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Messaggi del 24/05/2018

Giovanni Keplero....

Post n°1676 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Giovanni Keplero (adattamento di Johannes von Kepler;Weil der Stadt27 dicembre 1571 - Ratisbona15 novembre 1630) è stato un astronomoastrologomatematicocosmologoteorico musicalefilosofo della natura e teologo luterano tedesco, che scoprì empiricamente le omonime leggi che regolano il movimento dei pianeti.

Professore di materie scientifiche in diverse università della Germania e dell'Austria e protetto dell'Imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II, Keplero fu un convinto sostenitore del sistema copernicano e contemporaneo di Galileo Galilei.

Nato in una famiglia di umili origini, i genitori di Keplero decisero di avviarlo alla carriera ecclesiastica. Infatti, nel 1584 entrò nel seminario di Adelberg, trasferendosi poi nel seminario superiore a Maulbronn. Nel 1588cominciò i suoi studi presso l'Università di Tubinga, seguendo due anni di istruzione generale, con lezioni dieticadialetticaretoricagrecoebraicoastronomia e fisica. Nel 1592 intraprese lo studio della teologia aTubinga, università protestante dove insegnavano alcuni seguaci del copernicanesimo; tra questi vi eraMichael Maestlin, che convinse Keplero della validità delle teorie di Niccolò Copernico.

Nel 1594 Keplero dovette interrompere gli studi teologici, perché gli venne affidato l'insegnamento di matematica presso la Scuola Evangelica di Graz (Austria) e successivamente divenne matematico territoriale degli Stati di Stiria. Tra i suoi compiti vi era l'obbligo di insegnare presso l'Università di Graz, redigere carte astrali e com'era uso nel tempo fare previsioni astrologiche; gli capitò così di prevedere un inverno molto rigido, le rivolte contadine e la guerra con i Turchi. Anche negli anni a seguire non si sottrasse alla stesura di oroscopi, che si configurano come ritratti dal forte tratto psicologico.

Nell'aprile 1597 sposò Barbara Mühleck, che morì prematuramente nel 1611 dopo avergli dato cinque figli (due dei quali morti in giovane età). Sempre nel 1597 pubblicò l'opera Mysterium Cosmographicum, nella quale tentò una prima descrizione dell'ordine dell'Universo. Nel 1599 Tycho Brahe gli offrì un posto come suo assistente, che Keplero accettò l'anno dopo, sfuggendo così anche agli editti contro i luterani che venivano emanati in Austria dai sovrani Ferdinando II d'Austria e Massimiliano III d'Austria, entrambi ferventicontroriformatori.

Nel 1601, dopo la morte di Brahe, ne divenne il successore nell'incarico di matematico e astronomo imperiale aPraga. Nel 1604 osservò una supernova che ancora oggi è nota col nome di Stella di Keplero. Le basi per le sue scoperte astronomiche furono gettate nel 1609, quando pubblicò il suo capolavoro Astronomia nova, in cui formulò le sue prime due leggi. Alla morte dell'imperatore Rodolfo II (1612), il nuovo imperatore Mattia (fratello di Rodolfo II) approvò che Keplero ricoprisse la carica di "matematico territoriale" (Landschaftsmathematiker) aLinz (Austria), pur mantenendo la nomina di matematico imperiale e quindi l'obbligo di portare avanti l'elaborazione delle Tabulae Rudolphinae.

Il 30 ottobre 1613 Keplero si sposò per la seconda volta, con la ventiquattrenne Susanna Reuttinger, dalla quale ebbe altri sei figli, tre dei quali morti durante l'infanzia.

Il 15 maggio 1618 Keplero scoprì la terza legge che prende il suo nome, che rese nota l'anno dopo nell'operaHarmonices Mundi. Nell'agosto 1620 la madre di Keplero venne accusata di stregoneria dalla Chiesa protestante e rilasciata solo nell'ottobre 1621; il processo durò sei anni e Keplero assunse la sua difesa.

Lo scienziato, in disgrazia e in povertà, morì nel 1630 a 58 anni a Ratisbona, e venne qui sepolto presso il Cimitero di San Pietro. La sua tomba si perse nel 1632 quando le truppe di Gustavo Adolfo (impegnate nell'invasione della Baviera durante la guerra dei trent'anni) distrussero il cimitero; rimane però la lapide, dove ancora oggi si può leggere l'epitaffio da lui stesso composto: "Mensus eram coelos, nunc terrae metior umbras. Mens coelestis erat, corporis umbra iacet" ("Misuravo i cieli, ora fisso le ombre della terra. La mente era nella volta celeste, ora il corpo giace nell'oscurità"). Nel 1634 uscì postumo il Somnium a cura del figlio Ludwig, un racconto fantascientifico scritto in gioventù da Keplero, che aveva arricchito di note negli ultimi vent'anni della sua vita.

Leggi di Keplero

Lo scopo principale del Mysterium Cosmographicum non è quello di difendere il sistema copernicano, ma piuttosto quello di dimostrare che per la creazione del mondo e la disposizione dei cieli, Dio si è ispirato ai cinque solidi regolari che hanno goduto di così grande fama da Pitagora e Platone in poi: il cubo, il tetraedro, il dodecaedro, l'icosaedro, l'ottaedro. Keplero si interroga circa le cause del numero, delle dimensioni e dei moti delle orbite, e sostiene che questa ricerca sia fondata sulla corrispondenza tra i tre "corpi" immobili dell'Universo(Solestelle fissespazio intermedio) e Padre, Figlio e Spirito Santo (la Trinità). Le leggi della struttura del cosmo vengono ricavate circoscrivendo e inscrivendo le orbite dei pianeti nelle varie figure solide, a partire dallaTerra, che è l'unità di misura di tutte le orbite.

Sistema solare secondo Keplero nel Mysterium Cosmographicum(1596). Con il proseguire dei suoi studi astronomici, in seguito Keplero abbandonò questo modello.

Nell'Astronomia nova Keplero enuncia due delle tre leggi che portano il suo nome. La terza compare nel Harmonices mundi libri quinque del1619. Le tre leggi di Keplero rappresentano un modello di descrizione del moto dei pianeti del sistema solare:

  1. L'orbita descritta da ogni pianeta nel proprio moto di rivoluzione è un'ellisse di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.
  2. Durante il movimento del pianeta, il raggio che unisce il centro del Pianeta al centro del Sole (raggio vettore) descrive aree uguali in tempi uguali. (Nel 1966 Koyrè, percorrendo i calcoli tortuosi di Keplero, concluse che questa legge è stata derivata da una premessa errata, e cioè che la velocità della Terra sia inversamente proporzionale alla sua distanza dal Sole, e con calcoli errati. Inoltre stabilì che questa legge venne ricavata prima della legge delle orbite ellittiche. La legge comunque è esatta ed è una semplice conseguenza della conservazione del momento angolare).
  3. Il quadrato del periodo di rivoluzione di un pianeta è proporzionale al cubo della sua distanza media dal Sole.

Keplero ereditò da Tycho Brahe una gran quantità dei più precisi dati mai raccolti sulle posizioni dei pianeti. Il problema era dare loro un senso. I movimenti orbitali e gli altri pianeti sono visti dal punto vantaggioso della Terra, che orbita a sua volta intorno al Sole. Questo fa sì che i pianeti sembrino muoversi disegnando strane curve. Keplero volle concentrarsi sull'orbita di Marte anche se prima avrebbe dovuto studiare accuratamente l'orbita della Terra. Per far questo ebbe bisogno di una linea di base da topografo. Con un colpo di genio usò come linea di base il Sole e una delle due intersezioni dell'orbita di Marte con il piano dell'eclittica. Marte era particolarmente adatto allo scopo proprio perché la sua orbita ha la massima inclinazione con tale piano. Usando tale base poté calcolare le posizioni della Terra e ricavare poi l'intera orbita di Marte. Egli fu inoltre capace di dedurre le sue leggi sui pianeti senza conoscere le esatte distanze dei pianeti dal Sole, poiché le sue analisi geometriche richiedevano solo il rapporto tra le rispettive distanze dal Sole.

Mappa mondiale in: "Tabulae Rudolphinae: quibus astronomicae...." di Giovanni Keplero.

Secondo Keplero, luce, calore, moto, armonia dei moti sono la perfezione del mondo e hanno un analogo nelle facoltà dell'anima. Le stelle fisse funzionano come una "pelle" protettiva che trattiene il calore del Sole. Questi è la causa del moto dei pianeti, poiché ruotando su di sé, trascina gli altri corpi. La potenza vegetativa dell'etere corrisponde alla nutrizione di animali e piante, alla facoltà vitale corrisponde il calore, a quella animale il movimento, alla sensitiva la luce e alla razionale l'armonia. Keplero, a differenza di Tycho Brahe, appoggiò il modello eliocentrico del sistema solare e partendo da questo per vent'anni provò a dare un senso ai suoi dati. Alla fine giunse a formulare le sue tre leggisui movimenti planetari che enunciò nelle Tavole rudolfine, così chiamate in onore di Rodolfo II d'Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero. In tali tavole introdusse anche ilogaritmi neperiani per agevolare i calcoli astronomici.

Mentre le prime due leggi furono enunciate in un classico libro di astronomia, la terza, invece, fu inserita in un testo che si occupava anche di musica e di astrologia e che era denso di temi pitagorici. Keplero, convinto che Dio non fosse solo geometra ma anche un musico, sostenne l'idea che la musica e il sistema solare fossero manifestazioni della stessa armonia; quasi come se le posizioni dei vari pianeti, similmente ai tasti di un pianoforte, dovessero corrispondere alle note. La straordinaria importanza delle scoperte di Keplero non fu immediatamente riconosciuta. Fortemente interessato a tematiche mistiche e metafisiche di natura platonica e pitagorica, la sua "modernità" consiste nella ricerca delle variazioni quantitative delle forze che agiscono nello spazio e nel tempo e nel parziale abbandono del punto di vista animistico in favore di un meccanicismo allo stato embrionale.

La terza legge permette di stabilire la velocità del corpo celeste una volta stabilita l'orbita e viceversa. Si era scoperta una legge che non regolava semplicemente i moti dei pianeti nelle proprie orbite, ma si stabiliva un rapporto tra la velocità dei corpi che si muovono in orbite differenti. Galilei si congratulò con lui per avere accolto il Copernicanesimo ma non si pronunciò sul resto, aggiungendo che alcuni dei suoi pensieri fossero "piuttosto a diminuzione della dottrina del Copernico che a stabilimento" (Galilei).Bacone, pur essendo molto legato alla tradizione ermetica, lo ignorò e Cartesio lo riconobbe come il suo primo maestro di ottica, non considerando il resto come degno di attenzione. Solo dopo che Newton si servì delle leggi di Keplero, queste vennero accettate dalla comunità scientifica, ma non prima degli anni sessanta del Seicento.

 
 
 

Stephan King...

Post n°1675 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Stephen Edwin King noto come Stephen King (Portland21 settembre 1947) è uno scrittore statunitense, uno dei più celebri autori di letteratura fantastica, in particolare horror, dell'ultimo quarto del XX secolo.

Scrittore prolifico, nel corso della sua carriera, iniziata nel 1974 conCarrie, ha pubblicato oltre ottanta opere, fra romanzi e antologie di racconti, entrate regolarmente nella classifica dei best seller, vendendo complessivamente più di 500 milioni di copie.

Buona parte dei suoi racconti ha avuto trasposizioni cinematografiche o televisive, anche per mano di autori importanti quali Stanley Kubrick,John CarpenterBrian De PalmaJ. J. AbramsDavid CronenbergRob ReinerLawrence KasdanFrank DarabontTaylor Hackford e George A. Romero. Pochi autori letterari, a parte William ShakespeareAgatha Christie e Arthur Conan Doyle, hanno ottenuto un numero paragonabile di adattamenti.

A lungo sottostimato dalla critica letteraria, tanto da essere definito in maniera dispregiativa su Time "maestro della prosa post-alfabetizzata",a partire dagli anni novanta è iniziata una progressiva rivalutazione nei suoi confronti. Grazie al suo enorme successo popolare e per la straordinaria capacità di raccontare l'infanzia nei propri romanzi è stato paragonato a Charles Dickens,paragone che lui stesso, nella prefazione a Il miglio verde, pubblicato a puntate nello stile di Dickens, ha sostenuto essere più adeguato per autori come John IrvingSalman Rushdie.Fa parte del gruppo musicale composto unicamente da scrittori, chiamato Rock Bottom Remainders.

BiografiaL'infanzia

Nacque il 21 settembre 1947 a Portland, nel Maine. Suo padre, di origini scozzesi-irlandesi nato David Spansky, in seguito modificò il cognome in Donald Edwin King[6]impiegato della Electrolux, excapitano della Marina Mercantile dal 1945 nellaseconda guerra mondiale. Sua madre, Nellie Ruth Pillsbury King, era una casalinga di modeste origini. Ha un fratello maggiore, David Victor, adottato dai coniugi King il 14 settembre 1945.

Nel 1949 il padre, a causa di problemi familiari, esce per una delle sue passeggiate e non farà più ritorno a casa. Questo evento segnerà profondamente il carattere del futuro scrittore, tanto che è possibile trovare in numerosi romanzi, il difficile rapporto padre-figlio.

La famiglia inizia così a spostarsi da un luogo all'altro: si stabilisce per brevi periodi in Indiana, a Milwaukee, infine nuovamente nel Maine. La signora Nellie Ruth King in quegli anni e nei successivi sarà spesso impegnata per quasi tutto il giorno in diversi lavori come stiratrice in una lavanderia, lavoratrice notturna in una panetteria, commessa e donna delle pulizie. Con il proprio lavoro riesce comunque ad assicurare ai due figli una buona educazione, guidandoli all'ascolto di buona musica e alla letteratura, dando la possibilità a Stephen di provare a scrivere qualche storia horror. Di quegli anni, Stephen King dirà, "Non possedemmo mai un'automobile, ma non saltammo mai un pranzo".

L'infanzia di Stephen King venne segnata, oltre che dalla scomparsa del padre, dalla morte di un suo amico.All'età di quattro anni, i due bambini erano impegnati a giocare nei pressi di una ferrovia, quando l'amico del futuro scrittore cadde sulle rotaie e venne travolto dal treno. Stephen, in stato confusionale, ritornò a casa senza ricordare quanto era successo.

La scuola e le prime esperienze in campo letterario

Iscritto in prima elementare, King passò i primi nove mesi malato. Colpito prima dal morbillo, ebbe in seguito problemi con gola e orecchie. Curato da alcuni esperti, si ritirò dalla scuola per volere di sua madre, passando diversi mesi in casa. È durante questo periodo che King inizia a scrivere, copiando interamente fumetti ai quali aggiungeva descrizioni personali. Il suo primo racconto, completamente inventato da lui, trattava di quattro animali magici a bordo di una vecchia macchina, guidati da un enorme coniglio bianco, con il compito di aiutare i bambini.

Durante questo periodo inizierà anche a leggere tutto ciò che gli interessava. A dieci anni, dopo aver visto un film sugli extraterresti, scopre il genere horror. Due anni dopo rinviene nella soffitta della zia i libri del padre, appassionato di Edgar Allan PoeH.P. Lovecraft e Richard Matheson, nonché appassionato scrittore. Nel 1960 King invia il suo primo racconto a una rivista, la Spacemen, che si occupava di film di fantascienza, ma il suo scritto non verrà mai pubblicato.

Nel 1959 inizia a scrivere per un piccolo giornale, il Dave's Rag, giornale prodotto dal fratello maggiore di King in tiratura limitata e distribuito a vicini di casa e coetanei.

All'età di circa dieci anni si stabilisce con la famiglia a Durham, nel Maine. Frequenta la Lisbon Fall High School, nella vicina Lisbon Falls. La sua passione per i film dell'orrore e per la letteratura lo spingeranno a scrivere diversi racconti, spesso delle semplici trasposizioni dei film visti al drive-in. Questi racconti vengono letti fra i suoi amici di scuola, grazie all'utilizzo del ciclostile del Dave's Rag. Sarà il film, Il pozzo e il pendolo tratto dal racconto di Edgar Allan Poe a ispirare King che, tornato a casa, realizzerà una trasposizione dello stesso. Prodotta poi in una quarantina di copie, la vende il giorno successivo a scuola, ma gli insegnanti, una volta scoperto, lo obbligheranno a restituire i soldi.

Dopo due anni alla Lisbon High School viene nominato direttore del giornale scolastico The Drum, in coppia aDanny Emond. Il giornale avrà scarso successo, ma costerà una punizione a Stephen King, che, annoiato dai soliti articoli, ha l'idea di realizzare un giornale umoristico prendendo in giro i vari professori. "The village vomit", nuovo nome del giornale, fra gli studenti ha successo, ma i professori, privi di "sense of humor" lo metteranno in punizione per una settimana. Al termine della stessa, il giovane scrittore verrà contattato da un vero giornale, ilLisbon Enterprise, settimanale di Lisbon. Inizierà qui a scrivere sugli incontri sportivi, apprendendo tecniche per una buona scrittura.

Nel 1966 venne pubblicato sulla fanzine Comics Review il suo primo racconto, intitolato "I Was a Teenage Grave Robber", poi successivamente pubblicato dal curatore editoriale, Marv Wolfaman, con il titolo "In a Halfworld of Terror" sulla rivista "Tales of Suspense". Rimane l'unica storia scritta da King per una fanzine.

 
 
 

Stephan King.....

Post n°1674 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Università e prime opere

Si diploma nel 1966. A Orono studia letteratura inglese presso l'Università del Maine, dove cura per oltre due anni una rubrica regolare sul giornale universitario, "Maine Campus", intitolata "King's Garbage Truck"Per mantenersi gli studi lavora sia durante l'anno scolastico, che durante le vacanze estive. Nel 1967, a 19 anni, vende per la prima volta, a 35 dollari, un racconto a una rivista professionale: si tratta di "The Glass Floor", pubblicato da Robert Lowndes su "Startling Mistery Stories". Nel frattempo, tra i 16 e i 22 anni, scrive quattro romanzi, ma non vengono pubblicati. Nell'estate del 1969, lavorando nella biblioteca dell'università, conosce Tabitha Jane Spruce, poetessa e laureanda in storia, che sposerà il 2 gennaio 1971 a Old Town.

Nel 1970, dopo la laurea, ottiene il certificato per l'insegnamento alle scuole superiori, ma per circa un anno è costretto a svolgere le più diverse occupazioni, prima di diventare alla fine del 1971 insegnante di lettere alla Hampden Academy di Hampden, nel Maine. Dopo la nascita della figlia Naomi Rachel nel 1970, King si trasferisce e inizia a scrivere, L'uomo in fuga (The Running Man). Nel 1972 nasce un altro figlio, Joseph Hillstrom. Da qui in poi seguono molti problemi, economici e di salute, legati alla dipendenza dall'alcool. King integra il precario bilancio familiare vendendo racconti a riviste maschili come Cavalier, Dude e Gent. La maggior parte di questi saranno poi raccolti in A volte ritornano (Night Shift), la sua prima antologia di narrativa breve, pubblicata nel 1978.

L'esordio con Carrie e il grande successo

Dopo tre precedenti tentativi falliti,King raggiunge finalmente la pubblicazione di un proprio romanzo nel1974 con Carrie. L'autore ha sempre sostenuto che fu la moglie Tabitha ad incoraggiarlo per farlo visionare ad una casa editrice, in quanto lui non riponeva in questa storia particolare fiducia di successo. Acquistato dalla casa editrice Doubleday per soli 2 500 dollari, il romanzo passa inosservato nell'edizione rilegata, ma ottiene un successo enorme con l'edizione economica, superando il milione di copie vendute. Grazie alla sua quota sia per i diritti dell'edizione economica, che per la trasposizione cinematografica, poté permettersi di abbandonare l'insegnamento per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.

I successivi Le notti di Salem (Salem's Lot) (1975) e Shining (1977) furono dei successi ancor maggiori: il primo vendette oltre tre milioni di copie, il secondo superò i quattro milioni. Nel giro di quattro anni, il non ancora trentenne King è passato dal sopravvivere con il modesto stipendio di insegnante da 6 000 dollari annui a guadagnare milioni con i diritti d'autore e i diritti cinematografici.

Ma è proprio in questo periodo di crescente successo e di affermazione personale che la madre di King muore di cancro, evento che causa nello scrittore, seri problemi di dipendenza da alcol e cocaina, arrivando persino a pronunciare il discorso di addio, al funerale della madre, da ubriaco. La sua tossicodipendenza venne a lungo sottovalutata, perché non incideva in alcun modo nella sua creatività, e, solo nel 1987, l'intervento di familiari e amici diede inizio ad un faticoso processo di disintossicazione, che durerà oltre un anno.

Negli anni ottanta King è ormai diventato una star della cultura popolare, paragonabile alla figura di Steven Spielberg in campo cinematografico. In questi anni lui stesso confessa anche il suo debito nei confronti dello scrittore Shane Stevens, dichiarando che il proprio romanzo, La metà oscura è anche un omaggio allo stesso Steven.

1999: l'incidente

Nell'estate del 1999, dopo aver riposto momentaneamente nel cassetto il romanzo, Buick 8, iniziato nel corso della primavera e che richiedeva un certo lavoro di ricerca, King riprende in mano il saggio sulla scrittura, On Writing: Autobiografia di un mestiere, iniziato a fine 1997 e messo da parte nei primi mesi del 1998, con l'intenzione di dedicare l'intera estate a completarlo.

Il 18 giugno 1999 inizia a scrivere la parte principale del saggio, Sullo scrivere. Il pomeriggio del 19 giugno, intorno alle quattro pomeridiane, intraprende la sua abituale camminata di sei chilometri nei dintorni di Center Lovell, nel Maine occidentale, per un tratto lungo la Route 7, la strada che collega Bethel e Fryeburg, quando Bryan Smith, un quarantaduenne con dozzine di precedenti incidenti stradali, alla guida di un minivan Dodge blu, distratto dal suo rottweiler, saltato sul sedile posteriore, travolge in pieno lo scrittore mentre camminava sul ciglio della strada.

Trasportato in un primo momento al Northern Cumberland Hospital di Bridgton, viene poi trasferito in elicotteroal Central Maine Medical Center di Lewiston. A King vengono diagnosticati una serie di gravi traumi fisici: polmone destro perforato, gamba destra fratturata in almeno nove punti, tra cui ginocchio e anca, colonna vertebrale lesa in otto punti, quattro costole spezzate e lacerazione del cuoio capelluto.Esce dall'ospedale il 9 luglio 1999, dopo tre settimane dal ricovero.

Dopo aver accettato in un primo momento le scuse dell'investitore, King decide di denunciarlo per fargli ritirare la patente e di acquistarne il veicolo per 1 600 dollari, nella prospettiva di sfasciarlo una volta recuperate le forze fisiche.

Le sette operazioni chirurgiche necessarie per guarire, e la lunga e dolorosa convalescenza interrompono la proverbiale disciplina dello scrittore, non più in grado di lavorare ininterrottamente quattro ore ogni mattina per scrivere ogni giorno 2 500 parole.

2000-2012

Nel 2000 King pubblica su internet un romanzo a puntate, The Plant. Visto l'insuccesso, soprattutto economico poiché molte sono le persone che scaricano i nuovi capitoli senza pagarli, abbandona il progetto.

Nel 2002, sulla rivista Entertainment Weekly, per la quale fino al 2003 scrive la rubrica, The Pop of King, annuncia di voler smettere di pubblicare, anche se non forse di scrivere.

Nell'ottobre del 2005 King firma per la Marvel Comics una trasposizione a fumetti della serie, La torre nera, intitolata La nascita del pistolero. La serie, basata sulle vicende di un giovane, Roland Deschain, venne diretta da Robin Furth, illustrata da Jae Lee, vincitore dell'Eisner Award, con dialoghi di Peter David. La prima uscita viene pubblicata il 7 febbraio 2007 negli Stati Uniti, e nel marzo dello stesso anno vendette oltre 200 000 copie. In Italia la serie venne pubblicata mensilmente a partire dalla fine dell'agosto 2007, per un totale di quattro albi.

Sempre nel 2007, King venne premiato con il Mystery Writers of AmericaGrand Master.

Annunciato precedentemente per il 21 giugno 2007, King pubblica il 2 ottobre 2007 il romanzo Blaze, scritto negli anni settanta sotto lo pseudonimo Richard Bachman ma mai pubblicato. Lo scrittore ha anche terminato il romanzo Duma Key, uscito a gennaio 2008, scrivendo un musical assieme a John Mellencamp intitolato Ghost Brothers Of Darkland County, spettacolo debuttato il 4 aprile 2012. Il 21 ottobre 2008 escì la sua nona raccolta di racconti, Al crepuscolo, contenente tredici storie. A distanza di un anno dalla pubblicazione del suo ultimo libro, il 20 ottobre2009 verrà pubblicato il romanzo, The Dome, idea a cui King lavorava già negli anni ottanta, ma che non aveva mai portato a termine.

Nel marzo del 2011 annunciò, tramite il suo sito ufficiale la pubblicazione di due nuovi libri. 11/22/63, romanzo che tratta il tema dei viaggi nel tempo e dell'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, pubblicato l'8 novembre2011. Il 13 novembre 2012 esce un altro volume legato alla serie La torre nera, intitolato La leggenda del vento (The Wind Through the Keyhole) inserito negli eventi temporali tra il quarto e quinto volume e che, come tutti i volumi della saga, è stato tradotto da Tullio Dobner.

2013-2017

Il 4 giugno 2013 è uscito negli USA il romanzo Joyland, uscito in contemporanea in Italia.

Il 20 settembre dello stesso anno è uscito negli USA il romanzo horror Doctor Sleep, una sorta di sequel diShining con un Danny Torrance adulto come protagonista. L'uscita in Italia avvenne il 28 gennaio 2014.

II 3 giugno 2014 è uscito negli USA il romanzo giallo Mr. Mercedes, la cui uscita italiana è stata il 30 settembre 2014: si tratta del primo capitolo di una trilogia, come confermato dallo stesso King tramite il proprio profilotwitter.

L'11 novembre 2014 è uscito negli USA un nuovo romanzo horror, dal titolo Revival. In Italia è uscito il 17 marzo 2015.

Nell'estate del 2015, negli USA, avvenne la pubblicazione del secondo capitolo della trilogia di Mr. Mercedes, intitolata Finders Keepers, il cui titolo italiano è Chi perde paga, e la cui pubblicazione in Italia avvenne il 22 settembre 2015.

Il 3 novembre 2015 in USA venne pubblicata una nuova raccolta di racconti dal titolo The Bazaar of Bad Dreams, tradotta in italiano in Il bazar dei brutti sogni, uscita nel marzo 2016.

Il 21 aprile 2015, durante un evento al St. Francis College, King ha annunciato il terzo e ultimo capitolo della trilogia di Mr. Mercedes, intitolato End of Watch, uscito negli Usa il 7 giugno 2016 e in Italia l'11 ottobre 2016 con il titolo Fine turno.

Nel giugno 2016 King ha annunciato la pubblicazione di un nuovo romanzo dal titolo Sleeping Beauties scritto insieme a suo figlio Owen King. È stato pubblicato negli USA il 26 settembre 2017, mentre in Italia il 21 novembre 2017.

2018 - oggi

Nel 2018 scrive assieme a Richard Chizmar il nuovo romanzo dal titolo La scatola dei bottoni di Gwendy(pubblicato negli Stati Uniti il 16 maggio 2017, col titolo Gwendy's Button Box), la cui uscita in Italia è prevista per il 20 marzo.

Per il 2018 in USA è confermata l'uscita di un nuovo romanzo dal titolo The Outsider, in uscita in Usa il 22 maggio, e Elevation in uscita in Usa in autunno.

 
 
 

Un sondaggio sui pił grandi scrittori contemporanei..

Post n°1673 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli

 

 

IL SONDAGGIOIl sondaggio: chi è il più grande scrittore americano vivente? Vota«La Lettura» propone quindici nomi: diteci la vostra opinione

di MATTEO PERSIVALEGaston Ugalde (1946), «Flying Colors» (2012, installazione)shadow1707

 

È, in un certo senso, tutta colpa di Saul Bellow. Fino a dieci anni fa, quando ci ha lasciato (5 aprile 2005), alla domanda «chi è il più grande scrittore americano vivente?» si poteva serenamente rispondere «Bellow» e la discussione più o meno finiva lì, perché oltre al Nobel (rarità per un scrittore americano degli ultimi 50 anni: Bellow era peraltro canadese naturalizzato) si poteva sottolineare come l'autore di Il re della pioggia avesse un'opera omnia di assoluto prestigio (al contrario per esempio di JD Salinger e Harper Lee che avevano pubblicato un solo romanzo - e anche il nuovo libro pubblicato dall'editore della signorina Lee è, in ogni caso, una prima stesura del suo unico romanzo, Il buio oltre la siepe).

In questi dieci anni la corsa è diventata molto più aperta: chi vede Philip Roth come ingiustamente castigato dall'Accademia che gli ha finora negato il Nobel, chi ama Don DeLillo (stimatissimo dai colleghi scrittori), chi fa riferimento al monumento post-modernista Pynchon, chi è sedotto dalla forza di Cormac McCarthy, chi insiste sul primate di Toni Morrison (unica americana vivente con il Nobel).

«La Lettura» ha provato a fare 15 nomi: chi è il più grande scrittore americano vivente secondo voi?

(Nota: abbiamo escluso poeti e drammaturghi, e Harper Lee che ha pubblicato un solo romanzo e ora, quando lei è in casa di riposo sorda e non vedente e in sedia a rotelle, l'editore ha mandato in libreria con il suo apparente consenso la prima stesura di Il buio oltre la siepe).

Paul Auster 
Il più europeo degli americani, intellettuale finissimo, famoso per il suo classico gioco di specchi con il lettore 

Michael Chabon 
Talento vivacissimo, che attraversa i generi, dal Bildungsroman ai racconti alla storia dei fumettisti anni Trenta: originalissimo interprete dell'esperienza ebraico-americana 

Don DeLillo 
Scrittore di straordinaria intelligenza, dal tocco profetico: riscrive la storia americana in Underworld, racconta le nostre paure. Forse il più amato dagli altri scrittori (per David Foster Wallace era un mentore, quasi una figura paterna) 

Joan Didion
Mezzo di secolo di carriera straordinaria: i romanzi al femminile, il giornalismo, i libri politici, gli ultimi due libri autobiografici, struggenti, bellissimi 

Bret Easton Ellis 
L'ascesa folgorante di Meno di zero, lo scandalo di American Psycho, la profezia sul mondo delle celebrità in Glamorama, un percorso personale di grande bravura 

Richard Ford 
Il più classico, e più profondamente americano dei grandi scrittori americani: non ha scritto un brutto libro in tutta la lunga e onoratissima carriera 

Jonathan Franzen 
Cinque romanzi compreso l'ultimo in uscita: le vendite mostruose, la copertina di «Time», l'ambizione assoluta di raccontare noi e il nostro tempo 

Stephen King
Nessuno come lui dai tempi di Poe ha saputo raccontare le nostre paure

Jonathan Lethem 
New York, la solitudine, l'impegno: una carriera tra il personale e il politico 

Cormac McCarthy 
Il bardo del West, il narratore che letto a alta voce ricorda le cadenze della Bibbia, best-seller a sorpresa con l'apocalisse di The Road

Jay McInerney 
Un esordio indimenticabile, mai più raggiunto né superato: ma lo stile è sempre elegantissimo, naturale. Anche quando sbaglia libro sbaglia pensando a Scott Fitzgerald 

Toni Morrison
Un Nobel meritato, una scrittrice di straordinario profilo morale, che continua a scrivere bei libri nella sua luminosa vecchiaia 

Thomas Pynchon
L'uomo invisibile ogni tanto ci regala un nuovo libro: gigante post-postmoderno, ora lo divertono il noir e la tecnologia 

Philip Roth
Dice di essersi ritirato: se così fosse lascia un corpus che verrà studiato a lungo, i romanzi comici, il lungo respiro della maturità, gli amari capolavori della vecchiaia

Donna Tartt 
Un romanzo ogni dieci anni, vendite monstre, poi scompare: immagina personaggi dalla voce che ci resta nel cuore. Aspettiamo il 2023, fiduciosi, per il quarto libro

18 luglio 2015 (modifica il 30 dicembre 2015 | 13:54)© RIPRODUZIONE RISERVATA 

 
 
 

Marcel Aymé........

Post n°1672 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli

 Fonte: Internet

ALL SECTIONS   SEARCHEXPLICIT / FICTIONIl più grande scrittore francese di cui non avete sentito parlaredi CARLO MAZZA GALANTI12.07.2016
Marcel Aymé  Chi si ricorda di Marcel Aymé? Autore di culto per lettori non convenzionali, in Italia erano stati tradotti solo i suoi libri per ragazzi. Finalmente ora arriva un'antologia dei suoi racconti umoristici e fantastici: Martin il romanziere (L'orma editore)Autore di culto per lettori esorbitanti, fonte di ispirazione per artisti e scrittori dai gusti non convenzionali, Marcel Aymé si è ritagliato nel corso dei decenni una solida nicchia di classico minore. Les contes du chat perché sopravvivono in mezzo mondo tra gli scaffali della letteratura per ragazzi, la sua opera intera è stata canonizzata dai volumi della Pléiade e uno dei suoi personaggi più noti continua ad attraversare un muro davanti a quella che fu la sua casa a Montmartre, oggi diventata una piazza che porta il suo nome: turisti e passeggiatori occasionali toccano gli arti metallici, stringono la lunga mano sottile che sporge lustrandone il bronzo, fissano gli indecifrabili occhi sporgenti, ipertiroidei, del volto a cui lo scultore ha voluto dare le sembianze dello scrittore. Pochi di loro saprebbero associare Marcel Aymé ad altro che a un autore di fiabe strampalate o a qualche vecchio e ingiallito ricordo di manuali scolastici, eppure fu uno dei più prolifici e originali scrittori di una generazione che conta tra le sue fila alcuni dei maggiori letterati del Novecento.
Uomo di teatro, letteratura, cinema, all'apice della carriera Aymé godeva, intorno agli anni Cinquanta, del plauso popolare e della stima di molti critici e colleghi. Mai accondiscese tuttavia all'insidioso privilegio di diventare una figura "istituzionale". Nel 1949 rifiutò la Legion d'onore e nel 1959 fu perfino invitato a entrare nel novero esclusivissimo dei membri dell'Académie française, ma avendola già discretamente presa in giro in alcune sue opere scelse di declinare l'invito: «Non vedo quale piacere ci possa essere nel far parte di una società dove si incontra una quarantina di persone che non si è scelto di frequentare» scrisse alla sorella. Ingessatura e pompa istituzionale mal si accordavano allo spirito dissacrante e corrosivo di uno scrittore che probabilmente avrebbe più volentieri accettato un invito al Collège de 'Pataphysique. Cresciuto tra il Giura e la Franca Contea, Aymé si portava appresso un bagaglio di provincialismo orgogliosamente minoritario, insieme a un'immediatezza di modi (e scrittura) che mal si conciliava coi toni sostenuti e ambiziosi dell'intellighenzia parigina o con l'enfasi del gaullismo nazionale.
Allergico a combriccole e consorterie mondane, poco incline a bazzicare la bohème dorata di artisti e scrittori, Aymé fu spirito libero e anticonformista, animato da un bisogno perfino autolesionista di indipendenza. La sua tendenza ad abbracciare cause ideali idiosincratiche, poco politicamente inquadrabili, e comunque distanti dall'agenda degli intellettuali impegnati non contribuì a procurargli la notorietà che reclamavano le sue opere. Alle epurazioni selvagge dell'immediato dopoguerra è dedicato uno dei suoi romanzi più apprezzati: Uranus. Inutili furono i suoi sforzi per salvare Robert Brasillach dalla condanna a morte. Costante e coerente fu la sua ferma opposizione alla pena capitale - abolita in Francia solo nel 1981 - e oggetto di un'opera teatrale che all'epoca fece scalpore e ancora oggi è spesso rappresentata sulle scene d'oltralpe: La tête des autres. Nel 1935, fino a quel momento considerato scrittore di sinistra, firmò un manifesto insieme a una nutrita schiera di autori di destra (tra cui lo stesso Brasillach) mosso da motivazioni tangenziali rispetto ai contenuti del documento, e a dispetto della propria totale estraneità al razzismo e alle bieche rivendicazioni identitarie espresse in quelle righe (che oggi - e presumibilmente anche allora - appaiono decisamente impresentabili). Durante l'occupazione non si peritò di pubblicare racconti su una rivista autorizzata dal regime, «Je suis partout», senza peraltro, ancora una volta, condividere l'orizzonte politico dei suoi animatori. Furono scelte di questo tipo, che oggi sembrano mosse più da una sorta di sprezzo anti-ideologico che da convinzioni concrete, ad alienargli definitivamente la simpatia e il patrocinio di figure ingombranti (e influenti) come Sartre o Aragon. A ciò si aggiungano amicizie e frequentazioni considerate poco raccomandabili, come l'antisemita Céline. Quest'ultimo stimava Aymé e lo accolse regolarmente a Meudon nella stretta cerchia dei suoi confidenti. Dal canto suo, Aymé fece il possibile per riabilitare agli occhi del mondo letterario quello che considerava «il più grande scrittore francese vivente e forse il più grande lirico che abbiamo mai avuto» (a lui è dedicato un rapido e ironico cammeo ne La carta del tempo, uno dei racconti di questa raccolta).
Ad ogni modo, ideologie e lotte politiche non furono un elemento fondante della sua poetica: «I miei racconti non sono politici» puntualizzava. Non che rifiutasse qualsiasi forma di critica o conflitto, al contrario, ma perlopiù nella veste della satira e di una acuminata "etnografia" letteraria, in una spontanea inclinazione verso l'ingenua frugalità del popolo urbano e provinciale, nella messa a distanza umoristica dei tic e delle pose tipiche della borghesia parigina dell'epoca. Poco a che fare, tutto sommato, con l'etichetta di «anarchico di destra» che qualcuno volle affibbiargli suscitando il suo divertito dissenso.

Parigi, Place Marcel Aymé. La statua del Passamuri, protagonista di una raccolta di racconti dello scrittore francese (Le Passe-muraille, 1943)AFPAncora oggi, nell'affollato pantheon degli autori francesi novecenteschi, Aymé paga lo scotto di una non facile integrazione nella società artistica del tempo, volutamente propiziata dal quel modo di recitare la parte «del tipo muto, piuttosto incolto, sperduto nel mondo letterario», come lo descrive il suo biografo Michel Lécureur. Passate le temperie ideologiche del dopoguerra, Aymé si offre alla lettura come un autore umilmente e genialmente "pop", lontano dai fasti e dalle paludi delle sacre lettere.
Oltre ad aver firmato diciassette romanzi, una decina di pièce teatrali, molti articoli e qualche sceneggiatura cinematografica, Marcel Aymé è stato un prolifico autore di novelle. Esclusi i Contes du chat perché, sono sette le raccolte pubblicate in vita, tra il 1932 e il 1967, a cui si aggiunge un'ultima pubblicata postuma nel 1987 che raccoglie testi inediti e sparsi. La ricezione italiana dello scrittore non è si è spinta molto oltre le numerose edizioni dei Contes du chat perché in versione integrale o selezionati in libretti illustrati per un pubblico esclusivamente infantile. L'unico romanzo che ha goduto di una qualche attenzione editoriale è stato La jument verte, tradotto in diverse edizioni tra il 1952 e il 2006. Alcune pièce teatrali furono tradotte tra gli anni Cinquanta e Sessanta e poche novelle appaiono in antologie di racconti fantastici o umoristici come la garzantiana Umoristi del Novecento del 1967, con prefazione di Attilio Bertolucci. Le passe-muraille, unica raccolta tradotta per intero, è stata pubblicata nel 1994 dalla Biblioteca del Vascello.
I racconti proposti in questa antologia (Martin il romanziere, L'orma editore, 2016) sono tratti da quattro raccolte: Derrière chez Martin (1938), Le passe-muraille (1943), Le vin de Paris (1947), En arrière (1950), tutti usciti in Francia per i tipi di Gallimard. La forma breve fu particolarmente congeniale alla versatilità narrativa di questo autore dotato di un'immaginazione debordante, una propensione sfrenata alla continua invenzione di soggetti, situazioni, personaggi e sviluppi imprevedibili. Il gusto per la parabola beffarda, per l'apologo urticante, per la fetta di vita virata al surreale è palpabile e pienamente godibile in ogni singolo racconto. Un'inventiva certamente espressa anche nei romanzi, complessivamente molto diversi tra loro, ma è nelle storie brevi che Aymé sembra dare libero corso a tutta la sua incontenibile libertà immaginativa e non pare esagerato considerarlo tra i maggiori novellieri francesi del ventesimo secolo. Alla fulminea capacità di caratterizzare personaggi in pochi tratti, alla disinvoltura con cui sa muoversi tra atmosfere, contesti estremamente diversi, fa da contraltare uno stile relativamente piano, trasparente, certamente sorvegliato ma poco incline alla sofisticazione, poco descrittivo e molto più affidato all'uso magistrale del dialogo (da qui la naturalezza con cui negli anni Cinquanta e Sessanta dedicò sempre più spazio alla produzione teatrale). Ciò non toglie che, spinto da un onnivoro e inappagato eclettismo narrativo, Aymé giungesse saltuariamente ai confini della parodia e della sperimentazione verbale: non mancano tra le sue pagine cenni di pastiche e caricature stilistiche dai tratti simbolisti, naturalisti, modernisti, esistenzialisti, noir.
Di Aymé è stata spesso elogiata la bravura nel rappresentare spaccati sociali: la campagna, la provincia, la città. Eppure il suo mondo, i suoi quadri di costume e i suoi personaggi così immersi nel loro tempo esibiscono una fisionomia piacevolmente familiare. Aymé è stato un moralista meno nel senso normativo del termine (come chi si eleva, per stigmatizzarli, al di sopra dei vizi comuni) che per l'attenzione costante con cui ha scandagliato e messo a nudo la vita interiore dei suoi personaggi, sollecitando reazioni morali alle situazioni più o meno anomale ideate nei suoi racconti. Ne emerge un'umanità nella quale, fatte le dovute distinzioni ambientali, è ancora facile rispecchiarsi. L'abilità di quei piccoli borghesi nell'escogitare ingegnosi accomodamenti della coscienza è forse mutata nei valori di riferimento ma non nella sostanza psicologica, e simili ai nostri sono gli abissi nei quali scivolano tra un raggiro e un'autoassoluzione. L'invidia diffusa e certe piccole malignità che ricorrono tra queste pagine somigliano sorprendentemente a quelle che la socialità contemporanea ha moltiplicato e reso ancora più infide e sfuggenti. La vanagloria, grande e luminosa presenza in quell'autentica radiografia degli spiriti vanesi che emerge da questi racconti, continua a parlarci di noi: gli artisti e sedicenti tali che incontriamo nella Montmartre dello scrittore non sono molto diversi dagli attuali creativi di una neo-bohème che imperversa.

Marcel AyméAFPSono molti gli spunti attualizzanti che affiorano spontanei alla lettura di questi racconti, spesso incoraggiati da uno degli aspetti che si sono privilegiati nella presente selezione, ovvero la componente fantastica e a tratti precocemente fantapolitica che caratterizza una buona parte dei testi narrativi di Aymé. La carta del tempo è certamente ispirato ai razionamenti della guerra ma sembra proiettarsi in pieno produttivismo neoliberista e nella progressiva mercificazione del tempo privato. La lotta generazionale di Ricaduta pare alludere alle nostre società giovanilistiche e figurare un conflitto che forse deve ancora avverarsi. Mentre davanti a Martin il romanziere si deve convenire che la metafiction non è affatto un'invenzione del postmodernismo americano.
Per quanto riguarda la tecnica narrativa, l'aspetto forse più sorprendente è l'abilità con cui, una volta assunto un postulato di ordine fantastico, il narratore sa trarne in poche pagine una serie spiazzante di conseguenze verosimili. La sintassi fantastica ne ricava una logica paradossalmente stringente, la storia si dipana con coerenza e semplicità materializzando scenari che, seppure basati su presupposti del tutto assurdi, si reggono perfettamente in piedi. Lo scrittore riesce insomma a far coincidere con esattezza, ed è forse una delle sue cifre più caratteristiche, l'invenzione fantastica della struttura narrativa con il materiale quotidiano, realistico e sociologico à la Zola, delle sue ambientazioni predilette. In tal senso si potrebbe forse definire quello di Aymé come un realismo fantastico, o un realismo magico ante litteram. Ovviamente la deformazione fantastica non si limita ad assolvere la funzione di semplice cornice, e lo straniamento che ne deriva è ottimo carburante per le più spericolate interpretazioni del lettore contemporaneo. Che dire ad esempio, in questi tempi tornati a essere popolati di supereroi e superpoteri, delle "innumerabili" Sabine? Aymé è riuscito negli anni Quaranta ad adattare un topos del fantastico dalle radici mistiche (l'ubiquità) in una sorta di commedia sexy dove è il desiderio femminile che prende la strada di un nomadismo proto-deleuziano. Qui come altrove l'explicit moralista ha tutta l'aria di una burla, di una discreta perversione dei cliché della coscienza e della narrativa edificante.
È evidente, in buona parte dei racconti qui presenti (e in molte altre pagine dell'autore), un innato e spontaneo libertinismo, un interesse di matrice boccaccesca o rabelaisiana per la sensualità creaturale dell'uomo espressa nella sua dimensione più grottesca e inevitabilmente comica. In quasi ogni racconto il piacere si manifesta con mirabile candore, sotto la specie peccaminosa della lussuria o sotto quella della più ingenua e innocente sensibilità erotica. Nei frequenti soprassalti temporali dei racconti di Aymé, ricorre il desiderio sessuale sotto spoglie di ogni genere ed età: uomini assatanati e donne fameliche, ma anche vecchie bramose e perfino pargoli e pargole attraversati da irrefrenabili impulsi. La voluttà e la guerra dei sessi sono i propulsori di molte delle vicende che vengono qui narrate con un allegro cinismo tale da affilare il pensiero e rinfrescare l'animo, ma che al tempo non mancò di sollevare cipigli e scatenare ire tra i sorveglianti della pubblica decenza. L'antibigottismo e l'anticlericalismo di Aymé non furono d'altronde mai disposti al compromesso, e la religione (probabilmente anche in virtù del suo corredo di elementi fantastici: angeli, aureole, oltremondi) è spesso al centro delle novelle migliori e più dissacranti.
Pur avendo scandalizzato molti dei suoi contemporanei, Aymé non sembra animato dal desiderio della provocazione frontale e da quell'accanimento antiborghese che tanta parte ha avuto nella letteratura e nell'arte francesi. Al di là della sua originalissima vena fantastica, ciò che resta alla fine della lettura di queste storie è il senso di una profonda e generosa solidarietà verso i propri simili, la qualità umana di una voce e di uno sguardo mai alteri o supponenti. Aymé recluta i suoi personaggi tra gli ultimi, i perdenti, i fanfaroni, i qualunquisti e i deboli di spirito, tutta un'umanità antieroica e gogoliana, schiacciata dagli eventi, ostaggio del conformismo e di forze sociali pressanti alle quali non sa opporre che reazioni goffe e occasionali, lievi e perlopiù egoistici sussulti di rivolta. Eppure non c'è traccia di disprezzo da parte dello scrittore. Lo si direbbe troppo affezionato ai difetti dell'essere umano per trattarli con sufficienza, troppo consapevole della forza che la sua ispirazione ricava dalla linfa della medietà. Il debito che l'artista contrae con il proprio soggetto, qualunque ne sia la statura morale, Aymé lo risarcisce con la leggerezza empatica di una scrittura certamente affilata e sardonica, ma anche affabile e gentile (e vengono in mente autori come Alphonse Allais o quel Raymond Queneau che infatti lo conobbe e apprezzò). Alla pochezza dei vari Martin - nome feticcio ricorrente in molte delle sue novelle - si accompagna la coscienza che lo sguardo più acuto non proviene da chi frequenta pulpiti o abissi, bensì da colui che sa muoversi raso terra, sulla superficie del mondo, nella sua aurea mediocrità.
Pubblichiamo la prefazione al libro di Marcel Aymé, Martin il romanziere (L'orma editore, 2016).Traduzione e cura di Carlo Mazza Galanti216 pagine 16 euro

 
 
 

Altra opera di Anatole France...

Post n°1671 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte: risorse Internet

LA RIVOLTA DEGLI ANGELI

La rivolta degli angeli

 di una nobile dinastia conservatrice ed ex magistrato,

è proprietario di una enorme e prestigiosa biblioteca

di quasi 500.000 volumi nel campo delle scienze naturali

, morali, filosofiche e religiose. Una collezione iniziata da

un suo antenato - il barone Alexandre d'Esparvieu - e che

in passato aveva anche rischiato di finire dispersa. Ma che

ora occupa un intero piano della elegante dimora di famiglia,

nel centro della città. Conservatore della bilioteca e archivista

è dal 1895 un certo Julien Sariette, uomo di origini modeste

ma preciso e cocciuto. Ha catalogato ed etichettato tutti i

volumi (purtroppo seguendo un criterio che solo lui è in

grado di decifrare) e li ama di un amore geloso. Tutte le

mattine alle 7 Sariette è alla sua scrivania in mogano, in

biblioteca, e si alza solo a mezzogiorno in punto per un

breve pranzetto in trattoria, al ritorno dal quale lavora

fino a sera: poi una cena frugalissima, una partita a domino,

una passeggiata e via a nanna. Durante la sua gestione della

biblioteca nemmeno un foglio è andato perso, e Sariette è

riluttante persino a permettere la consultazione dei volumi,

come fossero figli che ha la missione di proteggere dagli

estranei. Figuratevi la sua costernazione quando la mattina

del 10 settembre, aprendo come sempre la biblioteca alle 7

precise, l'uomo trova una quantità di libri - tra i quali preziose

edizioni antiche della Bibbia o del Talmud, trattati rabbinici e

manoscritti armeni - gettati alla rinfusa, spiegazzati, ammucchiati

senza garbo. Orrore! Chi può essere responsabile di un tale

scempio? Chi si è introdotto in biblioteca di notte, e come ha

fatto ad andare e venire, se la porta e le finestre erano e

sono chiuse? Forse il vecchio domestico Hyppolite? O Maurice,

il giovane viziato e vizioso rampollo degli d'Esparvieu? Ma anche

se fosse (e appare assai improbabile), che interesse avrebbero

quei due per testi del genere? Il misterioso fenomeno si ripete

ancora e ancora nei giorni seguenti: Sariette ha i nervi a pezzi,

e anche passare la notte in biblioteca a fare la guardia non lo

aiuta a risolvere l'enigma. Nel frattempo Maurice ha avviato una

relazione clandestina con la bella e insoddisfatta Madame des

Aubels: un sabato pomeriggio, mentre i due sono impegnati in

un languido amplesso, in camera da letto appare un uomo nudo.

E, cosa ancora più incredibile, costui afferma di essere Arcade,

l'angelo custode di Maurice, e annuncia lo scoppio di una rivolta

contro Dio, anzi contro Ialdabaoth, il crudele demiurgo che

l'umanità crede suo dio...

Messo all'indice dal Vaticano nel 1920 e insignito del Nobel per

la Letteratura nel 1921 - ah, i bei tempi dell'isolamento pre-

Concordato della Chiesa cattolica! - Anatole France in questo

romanzo usa lo gnosticismo (l'antica 'eresia' cristiana secondo

la quale - molto sinteticamente - il reale è uno stato di decadenza

del divino che va superato ed è dominato da una semi-divinità

malvagia, non dalla Provvidenza) come pretesto per tratteggiare

un grande affresco sociale e politico. Alla vigilia del massacro

della Grande Guerra, le aristocrazie e le elite economiche, perse

nella loro visione antiquata, decadente, reazionaria e criminale

del mondo stanno per precipitare l'Europa in un abisso senza

fondo, e la ribellione degli angeli che si confondono tra la piccola

borghesia e i bohemienne, innamorati del popolo (e della sua

sensualità) è una metafora libertaria fin troppo evidente.

La narrazione di France non cade nella trappola della magniloquenza

- sempre dietro l'angolo con una trama così - e si manrìtiene

leggera e ironica, con qualche sprazzo di erotismo.

Meridiano Zero ripropone l'edizione italiana del 1928

(con le deliziose illustrazioni originali di Carlègle), impreziosendola

con una prefazione di Roberto Saviano che restituisce a questo

romanzo il ruolo centrale che gli compete nel panorama letterario

della prima metà del '900. 

 

 

 
 
 

Le opere di Anatole France....

Post n°1670 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte: risorse di rete

Gli dèi hanno sete di Anatole France

1912. Anatole France, di lì a poco Nobel per la Letteratura (1921), pubblica una lettura scolastica dei giorni dell'odio e della decadenza della Rivoluzione Francese: non snatura gli eventi, ma li semplifica cancellando, per quanto possibile, contrasti e sfumature. L'intento è abbastanza limpido: prendere le distanze dalla violenza, dal fanatismo, dagli sciagurati eccessi dei giorni del Terrore. Un pizzico di approfondimento delle dinamiche psichiche dei personaggi avrebbe senza dubbio assicurato un salto di qualità dell'opera, così costretta, a distanza di un secolo dalla pubblicazione, a un'esistenza preclusa al grande pubblico e limitata agli studiosi e agli appassionati del genere (romanzo storico). "Gli dèi hanno sete" è un romanzo manierista, d'un'eleganza scabra e semplice, appena sporcata dalla ripetuta ed enfatica lettura della ossessa psiche del protagonista. Poco per poter ambire all'immortalità; abbastanza per assicurare un intrattenimento discreto e relativamente disimpegnato.

Sono molto costernata dall'apprendere che Anatole France è stato praticamente dimenticato. Le ristampe dei suoi libri sono come mosche bianche, nonostante in vita abbia avuto un grande successo e nel 1921 abbia pure vinto il Nobel per la letteratura. Era anche un autore "pericolosamente" ateo, visto che la Chiesa cattolica mise all'indice la sua intera produzione letteraria.

L'oblio pare davvero una sorte ingrata per chi ispirò addirittura Proust, eppure France pare non filarselo più nessuno. Che peccato: a me Gli dei hanno seteha colpito molto e mi sento di consigliarlo a chiunque voglia leggersi un romanzo sulla Rivoluzione francese o approfondire il tema del fondamentalismo.

Gli dei hanno sete, infatti, ci racconta dell'evoluzione (o forse sarebbe meglio dire: involuzione) di una mente integralista, quella di Evariste Gamelin, che, da semplice cittadino innamorato della rivoluzione, diventerà uno dei più spietati giurati del Tribunale rivoluzionario, contribuendo a mandare a morte in maniera arbitraria centinaia di persone.

L'inizio è lento e un pizzico noioso: si fa fatica a entrare in sintonia con la storia, dato che il protagonista è così smaccatamente odioso, ma, a mano a mano che entrano in scena gli altri personaggi, ci si ritrova a divorare le pagine.

Un personaggio molto particolare è Elodie, la fidanzata di Evariste. Di primo acchito sembra la tipica fanciulla innamorata e sospirosa, ma, proseguendo nella lettura, ci si rende conto che in qualche modo si tratta di una sorta di personificazione della Francia sotto il Terrore. Elodie, infatti, aborre ciò che Evariste è diventato, lo spietato giurato che manda i fantomatici nemici della Repubblica a morte, ma è anche perversamente eccitata da questo spettacolo disumano.

Il personaggio migliore del romanzo, e che forse rispecchia il pensiero dell'autore, è Maurice Brotteaux, filosofo epicureo sempre in compagnia del suo Lucrezio, ateo e amante della vita e delle donne. La maggior parte dei momenti memorabili del romanzo lo vedono come protagonista. Fin dall'inizio, si dimostra assai consapevole dove finirà per condurli il Terrore: "L'umanità si fabbrica i suoi dei copiando i tiranni, e voi, che ripudiate l'originale, serbate la copia! [...] Io ho amore per la ragione, ma non ne ho per il fanatismo. La ragione ci guida e ci illumina, ma quando ne avrete fatto una divinità, essa vi accecherà e vi indurrà al delitto."

Una menzione d'onore è infine meritata dalla sorella di Evariste, Julie: ragazza ribelle e in rotta con la famiglia, sarà l'unica a manifestare pubblicamente il suo disprezzo per il fratello moralista e sanguinario. Julie è un personaggio molto forte e, sebbene compaia pochissimo e quasi alla fine, di certo lascia il segno nella mente del lettore.

"Scellerato! Mostro! Assassino! Colpiscimi, vigliacco! Sono una donna! Fammi arrestare, fammi giustiziare, Caino! Sono tua sorella."
E gli sputò in faccia.

 
 
 

Il giglio rosso di Anatole France....

Post n°1669 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte: risorse di rete

Il giglio rosso di Firenze

Una ricca, giovane e bella signora, Thérèse, figlia di un fortunato finanziere di umile origine, Montessuy, è spinta dal padre a sposare il conte Martin-Bellème, un aristocratico tutto preso dalla politica (è parlamentare preconizzato ministro). Il matrimonio, contratto senza amore per ragioni di promozione sociale, fallisce. Thérèse ha una relazione clandestina con Robert Le Ménil. Indispettita dalla decisione di Robert di lasciare Parigi per partecipare a una caccia alla volpe, Thérèse accetta l'invito di recarsi in Italia fattole da Vivian Bell, una poetessa inglese sua amica che vive a Fiesole.

Thérèse si reca perciò in Toscana accompagnata dalla virtuosa M.me Marrnet et dal vecchio poeta ribelle Choulette. A Firenze (il "giglio rosso" del titolo fa riferimento al giglio di Firenze) Thérèse incontra Jacques Dechartre, uno scultore che Thérèse aveva già conosciuto a Parigi, e i due si innamorano e si abbandonano all'ebbrezza di un grande amore. Robert, che ha intuito qualcosa, giunge in Italia e scongiura invano Thérèse a ritornare da lui. La passione di Thérèse e di Jacques continua a Parigi. Thérèse è felice ma Jacques, geloso e violento, conosciuto il legame che Thérèse aveva con Robert, diventa sempre più sospettoso finché non rompe il legame con la donna.

Genesi dell'opera e critica

Anatole France scrisse una prima stesura di questo romanzo, a cui diede il titolo di "La Terre des morts" ("La terra dei morti") nel 1889. La versione finale, col titolo definitivo di Le lys rouge apparve a puntate sulla Revue de Paris da aprile a giugno 1894. Il romanzo fu pubblicato in volume nel mese di luglio dello stesso anno dall'editore Calmann-Lévy.

La pubblicazione nel 1984 delle Lettres intimes (Lettere intime) scambiate da Anatole France e dalla sua amante Léontine Lippmann, meglio nota come Madame Arman de Caillavet, non lasciano dubbi sull'ispirazione di alcuni episodi del romanzo riconducibili al legame sentimentale fra i due. Anche altri personaggi del romanzo sarebbero ispirati a personaggi reali; per esempio, nel personaggio del poeta Choulette è stata vista la figura di Paul Verlaine

Il successo del libro fu travolgente, soprattutto presso il pubblico femminile, testimoniato d'altronde dalle centinaia di edizioni in Francia e dalle numerose traduzioni nelle varie lingue. Un sondaggio svolto nel 1956 su Le Figaro littéraire fra i letterati su quali fossero i più grandi romanzi d'amore apparsi in Francia fra il 1871 e il 1939 mostrò come Il giglio rosso fosse il più citato.

 
 
 

Anatole France........

Post n°1668 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli

Risorse Internet

BiografiaLa giovinezza

Anatole Thibault nacque in un quartiere parigino di editorilibrai e antiquari al numero 19 del quai Malaquais dove il padre François Thibault, originario della Beauce e già sottufficiale monarchico, si faceva chiamareFrance Libraire e aveva il proprio negozio di libri. Da lui Anatole prese lo pseudonimo di France con il quale è soprattutto noto.

Ricevette un'istruzione classica presso l'Institution Sainte Marie prima e al Collège Stanislas poi, uscendone nel1862 senza aver brillato e ottenendo il baccellierato nel 1864. Fin da giovanissimo aiutò il genitore nel suo commercio, prendendo gusto alla conoscenza erudita e avendo modo di conoscere nella libreria paterna, specializzata in opere e documenti sulla Rivoluzione francese, tanti studiosi i quali, con la loro erudizione, lo scetticismo ironico e l'umorismo disincantato, saranno di modello ai personaggi dei suoi romanzi.

Già dal 1863 iniziò a collaborare a riviste bibliografiche, come il Bullettin du bouquiniste, lo Chasseur bibliographe e l'Intermediaire des chercheurs et des curieux, finché non fu assunto nel 1867 dall'editore parigino Lemerre come lettore, ossia con l'incarico di proporre e curare la pubblicazione di nuove opere; al1868 risale il suo primo scritto, un saggio su Alfred de Vigny.

In occasione della rivoluzione comunarda non prese posizione, preferendo allontanarsi da Parigi, dove rientrò solo alla fine del 1871. Cominciò a scrivere poesie, due delle quali furono pubblicate nel 1872 nel Parnasse Contemporain, cui fece seguito, l'anno dopo, il volume di poesie, di fattura parnassiana, i Poèmes dorés (Poemi dorati). Nel 1875 curò la terza antologia poetica de Le Parnasse contemporain, e l'anno dopo, tratto da unaballata di Goethe, pubblicò il dramma in versi Les noces corinthiènnes (Le nozze di Corinto).

Raggiunta una stabile posizione economica con l'assunzione alla Biblioteca del Senato nel 1876, poté sposare l'anno successivo Marie-Valérie Guérin de Sauville, dalla quale avrà nel 1881 la figlia Susanne. Dopo la pubblicazione, nel 1879, dei due racconti Jocaste e Le chat maigre (Il gatto magro), nel 1881 ottenne il primo grande successo con la pubblicazione del romanzo Le crime de Sylvestre Bonnard membre de l'Institut (Il delitto dell'accademico Sylvestre Bonnard), premiato dall'Académie française.

Il successo

Scrittore ormai affermato e ricercato nei salotti, legato di amicizia con Ernest Renan, pubblicò nel 1882 Les désirs de Jean Servais (I desideri di Jean Servais) e nel 1883 Le livre de mon ami (Il libro del mio amico) e collaborò comecritico letterario a diversi quotidiani. Il risultato di queste collaborazioni furono i quattro volumi de La Vie littéraire pubblicate dal 1888 al 1893 dove egli,classicista, non esitò a polemizzare apertamente con il creatore del naturalismoÉmile Zola e con il poeta parnassiano Leconte de Lisle, come lui bibliotecario del Senato e dal quale fu perfino sfidato a duello.

Intanto il suo matrimonio conobbe una grave crisi e France iniziò, nel 1888, una relazione con Arman de Caillavet, una donna non più giovane che sembra aver avuto un importante influsso sull'orientamento delle proprie idee politiche; da unprogressismo illuminato di matrice settecentesca lo scrittore si orientò infatti verso le posizioni socialiste che avevano allora, in Francia, il più popolare rappresentante nella figura di Jean Jaurès.

Nel ventennio seguente France realizzò le opere di maggiore qualità: nel 1890 pubblicò Thaïs (Taide), la vicenda di una prostituta convertita al cristianesimo dal monaco eremita Pafnuzio che, preso da un'insana passione per Taide, quando questa ha ormai rinnegato il suo passato e vive santamente, finisce per dannare la sua anima; nel 1893 appare La rôtisserie de la reine Pédauque (La rosticceria della regina Piedoca), una sorta di romanzo filosofico che ebbe un seguito, quello stesso anno, con Les opinions de M. Gérôme Coignard.

Insignito della Legion d'onore, celebre in tutta la Francia, amante dell'antichità classica, visitò anche l'Italia e proseguì la produzione letteraria con il romanzo Le lys rouge (Il giglio rosso) del 1894 e con i racconti Il pozzo di Santa Chiara (1895), mentre ne Le jardin d'Épicure (Il giardino di Epicuro) affrontò con ironia temi filosofici, volgendosi a dimostrare quanta irrazionalità vi fosse nella società contemporanea.

L'impegno politico

Divenuto accademico di Francia nel 1896 al posto di Ferdinand de Lesseps, iniziò a scrivere la tetralogia dellaStoria contemporanea (1897-1901), quattro romanzi - L'orme du Mail (l'olmo del viale), Le mannequin d'oisier (il manichino di vimini), L'anneau d'améthyste (L'anello d'ametista) e M. Bergeret à Paris (Bergeret a Parigi) - che hanno per protagonista il signor Bergeret, modesto e disilluso, ma colto e arguto professore di un liceo di provincia, attraverso i cui occhi France descrive la società del suo tempo, le sue miserie e le sue ipocrisie, mantenendo tuttavia fiducia nella possibilità del riscatto e dell'elevamento umano.

L'ultimo volume della serie è dedicato all'affare Dreyfus, il celebre caso giudiziario dell'ufficiale francese ebreo, accusato ingiustamente di spionaggio e deportato alla Caienna, sul quale la Francia si divise in colpevolisti - i clericali e inazionalisti - e innocentisti, a capo dei quali fu Émile Zola, che denunciò il complotto ai danni di Dreyfus, con il celebre articolo «j'accuse», ottenendo il sostegno di Anatole France, che ruppe ogni rapporto con intellettuali colpevolisti come François CoppéePaul Bourget e Maurice Barrès.

Da quell'episodio l'impegno politico di Anatole France si fece più stringente: plaudì alla Rivoluzione russa del 1905 e condannò la repressione zarista; con laVita di Giovanna d'Arco, del 1908, attaccò uno dei miti cattolici e nazionalistici, quello della pulzella d'Orléans; nello stesso anno pubblicò L'île des Pinguins, una satira sulla storia e i destini della Francia, e nel 1909, oltre a Les contes de Jacques Tournebroche e Les sept femmes de Barbebleu, raccolse i suoi scrittipolemici nel tre volumi di Vers les temps meilleurs.

Nel gennaio 1910 morì la sua compagna, la signora de Caillevet. France pubblicò molte meno opere ma nel1912 ottenne un vero trionfo con Les Dieux ont soif (Gli dei hanno sete), ambientato ai tempi della Rivoluzione francese, dove al fanatico terrorista Evariste Gamelin, France contrappone il saggio e scettico Brotteaux des Ilettes. Dopo i saggi de Le génie latin (Il genio latino) del 1913, con La révolte des anges (La rivolta degli angeli), del 1914, si concluse l'impegno narrativo dello scrittore: protagonisti sono gli angeli del mito e il loro capo, Satanaarcangelo benigno e generoso, il quale rinuncia a dare la scalata al cielo per sostituirsi a Dio, perché, dice, «la guerra genera la guerra e la vittoria la sconfitta. Il Dio vinto diventerà Satana, Satana vincitore diventerà Dio. Possa il destino risparmiarmi questa sorte spaventosa! Io amo l'inferno che ha formato il mio genio, amo la terra dove ho fatto un po' di bene, se è possibile farne in questo mondo terribile dove gli esseri non esistono che per l'assassinio».

Si ritirò nella sua residenza di campagna della Béchellerie, presso Tours, con la moglie Emma Laprévotte - già cameriera della signora de Caillevet - e, mentre giustificava la guerra della Francia contro la Germania, approvò la Rivoluzione russa del 1917 e scrisse libri di memorie, come Le petit Pierre (Pierino) nel 1918 e La vie en fleur(La vita in fiore) nel 1922, dopo aver ottenuto, nel 1921, il premio Nobel per la letteratura.;

Anatole France era ateo. Nel 1920 la Chiesa cattolica mise all'indice tutte le sue opere. Morì nel 1924, all'età di 80 anni, ed ebbe grandiosi funerali di Stato a Parigi. È sepolto nel cimitero di Neuilly-sur-Seine.

 
 
 

Anatole France....

Post n°1667 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli

Risorse Internet

Il successo da vivo e l'oblio dopo la morte

Anatole France fu considerato come un'autorità morale e letteraria di primo piano. Fu apprezzato da scrittori e personalità come Marcel Proust (France è considerato come uno dei modelli che ispirò Proust per il personaggio dello scrittore Bergotte nella Recherche), Marcel SchwobLéon Blum, il russo Evgenij Zamjatin. Fu inoltre letto e influenzò scrittori che respingevano il naturalismo, come lo scrittore giapponese Jun'ichirō Tanizaki. Le sue opere furono pubblicate dall'editore Calmann-Lévy dal 1925 al 1935. Anatole France, da vivo e poco dopo la sua morte, fu l'oggetto di un gran numero di studi.

Ma, dopo la sua morte, fu bersaglio di un pamphlet dei surrealisti, Un cadavere, a cui parteciparono Drieu La Rochelle e Aragon, autore di un testo intitolato: «Avete già schiaffeggiato un morto?» in cui scrive: «Per me ogni ammiratore di Anatole France è un essere degradato». Per lui, Anatole France è un "esecrabile istrione dello spirito", rappresentante della "ignominia francese". André Gide lo giudicava uno scrittore "senza inquietudine" di cui "si capisce tutto subito". La reputazione di France divenne così quella di uno scrittore paludato dallo stile classico e superficiale, autore ragionevole e conciliante, compiacente e soddisfatto, e anche melenso, tutte qualità mediocri incarnate soprattutto dal personaggio del signor Bergeret. Diversi specialisti dell'opera di France considerarono tuttavia questi giudizi eccessivi e ingiusti, o perfino frutto di ignoranza, in quanto trascurano gli elementi magici, irragionevoli, buffoneschi, neri o pagani. Per questi, l'opera di France ha sofferto e soffre ancora di un'immagine ingannevole.

Di riflesso a questo oblio relativo e alla scarsa conoscenza, le opere su France sono oggigiorno rare e i suoi libri, eccetto i pochi più noti, sono difficilmente ristampati.

Alcune sono disponibili (in lingua francese) come risorsa elettronica sul sito del Progetto Gutenberg (sono segnalate con PG).

Tetralogia della "Storia contemporanea"

Ciclo di quattro volumi (L'histoire contemporaine):

  1. 1897 - L'orme du mail, (L'olmo del mail, tr. di Marisa Zini, Torino, Einaudi, 1952); (L'olmo del viale, tr. di Ugo Dettore, Milano, Rizzoli, 1953)
  2. 1897 - Le mannequin d'osier (Il manichino di vimini, tr. di Marisa Zini, Torino, Einaudi, 1952); (Il manichino di vimini, tr. di Ugo Dettore, Milano, Rizzoli, 1953)
  3. 1899 - L'anneau d'améthyste, (L'anello di ametista, tr. di Marisa Zini, Torino, Einaudi, 1952); (L'anello di ametista, tr. di Ugo Dettore, Milano, Rizzoli, 1953)
  4. 1901 - Monsieur Bergeret à Paris, (Il signor Bergeret a Parigi, tr. di Silvio Catalano, Milano, Morreale, 1927); (Il signor Bergeret a Parigi, tr. di C. Meneghelli, Milano, Minerva, 1934); (Il signor Bergeret a Parigi, tr. di Marisa Zini, Torino, Einaudi, 1952); (Bergeret a Parigi, tr. di Ugo Dettore, Milano, Rizzoli, 1953)

Altri romanzi

  • 1869 - Alfred de Vigny
  • 1873 - Poèmes dorés
  • 1876 - Les Noces corinthiennes - dramma antico in versi
  • 1879 - Jocaste - racconto; (Giocasta, tr. di Giovanni Marcellini, Milano, Caddeo, 1922); (Giocasta, tr. di Pino Bava, Milano, Veronelli, 1957)
  • 1879 - Le chat maigre - racconto; (La Taverna del Gatto Magro, tr. di Giovanni Marcellini, Milano, Caddeo, 1922); (Il Gatto magro, tr. di Pino Bava, Milano, Veronelli, 1957)
  • 1881 - Le crime de Sylvestre Bonnard, membre de l'Institut (Il delitto di Silvestro Bonnard membro dell'istituto, tr. di C. Siniscalchi, Milano, Sonzogno, 1923); (Il delitto di Silvestro Bonnard, tr. di Gustavo A. Marolla, Milano, Barion, 1927); (Il delitto di Silvestro Bonnard, tr. di Giovanni Marcellini, Lanciano, Carabba, 1931); (Il delitto di Silvestro Bonnard, membro dell'Istituto, tr. di Andreina Quadrio, Milano, Bietti, 1933); (Il delitto dell'accademico Silvestro Bonnard, tr. di Enrico Piceni, Milano 1953); (Il delitto dell'accademico Sylvestre Bonnard, tr. di Giorgio Arduin, Sesto San Giovanni, Peruzzo, 1987); (Il delitto di Sylvestre Bonnard, tr. di Alessandro Serra, Milano 2007)
  • 1882 - Les désirs de Jean Servien (I desideri di Giovanni Servien, tr. di Giovanni Marcellini, Milano, Caddeo, 1921); (I desideri di Jean Servien, tr. di Enrico D'Angelo, Caraffa di Catanzaro, Abramo, 2005)
  • 1884 - Les autels de la peur (Gli altari della paura, tr. di Paolo Fontana, Latina, L'argonauta, 1998)
  • 1885 - Le livre de mon ami (Memorie di un altro me, tr. di Michele d'Urso, Firenze, Bemporad, 1923); (Il libro del mio amico, tr. di Frango, Milano, Barion, 1925); (Il libro dei ricordi, tr. di Giovanni Marcellini, Lanciano, Carabba, 1928); (Il libro di Pierre, tr. di Carla Verga, in A. France, Il meglio, a cura di C. Verga, Longanesi, Milano 1959)
  • 1889 - Balthazar (Baldasar, tr. di Giovanni Marcellini, Lanciano, Carabba, 1930); (Baldassarre, tr. di Pino Bava, Milano, Veronelli, 1958)
  • 1890 - Mémoires d'un volontaire (Memorie di un volontario, tr. di Carlo Carlino, Como, Ibis, 1994)
  • 1890 - Thaïs (Taide)
  • 1893 - La rôtisserie de la reine Pédauque (La rosticceria della regina Piedoca, tr. di D. Tarzia, Milano, Quintieri, 1921); (La rosticceria della regina Piedoca, tr. di Giovanni Vaccaro, Sesto San Giovanni, Barion, 1925); (All'insegna della Reine Pédauque, tr. di Silvio Catalano, Milano, Sonzogno, 1928); (La rosticceria della regina Piedoca, tr. di Arturo Salucci, Milano, Bietti, 1931); (La rosticceria della regina Pedoca, tr. di Anna Maria Salvatorelli, Torino, Eclettica, 1945); (All'insegna della Regina Pédauque, tr. di Luigi de Nardis, Torino, UTET, 1979); (La rosticceria della regina Pié d'Oca, tr. di Michela Giuliana, Palermo, Novecento, 1992)
  • 1893 - Les opinions de Jérôme Coignard (I detti dell'abate Coignard, tr. di Silvio Catalano, Milano, Sonzogno, 1924)
  • 1894 - Le Lys rouge (Il giglio rosso, Camerano, Gwynplaine, 2012)
  • 1895 - Le Jardin d'Épicure (Il giardino di Epicuro, tr. di Giovanni Marcellini, Roma, Carra Bellini, 1921); (Il giardino d'Epicuro, tr. di Gustavo A. Marolla, Milano, Barion, 1925); (Il giardino di Epicuro, tr. di Luigi Filippi, Milano, IEIT, 1929); (Il giardino d'Epicuro, tr. di Angela Balducci, Milano 1995)
  • 1895 - Le puits de Sainte Claire (Il pozzo di Santa Chiara, tr. di Gustavo A. Marolla, Sesto San Giovanni, Barion, 1927); (Il pozzo di Santa Chiara, tr. di Franco Stevani, Ultra, 1945); (Il pozzo di Santa Chiara, tr. di Pino Bava, Milano, Veronelli, 1958)
  • 1899 - Pierre Nozière (Pierre Nozière, tr. di Luigi Galeazzo Tenconi, Milano, Barion, 1927); (Pierre Nozière, tr. di Giovanni Marcellini, Lanciano, Carabba, 1928)
  • 1901 - L'affaire Crainquebille (Il processo Crainquebille, tr. di Giovanni Marcellini, Aquila, Vecchioni, 1925); (Crainquebille, tr. di Mario Fanoli, Firenze, Parenti, 1956); (Crainquebille, tr. di Luigi de Nardis, Torino, UTET, 1979); (Crainquebille, tr. di Carlo Nordio, Macerata, Liberilibri, [2002] 2014)
  • 1902 - Opinions sociales
  • 1902 - Le procurateur de Judée (Il procuratore della Giudea, tr. di Leonardo Sciascia, Palermo, Sellerio, 1980)
  • 1903 - Histoire comique (Storia comica, tr. di Fausto Valsecchi, Milano, Sonzogno, 1914); (Storia di comici, tr. di Erme Cadei, Milano, Morreale, 1925); (Storia comica, tr. di Franco Stevani, Milano, La Prora, 1945)
  • 1905 - Sur la pierre blanche (Sopra la pietra bianca, tr. di Gustavo A. Marolla, Milano, Barion, 1925); (Sopra la pietra bianca, tr. di Giovanni Marcellini, Lanciano, Carabba, 1929; Sulla pietra bianca, tr. di Laura Emilia Barchiesi, Camerano, Gwynplaine, 2011)
  • 1908 - L'île des pingouins (L'isola dei pinguini)
  • 1908 - Vie de Jeanne d'Arc
  • 1908 - Les contes de Jacques Tournebroche (I racconti di Giacomo Tournebroche), tr. di Luigi Galeazzo Tenconi, Milano, Efa, 1945; (I racconti di Giacomo Girarrosto, tr. di Pino Bava, Milano, Veronelli, 1958)
  • 1912 - Les Dieux ont soif (Gli dei hanno sete, tr. di Angiolo Lanza, Milano, Avanti, 1922); (Gli Dei sitibondi, tr. di Pio Schinetti, Milano, Treves, 1929); (Gli dei hanno sete, tr. di Anna Maria Guarnieri, Milano, Geos, 1944); (Gli dèi hanno sete, tr. di Fanny Malle, Torino, Einaudi, 1951); (Gli dei hanno sete, tr. di Pio Schinetti, Milano, Garzanti, 1967); (Gli dei hanno sete, tr. di Pietro Lazzaro, Milano, Fabbri, 1970)
  • 1914 - La révolte des anges (La ribellione degli angeli, tr. di Luigi De Mauri, Milano, Barion, 1928); (La rivolta degli angeli, tr. di Alessandra Baldasseroni, Firenze, Sansoni, 1966); (La rivolta degli angeli, tr. di Lisa Tullio, Roma, Curcio, 1978); (La rivolta degli angeli, tr. di Luigi De Mauri, Padova, Meridiano Zero, 2004)
  • 1915 - Sur la voie glorieuse
  • 1918 - Le petit Pierre (Pierino, tr. di Clelia Falconi, Venezia, La Nuova Italia, 1928)
  • 1922 - La vie en fleur (La vita in fiore, tr. di Carla Verga, in A. France, Il meglio, a cura di C. Verga, Longanesi, Milano 1959)

Antologie

  • 1902 - Les sept femmes de Barbebleu et autres contes merveilleux (Le sette mogli di Barbablù e altri meravigliosi racconti, tr. di Massimo Caputo, Milano, Sonzogno, 1922); (Racconti meravigliosi, tr. di Livio Cibrario, Torino, Eclettica, 1946); (Le sette mogli di Barbablù, tr. di Pino Bava, Milano, Veronelli, 1958); (Le sette mogli di Barbablù e altri racconti meravigliosi, tr. di Felicia Lustri, Milano, Bibliografica, 1992); (Le sette mogli di Barbablù e altri racconti meravigliosi, tr. di Paola Verdecchia, Roma, Donzelli, 2004)

Varie

  • 1874 - Le livre du bibliophile (Il libro del bibliofilo, tr. di Pino Di Branco, Milano, La Vita Felice, 2008)
  • 1888 - Le Château de Veaux-le-Vicomte (Il castello del Visconte, tr. di Luigi Bellavita, Milano, Sugarco, 1986); (Il castello di Vaux-le-Vicomte, tr. di Maria Delogu, Palermo, Sellerio, 2006)
  • 1892 - L'Étui de nacre - raccolta di novelle (Il cofano di madreperla, tr. di Mario da Siena, Modena, Vincenzi, 1922); (L'astuccio di madreperla, tr. di Gustavo A. Marolla, Milano, Barion, 1927); (L'astuccio di madreperla, tr di Pino Bava, Milano, Veronelli, 1957)
  • 1906 - Vers les temps meilleurs - raccolta di discorsi e lettere
  • 1913 - Le génie latin - raccolta di recensioni

Curiosità

Il procuratore della Giudea è un racconto del 1902 che fino all'anno 1920 è sempre stato isolato, tanto da presentarsi solo in edizioni numerate, di rara bellezza e grande pregio; poi il Premio Nobel del suo autore e, di nuovo, il silenzio - se non tra gli alunni dei più prestigiosi licei classici, "iniziati" alle fonti che l'autore ha utilizzato e che ben sintetizza Sciascia nelle note (come gli Annali di Tacito, libro terzo o la Guerra Giudaica di Flavio Giuseppe); il libro è davvero poco conosciuto. Il racconto è, come lo ha definito Sciascia, "un'apologia dello scetticismo" e narra dell'incontro di Ponzio Pilato oramai vecchio, con un altrettanto vecchio amico che ospitò nella Provincia da lui amministrata, il protagonista del racconto appunto, Elio Lamia. Parlando di politica romana e di ebrei, di divinità e Dio, il racconto si chiude con una domanda: "Gesù, ti ricordi di quest'uomo?" e la risposta di Ponzio Pilato "no, non lo ricordo" conclude il racconto alla luce dell'amore cristiano.

Note

  1. ^ "La grande stima per la produzione intellettuale, che in Francia va dalle più umili alle più alte istanze, aveva già da anni escogitato questo saggio metodo di conferire a poeti e scrittori, i quali non traessero pingui guadagni dal loro lavoro, delle discrete sinecure. Uno era per esempio nominato bibliotecario al Ministero della marina o al Senato ed aveva così un piccolo stipendio e ben poco da fare, poiché i senatori ben di rado chiedevano libri, mentre il felice titolare di simile beneficio poteva comodamente, nell'antico palazzo con la vista sul giardino del Lussemburgo, scrivere i suoi versi durante le ore d'ufficio, senza preoccuparsi mai di trarne un guadagno. Quella modestissima sicurezza bastava loro": Stefan ZweigIl mondo di ieri, Mondadori, 1954, p. 98.
  2. ^ Cfr. l'introduzione di Luciana Viarengo alla ristampa del suo "L'isola dei pinguini", Isbn Edizioni, 2006.

Bibliografia

 

 

 
 
 

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