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L'inquinamento elettromagnetico

Post n°2808 pubblicato il 22 Aprile 2020 da blogtecaolivelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Pericolo: microonde ad alta potenza

Con il termine inquinamento elettromagnetico 

si intende l'inquinamento derivante in genere da 

radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti.

Si parla quindi dell'intervallo di frequenze che va da

0 Hz (campi statici) alle frequenze della radiazione

visibile (laser e luce incoerente).

Introduzione

La radiazione del fondo elettromagnetico terrestre,

costituita sino all'inizio del 1900 solamente dal fondo

elettromagnetico naturale, è stata aumentata enorme-

mente dalle tecnologie di origine antropica.

Le radiazioni comprendono quelle prodotte dai radar,

in particolare quelli civili e da diporto, per i quali ven-

nero scoperti i primi, evidenti effetti termici delle

 microonde durante la seconda guerra mondiale

 (malattia dei radaristi) e da cui vennero sviluppate

le tecnologie alla base dei forni a

microonde,dalle infrastrutture di telecomunicazioni 

come la radiodiffusione e la telediffusione (emittenti

radiofoniche e televisive), ponti radioreti per telefonia

cellulare, dagli stessi telefoni cellulari, dagli apparati

 wireless utilizzati soprattutto in ambito informatico

(campi EM ad alta frequenza) e dalle infrastrutture

di trasporto dell'energia elettrica tramite cavi elettrici 

percorsi da correnti alternate di forte intensità come

gli elettrodotti della rete elettrica di distribuzione

 (campi EM a bassa frequenza) e anche da PLL.

Caratteristica degli effetti termici delle radiazioni non

ionizzanti è un apprezzabile riscaldamento cellulare

indotto dalla radiazione.

Inoltre, questi effetti seguono una curva di tipo dose-

risposta, cioè a un aumento della dose di radiazione

segue in genere un aumento dell'effetto.

Oltre a questa classe di effetti, è stata osservata

nell'uomo e negli animali una seconda categoria di

effetti, i cosiddetti effetti biologici.

Questi ultimi avvengono senza che vi sia un apprez-

zabile riscaldamento cellulare, e la relazione dose-

risposta è assente.

In questo caso la materia vivente reagisce cioè non

alla potenza del segnale, ma al segnale stesso.

L'esistenza di un rischio rilevante per la salute è a

tutt'oggi complessa e controversa, vista anche la

dimensione e la durata degli studi epidemiologici.

Nel 2001 l'IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca

sul Cancro), parte dell'Organizzazione mondiale della

sanità delle Nazioni Unite, ha inserito i campi magnetici

in bassa frequenza in categoria 2B considerando un

raddoppio del fattore di rischio (leucemia infantile) per

esposizioni a valori di campo magnetico superiori a 0,4

microTesla. L'IARC nel 2011 ha inserito anche i campi

elettromagnetici in alta frequenza in categoria 2B

(senza definire una dose).

La categoria 2B comprende i possibili cancerogeni per

l'uomo; l'International Commission for Electromagnetic

Safety (Icems) ha sottolineato nel 2012 la possibilità

di aumenti a due cifre di alcune incidenze tumorali.

Tuttavia, effetti biologici non oncologici (sull'uomo e

sugli animali) e oncologici (sugli animali) sono

universalmente riconosciuti.

L'Organizzazione mondiale della sanità afferma che "ad

oggi, nessun effetto dannoso per la salute è stato

riconosciuto come causato dall'uso di telefoni mobili."

 Alcune autorità nazionali hanno raccomandato ai loro

cittadini, come semplice norma precauzionale, di minimiz-

zarne l'esposizione.

Il 14 gennaio 2020 la Corte d'appello di Torino conferma

la precedente sentenza del Tribunale di Ivrea del 2017,

riconoscendo come l'uso intensivo del telefonino possa

causare tumori, imponendo all'Inps il risarcimento per malattia

professionale di un dipendente Telecom affetto da neurisma 

del nervo acustico.

SaluteTipologie di campi

I campi elettromagnetici possono essere costituiti da:

  • onde non ionizzanti:
    • campi EM (0 Hz - 30 Hz), ELF
    • campi ELF (30 Hz - 300 Hz), ELF
    • campi VLF (300 Hz - 30 kHz), RF
    • campi LF (30 kHz - 300 kHz), RF
    • campi MF (300 kHz - 3 MHz), RF
    • campi HF (3 MHz - 30 MHz), RF
    • campi VHF (30 MHz - 300 MHz), RF
    • campi UHF (300 MHz - 3 GHz), RF/MW
    • campi SHF (3 GHz - 30 GHz), RF/MW
    • campi EHF (30 GHz - 300 GHz), RF/MW
    • radiazione infrarossa (300 GHz - 410 THz)
    • luce visibile (410 THz - 750 THz)

dove:

  • ELF: frequenze estremamente basse
  • RF: radiofrequenze
  • MW: microonde
  • onde ionizzanti:
    • radiazione ultravioletta (750 THz - 30000 THz)
    • raggi X (30000 THz - 3000000 THz)
    • raggi gamma (3000000 THz - 30000000000 PHz)

Tipologie di possibili danni

Gli effetti all'esposizione alle radiazioni

elettromagnetiche sono di due tipi:

1) In primo luogo effetti acuti dovuti a meccanismi

di interazione ben conosciuti che avvengono al di là

di valori soglia, quindi stimolazione di tessuti che

contengono cellule elettricamente eccitabili come fibre

muscolari e neuroni per campi EM con frequenze sotto

a 1 MHz, mentre per frequenze superiori a 1 MHz si ha

un riscaldamento generale dei tessuti.

2) In secondo luogo effetti sanitari a lungo termine che

sono difficilmente valutabili e le cui relazioni causa effetto

si possono basare solo su indagini epidemiologiche,

questi contemplano sia sintomi soggettivi come cefalee,

irritabilità, affaticamento, difficoltà di concentrazione,

insonnia ed altro, sia patologie oggettive anche gravi

come tumori o malattie degenerative.

In aggiunta alla variabilità degli agenti causali, i danni

provocati possono essere di tipo tumorale, benigno o maligno:

di tipo specifico e localizzato, come tumori indotti in loco

per innalzamento termico dei tessuti, esempio studiato

per i telefoni cellulari, il glioma;

di tipo organico, come le leucemie, ad esempio sotto

indagine per gli effetti delle basse frequenze degli

 elettrodotti.

Il danno tumorale è stato associato al fatto che i campi

elettrici e magnetici inibiscono nella ghiandola pineale

la produzione di melatonina, nell'uomo e nei ratti, fattore

oncostatico.

In seguito fu messa in relazione l'esposizione ai campi

magnetici con l'inibizione notturna dell'attività della NAT

e il contenuto di melatonina nella ghiandola pineale

del ratto.

Si possono avere danni di tipo non tumorale come:

danni per trasferimento di potenza, esempio ustione da

laser di potenza, da irradiamento infrarosso, da microonde

danni da interferenza con segnali di tipo elettrico ed

elettrochimico naturalmente presenti nell'organismo,

come trasmissione del segnale nervoso, e flussi ionici

intra- ed extra- cellulari.

Studi epidemiologici

Nel 2007 è stata svolta una ricerca specifica su "uso del

cellulare e tumori cerebrali".

Si tratta di un lavoro che ha comparato e analizzato gli

studi compiuti in 6 anni sull'uso dei cellulari, e non ha

trovato correlazione tra l'insorgenza di tumori al cervello

e un utilizzo medio del telefono cellulare a breve termine

(10 anni) sottolineando tuttavia che non vi sono ancora

significative certezze e che per avere dati più corretti è

necessario monitorare la salute di un grande gruppo di

utenti di telefonia per un lungo periodo di tempo.

Una ricerca svolta nel 2014 su circa 5000 casi di tumore,

e in corso di stampa sulla rivista Pathophysiology, rileva

un aumento significativo di rischio di glioma conseguente

l'uso di telefoni cellulari o cordless.

Il rischio maggiore riguarderebbe il glioma al lobo temporale.

Inoltre, l'uso di cellulari o cordless prima dei 20 anni

comporterebbe un rischio superiore che in altre fasce d'età.

Nel 2014 è stato pubblicato uno studio del

 Childhood Cancer Research Group dell'Università di Oxford

 su 16.500 bambini britannici a cui è stata diagnosticata la

leucemia tra il 1962 e il 2008.

Tale analisi non ha rilevato un aumento del rischio di sviluppo

della malattia per i bambini nati dopo il 1980 e che hanno

abitato nei pressi delle linee elettriche ad alta tensione.

Effetti accertati

Partendo dalle fotosensibilità e fototossicità in campo umano,

come nella dermatite attinica, nelle ustioni da laser e

infrarossi, passando per i danni termici da esposizione alle

microonde o malattia dei radaristi, per finire ai danni di

indagine molto più complessa, imputabili alle frequenze

radio e ultrabasse a bassa potenza, esistono dimostrati

effetti biologici coinvolgenti le radiazioni non ionizzanti.

Un effetto accertato e fisicamente elementare delle onde

elettromagnetiche cosiddette ad alta frequenza, anche se

non ionizzanti, è l'innalzamento della temperatura dei

tessuti biologici attraversati, soprattutto quelli più ricchi

di acqua con effetto di maggior penetrazione e assorbimento

nei tessuti interni tanto più bassa è la frequenza, tipici ad

esempio nell'intervallo delle microonde dei comuni fornetti

domestici.

Nel caso dei telefoni cellulari, la potenza irradiata è bassa

(solitamente minore di 1 watt) così che il riscaldamento

prodotto è dell'ordine di poche frazioni di grado, quasi

interamente localizzato nella testa dell'utente, inferiore in

teoria e comunque all'effetto di un'esposizione diretta di

pari durata alla radiazione solare, che però ovviamente

agisce solo a livello di superficie, essendo i tessuti non

trasparenti all'infrarosso, contrariamente a quanto avviene

per le onde radio.

Il calore superficiale si propaga nei tessuti nel primo caso

solo per conduzione, e non per irraggiamento.

Negli anni, nonostante la normativa, ad esempio in Italia,

ancora nel 2012, non ne tenga conto, sono rilevati effetti

atermici, biologici: "abbiamo indicatori precisi che ci

forniscono l'evidenza dell'effetto biologico che i campi

elettromagnetici hanno sull'uomo, così come su piccoli

animali e su cellule osservati"

(Settimio Grimaldi, CNR, novembre 2011).

Si sono ipotizzati effetti implicanti l'interferenza con

frequenze di risonanza del flusso ionico relativo alle 

pompe ioniche cellulari, e gli studi sull'argomento

teorico sono tuttora in corso.

 
 
 
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