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POMPEI

Post n°1095 pubblicato il 25 Giugno 2016 da blogtecaolivelli

Edifici ludici

L'Anfiteatro
Erano molteplici le attività di intrattenimento dei pompeiani: spettacoli di gladiatori nell'anfiteatro, spettacoli culturali come commedie, poesie o musica nei teatri, bagni, massaggi e ginnastica nelle strutture termali, combattimenti ed allenamenti militari nelle palestre e svago sessuale nei lupanari.

L'Anfiteatro di Pompei fu costruito tra l'80 ed il 70 a.C. ed, in seguito, ristrutturato dopo il terremoto del 62: risulta essere uno dei più antichi, nonché uno dei meglio conservati al mondo ed aveva una capienza di circa ventimila persone. All'esterno presenta un ordine inferiore ad archi ciechi, realizzati in opera incerta, mentre l'ordine superiore presenta archi a tutto sesto. L'arena è in terra battuta ed è divisa dalla platea da un parapetto altro circa due metri, che, prima dell'eruzione, era affrescato con immagini di lotte tra gladiatori; la cavea è divisa in tre zone, destinata ai diversi ceti sociali degli abitanti della città e l'intero complesso disponeva di un velarium che veniva utilizzato per proteggere gli spettatori dal sole o dalla pioggia. L'anfiteatro fu inoltre lo scenario di una violenta rissa tra pompeiani e nocerini, nel 57, che portò a numerosi feriti ed alla perdita di diverse vite umane: a seguito di questo evento, il senato decise di chiudere l'edificio per dieci anni, ma il provvedimento fu poi annullato dopo il terremoto del 62.

Il Teatro Grande
Il Teatro Grande fu costruito durante l'epoca sannita e subì nel corso degli anni numerosi rifacimenti: realizzato in opus incertum, con una tipica architettura greca, era in grado di ospitare circa cinquemila spettatori. La zona dell'orchestra è disposta a forma di ferro di cavallo, la cavea è divisa in tre ordini e tutta la struttura poteva essere coperta da un velarium; la scena fu ricostruita dopo il terremoto del 62, in opera laterizia ed era decorata con marmi e statue, mentre lo sfondo voleva imitare un palazzo principesco. Il Teatro Piccolo, chiamato anche Odeion, fu costruito intorno all'80 a.C. ed era in grado di ospitare un pubblico di circa milletrecento persone: al suo interno venivano declamate poesie e si svolgevano spettacoli musicali. La struttura ricorda quella del Teatro Grande, con pianta semicircolare: la cavea divisa in due parti, con le gradinate decorate da talamoni, mentre l'orchestra è pavimentata in marmo. Il Quadriportico dei Teatri fu costruito intorno all'80 a.C. ed era utilizzato come foyer per gli spettatori del Teatro Grande; a seguito del terremoto del 62 venne riconvertito in palestra per gladiatori e lungo le mura perimetrali, dove prima era un colonnato, fu aggiunto un secondo piano, utilizzato come alloggio per i combattenti e luogo per gli allenamenti: durante la sua esplorazione furono trovati diversi cadaveri tra cui un bambino di pochi giorni posto in una giara ed una matrona con un grosso quantitativo di gioielli.

Affresco delle Terme Suburbane

Le Terme Stabiane erano il complesso termale più antico della città: risalivano infatti al IV-III secolo a.C. ed avevano subito nel corso degli anni numerosi rifacimenti. Nella parte est, divisi in due sezioni, per uomini e donne, sono l'apodyterium, il frigidarium, il calidarium e il tepidarium, oltre alle fornaci: tutta la pavimentazione era completamente riscaldata; a nord è posta una latrina, mentre ad ovest una piscina. Si conservano raffigurazioni in stucco, tipiche del quarto stile, di soggetti mitologici e personaggi pompeiani. Le Terme del Foro, costruite intorno all'80 a.C. seguivano come modello quelle Stabiane ma offrivano prezzi più vantaggiosi: possedevano un apodyterium, un frigidarium, un tepidarium, riscaldato con un braciere, un calidarium ed una palestra porticata; le decorazioni sono in stucco e raffigurano per lo più figure mitologiche e partizioni geometriche. Le Terme Centrali, nei pressi di Via di Nola, erano un complesso termale ancora in costruzione al momento dell'eruzione: mancavano infatti le fornaci, così come il giardino, la piscina e la palestra non erano stati ancora sistemati; nei pressi dell'ingresso principale sono presenti due piccoli ambienti che avrebbero dovuto servire da biglietteria e guardaroba. Le Terme Suburbane erano di proprietà privata e furono costruite nel I secolo a.C., fuori le mura della città: oltre ai normali ambienti avevano anche una piscina calda ed una fredda, quest'ultima ornata da una finta grotta da cui sgorgava acqua; interessante l'affresco in quarto stile dello spogliatoio, ossia sedici pannelli raffiguranti scene erotiche, tra cui uno con protagonista due donne, unico esempio nella pittura romana.

La Palestra Grande fu costruita in sostituzione della Palestra Sannitica, durante il periodo augusteo, ma fu notevolmente danneggiata dal terremoto del 62, tant'è che al momento dell'eruzione non era utilizzata. Ha una pianta rettangolare e misura centoquaranta metri di lunghezza per centotrenta di larghezza: il perimetro è interamente porticato con colonne ioniche, eccetto il lato est, mentre al centro del piazzale è posta una piscina con un fondo inclinato in modo tale da potere avere diverse profondità che andavano da un minimo di sessanta centimetri ad un massimo di due metri; presente anche una latrina. La Palestra Sannitica risale al II secolo a.C. ma perse d'importanza a seguito della costruzione della Palestra Grande. Originariamente aveva dimensioni maggiori rispetto a quelle attuali: infatti, a seguito del terremoto del 62, parte della struttura fu distrutta per eseguire i lavori di ampliamento del vicino tempio di Iside: ha una pianta trapezoidale, con colonnato su tre lati ed al suo interno, durante l'esplorazione, fu ritrovata una copia della statua raffigurante il Doriforo di Policleto.

Dei circa venticinque lupanari che esistevano a Pompei, il Lupanare della regio VII, era l'unico costruito con la precisa funzione di ospitare prostitute: si tratta di una struttura su due livelli, costruita poco prima dell'eruzione del 79. Sia il piano inferiore che quello superiore contano cinque stanze, anche se le camere del secondo piano sono di maggiori dimensioni: sulle porte d'ingresso sono gli affreschi erotici del tipo di prestazione sessuale svolta in quella stanza e si possono riscontrare inoltre duecento graffiti, per lo più nomi di prostitute e clienti.

Templi

Il tempio di Apollo
La maggior parte delle strutture sacre di Pompei furono costruite tra il III ed il II secolo a.C. e poi notevolemente ampliate a seguito della dominazione di Lucio Cornelio Silla: al momento dell'eruzione erano quasi tutte in ristrutturazione o ricostruzione a seguito del terremoto del 62.

Il Tempio di Apollo è uno dei più antichi di Pompei: fu infatti costruito tra il 575 e 550 a.C. e restaurato prima nel II secolo a.C. e poi a seguito del terremoto del 62[3]; la struttura è circondata da un quadriportico in tufo, con colonne in stile ionico e trabeazione dorica.La scala d'accesso immette sull'alto podio, dove è posta la cella, pavimentata con pietre policrome; nel cortile sono poste le statue di Apollo e Diana nelle sembianze di arcieri, oltre ad un altare risalente all'80 a.C. ed una meridiana costruita probabilmente in età augustea.

Il Tempio Dorico risale alla prima metà del VI secolo a.C. e dopo numerose ristrutturazioni fu gravemente danneggiato dal sisma del 62 e conseguentemente abbandonato. Così chiamato in quanto costruito in stile dorico, era circondato da colonne ed al centro era posta la cella; del tempio rimangono dei capitelli, dei gradini del basamento ed una base sul quale erano probabilmente venerete le divinità di Atena ed Ercole, così come testimoniato dal ritrovamento di un'epigrafe.

Il tempio di Venere

Il Tempio di Asclepio, così chiamato a seguito del ritrovamento di statue in terracotta che si rifacevano al personaggio della mitologia greca, è anche denominato di Giove Meilichio, appellativo utilizzato soprattutto nell'antica Grecia, per il culto della divinità connessa a riti segreti e dell'oltretomba. Situato nei pressi della via Stabia, è stato costruito intorno al III-II secolo a.C.; è costituito da un portico ed un cortile, al centro del quale è posta un'ara in tufo, mentre il piedistallo sul quale venivano poggiate le statue per il culto è racchiuso in una cella sostenuta da colonne con capitelli corinzi.

Il Tempio di Iside, realizzato nel II secolo a.C. e restaurato a seguito del terremoto del 62, fu esplorato tra il 1764 ed il 1766; la struttura è costituita da un portico, nel quale si aprono diversi ambienti di servizio, un pozzo ed un purgatorium, mentre al centro è il pronao, realizzato con quattro colonne facciali e due laterali, dove in due nicchie erano poste le statue delle divinità Anubi e Harpokrate, mentre nella cella più larga era posto il basamento dov'era poggiata la statua di Iside: tutto il tempio aveva decorazioni in quarto stile, oggi conservate al museo archeologico di Napoli.

Il Tempio di Giove, situato nei pressi del foro, risale al II secolo a.C. ed è così chiamato per il ritrovamento della testa di una statua appartenente a Giove, anche se l'intero complesso era dedicato alla Triade Capitolina, ossia agli dei Giove, Giunone e Minerva. Il tempio poggia su un alto podio, restaurato tra il 13 e il 47 ed è caratterizzato da due ordini di colonne; la cella aveva una pavimentazione in pietra policroma, disposta ad opus scutulatum.


Decorazione dell'ara del tempio di Vespasiano
Il Tempio di Venere fu costruito a seguito della conquista di Lucio Cornelio Silla e dedicato alla dea della bellezza in quanto sia protettrice del generale romano, sia della città. Edificato su un collinetta tufacea, rivolto verso il mare e il fiume Sarno, il tempio doveva essere uno dei più belli di Pompei: composto da un portico decorato in marmi e poggiante su un podio in tufo, è stato completamente spogliato, facendone risultare difficile ogni interpretazione.

Il Tempio della Fortuna Augusta fu sicuramente costruito dopo il 13 a.C., al ritorno a Roma di Augusto dopo le spedizioni di conquista, per celebrare le imprese dell'imperatore: fu edificato per volere di M. Tullius. Realizzato con colonne e capitelli in ordine corinzio, aveva una cella, preceduta da colonne, nella quale era posta la statua della Fortuna e diverse nicchie con le statue della famiglia imperiale e dello stesso Tullius.

Il Santuario dei Lari Pubblici fu probabilmente eretto a seguito del terremoto del 62 come dono verso gli dei, irati con la città e per questo punita con il terribile evento sismico; secondo altri invece il tempio è precedente al 62 e dedicato alla famiglia imperiale. La struttura è composta da un parete perimetrale, in opus reticolatum e incertum, che in principio doveva essere rivestita di marmi, ma mai completata a seguito del sopraggiungere dell'eruzione del 79: la parete presenta nicchie e colonne, mentre al centro è posto l'altare per i sacrifici.

Il Tempio di Vespasiano o Aedes Genii Augusti fu probabilmente un tempio dedicato al primo imperatore romano, Ottaviano Augusto e, di volta in volta, dedicato ai successivi imperatori, fino a Tito Flavio Vespasiano: al momento dell'eruzione il tempio era o in costruzione o in restauro. Nel cortile è posto un altare in marmo bianco, decorato con la scena di un sacrificio di un toro; segue poi il podio, a cui si accede tramite due scale laterali, sul quale è posta la statua dell'imperatore.

Il Tempio di Mefite risale al III secolo a.C. ed era appunto dedicato a Mefite, in quanto è stato ritrovato materiale votivo in suo onore; l'edificio, collocato nella parte sud di Pompei, è di epoca sannita e presenta portici e cisterne.

Necropoli

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Necropoli di Pompei.
Come stabilito dalle leggi romane, le tombe dovevano essere costruite al di fuori delle mura cittadine e così, in prossimità delle porte di Pompei, sorgono diverse necropoli. La necropoli di Porta Nocera è quella di maggiori dimensioni e la più importante, con tombe sia ad esedra che ad edicola: tra tutte, le più imponente, è quella Eumachia, fatta costruire dalla sacerdotessa di Venere per sé e per i suoi familiari. Edificata tra il 17 ed il 37 d.C., la tomba è a esedra, in opera cementizia e rivestita di tufo: presenta delle nicchie dove erano poste le statue ed un fregio figurato. Nella stessa zona sono inoltre presenti altre due tombe ad edicola, risalenti all'età repubblicana, dove la cella funeraria era ornata con le statue dei defunti. Altre necropoli di grandi dimensioni sono quelle di Porta Ercolano, che sorgeva lungo la strada che portava a Villa dei Misteri e quella del Fondo Pacifico, nei pressi dell'anfiteatro. Nella necropoli di Porta Vesuvio è la tomba a sedile semicircolare in tufo di Arellia Tertulla, la tomba di Septumia, moglie di un duoviro, realizzata in opera incerta, con base in tufo e la tomba di un giovane ventiduenne, C. Vestorius Priscus, addetto alla cura delle strade e dell'ordine pubblico, decorata con stucchi a rilievo di menadi e satiro, mentre le pareti interne sono affrescate con scene di caccia, di lotte di gladiatori e scene di vita del defunto. La necropoli di Porta Nola è composta da tre tombe: quella di M. Obellio Firmo, dove nel recinto era posta una stele, sulla quale poggiava l'urna cineraria in vetro, mentre le altre due tombe, una di Aesquilia Polla e l'altra di N. Herennius Celsus sono di tipo ad esedra e quest'ultima è caratterizzata da una colonna ionica con vaso marmoreo.

Urbanistica

Porta Marina
La città di Pompei è circondata da un cinta muraria di tremiladuecentoventi metri, nella quale si aprono sicuramente sette porte più una ottava, Porta Capua, dall'esistenza incerta. In un primo momento le mura erano di dimensioni ridotte e realizzate con blocchi di lava e pappamonte; in seguito vennero ampliate e fu costruita una doppia cortina parallela riempita con pietre e terra battuta. Durante l'epoca sannita fu costruito un terrapieno intorno alla città, mentre, nel III secolo a.C., furono costruite nuove mura in calcare di Sarno e tufo grigio di Nocera, con contrafforti e torri a distanze irregolari, dodici per la precisione, nei punti più esposti della città, ossia nella parte nord: interessante è la Torre di Mercurio, a due piani, con una scala interna, nella quale sono ben visibili i colpi delle catapulte, scagliate da Lucio Cornelio Silla. Fu proprio a seguito della conquista di Silla che le mura divennero inutili e furono in parte abbattute o integrate a nuovi edifici.


Immagine d'epoca della Via Stabiana
Porta Nocera fu costruita nel IV secolo a.C. e risale quindi all'epoca sannita ed è così chiamata poiché da essa partiva la via che conduceva a Nuceria Alfaterna: simile a quella di Stabia e di Nola, ha un vano con volta a botte, dove era posta la porta, un corridoio con due bastioni alle estremità ed era realizzata con blocchi di calcare. Porta Ercolano, conosciuta anche con il nome di Porta del Sale, si apriva sulla strada che portava verso Ercolano e la parte nord del golfo di Napoli; fu costruita dopo la conquista di Silla ed è decorata con stucchi: nelle sue vicinanze sorge una necropoli. Porta Marina, nonostante la sua imponenza, simile ad un bastione, era una delle meno frequentate e conduceva al mare: si presenta con due fornici ad arco a tutto sesto ed una volta a botte in opera cementizia; oggi è la porta che dà l'accesso al sito archeologico. Porta Nola fu costruita intorno al III secolo a.C. da Vivio Popidio, così come testimoniato da un'iscrizione in lingua osca rinvenuta sulla porta: realizzata in tufo, con una volta a botte, ha la chiave di volta decorata con una scultura raffigurante la testa di Minerva; all'esterno una piccola area funeraria. Porta Vesuvio si trova all'estremità nord del cardine ed era una delle più interessate dagli scambi commerciali: al momento dell'eruzione era in completo rifacimento e nelle sue vicinanze si ergono tre torri, poste a difesa della città. Porta Stabia, posta nella parte sud del cardine, era la più antica ed una delle più trafficate: da essa infatti si giungeva al porto sul fiume Sarno. Porta di Sarno si trova al termine di Via dell'Abbondanza ed è la peggior conservata tra tutte le porte, in quanto ha perso quasi del tutto la sua conformazione originale.

L'antica Pompei seguiva lo schema urbanistico della tipiche città romane, anche se il Foro non era posizionato esattamente all'incrocio del cardine con il decumano. Via dell'Abbondanza è il decumano inferiore ed è così chiamata per il ritrovamento di un bassorilievo, posto su di una fontana pubblica, raffigurante la Concordia Augusta, erroneamente definita come l'Abbondanza: la via conserva ancora la sua pavimentazione originale ed è costeggiata da due marciapiedi; questa inizia dal Foro per terminare a Porta Sarno, toccando diversi importanti edifici della città come le Terme Stabiane e l'Anfiteatro. Da Via dell'Abbondanza, che era la strada principale di Pompei, si aprono diverse strade secondarie, come la Via dei Teatri, che conduce alla zona dei teatri e del Foro Triangolare. Il decumano superiore è invece rappresentato dall'unione della Via delle Terme, Via della Fortuna e Via di Nola e comincia dalle Terme del Foro, per terminare alla Porta di Nola. Il cardine è delineato dall'unione di Via del Vesuvio con la Via Stabiana ed andava dalla Porta Vesuvio fino alla Porta di Stabia, da dove si proseguiva per il porto

Cultura di massa

Il romanzo Gli ultimi giorni di Pompei
Sia gli scavi di Pompei, che la storia dell'eruzione che ha coinvolto la città, sono stati al centro di numerose opere artistiche come dipinti, romanzi, mostre, film, fiction e documentari.

Uno dei più celebri dipinti ispirati all'eruzione del Vesuvio è Gli ultimi giorni di Pompei, dipinto fra il 1827 e il 1833 dal pittore russo Karl Pavlovič Brjullov, a sua volta ispirato dall'omonima opera di Giovanni Pacini.

Tra i romanzi principali quello del 1834 di Edward Bulwer-Lytton, intitolato Gli ultimi giorni di Pompei, uno del 1852 scritto da Théophile Gautier ed intitolato Arria Macerella, una serie di romanzi per bambini scritti da Caroline Lawrence ed intitolati I misteri romani ed ancora, un altro chiamato Pompei e scritto da Robert Harris nel 2003, il quale narra le vicende di un dipendente dell'acquedotto del Serino: nella storia compaiono anche Plinio il Vecchio, Plinio il Giovane e viene fatto riferimento alla piscina mirabilis di Bacoli. Riferimenti a Pompei vengono fatti anche nel primo libro del Cambridge Latin Course dove viene raccontata la storia di un uomo residente a Pompei, Lucius Caecilius Iucundus, vissuto durante il periodo di Nerone e Vespasiano, morto, insieme alla sua famiglia, a seguito dell'eruzione del Vesuvio del 79.

Tanti i titoli di film che si sono ispirati al romanzo di Edward Bulwer-Lytton e tutti chiamati Gli ultimi giorni di Pompei: quello del 1900 diretto da Walter R. Booth, quello del 1913 diretto da Mario Caserini, quello del 1926 diretto da Carmine Gallone, ed ancora, uno del 1935 diretto da Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack, uno del 1950 diretto da Marcel L'Herbier e Paolo Moffa e uno del 1959 in principio diretto da Mario Bonnard e poi concluso da Sergio Leone, girato tra Madrid e gli studi di Cinecittà a Roma; dello stesso titolo è inoltre una miniserie del 1984, mentre un'altra chiamata Pompei è stata realizzata nel 2007 per la regia di Giulio Base e protagonisti Lorenzo Crespi ed Andrea Osvárt. Pompei inoltre è ambientazione di una puntata della serie animata de I Simpson, intitolata Il Bob italiano, dove la famiglia si reca in visita alle antiche rovine; nella serie Doctor Who, nell'episodio Il Fuoco di Pompei, i protagonisti scoprono che l'eruzione è stata causata per evitare un'invasione aliena.

Diversi i documentari girati all'interno degli scavi: numerosi quelli per programmi di divulgazione scientifica italiana come Superquark ed Ulisse, uno realizzato da Channel 5 nel quale venivano riprese le varie fasi di un'indagine archeologica, ed ancora uno dalla BBC, dal titolo Pompei: l'ultimo giorno, dove viene descritta la vita, seppur inventata, di alcuni personaggi realmente esistiti e vissuti tra Pompei, Ercolano e le varie località del golfo di Napoli: vengono narrate inoltre le vicende di Plinio in Vecchio ed il Giovane, di due gladiatori, di una donna incinta e di una famiglia.

Dopo una visita a Pompei nel 1769, il compositore Wolfgang Amadeus Mozart, rimasto estasiato dalla bellezza del tempio di Iside, compose Il flauto magico; nel 1971 l'anfiteatro è stato utilizzato dal gruppo dei Pink Floyd per un concerto senza pubblico, da cui è stato tratto un film documentario dal titolo Pink Floyd a Pompei.

In un luna park della Virginia, il Busch Gardens Williamsburg, è stata realizzata un'attrazione acquatica chiamata Escape from Pompeii che prevede il viaggio su un battello attraverso la ricostruzione delle rovine della città pompeiana.

 
 
 
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