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Messaggi del 25/09/2005

Messaggio N° 1641 25-09-2005 - 08:20

Le meteore della nostra vita

Quante volte è capitato che una persona incrociasse la vostra strada, condividesse con voi momenti della vostra vita e poi all’improvviso ... puff ... come per magia scomparisse nel nulla, quasi come se non fosse mai esistita; quante volte vi siete chiesti “chissà dov’è ora .. come sta “, il perché del suo allontanamento o semplicemente lo avete accettato senza troppe domande.


Insomma, quante “Meteore” avete incontrato ??


Ieri non so per quale strano motivo ho cominciato a pensare a questo, ho pensato a tutte le persone che ho conosciuto e che per un motivo o per un altro non ho visto più. Penso che tutti, almeno una volta nella vita, hanno vissuto questa esperienza.


Del resto è naturale che alla crescita di una persona contribuiscano molte altre e che queste stesse persone “si allontanino” durante il percorso … però, nonostante siano delle “Meteore”, esse comunque contribuiscono alla nostra formazione, sia caratteriale che psicologica, e fanno parte, con la loro positività o negatività, delle cosiddette “esperienze di vita”.


Qualche volta ci ricapita di incrociarle sulla nostra via , ma è difficile viverle come facevi prima, forse semplicemente perché non si ha più la stessa testa (da entrambe le parti ovviamente); siamo cambiati .. siamo cresciuti e chissà, forse anche un pò maturati (si spera).


Ognuno di noi porta con sè il suo piccolo bagaglio, leggero o pesante che sia, che lo porta a vedere le cose in maniera diversa, non siamo più quella “tabula rasa” dove tutto e tutti hanno scritto qualcosa; abbiamo vissuto, abbiamo commesso degli errori, abbiamo imparato da essi ed ora cerchiamo di non farne altri.. o almeno ci proviamo.


Quindi, in definitiva, per ciò che siamo oggi dobbiamo ringraziare anche loro, anche se qualcuno magari li rimproverebbe (ehehehh) …perciò .. grazie Meteore!!


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Articolo pubblicato da: jannab

Messaggio N° 1640 25-09-2005 - 08:12

Ambiente

Digiland vi segnala il Forum
"Pianeta Terra: Allarme rosso"
per discutere di questo argomento!



Il mondo contemporaneo è chiamato a fronteggiare il deterioramento dell’ambiente e l’esaurimento delle risorse naturali. L’attualità del dibattito trova giustificazione nei gravi danni che le attività umane infliggono all’ambiente e nei problemi talora drammatici di inquinamento che si manifestano sia a livello locale che globale. Sino alla vigilia della rivoluzione industriale, l’umanità poteva essere considerata ancora in sostanziale equilibrio con la biosfera. A partire dal XVIII secolo, la situazione è mutata radicalmente per il concomitante effetto di alcuni eventi di portata mondiale, quali la rivoluzione industriale che ha aumentato a dismisura il potere di trasformazione dell’ambiente; l’esplosione demografica che ha favorito l’espansione dell’umanità e la colonizzazione delle immense regioni del Nuovo Mondo … Ma l’aspetto che appare più evidente risiede nella rapidità dei cambiamenti: in passato le trasformazioni ambientali procedevano lentamente e ciò permetteva il contemporaneo riequilibrio ambientale; oggi, i tempi dell’economia e delle trasformazioni ambientali da essa indotte sono sempre più brevi e sempre meno compatibili con quelli dei processi naturali.


Nel 1997 si è svolta a Kyoto una Conferenza nella quale si era concordato un protocollo di impegni, recepito nella Conferenza di Buenos Aires del 1998 nel corso della è stata firmata una convenzione che impegna i paesi industrializzati a ridurre, entro il 2012, le proprie emissioni di gas serra del 5% rispetto al livello del 1990. Queste emissioni gassose nell’atmosfera contribuiscono a creare la minaccia di un rapido global warming (riscaldamento del pianeta), mettendo in atto l’effetto serra. In base alle attuali stime, entro il 2100, il riscaldamento globale potrebbe provocare uno scioglimento dei ghiacci polari e un aumento del livello del mare da mezzo metro a poco più di due metri. Le conseguenze per l’umanità sarebbero catastrofiche: cinque milioni di chilometri quadrati di terre tra le più ricche e popolose del pianeta, abitate da almeno un miliardo di persone, verrebbero sommersi e le spese per la costruzione di difese, dighe o argini, e i danni per l’economia, sarebbero incalcolabili.


La realizzazione di uno sviluppo sostenibile impone radicali mutamenti nell’attuale modo di produrre e di consumare, nei valori e negli obiettivi della società, nonché nei meccanismi dominanti i processi decisionali. È una sfida per l’umanità di questo nuovo millennio, un cambiamento storicamente paragonabile ad altri grandi mutamenti della storia, come la rivoluzione agricola del Neolitico e la rivoluzione industriale iniziata due secoli fa.


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Articolo pubblicato da: GENOVESE80

Messaggio N° 1639 25-09-2005 - 08:02

Virgilio, il poeta mago

Quando si comincia a parlare della storia di Napoli è inevitabile che il punto di partenza sia Publio Virgilio Marone, quasi come se ci si trovasse davanti alla rappresentazione perenne di un mito. Virgilio trascorse nella città partenopea buona parte del suo tempo anche se dalla popolazione locale venne accolto come un mago più che un poeta. Il giovane scrittore alla città di Roma dove tornava malvolentieri, preferì la quiete della collina di Posillipo. In nessuna epoca archeologi ed esperti di storia dell’arte sono riusciti a scoprire reperti o a darci notizie sicure sulla villula di Posillipo nella quale Virgilio si stabilì come ospite di Sirone. Non se ne conosce l’esatta ubicazione, ma si sa che era frequentata da numerosi discepoli, fra i quali il poeta Vario Rufo e dall’altro filosofo epicureo Filomeno di Gadara.. Di sicura collocazione - anche se non tutti sono d’accordo nell’identificarlo come sepolcro del poeta - è invece la sua tomba, che proprio secondo la sua volontà si trova lungo la strada verso Pozzuoli. Si tratta di un monumento di età augustea posto sulla sommità di un piccolo monte. Dove attualmente si trova una grossa quercia un tempo vi era un albero d’alloro che, si diceva, attingesse la sua forza vitale dalle ceneri stesse del poeta.


L’antica leggenda popolare dell’alloro trova conferma nella traduzione dal latino della lapide posta accanto al sepolcro scritta da Sebastiano Bartoli nel 1688:


Mantova mi generò, la Calabria mi rapì alla vita,
ora mi trattiene Napoli. Cantai i pascoli, i campi e gli eroi.
Ecco le mie ceneri: l’alloro che qua è la fiorisce
sul suolo di Posillipo fa corona alla mia tomba.
Se pure la tomba rovinasse, le ceneri, generatrici
di alloro, custodiranno qui in eterno il ricordo di Marone.


L’alloro della leggenda è dunque il segno magico di Virgilio sulla collina di Posillipo. L’uomo che era nato sotto il simbolo dell’albero caro ad Apollo (sempre secondo la leggenda sua madre, prossima al parto, sognò di generare un ramo di alloro che al contatto con la terra mise radici e crebbe all’istante assumendo la forma di un albero maturo, ricco di frutti e fiori) giaceva ora sotto di esso, anzi era lui stesso trasmigrato in qualche modo nell’albero delle fronde d’oro, trasferendo le sue capacità magiche alle stesse foglie ed alla corteccia dell’albero. Racconta la tradizione, infatti, che chiunque volesse ottenere una grazia particolare doveva masticare qualche foglia dell’albero del santo, pianta dalla forza vitale inesauribile e per ogni foglia strappata ne rinasceva subito una nuova è più bella.


La venerazione per la tomba virgiliana ha sfidato i secoli ed è giunta fino ai nostri giorni. Agli inizi del secolo, le foglie dell’albero del poeta (anche se sostituite da una più “volgare” quercia) erano richieste persino dagli italiani d’America.


Nel corso dei secoli la storia ci ha fatto conoscere il Virgilio poeta delle Egloghe, delle Georgiche e dell’Eneide, mentre la tradizione popolare ci ha - al contrario - mostrato un Virgilio che ha prodigato alla città diletta fra tutte, i miracoli del suo potere magico.


Egli abitava sulla sponda del mare, dove si incurvava il colle di Posillipo, ma errava ogni giorno per le campagne di Baia e Cuma. Amava girare per le colline che circondavano Partenope, fissando nella notte le stelle lucide e parlando loro con il suo strano linguaggio; egli errava sulle sponde del mare tenendo l’orecchio all’armonia delle onde, quasi che esse dicessero a lui parole misteriose. Allora – si dice- che la città era molestata da un gran numero di mosche, mosche che si moltiplicavano in così grande numero e davano fastidio, da farne fuggire i tranquilli e felici abitanti. Virgilio, per rimediare a così grave sconcio, fece fare una mosca d’oro e dopo fatta, le diede vita con parole magiche; la mosca d’oro cominciò a volare, di qua e di là, ed ogni mosca vera che incontrava, faceva morire. Così in poco tempo furono distrutte tutte le mosche che affliggevano la bella città di Napoli. Altro miracolo fu quello delle paludi, che con la loro aria malsana producevano febbri, pestilenze ed altre morie. Virgilio le asciugò e in poco tempo sorsero case e giardini e l’aria divenne più pura che mai. Giovandosi del suo potere infinito, un giorno salì sopra una collina e chiamò alla sua obbedienza i venti ed ordinò al Favonio, che spirava nella città nel mese di aprile e col suo caldo soffio bruciava le piante e i fiori, di mutare direzione: e la flora primaverile crebbe più bella e rigogliosa. Nel quartiere di Napoli – chiamato oggi Pendino – sembra annidasse un temibile serpente che aveva già strozzato molti che l’avevano combattuto. Chiamato Virgilio in soccorso, egli si avviò da solo nel luogo dove il serpente si annidava e con formule magiche lo addormentò per l’eternità. Da allora nessun altro rettile fuoriuscì dalle caverne e cloache della città. O ancora il miracolo dei cavalli colpiti da un morbo mortale; Virgilio fece fondere un cavallo di bronzo, ed ogni cavallo malato che faceva tre giri intorno alla statua veniva incredibilmente guarito.


Dunque Virgilio, poeta o mago? Nonostante la favolosa tradizione lo delinea nelle cronache delle magia, vi è solo un Virgilio, ed è proprio il poeta. E’ forse la più grande magia è stata la poesia del suo spirito, con le sue lunghe peregrinazioni nella natura, dove egli acquisì un amore profondo per i campi che si stendevano all’infinito sotto il sole, dei prati verdeggianti, dei boschi oscuri e silenziosi della sua Campania Felice (Felix). Il poeta che cerca ed interroga ogni angolo della natura; il poeta che parla alle stelle tremolanti di raggi nelle notti estive; il poeta che ascolta il ritmo del mare in un luogo incantevole, lontano dal clamore (l'etimo di Posillipo è "pausa"). Insomma il poeta che ha descritto il mondo napoletano originariamente pastorale, pervaso da una nota di dolce e sfumata malinconia, congeniale alla sua personalità altrettanto dolce e malinconica.


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Articolo pubblicato da: ros1970


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