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Protezione dai virus

Post n°2199 pubblicato il 23 Maggio 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze

Il virus West Nile si trova raramente in Cina.

Ma la proteina CCR5 interagisce anche con

le proteine chiamate beta-chemochine che

aiutano il corpo a predisporre una risposta

immunitaria contro un gruppo di virus chiamati

flavivirus. Questi includono virus trasmessi da

zecche e virus che causano dengue e febbre

gialla, così come il virus West Nile, dice Marcus

Kaul, immunologo dell'Università della California

a Riverside.

Gli studi hanno rilevato che le persone con

CCR5-Δ32 hanno maggiori probabilità di contrarre

l'encefalite grave da malattie trasmesse da zecche

e di avere una reazione grave al vaccino per la

febbre gialla.

"L'assenza di CCR5 può avere gravi svantaggi",

afferma Kaul.

Anche l'influenza potrebbe rappresentare un

rischio maggiore per le gemelle.

Il lavoro sui topi ha dimostrato che la proteina

CCR5 aiuta a reclutare le cellule immunitarie

cruciali per combattere il virus nei polmoni.

Senza il gene, questo sistema di difesa fallisce.

Uno studio in Spagna ha rilevato che le persone

con la delezione CCR5-Δ32 hanno una probabilità

quattro volte superiore alla media di morire per

influenza. E la Cina è un hot-spot per le epidemie

d'influenza.

Gli scienziati hanno anche scoperto che, tra le

persone con sclerosi multipla, quelle con delezione

CCR5-Δ32 hanno il doppio delle probabilità di

morire precocemente rispetto a quelle senza la

mutazione. Quale ruolo potrebbe avere CCR5 in

altre condizioni croniche, come epatite C e

diabete, non è chiaro: gli studi non sono concordi

nel dimostrare se aiuta, danneggia o non fa

differenza rispetto a queste condizioni.

Sulla base delle informazioni contenute nel

modulo di consenso informato, nessuno di questi

effetti sembra essere stato comunicato ai genitori

delle ragazze né ad altre coppie che hanno

partecipato agli esperimenti di He.

La sua procedura di consenso informato "era un

disastro", afferma Megan Allyse, esperta di bioetica

della Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota.

He non ha risposto alle molteplici richieste di commento

da parte di "Nature".

Miglioramenti del cervello?
Alcuni studi hanno dimostrato che il gene CCR5 difettoso

può avere un effetto positivo, almeno nei topi.

 I roditori senza il gene hanno imparato a orientarsi

nei labirinti e a ricordare stimoli dolorosi più velocemente

dei roditori con il gene.

Complessivamente, la delezione del gene ha

migliorato la capacità cognitiva degli animali del

30-60 per cento, afferma Kevin Fox, neuroscienziato

dell'Università di Cardiff, nel Regno Unito, e coautore

dello studio.

"L'effetto era notevole ed evidente", dice.

Fox si chiede se le gemelle impareranno più

velocemente di quanto avrebbero fatto senza la

mutazione, mentre altri scienziati dubitano che

la delezione del gene avrà un effetto significativo

sull'apprendimento delle bambine.

Centinaia e forse migliaia di geni contribuiscono

all'intelligenza umana, afferma Kevin Mitchell,

genetista del Trinity College di Dublino, in Irlanda.

E l'effetto osservato nei topi potrebbe non

tradursi negli esseri umani.

La mutazione potrebbe anche avere un effetto

negativo sulla cognizione, dice Mitchell: per

esempio, se accelera la formazione della memoria,

ma rende difficile filtrare i ricordi non importanti.

"Anche se questa mutazione avesse un effetto

cognitivo negli esseri umani così come nei topi,

il che non è detto, non significa che sarebbe

una buona cosa", dice Mitchell.

Silva Alcino, neuroscienziata dell'Università

della California di Los Angeles e coautrice di Fox,

concorda sul fatto che qualsiasi effetto sarà

probabilmente imprevedibile.

"Nelle neuroscienze la delezione di questo recettore

conferisce alcuni vantaggi e molto probabilmente

porta anche a deficit in alcune forme di funzione

cognitiva", dice.

Murphy pensa che nonostante il numero sempre

più grande di studi sulla mutazione, sia difficile

trarre conclusioni sui suoi effetti complessivi.

Solo un piccolo numero di persone ha la mutazione,

il che rende difficile reclutare un gran numero di

soggetti per gli studi.

Tuttavia, le potenziali conseguenze della mancanza

di un gene CCR5 funzionante sono probabilmente

maggiori di quanto abbiamo stabilito finora, afferma

Murphy. "Quello che sappiamo potrebbe essere la

punta dell'iceberg", dice.

(L'originale di questo articolo è stato pubblicato

su "Nature" il 12 dicembre 2018. Traduzione ed

editing a cura di Le Scienze.

Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)  

 
 
 
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