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Le differenze genetiche e cerebrali tra noi e i Neanderthal

Post n°2092 pubblicato il 06 Aprile 2019 da blogtecaolivelli

Fonte : Le Scienze

Le differenze genetiche e cerebrali tra noi e i Neanderthal

Confrontando la forma dei crani dei

Neanderthal e quella degli umani moderni,

una complessa ricerca interdisciplinare è

riuscita a risalire a differenze genetiche

che influiscono su due strutture cerebrali

che controllano in primo luogo il movimento

ma che potrebbero aver avuto un riflesso

anche sull'evoluzione del linguaggio.

antropologiageneticaNeanderthal

Partendo dalla differenza di forma del cranio

dei Neanderthal e degli uomini moderni, un

gruppo di ricercatori è riuscito, grazie a una

complessa ricerca interdisciplinare, a risalire

ad alcune possibili differenze nello sviluppo

cerebrale nelle due specie.

La ricerca, diretta dal paleoantropologo

Philipp Gunz del Max Planck Institut per

l'antropologia evoluzionistica a Lipsia, e

dai genetisti Simon Fisher e Amanda Tilot

del Max Planck Institut per la psicolinguistica

a Nijmegen, nei Paesi Bassi, è

pubblicata su "Current Biology".

Le differenze genetiche e cerebrali tra noi e i Neanderthal

Cranio fossile di Neandertal (a sinistra) e di

un umano moderno (a destra). (Philipp Gunz,

CC BY-NC-ND 4.0 )La forma del cranio degli

umani moderni si caratterizza per una particolare

globosità, che si distingue non solo da quella di

tutti gli altri primati, ma anche di tutti gli altri

ominidi, Neanderthal compresi, la cui struttura

del cranio è più allungata.

I ricercatori sospettano che questa differenza

rispecchi cambiamenti evolutivi nelle dimensioni

del cervello e nelle connessioni cerebrali.

Gunz e colleghi hanno scansionato con

tomografia computerizzata crani fossili di

Neanderthal e crani di esseri umani moderni,

rilevando anche le impronte endocraniche del

cervello, per poi ricavare un indice che

rispecchiava la globosità del cranio nelle due

specie.

I ricercatori hanno poi analizzato il genoma

di circa 4500 umani moderni cercando di

identificare i frammenti di DNA di origine

neanderthaliana che sono presenti in varia

misura in tutte le persone di ascendenza non

africana. Grazie alla quantità dei dati raccolti

Gunz e colleghi sono riusciti a mettere in

relazione alcuni di questi frammenti, localizzati

sui cromosomi 1 e 18, proprio con la globosità

del cranio.

Le differenze genetiche e cerebrali tra noi e i Neanderthal

Immagini tomografiche di un

cranio fossile di Neandertal

(a sinistra) con la tipica impronta endocranica

allungata (in rosso) e di un umano moderno

(a destra) dalla caratteristica forma endocranica

globulare (blu). (Philipp Gunz, CC BY-NC-ND 4.0 )

L'analisi dei segmenti di DNA identificati ha

permesso di scoprire che due di questi influiscono

sull'attività di altrettanti geni a essi vicini, i

geniUBR4 PHLPP1, già noti per avere un ruolo

in importanti aspetti dello sviluppo cerebrale.

In particolare, i due geni contribuiscono alla

neurogenesi (la generazione dei neuroni) e

alla mielinizzazione dei neuroni, cioè della guaina

isolante che protegge gli assoni di alcuni neuroni.

I ricercatori hanno anche scoperto che la

versione neanderthaliana del segmento che

influisce su UBR4 fa sì che questo sia leggermente

meno espresso nel putamen, mentre la versione

neanderthaliana attiva suPHLPP1 fa sì che sia

leggermente sovraespresso nel cervelletto.

"Entrambe queste regioni cerebrali - ha spiegato

Gunz - ricevono un input diretto dalla corteccia

motoria e sono coinvolte nella preparazione,

nell'apprendimento e nella coordinazione

sensomotoria dei movimenti."

Ma il putamen fa anche parte di una rete di

strutture cerebrali dette gangli della base che,

ha proseguito Gunz, "contribuiscono anche a

diverse funzioni cognitive, come la memoria,

l'attenzione, la pianificazione, l'apprendimento

delle abilità e, potenzialmente, l'evoluzione

del linguaggio e il linguaggio stesso".

Secondo i ricercatori, questa scoperta può

portare a sviluppare ipotesi sulle differenze

neuronali, e potenzialmente cognitive, fra umani

moderni e Neanderthal, ipotesi che potrebbero

essere testate sperimentalmente, ricorrendo

per esempio a campioni di tessuto neuronale

umano coltivabile in laboratorio.

 
 
 
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