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IL DESERTO DEI TARTARI, ROMANZO

Post n°1787 pubblicato il 17 Dicembre 2018 da blogtecaolivelli



Il deserto dei Tartari (romanzo)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il deserto dei Tartari
AutoreDino Buzzati
1ª ed. originale1940
Genereromanzo
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneFortezza Bastiani
Il deserto dei Tartari è un romanzo

di Dino Buzzati. Pubblicato nel 1940,

segnò la consacrazione di Buzzati tra i

grandi scrittori del Novecento italiano.

Lo scrittore bellunese in un'intervista

affermò che lo spunto per il romanzo,

era nato:

«dalla monotona routine redazionale

notturna che facevo a quei tempi.

Molto spesso avevo l'idea che quel

tran tran dovesse andare avanti senza

termine e che mi avrebbe consumato

così inutilmente la vita. È un sentimento

comune, io penso, alla maggioranza degli

uomini, soprattutto se incasellati nell'esistenza

ad orario delle città. La trasposizione di

questa idea in un mondo militare fantastico

è stata per me quasi istintiva.»

Il tema centrale del romanzo è dunque

quello della "fuga del tempo".

Trama


Il romanzo è ambientato in un immaginario

paese. La trama segue la vita del sottotenente

Giovanni Drogo dal momento in cui, divenuto

ufficiale, viene assegnato come prima nomina

alla Fortezza Bastiani, molto distante dalla città.

La Fortezza, ultimo avamposto ai confini

settentrionali del Regno, domina la desolata

pianura chiamata "deserto dei Tartari", un tempo

teatro di rovinose incursioni da parte dei nemici.

Tuttavia, da innumerevoli anni nessuna minaccia

è più apparsa su quel fronte; la Fortezza, svuotata

ormai della sua importanza strategica, è rimasta

solo una costruzione arroccata su una solitaria

montagna, di cui molti ignorano persino l'esistenza.

Dopo un viaggio a cavallo di più giorni, Drogo

ha una cattiva impressione della fortezza.

Confida all'aiutante maggiore Matti di voler

chiedere l'avvicinamento alla città e questi

gli consiglia di attendere quattro mesi fino

alla visita medica periodica, dopo la quale

potrà farlo trasferire per motivi sanitari.

Drogo si pente subito di avere acconsentito,

ma in questo periodo subisce inconsciamente

il fascino degli immensi spazi desertici che si

aprono a settentrione. La vita alla Fortezza

Bastiani si svolge secondo le norme ferree

che regolano la disciplina militare ed esercita

sui soldati una sorta di malia che impedisce

loro di lasciarla. I militari sono sorretti da

un'unica speranza: vedere apparire all'orizzonte,

contro le aspettative di tutti, il Nemico.

Fronteggiare i Tartari, combatterli, diventare

eroi: sarebbe l'unica via per restituire alla

Fortezza la sua importanza, per dimostrare

il proprio valore e, in ultima analisi, per dare

un senso agli anni buttati via in quel luogo

di confine.

Il giorno della visita medica che dovrebbe

sancire la sua inabilità per il servizio alla

Fortezza, Drogo la vede improvvisamente

trasformata; davanti ai suoi occhi si espande

a dismisura con camminamenti, spalti e mura

che mai ha visto. Il selvaggio paesaggio del

nord gli appare bellissimo. Rinuncia al

trasferimento e si lascia affascinare dalle

rassicuranti e ripetitive abitudini che scandiscono

il tempo alla Fortezza, dalla speranza,

condivisa da altri compagni, di una futura

gloria.

Un giorno un soldato uscito per recuperare

un cavallo sbandato rientra senza conoscere

la parola d'ordine e viene abbattuto dalla

sentinella che pure lo ha riconosciuto: le

regole del servizio lo impongono. Qualche

tempo dopo sembra che ciò che tutti attendono

stia per accadere: lunghe colonne di uomini

armati si avvicinano da settentrione

attraverso la pianura deserta. La Fortezza

è in fermento, i soldati sognano battaglia

e gloria, ma si scopre che non sono tartari,

bensì soldati del Regno confinante che

vengono a definire la linea di frontiera.

Dopo quattro anni Drogo torna a casa in

licenza, ma non si ritrova più nei ritmi della

città: prova un senso di estraneità e

smarrimento nel ritornare al suo vecchio

mondo, a una casa che non può più dire

sua, ad affetti a cui scopre di non saper

più parlare. Maria, sorella del suo amico,

gli sembra indifferente, eppure basterebbe

una sola parola di Drogo perché lei rinunci

a un viaggio in Olanda e rimanga con lui.

Si reca da un generale per ottenere il

trasferimento, come sarebbe prassi dopo

quattro anni in Fortezza, ma il superiore

gli dice che l'organico della piazzaforte

sarà drasticamente ridotto e molti suoi

colleghi hanno presentato domanda

prima di lui, senza dirgli nulla.

Drogo ritorna alla Fortezza e ai suoi ritmi

immutabili. Ora la guarnigione è appena

sufficiente. Il collega tenente Simeoni crede

di avvistare del movimento in fondo alla

pianura settentrionale, il comandante è

il primo a disilluderlo. In realtà con il tempo

si scopre che il Regno del Nord sta

probabilmente costruendo una strada

diretta verso le montagne di confine,

ma occorreranno quindici anni di lavori

attraverso il vasto deserto per arrivare

nei paraggi della Fortezza. Nel frattempo

tutti si sono abituati a considerarlo un

lavoro di ingegneria civile.

Nell'attesa della "grande occasione" si consuma

la vita dei soldati di guarnigione; su di loro

trascorrono, inavvertiti, i mesi, poi gli anni.

Drogo vedrà alcuni dei suoi compagni morire,

altri lasciare la fortezza ancora giovani o ormai

vecchi. Dopo trent'anni di servizio è diventato

maggiore e vicecomandante della Fortezza.

Una malattia al fegato lo corrode fino a

costringerlo a letto, quando improvvisamente

accade ciò che giustificherebbe tutta la vita

trascorsa in questo avamposto: la guerra

contro il regno del Nord, che fa affluire truppe

e artiglierie lungo la strada.

Ma mentre arrivano due reggimenti di rinforzo

alla Fortezza Bastiani, il comandante e suo ex

collega Simeoni fa evacuare Drogo malato per

far alloggiare nella sua stanza i nuovi ufficiali.

La morte lo coglierà solo, in un'anonima stanza

di una sperduta locanda, ma senza più

sentimenti di rabbia e delusione. Drogo,

infatti, riflettendo su tutta la sua vita,

capisce nei suoi ultimi istanti quale fosse

in realtà la sua personale missione, l'occasione

per provare il suo valore che aveva atteso per

tutta la vita: affrontare la Morte con dignità,

"mangiato dal male, esiliato tra ignota gente".

Drogo non ha quindi centrato l'obiettivo della

sua esistenza ma ha sconfitto il nemico più

grande: non la morte ma la paura di morire.

Con la consapevolezza di aver combattuto

questa battaglia decisiva, Drogo muore da

vero soldato, rappacificato con la sua storia,

della quale ha finalmente trovato un senso

che supera la sua individualità.

I Tartari

I Tartari erano una popolazione nomade

dell'Asia centrale, federata nel Medioevo

con i Mongoli; il loro nome veniva storpiato

in Tartari per l'assonanza con uno dei nomi

dell'inferno, il Tartaro appunto. Essi,

tuttavia, in realtà non hanno nulla a che

vedere con il romanzo. Lo scrittore sfrutta

il nome dei Tartari per evocare l'idea di

una minaccia militare, di un'invasione da

parte di un popolo crudele, guerriero e

sconosciuto, sulla scia di un immaginario

medievale che ha la sua origine ne Il Milione,

il primo grande libro di viaggi, in cui lo

stupore per il favoloso e il meraviglioso è

sempre confuso alla tendenza catalogatrice

di Marco Polo.

Riferimenti nella cultura di massa

Cinema

Nel 1976 si traspose il romanzo in

un film omonimo diretto da Valerio Zurlini

(nel cast Vittorio Gassman, Jacques Perrin,

Philippe Noiret, Max Von Sydow e

Giuliano Gemma).

Il film italiano Fortezza Bastiani del 2002,

diretto da Michele Mellara, fa riferimento

all'ambientazione del romanzo.

Nella pellicola, viene chiamato Fortezza

Bastiani l'appartamento in cui vivono i

cinque studenti protagonisti.

La serie animata giapponese Sora no

Woto, trasmessa a partire dal 2010,

presenta una trama per certi aspetti

molto simile al romanzo di Buzzati.

Protagoniste sono cinque soldatesse

le quali occupano una fortezza sul confine.

Esse trascorrono i giorni simulando missioni

di guerra e addestrandosi alle armi,

nonostante non vi sia alcun nemico da

affrontare.

Letteratura

Lo scrittore sudafricano J.M. Coetzee, premio

Nobel per la letteratura nel 2003, s'ispirò

alla trama de Il deserto dei Tartari per

scrivere il romanzo Waiting for the

Barbarians, pubblicato nel 1980.

In omaggio all'opera di Dino Buzzati, l

o scrittore Dario Pontuale nel romanzo

L'irreversibilità dell'uovo sodo anagramma

il cognome di Giovanni Drogo per adattarlo

al proprio protagonista, l'impacciato

investigatore privato Gabriele Grodo.

Musica

Il cantante Franco Battiato, nel brano

omonimo tratto dall'album Dieci stratagemmi

del 2004, paragona la sua esistenza alla

Fortezza Bastiani sentendosi come il Tenente

Drogo in cerca della sua personale missione

tra le mura della Fortezza.

Il brano Prima guardia, contenuto nell'album

Terremoto della rock band italiana Litfiba del

1993, è stato ispirato dalle vicende del romanzo.

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