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Nuova archeologia..

Post n°3134 pubblicato il 27 Giugno 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet
2 NOVEMBRE 2014
ARCHEOLOGIAilfattostorico.com
CIMITERO DI ANFORE IN DUE NAVI
ROMANE NELLE EOLIE

Verrebbe quasi da definirlo un "cimitero subacqueo

delle anfore", ad evocare l'imponenza di due relitti

romani affondati oltre duemila anni fa.

È la sorpresa che, a oltre 120 metri di profondità, nelle

acque delle isole Eolie, tra Lipari e Panarea, gli archeologi

subacquei si sono trovati di fronte.

Nel mese di settembre l'équipe di tecnici della Soprintendenza

del Mare, capitana da Sebastiano Tusa e Roberto La Rocca

con l'ausilio di Salvo Emma, ha effettuato una serie sistematica

di immersioni nei siti subacquei di Capistello, per indagare i

relitti Panarea II e Panarea III già individuati negli ultimi

quattro anni.

Ma stavolta è stata la collaborazione con la Global Underwater

Explorers (GUE) nell'ambito del progetto "Project Baseline", a

dare una svolta alle ricerche, grazie a due sommergibili "Triton

submersibles" biposto dotati di braccio meccanico e attrezzature

di documentazione videofotografiche.

L'area dei relitti, a 120 metri di profondità, è stata così indagata in

modo più approfondito con importanti risultati.

Del relitto Panarea II è stata scoperta una parte inedita del carico,

scivolato più in profondità e quindi rimasto nascosto.

Inoltre sono riemersi numerosi ceppi d'ancora in piombo (alcuni

con le contromarre presenti).

"La presenza di un numero consistente di ancore conferma la

caratteristica del sito come luogo di sosta ed ancoraggio lungo

le rotte antiche che interessavano l'arcipelago eoliano", racconta

Sebastiano Tusa.

Non solo, ma del relitto si è potuto constatare che conserva una

porzione lignea della chiglia.

Del relitto Panarea III si è esplorato l'intero carico per la prima

volta.

La maggior parte delle anfore sono del tipo greco-italico,

comprese anfore puniche.

Sono riemersi anche una macina (catillo), alcuni vasi cilindrici del

tipo sombrero de copa (alcuni impilati uno dentro l'altro), alcuni

piatti cosiddetti da pesce, altri piccoli piattelli e ciotole e un

"thymiaterion" intero rotto in due parti con la base modanata recante

un'iscrizione in greco costituita da tre lettere (ETH).

"La giacitura del carico - riflette Tusa - ci porta ad ipotizzare una

dinamica di affondamento che portò la nave a coricarsi sul

suo lato sinistro.

Ciò è desumibile dalla posizione delle anfore e dalla presenza

degli oggetti di bordo (piatti, macina, thymiaterion), che dovevano

trovarsi in stiva e sulla prua, ribaltati e quasi scaraventati fuori

dall'areale di dispersione del carico".

A Pantelleria, poi, sono state effettuate ricognizioni subacquee sui

fondali di Cala Levante, Cala Tramontana e Cala Gadir fino a

profondità di oltre 100 metri individuando vari areali con presenza

di anfore di varia tipologia (principalmente greco-italiche e puniche).

"Essere riuscito a raggiungere un relitto di una nave naufragata

2000 anni fa che si trova nel buio e nel silenzio di 130 metri di

profondità mi dato un'emozione indescrivibile che non avevo

mai provato - dice Tusa -

Avere la possibilità, grazie al batiscafo messo a disposizione dalla

GUE, di adagiarmi dolcemente sulla distesa di anfore ed osservarle

una ad una per oltre tre ore, di "toccarle" con il braccio antropomorfo

facile da usare come un gioco elettronico da Luna Park, è stata una

delle esperienze più interessanti della mia vita che mi ha fatto toccare

con mano quanto la tecnologia possa ormai aiutare la scienza".

"Il risultato più eclatante è stata la scoperta di un reperto eccezionale

- sottolinea Tusa - un altare in terracotta su colonnina con decorazione

in rilievo ad onde marine.

Avevo letto sia su saggi scientifici che sulle fonti storiche che a bordo

si sacrificava agli dei dopo aver superato un passaggio difficile,

prima di salpare o prima di arrivare al fine di trovare genti non ostili

e ristoro alla navigazione.

Mai avevo, però, scoperto un vero e proprio altare intuendone

la diversità in mezzo a centinaia di anfore rotolate dal carico dopo

il ribaltamento della sfortunata nave". 

 
 
 
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