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Post n°1908 pubblicato il 14 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

Fonte Le Scienze

07 dicembre 2018

Una simulazione al computer contro la mafia

Comunicato stampa - Ricercatori del Cnr-Istc

hanno sviluppato un modello virtuale sul

fenomeno malavitoso del pizzo, analizzando

e riproducendo la realtà di Palermo.

I risultati, pubblicati su Complexity, potrebbero

aiutare a individuare strategie efficaci nella

lotta alla mafia. Lo studio è stato realizzato

nell'ambito del progetto europeo Gloders sui

meccanismi di estorsionedi CNR

computer sciencescienze forensi

Roma, 7 dicembre 2018 -

Studiare in un laboratorio virtuale le dinamiche

che regolano la criminalità organizzata, e

utilizzare i risultati per elaborare nuove strategie

contro la mafia. È l'obiettivo di un recente

modello informatico sviluppato dall'Istituto di

scienze e tecnologie della cognizione del

Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-che

utilizza gli strumenti della simulazione sociale

per riprodurre al computer fenomeni complessi.

Lo studio, pubblicato su Complexity, è stato

realizzato nell'ambito del progetto europeo

Gloders, coordinato dall'Università del Surrey

in Gran Bretagna, che ha studiato i meccanismi

e le dinamiche di racket a livello europeo.

In Italia, i ricercatori del Laboratory of Agent-

Based Social Simulation (Labss) del Cnr-Istc si

sono concentrati sul pizzo, la forma di estorsione

con cui in Italia i proprietari di attività commerciali

sono costretti a versare una parte dell'incasso

alla mafia in cambio di 'protezione'.

Un'attività che, secondo Confcommercio, solo

in Sicilia porta alla criminalità organizzata oltre

un miliardo di euro all'anno, con una media del

70% dei commercianti coinvolti.

Il modello riproduce la realtà della città di Palermo:

a partire da fonti storiche e da interviste con

studiosi e magistrati, gli scienziati hanno

riprodotto virtualmente i meccanismi alla base

della raccolta del pizzo nel capoluogo siciliano.

"Abbiamo identificato quali attori principali del

modello i mafiosi, i commercianti, i cittadini, lo

Stato e le associazioni non governative come

Addiopizzo, da anni in prima linea contro la

criminalità organizzata in Sicilia, e che ha

condiviso la sua esperienza con i partner del

progetto Gloders", racconta Giulia Andrighetto

del Cnr-Istc, che ha coordinato lo sviluppo del

modello. "Confrontando i risultati di questo

esperimento artificialecon i dati reali raccolti a

partire dagli anni '80 a Palermo, è emersa una

corrispondenza tra modello simulativo e realtà".

I ricercatori hanno quindi utilizzato la simulazione

al computer per testare due linee di intervento

di contrasto alla mafia: una autoritaria e una dal

basso. "Nel primo approccio, ispirato alle strategie

di lotta alla mafia realmente messe in atto dallo

Stato a partire dagli anni '80, vengono intensificati

il controllo della polizia e applicate pene più severe

in tribunale: una strategia efficace ma costosa e

poco adattabile a eventuali cambiamenti interni

della mafia", continua Andrighetto.

Il secondo approccio, tipico delle associazioni

non governative, prevede invece una serie di

campagne di sensibilizzazione dei cittadini per 

renderli più coscienti dei danni economici ed etici

causati dalla mafia. "Anche in questo caso la

strategia si rivela solparzialmente efficace:

si verifica un notevole aumento delle denunce

di estorsione, seguito però da azioni di vendetta

e ritorsione da parte della mafia contro chi si

rifiuta di pagare, senza che ci sia una protezione

adeguata messa in atto dallo Stato.

Una raccomandazione di policy che emerge da

questo lavoro è che lo Stato deve assicurare

che le iniziative di cambiamento sociale dal basso

siano sostenute da un'azione legale e che tale

linea di intervento integrata sia portata avanti

fino a che il fenomeno non viene estirpato",

osserva la ricercatrice Cnr.

Il modello simulativo ha permesso così di

visualizzare 'in vitro' gli effetti di diverse strategie

di contrasto alla criminalità organizzata.

"Questo approccio computazionale può essere

applicato anche ad altri ambiti della criminalità,

per valutare i costi e l'efficacia degli interventi di

contrasto alle mafie e promuovere la diffusione di

norme sociali che favoriscano una cultura della

legalità", conclude Andrighetto. "In quest'ottica

siamo attualmente coinvolti nel progetto europeo

'Proton', coordinato dall'Università Cattolica di

Milano, dove stiamo sviluppando un modello per

capire i meccanismi di reclutamento nella

criminalità organizzata e nelle reti terroristiche".

 
 
 
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