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Quello è il mio nome, parola di gatto
Post n°2162 pubblicato il 29 Aprile 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze 04 aprile 2019 Quello è il mio nome, parola di gatto I gatti domestici sanno riconoscere il proprio nome in base alla sua struttura fonetica, distinguendolo da parole della stessa lunghezza e pronunciate con la stessa intonazione, e indipendentemente da chi lo pronuncia I gatti domestici sanno distinguere perfettamente il proprio nome dalle altre parole, compresi i nomi di altri gatti. piccoli felini, ma un conto è fare appello alla propria esperienza, un altro dimostrare scientificamente che i gatti sono in grado di riconoscere il complesso fonetico del loro nome, e non solo di reagire all'intonazione con cui è pronunciato o a fattori come la direzione dello sguardo. A dissipare i dubbi è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Tokyo, che firmano un articolo su "Nature Scientific Reports". esame 78 gatti provenienti da diverse famiglie giapponesi e da un neko cafè (neko vuol dire gatto in giapponese), un tipo di locale pubblico particolarmente diffuso in Giappone in cui la consumazione è allietata dalla presenza di un certo numero di questi animali. La vetrina di un neko cafè a Tokyo. Questo tipo di locale, dove i gatti circolano liberamente e i clienti possono accarezzarli e giocare con loro, è particolarmente diffuso in Giappone ma sta prendendo piede anche in Italia (© agefotostock / AGF) Dagli esperimenti condotti è risultato che i gatti erano in grado di distinguere il proprio nome da parole che avevano la stessa lunghezza, pronunciate con la stessa intonazione e lo stesso volume, e indipendentemente dalla persona che le pronunciava, anche se si trattava di un perfetto estraneo. i ricercatori hanno registrato il movimento delle orecchie, della testa e della coda, le eventuali vocalizzazioni e spostamenti, e l'entità di quella reazione. In ogni prova venivano pronunciate quattro parole, evitando che il nome dell'animale fossa la prima: questo perché di fronte a un suono iniziale gli eventuali movimenti avrebbero potuto essere solo una reazione di allerta, reazione che però tende a scemare con le parole successive. Un aumento della reazione, soprattutto alla terza o alla quarta parola, indica quindi che quel suono ha qualcosa di particolare. stata poi affidata a una decina di ricercatori che non avevano assistito ai test e che disponevano solo della registrazione video priva di audio, in modo da garantire che non fossero influenzati dall'ascolto delle parole stimolo. (red) |
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