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Un entanglement tra migliaia di atomi ultrafreddi

Post n°1986 pubblicato il 28 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

 

27 aprile 2018

Un entanglement tra migliaia di atomi ultrafreddi

Tre studi pubblicati su "Science" segnano un

punto di svolta per lo sfruttamento dell'entanglement

a fini pratici: questo fenomeno quantistico è

stato dimostrato per un gra

 scienceGli esperti già la chiamano la seconda

rivoluzione quantistica. Dopo la prima grande

stagione di scoperte pionieristiche dei primi decenni

del Novecento e le conoscenze seguite per tutto

un secolo, i tempi sembrano maturi per applicare

queste conoscenze a fini pratici, nelle tecnologie

del calcolo automatico, delle telecomunicazioni e

dei sensori.

La svolta arriva da una sempre maggiore capacità

di manipolare e controllare gli oggetti del micromondo

con un'elevata precisione e stabilità nel tempo.

La riprova di questa nuova fase delle applicazioni

quantistiche si può avere sfogliando le pagine di

"Science" che questa settimana pubblica ben tre

articoli sull'argomento, frutto di altrettante ricerche

indipendenti. Cuore della ricerca, in tutti e tre i casi,

è lo sfruttamento del fenomeno quantistico

 

dell'entanglement.

Il termine si riferisce alla possibilità, grazie a un'opportuna

preparazione sperimentale, di mettere in correlazione tra

loro gli stati quantistici di sistemi microscopici, siano

essi fotoni, atomi o altre particelle.

Ora, questa correlazione ha una caratteristica

straordinaria, che non mancò di sconvolgere molti grandi

fisici tra cui Albert Einstein: se si conduce una misurazione

quantistica su una delle due particelle, questa fa

"collassare" lo stato della particella su un dato valore.

E corrispondentemente, fa collassare lo stato della

seconda particella su un altro valore, correlato al primo.

Questo fenomeno di precipitazione coordinata dei

sistemi quantistici avviene in modo istantaneo, anche

se apparentemente non c'è stata alcuna comunicazione

tra i due. E il dato ancora più sorprendente è che

il fenomeno vale anche se tra le due particelle viene

interposta una distanza arbitraria, al punto che a

questa comunicazione istantanea è stato attribuito

un nome mutuato dalla fantascienza: teletrasporto

quantistico.

Un entanglement tra migliaia di atomi ultrafreddi

Illustraizone dell'entanglement tra due

particelle (Science Photo Library RF / AGF)

Dopo molti decenni di riflessioni teoriche su come

avrebbe potuto manifestarsi, il teletrasporto

quantistico è stato dimostrato sperimentalmente

a partire dalla fine degli anni novanta, con

sistemi microfisici sempre più vari e sempre

più complessi, tanto da alimentare una serie

di studi su come sfruttare il teletrasporto, per

esempio, per far comunicare tra loro le unità di

base di un ipotetico computer quantistico, in cui

sistemi di dimensioni atomiche o molecolari

possono sostituire i componenti elettronici dei

computer convenzionali.

Una delle difficoltà maggiori in questo campo di

ricerca è che l'entanglement è una proprietà

estremamente delicata e volatile.

La sua generazione richiede operazioni estrema-

mente precise e livelli di rumore molto bassi.

Ci sono generalmente due approcci per l'entanglament.

Il primo richiede la capacità di controllare ciascuna

particella e di metterla in entanglement con un'altra

con interazioni appropriate. Usando questa strategia,

i fisici sono riusciti, per esempio, a realizzare stati

entangled di un massimo di 10 fotoni e 20 ioni.

Il secondo approccio riguarda il confinamento

delle particelle e l'applicazione di operazioni globali

controllate al fine di farle interagire collettivamente

ed evolvere in uno stato entangled.

Questa idea è stata usata per intrappolare migliaia

di atomi nei condensati di Bose-Einstein, uno stato

di materia mantenuto a temperature estremamente

basse in cui tutti gli atomi si comportano collettivamente

come se fossero un'unica entità fisica.

In questo secondo caso, il numero di particelle coinvolte

è enorme ma la mancanza di controllo sulle singole

entità implica che si tratta di un approccio difficilmente

applicabile ai compiti di informazione quantistica.

I tre studi pubblicati da "Science" hanno usato tutti il

secondo approccio dimostrando un passo importante

verso un maggiore controllo sull'entanglement che

viene prodotto. In ciascun caso gli autori hanno

prodotto una nube di atomi ultrafreddi e li hanno

successivamente separati, dimostrando poi l'esistenza

dell'entanglement tra le due nubi più piccole seguendo

tre approcci diversi.

Nel primo articolo, Matteo Fadel, dell'Università di Basilea,

in Svizzera, e colleghi, hanno utilizzato alcune centinaia

di atomi di rubidio-87.

Karsten Lange della Leibniz Universität ad Hannover,

in Germania, e colleghi, autori del secondo articolo,

hanno utilizzato un campione di ben 20.000 atomi di

rubidio-87, riuscendo a indurre l'entanglement su circa 5000.

Nel terzo articolo, Philipp Kunkel, dell'Università di

Heidelberg, in Germania, e colleghi, hanno utilizzato

sempre atomi di rubidio-87 arrivando a 11.000 atomi

tutti entangled.

I tre articoli dimostrano dunque la flessibilità dei

condensati di Bose-Eistein nella generazione e nella

rilevazione dell'entanglement con campioni di atomi

di diverse dimensioni, da alcune centinaia a diverse

migliaia. Al di là degli aspetti tecnici, si tratta di una

pietra miliare per le possibilità applicative.

 
 
 
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