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Un anno con tredici lune

Post n°522 pubblicato il 23 Maggio 2007 da bippy

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Tutto il cinema di Fassbinder penso andrebbe visto e rivisto: la sua visione  tragica riesce a farci riflettere sul  dolore dell'esistenza.Nella drammatizzazione -e teatralizzazione della nostra vita, in questo raccontare, si  riesce a guardarla più in profondità e a coglierne aspetti mai visti prima. Non si riflette mai abbastanza...

Un anno con tredici lune..(1978)

Questo film contiene tutto il pessimismo del regista tedesco. E' la tragica storia degli ultimi cinque giorni di vita di un transessuale che per amore aveva abbandonato moglie e figlia, si era fatto operare a Casablanca ed aveva dedicato tutto se stesso all'uomo che amava, dal quale invece riceverà solo disprezzo. Il messaggio è chiaro: non c'è felicità o speranza per chi è diverso. Il film è comunque uno dei più belli di Fassbinder, anche se vi lascia angosciati e disperati (ma forse questo dimostra che il film riesce ad arrivare dove voleva).

In ogni secolo gli anni con tredici lune sono sei. Sono anni che suscitano profondissime crisi nei tipi emotivi. Il 1978 è stato uno anno con tredici lune. Ed è proprio l'anno in cui si svolgono a Francoforte gli ultimi cinque giorni di vita di un transessuale, Elwin Weishaupt, divenuto Elvira in seguito a un'operazione fatta a Casablanca. Abbandonato da bambino in un orfanotrofio, perché illegittimo, Elwin da adulto era diventato macellaio nel mattatoio di Francoforte, si era sposato, aveva avuto una figlia. Questa è la sua famiglia che non abbandonerà mai affettivamente, anche dopo l'operazione di Casablanca. L'uomo per il quale ha subito l'operazione è Anton Seitz, un ebreo, sopravvissuto ai lager e divenuto potente con la speculazione edilizia e con la prostituzione organizzata. Ora Seitz è lontano e non pensa più all'amica. L'unico conforto di Elvira è una prostituta, Zora la rossa. Seguendo i pressanti consigli della sua ex sposa, Irene, Elwin-Elvira si mette sulle tracce di Seitz, lo incontra e ne subisce il cocente disprezzo. Ad Elvira rimane solo Zora. Vorrebbe ritornare a vivere nella sua famiglia, con la sposa Irene e con la figlia. Ma ormai è troppo tardi. Si sente un respinto da tutti. Solo la morte non può opporgli un rifiuto... e termina la sua vita col suicidio.

 
 
 
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