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Sul libero arbitrio....
Post n°2038 pubblicato il 23 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze 2. Senza il libero arbitrio, non hai alcuna responsabilità delle tue azioni. concezione "divisa" della personalità (raccogliendo informazioni ed elaborandole) ed esegue le azioni (atti sulla base dei risultati). Se le tue azioni sono problematiche per gli altri, tu sei la fonte del problema e gli altri prenderanno misure per risolvere il problema. Non è che abbiano molta scelta... Se il risultato dei tuoi processi cerebrali rende difficile la vita di altri, sarai tu a essere incolpato, recluso, mandato in psicoterapia o preso a calci. E' del tutto irrilevante che la tua elaborazione difettosa delle informazioni sia o meno inscritta nelle condizioni iniziali dell'universo; la questione rilevante è ciò che ti porterà il futuro, se altri cercano di sbarazzarsi di te. La parola "responsabilità" è uno specchietto per le allodole, perché è tanto mal definita quanto inutile. Non bisogna dire alla gente che non ha il libero arbitrio, perché pregiudica le regole di una società moralmente giusta. Questo equivoco si fonda sui primi due e sull'idea che senza il libero arbitrio la gente non ha ragione di riflettere sulle proprie azioni e tenere conto del benessere altrui. Questo, naturalmente, è sbagliato. L'evoluzione ci ha dotato della capacità di stimare l'impatto futuro delle nostre azioni e la selezione naturale ha preferito coloro che hanno agito in modo che gli altri fossero d'aiuto rispetto ai loro bisogni, o almeno non apertamente aggressivi verso di loro. Anche senza il libero arbitrio, le persone devono comunque prendere decisioni e saranno comunque biasimate se rendono infelice la vita di altre persone. che "Incoraggiare la credenza nel determinismo aumenta la disonestà". Questo studio incoraggia anche l'errore concettuale numero 2, quindi i suoi risultati non sorprendono. Mi piacerebbe vederlo replicato, ma con l'aggiunta della spiegazione che i soggetti dello studio prendevano comunque delle decisioni, indipendentemente dal fatto che il risultato fosse predeterminato o meno, e che, naturalmente, il risultato contava eccome. essere previste. Anche se in via di principio i processi cerebrali fossero prevedibili, è altamente opinabile che in pratica sia possibile prevederli. Inoltre, come ho spiegato prima, questi processi potrebbero avere una componente casuale che, sempre in via di principio, non è prevedibile. Allo stato attuale non è molto chiaro quale potrebbe essere il peso di una tale componente. determinato dal passato. Stesso equivoco del caso 4. Per quanto ne sappiamo, la casualità è una componente delle leggi fondamentali. In questo caso, il futuro non è determinato dal passato, ma nemmeno esiste il libero arbitrio, perché niente può influenzare questa casualità. ricavare [deterministicamente, N.d.T.] una morale umana. Non so perché ci si preoccupi tanto di questa cosa. Morale e valori sono solo schemi mentali che gli esseri umani usano per prendere decisioni. La loro importanza deriva dal fatto che questi schemi siano condivisi da molte persone in versioni affini. Se le leggi fondamentali dell'universo fossero deterministiche e se si fosse veramente bravi nel calcolo, allora in via di principio sarebbe possibile calcolare questi schemi. In pratica, nessuno può farlo. quando si parla di "ricavare la morale". Quello che si intende in realtà è se si può derivare ciò che gli esseri umani "dovrebbero fare". Questo però è possibile solo dopo che è stato definito uno scopo: "dovrebbero fare" per ottenere cosa? E questo sposta la questione altrove. La scienza non può rispondere alla domanda perché è mal definita. La scienza non può dire quello che una persona dovrebbe fare perché è una frase senza senso. La scienza può, nel migliore dei casi, dire soltanto che cosa farà. è (come ho spiegato più ampiamente in un precedente post) che in qualsiasi momento ci sono domande a cui la scienza non può rispondere perché le conoscenze che abbiamo sono insufficienti. Queste sono le domande che lasciamo alla decisione politica. Tutte le domande "si dovrebbe" sono di questo tipo. Non necessariamente. Come ho spiegato in un altro post, è possibile concepire leggi di natura che non siano né deterministiche né casuali e che si può plausibilmente affermare che consentano il libero arbitrio. Ahimè, al momento non abbiamo alcuna prova che qualcosa di simile si realizzi in natura, né è noto se sia anche compatibile con le leggi della natura che conosciamo. Datemi un finanziamento sufficiente e qualche anno di tempo, e lo scoprirò. neuroscienziato. Associamo il libero arbitrio a sistemi autonomi che fanno scelte, con schemi di attivazione del cervello umano, che è il regno della neurobiologia. Ma il cervello, esattamente come ogni altra parte dell'universo, obbedisce alle leggi fondamentali della natura. Che queste leggi fondamentali consentano il libero arbitrio è una condizione necessaria per l'esistenza del libero arbitrio. Se volete sapere come è stato definito il libero arbitrio nel corso della storia dell'umanità, ci sono alcune migliaia di anni di discussioni sulla questione da leggere. Ma a me non piace perdere tempo sulle definizioni e non vedo alcun merito nell'elencare tutte le varianti del libero arbitrio che sono state tirate fuori di volta in volta. Ho detto prima molto chiaramente cosa intendo con "assenza di libero arbitrio", che poi è il nocciolo del problema riassunto in due paragrafi. Se volete chiamarlo in modo diverso da "libero arbitrio", non mi interessa, il nocciolo del problema resta quello. Ho aggiunto questo punto perché si presenta ogni volta che parlo di superdeterminismo in meccanica quantistica. Voglio essere molto chiara: non ho detto che il libero arbitrio non esiste. Ho detto che non esiste in base alle nostre migliori conoscenze attuali di come funziona la natura. Se si vuole conservare il libero arbitrio è meglio presentarsi con una buona idea su come renderlo compatibile con le conoscenze scientifiche esistenti. Voglio vedere il progresso, non cortine fumogene di "emergenza forte", "qualia" e altre fantasie. fisica delle alte energie e fisica nucleare presso il Nordic Institute for Theoretical Physics (NORDITA) di Stoccolma. Compiuto il dottorato di ricerca all'Università di Francoforte, in Germania, nel 2003, ha lavorato come postdoc alla University of Arizona a Tucson, e successivamente alla University of California a Santa Barbara e al Perimeter Institute di Waterloo, Canada. La versione originale di questo articolo è apparsa il 2 gennaio sul blog Backreaction, riproduzione autorizzata. |
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