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Nuove foreste per rallentare il cambiamento climatico

Post n°2308 pubblicato il 31 Luglio 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: le Scienze

Piantare gli alberi giusti nei posti giusti

potrebbe immagazzinare 205 gigaton-

nellate di anidride carbonica in 40-100 anni.

Si è detto per anni che piantare alberi può

aiutare a salvare il mondo dal riscaldamento

globale.

Quel mantra, però, era per lo più una

professione di fede.

Ora finalmente sono disponibili i dati per

dimostrare che, se le giuste specie di alberi

sono piantate nei giusti tipi di suolo in tutto

il pianeta, le foreste emergenti potrebbero

catturare 205 gigatonnellate di anidride

carbonica nei prossimi 40-100 anni.

Sono due terzi di tutta l'anidride carbonica

che gli esseri umani hanno generato a

partire dalla rivoluzione industriale.

"Il recupero delle foreste è di gran lunga la

nostra soluzione più potente oggi su scala

planetaria", dice Tom Crowther, professore

di ecologia dell'ecosistema globale presso

l'Istituto federale svizzero di tecnologia

(ETH) di Zurigo, autore di uno studio pubblicato

su "Science" che ha generato questo

numero sorprendente.

Il gruppo ha analizzato quasi 80.000

misurazioni fotografiche satellitari di coperture

arboree in tutto il mondo e le ha combinate

con enormi banche dati globali sulle

condizioni del suolo e del clima, valutando

un ettaro alla volta.

L'esercizio ha generato una stima dettagliata

di quanti alberi la Terra potrebbe sostenere

naturalmente, e una mappa di dove le foreste

crescono ora e dove potrebbero crescere, al

di fuori di aree come deserti e savane che

possono sostenere pochissimi alberi o

nessuno.

Il gruppo ha poi sottratto le foreste esistenti,

nonché le aree urbane e i terreni usati per

l'agricoltura, arrivando a 0,9 miliardi di ettari

che potrebbero essere coperti da foreste ma

non lo sono.

Se quegli spazi fossero pieni degli alberi che

già crescono nelle vicinanze, la nuova crescita

potrebbe immagazzinare 205 gigatonellate

di carbonio, quando le foreste saranno cresciute.

 La mappa elaborata nello studio: in alto, le

foreste attuali (in blu quelle più dense);

in basso gli 0,9 miliardi di ettari potenzial-

mente interessati dalla riforestazione

(in verde; in grigio le aree desertiche)

(Jean-Francois Bastin et al. in Science, Vol.

365, issue 6448, July 5, 2019)
Dopo 40 o 100 anni, naturalmente, il tasso

di crescita della cattura si appiattirebbe, via

via che la crescita delle foreste si livellerà,

ma i ricercatori sostengono che le 205 gigaton-

nellate si manterrebbero via via che vecchi

alberi moriranno e ne cresceranno di nuovi.

Ci sarebbe "un deposito di carbonio in eccesso

che non è più nell'atmosfera", dice Crowther.


Il gruppo ha anche creato uno strumento di

pianificazione collegato alla mappa, aperto al

pubblico dal 5 luglio. Individui e organizzazioni

possono ingrandire qualsiasi posizione per

vedere dove si possono far crescere nuove foreste.

Crowther non ha studiato altre tecniche di

cattura del carbonio che sono state molto

discusse ultimamente, come la fertilizzazione

oceanica (far crescere alghe per assorbire il

carbonio) o la cattura diretta dall'aria (con

macchine che estraggono CO2 dall'atmosfera),

ma pensa che sarebbero molto più costose che

far crescere gli alberi.

Egli stima che piantare alberi su 0,9 miliardi

di ettari potrebbe costare al mondo 300

miliardi di dollari.

E le nuove foreste forniscono un altro grande

vantaggio: ripristinano la biodiversità, che

è cruciale, perché molte specie vegetali e

animali stanno scomparendo.

Crowther dice di aver iniziato a studiare la

riforestazione perché stava davvero cercando

modi per fermare la perdita di specie. I benefici

enormi oltre il sequestro del carbonio "derivano

dalla biodiversità, poiché forniscono cibo,

medicine, acqua pulita e ogni sorta di beni

per gli esseri umani", afferma.

L'ultima speranzadi Richard Conniff
Sottrarre tutto quel carbonio dall'atmosfera,

però, potrebbe richiedere più tempo del

previsto.

Le foreste potrebbero impiegare più di

70 o 100 anni per raggiungere la piena

maturità, dice Robin Chazdon, ecologa e

biologa evolutiva dell'Università del

Connecticut, che non era coinvolta nello

studio.

Tuttavia, Chazdon afferma che qualsiasi

ripiantamento dovrebbe iniziare il prima

possibile, perché i cambiamenti climatici

possono compromettere la capacità di

crescita delle foreste.

Le temperature più alte aumentano la

traspirazione degli alberi, che causa loro

uno stress. E la siccità si diffonderà,

riducendo la crescita degli alberi.

Crowther aggiunge che, se anche i cambiamenti

climatici pemetteranno a più alberi di crescere

alle latitudini settentrionali, renderanno più

secche le latitudini tropicali.

Le perdite di alberi nei tropici, dice, supereran-

no i guadagni nell'estremo nord.

Chazdon sottolinea anche che il ripiantamento

potrebbe non essere così semplice come sembra,

e si chiede se potrà riguardare 0,9 miliardi di

nuovi ettari, date le priorità sul campo.

Più alberi consumano più acqua e questo potrebbe

minacciare l'agricoltura o altre attività umane in

aree aride.

E le popolazioni locali potrebbero non volere

foreste, se hanno bisogno di generare reddito

dalla terra, per esempio dall'agricoltura o dalla

pastorizia.

Alcuni importanti programmi di riforestazione,

come quelli nelle Filippine, hanno fallito "perché

non c'era alcun coinvolgimento locale", dice.

I posti migliori per iniziare la riforestazione sono

quelli in cui è possibile ottenere facilmente più

benefici.

In un articolo su "Science Advances" del 3 luglio,

Chazdon e colleghi hanno identificato una serie

di località nei tropici che presentano un potenziale

beneficio superiore alla media e una facilità di avvio.

Tutto il nuovo lavoro sugli alberi, dice Chazdon,

segnala che "stiamo entrando nella fase

dell'applicazione pratica" della riforestazione

intelligente. "Siamo in grado di portare tanta scienza

interdisciplinare a supporto, spero che ci sarà più

interazione tra scienziati e politici, una volta

capito che gli strumenti ora disponibili possono

guidare la riforestazione che è la più vantaggiosa

dal punto di vista economico, e ha molteplici

benefici e meno compromessi".

(L'originale di questo articolo è stato pubblicato

su "Scientific American" il 4 luglio 2019.

Traduzione ed editing a cura di Le Scienze.

Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.) 

 
 
 
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