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IL DESERTO DEI TARTARI , FILM

Post n°1786 pubblicato il 17 Dicembre 2018 da blogtecaolivelli

                            
Il deserto dei Tartari (film)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il deserto dei Tartari è un film del 1976,

diretto da Valerio Zurlini, tratto dal

romanzo omonimo di Dino Buzzati.

È stato l'ultimo film diretto da Zurlini.

Trama

L'ufficiale Giovanni Battista Drogo,

appena nominato sottotenente

dell'esercito imperiale di una nazione

imprecisata (potrebbe però essere

l'Impero Austro-ungarico riconoscibile

dalle uniformi e dalle bandiere), viene

comandato alla Fortezza Bastiano

(mentre nel romanzo di Buzzati il nome

è Bastiani), un inaccessibile e remoto

avamposto militare, dove una nutrita

guarnigione di soldati e ufficiali ha il

compito di sorvegliare la frontiera

desertica che separa l'impero da una

misteriosa ma minacciosa popolazione:

i Tartari.

L'ufficiale si lascerà presto assimilare a

quei rigidi rituali militari che animano

quotidianamente la fortezza e i suoi

occupanti e ne determinano comportamenti

e relazioni, nell'attesa di un evento eroico

e glorioso, di un'invasione, di una battaglia

finale dalla quale ognuno potrà ricavare

gloria e prestigio.

Il tenente Drogo trascorrerà alla fortezza

tutta la sua vita nella attesa vana di una

minaccia che si concretizzerà proprio nel

momento in cui, anziano, stanco e malato,

dovrà abbandonare per sempre la

guarnigione mentre ingenti rinforzi e

nuove truppe, inviate dalla capitale,

risaliranno le mulattiere che conducono

alla Fortezza Bastiano per combattere i

Tartari, che finalmente avranno attraversato

il deserto e attaccato l'impero.

Produzione

Alcuni registi (Antonioni, Jancsó) avevano

progettato un'opera cinematografica basata

sul romanzo di Buzzati, ma non avevano dato

corso alla realizzazione per le inevitabili

difficoltà sia di tipo narrativo, sia di tipo

economico. La situazione si sbloccò grazie

a Jacques Perrin, che si impegnò personalmente

nella ricerca di finanziamenti, e soprattutto

grazie alla fortunosa scoperta, nell'Iran sud-

orientale, dell'antica fortezza di Arg-e Bam,

che sarebbe diventata l'ambientazione del film.


L'arrivo di Giovanni Drogo alla fortezza


La città, patrimonio dell'umanità UNESCO,

fu poi quasi completamente distrutta dal

terremoto che colpì l'Iran nel dicembre del

2003, causando più di 40.000 vittime.

Alcune scene aggiuntive furono tuttavia

girate a Bressanone, in Alto Adige, e nella

zona di Campo Imperatore, in Abruzzo,

mentre gli interni furono creati a Cinecittà.

Differenze fra romanzo e film

Questa voce non è neutrale!

La neutralità di questa voce o sezione

sull'argomento film è stata messa in dubbio.

Motivo: Ricerca originale priva di fonti.

Si esprimono inoltre pareri personali.

Per contribuire, correggi i toni enfatici o di

parte e partecipa alla discussione.

Non rimuovere questo avviso finché la

disputa non è risolta. Segui i suggerimenti

del progetto di riferimento.

La vicenda narrativa segue quella del

Tenente Drogo buzzatiano; fanno eccezione

alcune rifiniture della sceneggiatura, come

ad esempio i tratti di alcuni personaggi

che risultano leggermente accentuati

rispetto alla vaghezza esistenziale del

romanzo (personaggi i cui nomi vengono

talvolta modificati).

L'inaccessibilità della fortezza, il suo

isolamento fisico ed esistenziale rimangono

centrali per tutto lo svolgimento del film, così

come l'idea della frontiera morta, del deserto,

della presenza di un nemico assente e

dell'inutilità del tempo. La vastità degli

ambienti e la coreografia delle immagini,

che si alternano tra gli esterni assolati o

crepuscolari e gli interni tenebrosi e ciechi

della Fortezza Bastiano (così viene indicata

nel film quella che nel romanzo è la Fortezza

Bastiani), esprimono l'immobilità corale

esattamente come nel romanzo in cui le povere

vicende umane, annullate dalla contemplazione

della vastità, hanno luogo.

Tuttavia, pur abbastanza fedele al romanzo

nello spirito e nei fatti narrati, il film se ne

discosta moltissimo da tutti e due i punti di

vista nel finale. Infatti, nel film Drogo muore

(o forse semplicemente si addormenta in

preda alla febbre) disperato e pieno di

rimpianti sulla carrozza che lo sta portando

lontano dalla fortezza verso la quale stanno

già galoppando i "Tartari". Il romanzo ha un

finale molto diverso: lasciata la fortezza

sulla carrozza Drogo osserva durante l

a prima parte del viaggio, altrettanto

sconvolto e amareggiato, il passaggio

sulla strada in senso contrario dei rinforzi

diretti alla fortezza. Tuttavia, giunta la

notte, deve pernottare in una locanda;

qui trascorre le ultime ore di vita sdraiato

nel letto nella notte acquistando pian piano

la consapevolezza che la battaglia, che

aveva aspettato tutta la vita alla fortezza

Bastiani ma che aveva perso all'ultimo

momento, si presentava ora in modo molto

diverso ma molto più importante sotto

forma dell'affrontare senza paura la morte.

Con la raggiunta consapevolezza di questa

battaglia decisiva e più importante da

combattere, Drogo muore riappacificato

con la sua storia, della quale ha finalmente

trovato un senso anche ultraterreno.

In nome di una maggiore concretezza

cinematografica, il regista colloca il deserto

dei Tartari ai margini (presumibilmente

settentrionali o orientali) dell'Impero austro-

ungarico, e fornisce ai protagonisti una

spiccata personalità ottocentesca. Questi

realismi sono assenti nel romanzo dello

scrittore bellunese, come in quasi tutta la

sua poetica; anzi, nel romanzo essi sono

volutamente resi ambigui e inefficaci.

Tuttavia c'è da dire che tale caratterizzazione

era praticamente obbligata nella trasposizione

da un'opera letteraria a forte contenuto

evocativo e simbolico, ad un'opera

cinematografica in cui i personaggi e gli

eventi devono necessariamente trovare

una collocazione visiva nei costumi e nella

cultura di una epoca storica. Il periodo storico

a cavallo tra Ottocento e Novecento era l'unico

che si prestava a rendere molti particolari

presenti nel racconto letterario (eserciti con

cavalli, armi da fuoco e cannoni, mitragliatrici

vecchio tipo e cannocchiali per l'osservazione).

Analogamente l'Impero austro-ungarico di

fine Ottocento-inizio Novecento era l'unica entità

storica che poteva giustificare molti particolari

del racconto, come l'ambientazione di un regno

europeo ma al contempo confinante con zone

insieme desertiche e montagnose (in questo

senso il cosiddetto e misterioso 'Stato del

Nord' proveniente da un luogo vasto e

desolato potrebbe così essere identificato

con l'Impero Russo che costituiva tutta la

frontiera orientale dell'Impero Asburgico

dalla Polonia al Mar Nero).

Comunque l'opera cinematografica inizia con

un evidente errore storico, quando l'inizio

dell'azione viene collocata nel mattino di

lunedì 2 agosto 1907. Innanzitutto il 2 agosto

1907 non era lunedì ma venerdì.. Inoltre, poiché

lo svolgimento del racconto copre quasi 25 anni,

la data sarebbe anacronistica perché la Prima

Guerra Mondiale (che avrebbe coinvolto

l'Austria contro tutti i suoi vicini) avrebbe

dovuto scoppiare a soli 7 anni dall'arrivo di

Drogo alla fortezza, e terminare con la sconfitta

11 anni dopo l'arrivo. Così, volendo cimentarsi

nell'esercizio di trovare date coerenti con un

lunedì 2 agosto, l'inizio del racconto dovrebbe

essere collocato nel 1869, 1875 o 1880. D'altra

parte solo il 1º anno sarebbe coerente con la

tecnologia presentata nel film che, alla fine del

racconto come all'inizio, prevede solo l'uso di

cavalli, carrozze e messaggeri a cavallo; ciò

sarebbe impossibile con le date d'inizio del

1875 o 1880 perché l'automobile data alla

fine dell'Ottocento e le comunicazioni via

radio all'inizio del Novecento.

Il film trascende la finzione e diventa metafora

kafkiana della vita, trascorsa senza altra

aspettativa che l'attesa della morte e quando

questa arriva, l'impossibilità a opporvisi.

 
 
 
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