - Lo Spirito Nuovo 

L’Energia Umana (Le due ediz.cit.)

                  - Lo Spirito della Terra

                  - Abbozzo di un universo personalista 

                   - L’Energia Umana 

L’Attivazione dell’Energia nell’umanita’ (cit)

                  -Abbozzo di una dialettica dello Spirito

La Scienza di fronte a Cristo (Ed. Il Segno dei Gabrielli, cit. )

                   -  Note sul Cristo Universale 

                   - Il Cristianesimo nel Mondo

                   - Qualche riflessione sulla conversione del Mondo

                   - Cattolicesimo e Scienza

Morale e Mistica:

 

 

L’Energia Umana (le due opere cit.)

 

                   - L’Energia Umana  pag 180 a pag191

L’Ambiente Divino   (le due opere cit.). Tutta l’opera

 

La Scienza di  fronte a Cristo (cit)

 

                  - Sul valore religioso della ricerca

                   - Ricerca, Lavoro, Adorazione

Il Cristiano oggi:

 

L’Ambiente Divino ( le due opere cit.)  Tutta l’opera

 

Le Direzioni dell’Avvenire (Ed. SEI 1996)

 

                  - Riflessioni sulla felicita’

                  - Il senso umano

                   - L’Evoluzione della castita’

                  - La parola attesa

                  - Note sulla nozione di perfezione cristiana

                  - Come io vedo

                  - Alcune annotazioni “per vederci chiaro” sull’essenza del   sentimento  mistico

Inno dell’Universo (ed, Queriniana, cit.)

                  - La Messa sul Mondo

                  - Il Cristo nella Materia

                  - La  Potenza spirituale della materia

Il Cuore della Materia (ed. Queriniana,cit.)

                 - Il Cuore della Materia

                 - Il  Cristico

Altro

                 - Forma Christi

                 - Le condizioni psicologiche della unificazione umana

                 - Come io credo

                 - Dominio del Mondo e Regno di Dio

                 - Barriera della morte e co-riflessione

                 - Qualche riflessione sulla conversione del mondo

                 - Sulle basi possibili di un credo umano possibile

                  - Il cuore del problema

Natura e grazia:

 

                - Abbozzo di una dialettica dello Spirito  ( vedi L’Energia Umana, cit.)

                - Note sul Cristo Universale (La Scienza di fronte a Cristo ,cit)

                - Cristianesimo ed Evoluzione (Come io Credo, cit.)

                - Come io vedo (Le direzioni dell’Avvenire, cit.)

                - Tre cose che io vedo ( idem)

               - Sulle basi possibili di un credo umano comune ( L’Avvenire dell’uomo, cit.)

Opere in lingua italiana su Teilhard uomo di fede

Henri de Lubac : Il Pensiero religioso di Padre Teilhard de Chardin, Morcelliana 1967

Henri de Lubac : La preghiera di Padre Teilhard de Chardin, Morcelliana 1965

Ursula King :  Cristo in tutte le cose,  Ed. Messaggero2001

Canevaro ,Marchesi: Teilhard de Chardin figlio d’obbedienza, Ave 1965

Giovanni Sapienza : Sintesi in Cristo.Omega. L’evoluzione spiritualizzante nel pensiero  di Teilhard de Chardin , ILA Palma 2003

Kessler,  Brown:   La spiritualita’ di Teilhard DE Chardin, Cittadella 1972

Henri de Lubac:  Teilhard e il nostro tempo, Marietti 1969

Henri de Lubac Teilhard de Chardin, missionario del nostro tempo,  Morcelliana 1967

Vuilleumier Colombano: Cristo in Teilhard de Chardin , Editrice Esperienze  1966

Robert Faricy: Teilhard de Chardin, la dottrina spirituale,  Ancora 2000

Renè Vuilleumier: Cristo Cosmico, pro-manuscripto 1983

Robert Hale:  Il Cosmo e Cristo, Istituto Stensen1972

Elena Cortellese Platania : Cristo nella Materia, Ediz. Dehoniane 1968

Autori var :i Il Messaggio spirituale di Teilhard de Chardin, Centro Studi San Fedele 1965

Faricy, Rooney : Il Dio in tutte le cose. Spiritualita’ e preghiera in Teilhard de Chardin Ed. Paoline 2003

J. Carles,- A. Dupleix :Teilhard de Chardin Mistico e Scienziato, Ed.Paoline 1998

Roberto Bagnulo : Fenomeno umano e ambiente divino, Il problema del male in Teilhard de Chardin,  Clinamen 2001

Georges Crespy: Il pensiero teologico di Teilhard de Chardin, Borla 1963

Ferdinando Ormea :Teilhard de Chardin. Guida al pensiero scientifico e religioso Vallecchi  2 voll. 1968

Fabio Mantovani: Dizionario delle opere di Teilhard de Chardin, Il Segno dei Gabrielli, 2006

Da ultimo due opere fondamentali per lo studio della Cristologia teilhardiana, però in lingua francese:

P; Shellenbaum : Le Chriust dans l’Energetique teilhardienne, Ed. du Cerf  1971

Attila Szekeres:  Le Christ cosmique de Teilhard de Chardinm  Ed. du Seui)

(fine Post)

Giovanni Fois  Centro di Documentazione Teilhard de Chardin

 

 

 

 

 
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CON TEILHARD ESPANDI L'INTELLETTO E LA COSCIENZA

Post n°164 pubblicato il 29 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

LO SVILUPPO DELLA PERSONALITA’ SECONDO TEILHARD

 

 

Gli studiosi e gli esperti di Teilhard hanno finora poco osservato che prima di intraprendere l’esplorazione del fenomeno umano, Teilhard ci invita (o ne fa un pre-requisito) ad espandere l’intelletto e la coscienza.  Teilhard invita il lettore ad un processo di auto trasformazione mediante sette nuovi “sensi”, al fine di comprendere l’ampiezza del fenomeno umano nel quadro del suo contesto evolutivo.

E’ un invito al cambiamento individuale, ad abbandonare gli usuali e ben stabili modi di pensare, di percepire e di interpretare.  Così Teilhard invita all’azione per una completa trasformazione personale.

I sette sensi dell’intelletto proposti nel fenomeno umano, che consentirebbero di comprendere il vasto quadro dell’evoluzione, sono;

1- Un senso di immensità spaziale che ammette ogni cosa., dal subatomico al supergalattico e tutto ciò che vi sta in mezzo, come un’immensità nella quale possiamo seguire con le nostre menti le linee e i raggi che portano a noi da ogni oggetto, comunque lontano, racchiuso o interiore.

2- Un senso di profondità o un senso del tempo che oltrepassa gli stretti limiti degli eventi appena passati e della storia reale, i quali condizionano la percezione della  nostra intera vita.  Tale senso ci renderebbe capaci di intuire le sequenze senza fine del tempo, che stanno al di là della scala di riferimento umana, e di comprendere le sequanze e gli eventi di miliardi di anni di durata e di svolgimento.

3- Un senso del numero, il quale denota interdipendenza e interazione con la “sconcertante moltitudine di elementi materiali e viventi dimostra attraverso ogni movimento e cambiamento”.  Ciò equivale all’espressione con un filo d’erba non può essere strappato senza il tremolre di una stella; ossia che il più semplice atto si riflette su miriadi di cose attorno ad esso.

4- Un senso di proporzioni, che riconosce nella nostra ragione livelli su livelli di organizzazione dell’universo, ciascuno esplicitamente la sua unica propria realtà:  il mondo dei quarks e degli atomi con le sue leggi ed interazioni, il mondo dei minerali e dei cristalli, il mondo degli animali e delle piante, il mondo dell’uomo con le sue uniche leggi ed interazioni, ecc… il tutto esteso dal micro ai macrosomi.

5- Un  senso di qualità che riconosce determinate fasi nuove nello sviluppo evolutivo e la  completa perfezione ed eccellenza in ciascuno di esse, pur senza isolarne o bloccarne il processo o senza “rompere” l’unità fisica del mondo.

6- Un senso del movimento che percepisce, al di sotto dell’apparente immobilità, lentezza e ripetitività del mondo, uno sviluppo in atto, che avverte la spinta interna e la potenza esplosiva nel senso di un irresistibile movimento verso la creazione di novità evolutive.

7- Un senso dell’organico che “scopre i legami fisici e l’unità strutturale al di sotto delle giustapposizioni delle successioni e delle moltitudini” attraverso i quali lo sviluppo naturale di ogni processo e di ogni struttura è visto come un organico e autentico fenomeno, parte dall’ecologia naturale dell’universo.

La necessità, suggerita da Teilhard, di un nuovo modo di “vedere” ponendo a fuoco i nostri occhi, è piuttosto in contrasto con gli esercizi psicologici che predominano in Occidente.  Negli ultimi decenni il mondo Occidentale è stato invaso da una miriade di tecniche e di metodi per lo sviluppo della personalità, per la crescita o trasformazione, per l’espansione della coscienza per la realizzazione delle proprie capacità potenziali, per divenire ricco, forte, saggio e felice. Sono tecniche e metodi  alloctoni, provenienti dal vicino e lontano Oriente, oppure autoctoni, risultato della stessa mentalità Occidentale e di ricerche sulla crescita, la gioia e la felicità.

Con pochissime eccezioni significative, questi metodi sono centrati sul personale, come espressione particolare della tendenza “io-mio-me” così diffusa negli anni ’60 e ’70.

L’invito di Teilhard a sviluppare i “sette sensi” consentono di vedere le cose in modo nuovo, con una visione dilatata del”continuum” spazio-tempo.

L’accresciuta comprensione del personale e, nello stesso tempo,  la nuova importanza dell’individuale come parte del fenomeno dell’uomo nel processo di convergenza e completamente evolutivo, conducono dallo “sforzo personale” allo “sforo umano”.

In realtà essi convergono e<scoprono un nuovo significato, il tutto all’interno del fenomeno umano.  Ciò è illustrato da un relativo processo di integrazione e di avanzamento evolutivo verso l’unione del punto Omega, stimolato – come lo concepisce Teilhard in una delle  più complesse nozioni del fenomeno – dell’interazione di due energie: l’energia tangenziale e l’energia radiale.

 

JANIS ARNOLD ROZE

 

(in IL FUTURO DELL’UOMO n.3 estate 1981)

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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