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« HOMO SAPIENS.....I Neanderthal..... »

LA VITA DEI NEANDERTHAL.....

Post n°1779 pubblicato il 13 Dicembre 2018 da blogtecaolivelli

FONTE: LE SCIENZE.

CITAZIONI RIPORTATE INTEGRALMENTE.

I Neanderthal sono spesso presentati

come una specie che viveva un'esistenza

violenta e piena di pericoli. Ma un confronto

tra i crani di Neanderthal e quelli di esseri

umani moderni vissuti in Eurasia in epoca

preistorica non rivela alcuna prova che fra

di essi vi fosse un tasso di traumi maggiore

rispetto ai nostri diretti antenatidi Marta

Mirazón Lahr / Nature

paleontologiaantropologiaLe lesioni fanno

parte della vita quotidiana, da un graffio

sulla pelle a un osso rotto fino a un trauma

fatale. E anche se molte lesioni sono

accidentali, altre possono essere una

conseguenza del comportamento, dell'attività

o delle norme sociali di un individuo o di un

gruppo, caratteristiche che ci parlano delle

società, delle tensioni e dei rischi presenti

all'interno e tra i diversi gruppi.

In un articolo su "Nature", Beier e colleghi

forniscono ora una serie di dati che sfidano         

la diffusa opinione che tra le popolazioni                       

Le storie di feriti e di morti sono sempre al

centro dei notiziari. Ma al di là della nostra

attrazione per le vicende di singoli individui,

queste informazioni sono interessanti anche

per ciò che ci dicono sulle nostre società.

Tuttavia, per capire appieno cosa potrebbe

determinare l'attuale grado di violenza,

dobbiamo gu  essi che modellano le

tendenze e le capacità comportamentali,

sociali e cognitive.

Gli antropologi studiano i resti scheletrici

per ricostruire aspetti di vite antiche,

costruendo una "osteobiografia" che mette

in luce una parte della storia della vita di un

individuo. Gli scheletri conservano - sotto

forma di fori, superfici deformate,

disallineamenti ossei e fratture secondarie

che si irradiano da un punto d'impatto -

una firma dei traumi che hanno portato alla

frattura, al taglio o alla perforazione delle

ossa anche dopo che le ferite sono guarite.

I Neanderthal con un'evidente lesione cranica

(© Science Photo Library / AGF)Nei fossili di

Neanderthal sono state spesso identificate

delle lesioni traumatiche, in particolare alla

testa e al collo, e questo ha fatto ritenere

che nelle popolazioni neanderthaliane le

lesioni scheletriche fossero più frequenti

che nelle popolazioni umane moderne.

Ma non è così, secondo Beier e colleghi,

che hanno analizzato le descrizioni pubblicate

di Neanderthal e di crani fossili umani moderni

trovati in Eurasia fra 80.000 a 20.000 anni fa

circa. Confrontando il numero di crani con

ferite e non nei reperti di Neanderthal e di

umani moderni, gli autori riferiscono livelli

di trauma cranico simili in entrambi i gruppi.

La forza delle analisi di Beier e dei colleghi

sta nella progettazione dello studio.

Invece di confrontare i dati dei Neanderthal

con quelli di popolazioni umane più recenti o

viventi, come hanno fatto studi precedenti,

gli autori hanno basato i loro confronti su

esseri umani che non solo hanno condiviso

con i Neanderthal aspetti dell'ambiente in

cui vivevano, ma la cui documentazione

fossile avesse anche un livello di conservazione

simile.

I ricercatori hanno analizzato i dati relativi

a 114 crani di Neanderthal e 90 crani di umani

moderni, annotando i dati su 14 ossa craniche

(le principali) e raccogliendo informazioni che

andavano da quelle su un singolo osso, nei

fossili mal conservati, a quelle relative a tutte

e 14 le ossa nei fossili meglio conservati.

In totale, gli autori hanno registrato l'incidenza

dei traumi in 295 ossa di Neanderthal e 541

ossa di umani moderni. Hanno anche raccolto

altre informazioni, come la percentuale di ciascuna

delle 14 ossa conservatesi per ciascun individuo,

oltre a dettagli come il sesso, l'età alla morte e

la posizione geografica del fossile.

Beier e colleghi hanno condotto due serie

di analisi statistiche - una basata sulla presenza

o assenza di traumi in ciascuna delle ossa craniche,

l'altra sui singoli crani fossili considerati nel loro

complesso - per verificare se ci fossero differenze

statisticamente significative tra la prevalenza di

traumi nei fossili di Neanderthal e in quelli umani.

Hanno inoltre valutato se la prevalenza dei traumi

era legata al sesso o all'età, tenendo conto della

conservazione dei fossili, della posizione geografica

e dei possibili effetti di interazione tra le diverse

variabili. Le due analisi hanno dato risultati simili.

ne che i Neanderthal si siano affidati a

pericolose tecniche di caccia a distanza

ravvicinata, con armi come le lance qui raffigurate

(Cortesia Gleiver Prieto & Katerina Harvati)Più

completi sono i fossili, più è probabile che

abbiano conservato le prove di lesioni. Questo

potrebbe sembrare ovvio, ma è un problema

spesso ignorato in questi studi. Beier e colleghi

offrono così un modo per affrontare questo

tipo di distorsione nel materiale disponibile.

Una volta tenuto conto del grado di conservazione

dei fossili, la prevalenza di traumi prevista nei

Neanderthal e negli umani moderni è quasi la stessa.

Sia i maschi di Neanderthal che quelli umani

moderni mostrano una maggiore incidenza di

traumi rispetto alle femmine delle rispettive

specie, un andamento che rimane lo stesso

per gli esseri umani di oggi.

Un ultimo risultato intteressante è che,

sebbene le lesioni traumatiche fossero presenti

in tutte le fasce di età studiate, i Neanderthal

con un trauma alla testa avevano più probabilità

di morire prima dei 30 anni rispetto agli umani

moderni. Gli autori interpretano questo risultato

come una prova che, rispetto agli umani, da

giovani i Neanderthal riportavano più lesioni,

o che avevano più probabilità di morire dopo

essere stati feriti.

Lo studio di Beier e colleghi non invalida le

precedenti stime sui traumi tra i Neanderthal,

ma offre un nuovo quadro di riferimento per

l'interpretazione di questi dati, mostrando

che il livello dei traumi fra i Neanderthal non

era straordinariamente più elevato rispetto

a quello dei primi esseri umani vissuti in Eurasia.

Ciò implica che il tasso di traumi neanderthaliano

non richiede spiegazioni particolari e che il

rischio e il pericolo erano parte della vita dei

Neanderthal tanto quanto lo erano del nostro

passato evolutivo.

Lo studio si aggiunge al crescente numero

di prove che i Neanderthal avevano molto in

comune con i primi gruppi umani. Tuttavia,

la scoperta che i Neanderthal potrebbero

aver subito traumi in età più giovane rispetto

agli umani moderni, o che avevano un maggiore

rischio di morte in seguito alle lesioni, è

affascinante, e potrebbe essere una chiave

di lettura del perché la nostra specie ha avuto

un vantaggio demografico rispetto ai Neanderthal.

Questa è l'ultima parola sull'argomento?

La risposta è no. Beier e colleghi hanno

valutato solo i traumi cranici. E' possibile

che i Neanderthal subissero più lesioni in altre

parti del corpo rispetto agli umani moderni?

Ci sono dati che suggeriscono che potrebbe

essere così. Inoltre, sebbene le analisi degli

autori dimostrino la forza di uno studio ben

progettato basato su grandi campioni, i dati

usati sono stati registrati da molti ricercatori

e a vari livelli di dettaglio, aumentando la

possibilità di errori metodologici.

Infine, le cause delle lesioni potrebbero

fornire alcuni squarci sul comportamento,

sulle attività o sulle norme sociali del passato.

Dalla forma, dalla posizione e dall'estensione

delle lesioni traumatiche negli scheletri e da

caratteristiche quali l'affilatura dei bordi delle

fratture o il grado di guarigione delle lesioni,

talvolta è possibile stabilire la causa più

probabile di un trauma; per esempio, se la

lesione è dovuta a un incidente di caccia, a

violenze interpersonali o a conflitti tra gruppi.

Inoltre, la sopravvivenza dopo un grave

trauma potrebbe indicare che la persona

ferita è stata curata da membri della sua

società. Stabilire la probabilità di ciascuno

di questi scenari per i Neanderthal e per i

primi esseri umani moderni continuerà senza

dubbio a sfidare gli scienziati per molti anni.

--------------------------
Marta Mirazón Lahr insegna paleoantropologia

all'Università di Cambridge, dove dirige anche

il Duckworth Laboratory, che ospita importanti

collezioni di resti scheletrici di primati umani

e non umani.           

 
 
 
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