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« Gabriel García MárquezCronaca di una morte annunciata »

L'autunno del patriarca

Post n°1938 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'autunno del patriarca ( di Gabriel García Márquez

è un romanzo pubblicato nel 1975 che narra la

storia del dittatore di uno stato caraibico, scritto

con uno stile innovativo che l'autore ricercò

apposta per distanziarsi dal colossale successo

del precedente Cent'anni di solitudine.

L'opera fu pubblicata in Italia da Feltrinelli

 per la prima volta nel 1975.

Trama

Il giorno della morte del dittatore che per

tempo immemorabile ha retto le sorti dello

stato, la folla dei cittadini irrompe nel palazzo

presidenziale e osserva attonita le innumerevoli

gabbie di uccelli, i fuochi di sterco che il generale

accendeva la notte, le vacche che pascolano nei

cortili. Già una volta il vecchio dittatore aveva

dato a credere di essere morto, quando il suo

sosia Patricio Aragonés era stato avvelenato

in un complotto. Incredibili festeggiamenti

avevano sconvolto il paese, i ministri e i militari

si erano riuniti per mettersi d'accordo sulla

successione; sul più bello però il dittatore era

tornato allo scoperto, la fedelissima Guardia

Presidenziale aveva dato l'assalto al palazzo

compiendo un massacro.

Da quel momento il presidente aveva regnato in

solitudine, assistito solo dagli elementi più fedeli.

Era arrivato al potere dopo il caos delle guerre

civili e la deposizione di un precedente dittatore,

quando si era imposto su tutti gli altri generali

signori della guerra. Strani incidenti avevano

poi falcidiato uno a uno i suoi rivali, finché gli

ultimi sei invitati alla pacificazione erano stati

trucidati insieme alle scorte dalla guardia

presidenziale. L'unico scampato era il generale

Saturno Santos, un indio delle montagne,

sfuggito a lungo alla caccia. Messo poi con le

spalle al muro aveva riconosciuto la supremazia

invincibile del Presidente, chiedendo e ottenendo

di lavorare al suo servizio. Era divenuto la sua

inseparabile guardia del corpo.

L'unica persona che abbia un'influenza

continuativa sul Presidente è sua madre

Bendición Alvarado, semplice donna del popolo,

come tra l'altro è il dittatore stesso; quando ha

cominciato a salire la piramide del potere non

sapeva né leggere né scrivere. Ogni giorno

nel pomeriggio si reca a trovare la madre

seguito da una scorta armata.

Per la verità un'altra donna entra furiosamente

nella sua vita, quando già si trova in età

avanzata: Manuela Sánchez, la Regina dei Poveri,

una ragazza dalla bellezza sovrumana che gli fa

perdere la testa. Il Presidente si presenta ogni

giorno dalla madre della ragazza con regali

sempre più stupefacenti. La giovane prova

ripugnanza per quest'uomo anziano che le

ha rovinato la vita: i suoi pretendenti sono

scomparsi, come pure le amiche, il quartiere

povero in cui viveva è stato ristrutturato e gli

abitanti cacciati, ogni giorno deve sopportare l

a corte del Presidente che si consuma d'amore.

Durante una notte all'improvviso, al culmine

dell'idillio del vecchio dittatore, Manuela Sánchez

svanisce nell'aria.

Quando sua madre Bendición Alvarado muore,

la devozione popolare e il servilismo nei confronti

del Presidente fanno sì che subito nascano

leggendo intorno ai miracoli compiuti dalla donna.

La gerarchia cattolica si rifiuta di riconoscerne la

validità ai fini della canonizzazione, e anche

Demetrio Aldous l'Eritreo, inviato dal Vaticano,

arriva a dimostrare che le presunte prove sono

solo truffe di persone interessate al traffico di

cimeli; ma per vendetta il Presidente confisca

tutte le proprietà della Chiesa e fa cacciare i 

religiosi dal paese, completamente nudi.

È durante queste operazioni che cade sotto

la malia di una novizia, Leticia Nazareno,

destinata a diventare sua moglie.

Visto il suo interesse, i servizi segreti la

fanno rapire e gliela consegnano nel letto.

Dopo una lunga resistenza, la donna cederà

alle sue pretese sessuali ma alla fine lo

convincerà a sposarla. Sarà lei a dargli un

erede, nominato subito alla nascita generalissimo,

e sarà la famiglia Nazareno a permeare tutto

lo Stato con corruzione, clientelismo e nepotismo.

Di tutto ciò il Presidente è consapevole, e

teme da un giorno all'altro di perdere la donna

che ama; infatti Leticia e il figlioletto vengono

sbranati al mercato da una torma di cani.

Per la ricerca e la punizione dei colpevoli, 

l'uomo si affida a Ignacio Sáenz de la Barra,

un aristocratico dall'aspetto raffinato e dai

modi terribili, che estende la repressione

a tutto il paese. Gli recapita periodicamente

sacchi di iuta pieni di teste mozzate,

costruisce prigioni segrete delle quali il Presidente

finge di non sapere nulla, incarcera e tortura finché

anche lui viene fatto letteralmente a pezzi

dalla folla esasperata.

Dopo i festeggiamenti per il centesimo anno

di potere, il Presidente è costretto a cedere

agli stranieri il mare come restituzione dell'enorme

debito estero. La sua esistenza si conclude in

solitudine, a età molto avanzata e all'improvviso,

lasciando increduli i sudditi per quella che

percepiscono come una fine di un'epoca:

Analisi

García Márquez inizia a scrivere il romanzo

subito dopo l'enorme successo internazionale

di Cent'anni di solitudine, ma l'idea originale di

un'opera incentrata sulla figura di un tiranno

caraibico risale a pochi giorni dopo la caduta

di Marcos Pérez Jiménez, dittatore del Venezuela

avvenuta il 23 gennaio 1958. L'autore si trova al

tempo a Caracas, tornato dall'Europa per lavorare

al giornale Momento; per documentarsi intorno a

quest'idea, nei mesi successivi legge decine di

biografie di dittatori latinoamericani, che gli lasciano

un'immagine germinale dalla quale nascerà il romanzo:

Il 21 marzo dello stesso anno García Márquez

sposa Mercedes Barcha Pardo, alla quale comunica

pochi giorni dopo, durante un volo aereo verso

 Barranquilla, la sua intenzione di scrivere un

romanzo su un dittatore.

Nel gennaio 1959 García Márquez assiste a L'Avana 

al processo al generale Sosa Blanco, e gli viene

l'intuizione di costruire il suo romanzo come il lungo

monologo di un dittatore destituito durante un

processo, ma si rende conto che in America Latina

i dittatori o muoiono di vecchiaia o fuggono o finiscono

ammazzati, non trascinati davanti alla giustizia.

In totale la gestazione del libro prende 17 lunghi anni;

una prima versione di 300 cartelle dattiloscritte,

che risale agli anni in cui l'autore vive in Messico,

viene abbandonata nel 1962.Il titolo è presente

da tempo nella mente dell'autore:

Dopo aver impiegato due decenni per arrivare

Cent'anni di solitudine, non vuole essere

condannato a rimanere a Macondo come la

stirpe dei Buendía.

La scrittura riprende a Barcellona e continua

fino alla pubblicazione, avvenuta contemporaneamente

per tre diverse case editrici a Barcellona, Bogotà

 e Buenos Aires, 500 mila copie di tiratura iniziale.

L'autore si prende ogni sorta di libertà stilistica;

non solo con la sintassi (lunghissimi periodi pieni

di subordinate che compongono anacoluti interminabili),

ma anche con il tempo narrativo: ci sono interi

paragrafi senza punti né virgole nei quali si mescolano

diversi punti di vista che disorientano il lettore:

Il personaggio del Presidente non ha le

caratteristiche di nessuno dei molti dittatori che si

avvicendano nei paesi dell'America Latina, e

neppure di Francisco Franco ancora al potere in

Spagna quando il romanzo viene pubblicato;

è un personaggio letterario a tutto tondo, che

incarna la banalità del male;in grado di suscitare

non solo repulsione ma anche compassione per

la solitudine del potere, rappresenta forse ciò

che sarebbe diventato il colonnello Aureliano

Buendía se avesse vinto le guerre civili raccontate

nella parte centrale di Cent'anni di solitudine. I

n fondo anche il Presidente vive sospeso

nell'immobilità di un tempo stagnante, in un

lungo autunno che l'autore descrive in un

romanzo i cui confini sono dilatati fino a fagocitare

e assimilare elementi propri della poesia,

nell'accurata scelta dei vocaboli e degli accenti,

nella musicalità, nella sonorità e plasticità di una l

ingua che è il punto d'approdo di un genere

alluvionale e meticcio a partire già da Cervantes.

A proposito di questo romanzo, la critica ha

parlato di un libro "barocco", definizione che non

è fuori luogo se si intende definire il rifiuto di García

Márquez di rinchiudere la realtà nei limiti del realismo,

il suo modo di aggredire una materia letteraria non più

ordinata, chiusa, cartesiana bensì frammentata,

ubiqua, "rabaleisisana":così come barocco è il tempo

del racconto, che non è né matematico né assoluto

bensì indistinguibile dal concetto di spazio, nel

senso che intendeva Wilhelm Hausenstein:

"L'essenza del barocco è la contemporaneità

delle sue azioni".

È per questa ragione che il tempo di L'autunno del

patriarca ruota intorno a una serie di cerchi concentrici,

ognuno dei "capitoli" in cui è suddiviso inizia con la

scoperta del corpo esanime del Presidente nel suo

enorme palazzo, e poi invece di procedere in linea

retta si sviluppa senza direzione, vivace e capriccioso

in una continua serie di anticipazioni e rimandi.

 
 
 
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