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Messaggi del 28/11/2018
Post n°1754 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli
CITAZIONI RIPORTATE INTEGRALMENTE DALL'INTERNET. Ricostruite nel dettaglio le connessioni neurali del cervello di una drosofila Un eccezionale lavoro di mappatura 3D delle sinapsi del moscerino della frutta promette di rivoluzionare gli studi di neurobiologia: ora è possibile seguire le connessioni tra neuroni e ricostruire i percorsi neurali dietro ai comportamenti più studiati. Per questa prima parte del progetto i ricercatori hanno ricostruito le connessioni neurali delle cellule nervose che raggiungono una regione cerebrale chiamata corpora peduncolata.|Z. ZHENG ET AL./CELL 2018 Un gruppo di scienziati ha ottenuto un'immagine 3D del cervello di drosofila (l'ormai ultrastudiato moscerino della frutta) così dettagliata, che è stato possibile usarla per tracciare con precisione le connessioni tra neuroni in una specifica area cerebrale, cruciale per la memoria. La tecnica utilizzata ha permesso di osservare talmente in profondità nel cervello da risalire alle singole sinapsi e ricostruire i percorsi compiuti dai segnali nervosi (cioè le reti neurali) alla base di alcuni noti comportamenti del piccolo insetto, spesso usato come modello negli studi di biologia.
melanogaster è grande come un seme di papavero e composto di circa 100 mila neuroni, contro i 100 miliardi di quello umano. Tuttavia, è sorprendentemente complesso. Questi piccoli insetti si lanciano in elaborate danze di corteggiamento e rituali di grooming; possono apprendere e ricordare; sembrano sapere quali posti possono essere considerati sicuri e quali sono da temere. Alcune strutture che presiedono a questi comportamenti, come quelle per riconoscere e ricordare gli odori, sono molto simili a quelle del cervello di altri animali, uomo incluso. Ecco perché il nuovo lavoro pubblicato su Cell apre prospettive importanti. PUNTI DI SCAMBIO. Innanzitutto, per la tecnica utilizzata - replicabile su altri modelli. Per mappare i punti di connessione neurale, il gruppo di ricerca guidato da Davi Bock, neuroscienziato dell'Howard Hughes Medical Institute's Janelia Research Campus di Ashburn, Virginia, ha immerso il cervello di una drosofila in una soluzione contenente metalli pesanti, che si legano alle membrane dei neuroni e alle proteine nei punti sinaptici. Dopo il procedimento, gli snodi cruciali della comunicazione tra neuroni risaltavano come i nodi in groviglio di fili di lana. DA OGNI ANGOLAZIONE. Quindi, con una punta di diamante è stato tagliato il campione in oltre 7.000 nano-fette, ciascuna molto più sottile di un capello umano, che sono state analizzate e fotografate singolarmente al microscopio elettronico. Il processo ha generato 21 milioni di immagini che sono state assemblate con un software, dando come risultato - per ora - la ricostruzione delconnettoma (cioè l'insieme delle connessioni neurali) di un'area coinvolta nell'apprendimento e nell'integrazione sensoriale: icorpora peduncolata, che comprendono appena il 5% del totale delle connessioni del cervello di drosofila. UN'OTTIMA BASE. Anche se si tratta di una piccola porzione, il dettaglio di ricostruzione di ogni singola "via di informazione" in entrata e in uscita è senza precedenti: la tecnica potrà essere utilizzata per studiare il cervello di altri animali come gli zebrafish e forse, in futuro, dei vertebrati. I dati sono stati resi pubblicamente accessibili in modo che possano costituire un punto di partenza per chi si occupa di neurobiologia. Il lavoro da fare è ancora moltissimo: allo stato dei fatti è per esempio impossibile ricostruire la posizione di ogni singolo neurone - un compito che implicherebbe di analizzare, ad occhio nudo, migliaia di immagini, per rintracciare cellule di pochi centinaia di micron. |
Post n°1753 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli
L'antica ricetta pugliese della Farinella rivive a Milano Orzo e ceci, attentamente tostati e infine pestati con il mortaio, in modo da creare una nutriente farina dalle origini antichissime, usata per sfamare i contadini che vivevano nell'area attorno alle campagne pugliesi. Da qui inizia la storia dellaFarinella, l'antica farina pugliese che di recente è tornata a far parlare di sè, soprattutto a Milano. Ma la Farinella non è stata solo un cibo povero, usato per sfamare i lavoratori dei campi durante le lunghe ed estenuanti sessioni di lavoro nei campi. Nel 1700 i cuochi di corte e delle raffinate cucine patrizie cominciarono ad utilizzare la farina che venne apprezzata dai ricchi signori. Nel tempo la particolare farina è quasi scomparsa dai ricettari d'Italia. Solo grazie alla recente costituzione di un presidio Slow Food dedicato si è tornati a parlare della semplice e gustosa farina che sta tornando a far parlare di sé in tutta Italia e soprattutto a Milano, grazie alla volontà di Angelo Fusillo, giovane proprietario del ristorante "Olio Cucina Fresca". Un ritorno reso possibile dai ricordi d'infanzia del ristoratore: fichi maturi pucciati nella Farinella, un impasto che spesso sostituiva il pane, anche per effettuare la proverbiale scarpetta per raccogliere il sugo di pomodoro. Sono questi i ricordi donati dalla nonna di Angelo Fusillo che dopo tanti anni rivivono nel cuore di Milano. I sapori custoditi nella memoria rinasconograzie alle prelibatezze realizzate dallochef Michele Cobuzzi . E per celebrare l'antico sapore della Farinella il ristorante di Milano offre una prelibata Linguina ai cinque pomodori servita con possibilità di duplice scarpetta. C'è la fetta di pane pugliese ricoperta dal sugo della pasta e poi la Farinella, con l'aggiunta, come corredo del piatto, dei cucchiai di brodo vegetale, un miscuglio realizzato per andare alla ricerca di antichi sapori perduti che grazie alla bravura dello chef e la dedizione di un ristoratore che ha puntato sulla tradizione, sulla memoria e sulla genuinità dei sapori. |
Post n°1752 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli
Diversity change during the rise of tetrapods and the impact of the 'Carboniferous rainforest collapse'Abstract The Carboniferous and early Permian were critical intervals in the diversification of early four-limbed vertebrates (tetrapods), yet the major patterns of diversity and biogeography during this time remain unresolved. Previous estimates suggest that global tetrapod diversity rose continuously across this interval and that habitat fragmentation following the 'Carboniferous rainforest collapse' (CRC) drove increased endemism among communities. However, previous work failed to adequately account for spatial and temporal biases in sampling. Here, we reassess early tetrapod diversity and biogeography with a new global species-level dataset using sampling standardization and network biogeography methods. Our results support a tight relationship between observed richness and sampling, particularly during the Carboniferous. We found that subsampled species richness initially increased into the late Carboniferous, then decreased substantially across the Carboniferous/ Permian boundary before slowly recovering in the early Permian. Our analysis of biogeography does not support the hypothesis that the CRC drove endemism; instead, we found evidence for increased cosmopolitanism in the early Permian. While a changing environment may have played a role in reducing diversity in the earliest Permian, our results suggest that the CRC was followed by increased global connectivity between communities, possibly reflecting both reduced barriers to dispersal and the diversification of amniotes. 1. Introduction Tetrapods (four-limbed vertebrates) first appeared on land in the late Devonian and during the Carboniferous and early Permian established the first terrestrial vertebrate communities. In the early Carboniferous, these amphibian -like early tetrapods radiated rapidly and diversified into a wide variety of morphologies and sizes. Later in the Carboniferous, crown amniotes appeared, and by the early Permian, the terrestrial vertebrate fauna was dominated by synapsids (the mammalian stem-group), such as edaphosaurids and sphenacodontids, alongside a diverse array of basal reptiles (e.g. captorhinids) and amphibians. This diversification occurred as the surrounding environment was transitioning from wetlands in the Carboniferous to more arid conditions in the Permian. During the late Carboniferous, Euramerica (Europe and North America) lay at the equator and was predominantly covered by tropical rainforests, commonly referred to as the 'Coal Forests'. During the Kasimovian (approx. 303-307 Ma), these rainforests began to disappear from large parts of the globe, and by the early Permian had been replaced in many regions by dryland vegetation as a more arid climate developed. This 'rainforest collapse' culminated in what is considered one of two mass extinction events evident in the plant fossil record. Despite this interval being a crucial time for tetrapod evolution and the establishment of terrestrial ecosystems, few studies have focused on Carboniferous-early Permian tetrapod diversity patterns or have attempted to quantify the impact of the 'Carboniferous rainforest collapse' (CRC) on the terrestrial vertebrate fauna. Instead, most work has been focused on the later end-Permian mass extinction and more recently on the early and mid-Permian extinction events. A previous study that attempted to assess the impact of the CRC suggested that the newly fragmented habitats following the collapse drove the development of endemism among tetrapod communities. This is proposed to have led to reduced local richness (alpha diversity) but higher global diversity (gamma diversity) following the CRC. However, this study failed to adequately account for how sampling of the fossil record varies in both time and space, largely accepting raw diversity patterns at face value. Moreover, the analysis was conducted using a family-level dataset, rather than one at species level, and some of the data used in this study are no longer accessible. The impact of uneven sampling on estimates of diversity has been appreciated for almost half a century, and in recent years there have been an increasing number of studies investigating the influences of sampling biases on palaeodiversity. The correlation between palaeodiversity and sampling has been repeatedly demonstrated in many fossil groups, including terrestrial vertebrates, marine vertebrates, insects, marine invertebrates and plants. Sampling intensity is influenced by several factors including geographical location, volume and variety of preserved sedimentary environments, collection methods and academic interest. Substantial efforts have been made recently to develop statistical methods which can mitigate these biases allowing diversity to be estimated from an incomplete fossil record. Here, using a newly compiled global species-level dataset alongside sampling standardization and network biogeography methods, we investigate patterns of early tetrapod diversity and biogeography from the Carboniferous to early Permian to answer the following questions. (i) What are the major patterns of tetrapod diversity during this interval? (ii) How do sampling biases impact estimates of diversity, and how can we best account for them? (iii) Did the 'CRC' drive the development of endemism among tetrapod communities? 2. Material and Methods Newly compiled data detailing the global occurrences of early tetrapod species from the beginning of the Carboniferous (Tournaisian) to the end of the Cisuralian epoch (Kungurian), informally referred to as the 'early Permian', were downloaded from the Paleobiology Database (paleobiodb.org, accessed 19 September 2017). These data result from a concerted effort to document the Palaeozoic terrestrial tetrapod fossil record, led by the lead author of this study. The data represent the current published knowledge on the global occurrences and taxonomic opinions of early tetrapods. Data preparation and analyses were conducted within R v. 3.4.5. All marine taxa and ichnotaxa were discarded from the dataset, and the final cleaned dataset comprises 476 tetrapod species from 385 collections (= fossil localities), totalling 1047 unique global occurrences. |
Post n°1751 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli
Lo zoo di vetro Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Trama
All'inizio del dramma Tom, che è sia il protagonista che il narratore della storia, si rivolge direttamente al pubblico (cosa che farà spesso nel corso della recita) spiegando che si tratta di un suo ricordo della madre Amanda e la sorella Laura. Siamo alla fine degli anni '30 del XX secolo. Amanda ha cresciuto i suoi due figli da sola, dopo che suo marito li ha abbandonati. La donna, volitiva ed energica, viene dagli Stati del Sud, dove era ammirata per la sua bellezza, e prova ancora rimorso per aver lasciato tutto e aver seguito suo marito. Il suo rapporto con Tom e Laura oscilla tra il tenero e l'eccessivo; in particolare la donna si preoccupa del futuro di Laura, resa zoppa da una malattia e pertanto introversa e chiusa: ella si è chiusa in un suo mondo di illusioni, e passa tutto il suo tempo ad ascoltare vecchi dischi, leggere romanzi e soprattutto accudire una collezione di animaletti di vetro. Tom lavora in una fabbrica di scarpe per mantenere Laura e Amanda, ma la vita noiosa e banale che conduce (nonché la morbosa presenza della madre) lo rende irascibile. Il ragazzo tenta senza successo di diventare un poeta, e cerca conforto recandosi al cinema a tutte le ore della notte per vivere delle avventure almeno con la fantasia. Questo scatena l'ansia di Amanda, che teme suo figlio sia un alcolizzato come il padre. Un giorno Amanda scopre che Laura, a causa della sua timidezza, ha lasciato il corso da segretaria che stava seguendo. In passato era accaduta la stessa cosa per il liceo. La donna diventa allora ossessionata dall'idea di trovarle un marito che le garantisca un futuro sereno; la ragazza non ha però alcun interesse nel trovare eventuali corteggiatori, così sua madre prega Tom di trovarle un pretendente. Per liberarsi dalle pressioni di sua madre, Tom invita così Jim, un amico di vecchia data che ora lavora con lui alla fabbrica. Amanda si dedica completamente all'allestimento della cena; quella sera però Laura comprende che Jim altri non è che un ragazzo che ai tempi del liceo le piaceva moltissimo, così all'arrivo del ragazzo viene soggiogata dalla sua timidezza e non riesce nemmeno a sedersi con gli altri a cena. Durante la cena, improvvisamente la luce va via (Tom si è così disinteressato alla famiglia che aveva scordato di pagare la bolletta). Con uno stratagemma Amanda riesce a fare in modo che Laura e Jim rimangano da soli perché parlino e si conoscano. I due ragazzi si trovano così a parlare a lume di candela, e pian piano Jim riesce a vincere la ritrosia di Laura, che gli confessa quanto lui le piacesse in passato. Jim, con molta tenerezza, dice che i suoi problemi sono causati esclusivamente dalla sua insicurezza, e che lei dovrebbe prendersi maggior cura di sé perché la trova una splendida ragazza. I due si trovano così a danzare insieme, ma con un brusco movimento Jim fa cadere un unicorno di vetro che fa parte della collezione di Laura, spezzandogli il corno. Subito dopo lui la bacia, ma quasi immediatamente dopo le confessa di essere già promesso sposo a un'altra donna. Laura gli dona l'unicorno spezzato come regalo di nozze prima di chiudersi in un ostinato e doloroso silenzio; al ritorno di Amanda e Tom, Jim se ne va. Quando Amanda viene a sapere del fidanzamento di Jim, si infuria con Tom perché ritiene che lui ne fosse fin dall'inizio a conoscenza, e lo caccia di casa. Nel soliloquio finale Tom spiega che dopo quella sera lui abbandonò Amanda e Laura e non tornò mai più da loro, anche se il loro ricordo lo aveva tormentato per tutta la vita; chiede così a Laura di "spegnere le candele", ossia di lasciare che lui la possa dimenticare. Mentre lui esce, Laura spegne effettivamente le candele che hanno illuminato la scena. Analisi, Autobiografia e memoria La prima idea per Lo Zoo di Vetro fu un racconto che Williams scrisse nel 1934, dal titolo Ritratto di una Ragazza di Vetro; esso conteneva a sua volta dei forti riferimenti autobiografici riferibili all'autore stesso. Il protagonista reca addirittura il suo stesso nome (il vero nome di Tennessee Williams era Thomas), mentre il personaggio di Laura si basa sulla vita di sua sorella Rose: a causa di alcuni problemi psichici la ragazza fu sottoposta a un intervento di lobotomia, causando immenso dolore per Williams che le era molto affezionato. Addirittura nella rappresentazione viene spesso detto che il soprannome della ragazza è Blue Rose. In Laura si cristallizzano anche elementi dello stesso autore: l'introversione e la timidezza erano propri di Tennessee Williams negli anni della sua giovinezza, e l'ossessione per lo zoo di vetro di Laura riflette i sogni e le fantasie dell'autore da giovane. Gli elementi autobiografici del dramma convergono in un unico tema, quello della memoria, che persiste nel corso di tutta la rappresentazione: la storia viene vista attraverso gli occhi di Tom, filtrata dai suoi sentimenti e dai suoi ricordi; i caratteri dei personaggi che gli girano intorno risultano discontinui e grotteschi, come "deformati" dal tempo passato e dalle sensazioni contrastanti nei riguardi di madre e sorella. Il rapporto col proprio io Un altro grande tema del dramma è il rapporto col proprio ego: tre dei quattro personaggi agiscono esclusivamente per il proprio tornaconto personale, travestendolo da azioni altruiste. Tom invita Jim a cena apparentemente per accontentare sua madre e aiutare sua sorella, ma in realtà è un piano orchestrato ad hoc per fuggire da una realtà che gli sta stretta; Amanda sembra voler trovare un marito a Laura e si adopera per riuscirci, ma vuole solo riscattarsi da un matrimonio fallito e da una giovinezza perduta; Jim in un primo momento aiuta Laura e pare addirittura apprezzarla nonostante il suo handicap, invece è già fidanzato e vuole solo approfittare della sua bellezza. Tom, Amanda e Jim finiscono però per soccombere alle loro stesse mancanze, rimanendo confinati nel loro egoismo e causando danni piuttosto che risolverne. Laura, che è al centro delle finte attenzioni degli altri tre, è l'unica che non mostra atteggiamenti egoistici, anzi più di una volta nel corso del dramma si fa riferimento al suo altruismo e alla sua bontà; in definitiva, quella che sembra essere chiusa in se stessa è quella che invece ha un migliore rapporto col proprio io, ma finisce per venire sottomessa dall'egocentrismo degli altri tre. Lo zoo di vetro Non è un caso che lo zoo di vetro di Laura dia il titolo all'intera opera, poiché esso simboleggia l'intera chiave di lettura del dramma. Esso è l'immagine del mondo interiore di Laura, fatto di fragili illusioni. Non solo: gli animali di vetro sono fragili e apparentemente pacchiani, ma se illuminati dalla giusta luce rivelano tutti i colori dell'arcobaleno: diventano, in pratica, un'immagine di Laura stessa, psicologicamente debole e di aspetto scialbo, ma in realtà più umana e virtuosa degli altri personaggi. Anche in questo caso, in effetti, si verifica una dicotomia tra Laura e gli altri personaggi, che specularmente alla ragazza vivono delle vite banali cercando disperatamente l'apparenza: Tom si rifugia nel mondo del cinema, Amanda sogna il riscatto sociale e Jim si fregia dei suoi successi sportivi e professionali; in realtà sono tutti espedienti per sfuggire alla scontentezza della propria vita. La lunga scena del dialogo tra Laura è Jim è caricata di un forte simbolismo: Jim rompe il corno dell'unicorno di vetro, la statuetta preferita di Laura, che così diventa un "semplice cavallo" come tutti gli altri; lo stesso oggetto gli sarà poi regalato dalla ragazza. Tutto questo allude alla storia stessa della ragazza: le premure che Jim le usa sembrano trasformarla per un attimo in una ragazza "normale", a scapito della sua unicità, fatta di bellezza e fragilità; ma la "violenza" che si nasconde in queste premure fa sì che la ragazza si rompa come la statuina. Il fatto che lei gliela regali, infine, rappresenta ciò che lei ha perso in tutta la faccenda e ciò che lui le ha tolto con la sua falsità. |
Post n°1750 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli
La permacultura è un metodo per progettare e gestire paesaggi antropizzati in modo che siano in grado di soddisfare bisogni della popolazione quali cibo, fibre ed energia e al contempo presentino la resilienza, ricchezza e stabilità di ecosistemi naturali.
Origine del termine e riadattamento italiano successivo Il termine "permacoltura" è una contrazione di permanent agriculture ("agricoltura permanente"). Nel primo testo di permacoltura ed anche il primo arrivato in Italia (Permacoltura, un'agricoltura perenne per gli insediamenti umani, 1992)(prima edizione 1978)possiamo leggere: "Permacoltura è una parola che abbiamo coniato per denominare un sistema integrato e in evoluzione costituito da piante perenni o che si autoperpetuano e da specie animali utili all'uomo. Si tratta in sostanza di un ecosistema agricolo completo." Esclusivamente in Italia il nuovo gruppo che ha curato l'edizione italiana del libro "Introduzione alla permacultura" ha scelto di propria iniziativa di modificare il termine "permacoltura" in "permacultura" per enfatizzare il concetto di "cultura", quindi sottolineare un approccio unificato a tutti gli aspetti che riguardano la società umana e le sue connessioni con la natura, come descritto nella prefazione all'edizione italiana. Bill Mollison sosteneva che "una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile e un'etica dell'uso della terra" inoltre nello stesso testo per la prima volta asserisce che il termine da lui coniato di "permaculture" nasce non solo dalla contrazione di "permanent agriculture" ma anche di "permanent culture". Seppur il gioco di parole funzioni solo in inglese, l'apprezzamento dei lettori e degli editori ha fatto sì che da quel momento tutti i libri italiani sull'argomento "permaculture" ricorressero al neologismo "permacultura". StoriaInfluenze Il concetto di Permanent Agriculture fu coniato nel 1911 da Franklin Hiram King nel suo libro Farmers of Forty Centuries: Or Permanent Agriculture in China, Korea and Japan. Qui Hiram lo definisce come un sistema agricolo che si può sostenere per un tempo illimitato. Mollison e Holmgren A partire dal 1974 in Australia Bill Mollison e David Holmgren cominciarono a sviluppare un quadro di riferimento per un sistema agricolo sostenibile, incentrandolo su una policoltura a base di specie arboree perenni, arbusti, specie erbacee, funghi e sistemi radicali. Oltre a questo il metodo si poneva come obiettivo il progettare insediamenti umani in modo da ridurre il lavoro necessario per mantenerli, la produzione di scarti e l'inquinamento e contemporaneamente preservare o incrementare naturalmente la fertilità dei terreni e la biodiversità del sistema.
Il lavoro culminò nel 1978 con la pubblicazione di Permaculture One. Nel 1979 Mollison pubblicò Permaculture Two, con il quale ampliava ulteriormente il metodo comprendendo la progettazione di intere comunità. |
Post n°1749 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli
Stato attuale Il metodo della permacoltura si è diffuso in tutto il mondo a partire dagli anni ottanta. Etica Tutti i progetti di permacultura differiscono nelle tecniche adottate ma hanno in comune una base etica e delle linee guida comuni.
Principi David Holmgren sintetizza i principi alla base della permacultura in dodici punti.
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Post n°1748 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli
Progettazione La progettazione di ambienti secondo i principi della permacultura è strettamente dipendente dalle caratteristiche del territorio. Nonostante i modi d'intervento siano differenti caso per caso, si possono individuare delle linee guida comuni applicabili a tutti i progetti. Aiuti alla progettazione Per una pianificazione energetica efficiente, il paesaggio su cui si opera viene suddiviso in zone. Ad ogni zona è adibita una destinazione d'uso e una distanza dall'abitazione in base alla frequenza d'intervento umano.
Settori È utile in fase di progettazione suddividere la zona interessata in settori. Viene così realizzato un diagramma circolare suddiviso a spicchi o cunei che si irradiano dal centro della attività (comunemente la casa). Sul diagramma vengono comunemente rappresentati:
Nonostante la permacultura rivolga una particolare attenzione nelle risorse interne al sito riconosce il ruolo fondamentale della raccolta di informazioni sulle opportunità esterne. Sono considerate potenziali risorse esterne attività che producono prodotti di scarto a noi utili, ad esempio segherie, maneggi, aziende vinicole, e altri servizi utili come scuole o mercati. Topografia La permacoltura può essere sviluppata in qualsiasi tipo di regione come colline rocciose, paludi, zone alpine, pianure alluvionali o deserti. Non essendo necessario modificare il paesaggio si rende fondamentale lo studio della topografia del sito su cui intervenire, in quanto questa ha effetto sul microclima, sui modelli di drenaggio dell'acqua, sullo spessore dello strato utile di terreno, sulle vie d'accesso e sul paesaggio. Per comprendere al meglio la sua influenza si rende utile annotarsi dettagli come le pendenze del terreno e il loro orientamento verso il sole, strapiombi o sporgenze rocciose, linee di drenaggio, terreni accidentati, visuali buone o cattive, altezza delle colline, aree paludose e aree suscettibili ad erosione. Clima e Microclima Oltre allo studio del clima generale della regione in permacultura si rende fondamentale lo studio dei vari microclimi presenti sul sito del progetto. Terreni distanti pochi chilometri da loro possono infatti differire per quanto riguarda le precipitazioni atmosferiche, la forza dei venti, la temperatura e l'umidità relativa. In base ai dati raccolti vengono ubicate strutture, piante e animali nei punti a loro più favorevoli. Terreni In permacoltura le condizioni di un terreno non vengono considerate un fattore limitante preponderante. Se un terreno è danneggiato si ritiene si possa, con le cure adeguate, migliorare l'ecologia del suolo nell'arco di qualche anno, portando a livelli adeguati l'umidità del suolo, l'ossigeno, gli elementi nutritivi e la sostanza organica presente.
Acqua Le risorse idriche influenzano profondamente il tipo di interventi possibili in un sito; per questo si rende necessario identificare con precisione le fonti d'acqua e prendere adeguate misure per conservarla. Uno dei metodi più usati in permacultura per facilitare l'assorbimento dell'acqua dal terreno è quello degli swale. Questi lunghi fossati scavati lungo le linee di rilievo intercettano il flusso d'acqua in superficie, per poi trattenerlo per ore o per giorni, lasciandola filtrare lentamente nel terreno. Questi canali dovrebbero essere accompagnati da alberi lungo i loro bordi, soprattutto nelle zone aride in modo da evitare l'accumulo di sali. Collocazione delle infrastrutture Particolare attenzione è rivolta al posizionamento di due tipi di infrastrutture quali le vie di comunicazione e l'abitazione (o il centro delle attività).
È poi pratica comune non costruire sulla sommità di un'altura in quanto così facendo la casa si troverebbe esposta a venti da ogni direzione, oltre ad un fattore di regolazione termica questo aumenterebbe anche il rischio incendi. Progettare tenendo conto delle calamità In permacoltura vi è un approccio alle calamità naturali incentrato sulla prevenzione in fase di progettazione. |
Post n°1747 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli
Esempi pratici di permacultura Zone Data la natura mutevole delle tecniche utilizzate in permacoltura non è raro imbattersi in varianti dello schema generale di suddivisione in zone. Un esempio è quello dell'azienda agricola Ragas, in provincia di Bologna. Il territorio è stato suddiviso nelle seguenti zone;
Edifici
In permacoltura la casa è di solito strettamente correlata alla vegetazione circostante. Vengono usati tetti verdi e rampicanti per migliorare l'isolamento termico, serre e shadehouse per modificare il microclima e produrre cibo. In molti casi vengono usate tecniche di costruzione con materiali presenti sul posto come legno, paglia o terra cruda.
Nelle zone aride si utilizzano accorgimenti per la creazione di fonti d'aria fresca. Alcuni di questi sono l'uso di cortili interni coperti da graticci, alberi o tessuti, pergolati racchiusi da rampicanti, tunnel interrati e camini solari per indurre una ventilazione nelle stanze. Coltivazioni Come tutte le soluzioni pratiche adottate in permacoltura, anche i metodi di coltivazione variano a seconda del contesto culturale e ambientale. Tutti i metodi utilizzati hanno però in comune l'obiettivo di tutelare il terreno e di ripristinarne naturalmente la fertilità. Alcune tecniche comunemente utilizzate sono l'agricoltura naturale di Fukuoka, l'agricoltura sinergica e l'agricoltura biodinamica.
Si deve a lui infatti la divisione a strati che caratterizza questa tecnica:
Boschi Includere nel progetto boschi strutturati è utile per fornire foraggio per il bestiame e gli animali selvatici, mitigare gli sbalzi estremi di calore, diversificare la produzione vegetale e animale, prevenire la salinizzazione dei terreni e prevenire l'erosione del suolo lungo rapidi pendii o corsi d'acqua. Animali
Nella maggior parte dei progetti di permacultura gli animali svolgono più di una funzione e si integrano con gli altri elementi. Uno dei concetti più usati è ad esempio il trattore di galline, ovvero lasciar razzolare libero o in apposite strutture mobili il pollame per mantenere la vegetazione ad un livello basso. Esiste anche una permacultura vegana che non fa uso di allevamenti animali, tra i fondamenti etici questa corrente aggiunge anche la "cura per gli animali". Permacoltura urbana La permacoltura urbana è l'applicazione dei principi della permacoltura in ambito urbano. Mira a realizzare progetti di autosufficienza alimentare urbana e comunitaria mediante la reintroduzione della produzione del cibo nelle aree urbane, l'efficienza e l'autoproduzione energetica. Permacultura Bioregionale La Permacultura Bioregionale integra i principi della permacultura con la visione bioregionale. Il Bioregionalismo si è sviluppato come un approccio profondo al concetto di permacultura tenendo in forte considerazione le tradizioni e la cultura locale. In particolare si approfondisce l'interazione e il rapporto tra la comunità umana, la sua cultura e la sua spiritualità con gli ambienti naturali. Il Bioregionalismo è una teoria ecologista, basata sull'individuazione e lo studio di aree naturalmente definite chiamate Bioregioni, formulata per la prima volta da Peter Berg e Raymond Dasmann all'inizio degli anni settanta. È una visione non solo ecologica ma anche culturale, politica e spirituale. Economia In permacultura vengono adottati sistemi economici comunitari atti a preservare e sviluppare le economie di sussistenza. |
Post n°1746 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli
Africa In Africa l'uso della permacultura è strettamente legato al miglioramento delle condizioni delle popolazioni disagiate: nel nord dell'Uganda, vicino al confine con il Sudan, la permacultura viene usata per rendere autosufficienti le popolazioni locali e dare lavoro ai giovani. Nord AmericaCanada Ad Edmonton, nella provincia dell'Alberta, è stato avviato un progetto di permacultura nella scuola di Jasper Place. Stati Uniti d'America Negli Stati Uniti d'America si cominciò a parlare di permacultura successivamente ai corsi tenuti nei prima anni ottanta da Mollison; ma venne poi ampiamente diffusa dai corsisti che seguirono Mollison in Australia per perfezionare le proprie conoscenze. Nel 1985 venne fondato il Permaculture Institute of North America o PINA, contemporaneamente cominciò a essere pubblicata la rivista Permaculture Activist Nord-Est degli Stati Uniti[ Uno dei progetti di permacultura più importanti di questa regione è Prospect Rock Permaculture. Il progetto prevede la coltivazione di alberi da frutta, viti, frutti di bosco, ortaggi, erbe medicinali e spezie e tè. Il fondatore Keith Morris gestisce programmi di educazione alla permacultura presso l'Università del Vermont, la Yestermorrow Design Build School, lo Sterling College, e il Paul Smiths College negli Adirondacks. Sud-Est degli Stati Uniti Nel centro della Florida esiste una rete di contatti su base bioregionale: la Withlacoochee Permaculture Guild. Stati uniti medio occidentali e la regione delle Montagne Rocciose In questa regione si sono sviluppati centri di permacultura incentrati sulla progettazione in climi freddi e ad altitudini elevate. Alcuni di questi sono lo High Altitude Permaculture Institute presso Ward, Colorado, e il Permaculture Research Institute in Cold Climate a Minneapolis. Costa Ovest Nella baia di San Francisco la Urban Permaculture Guild promuove l'uso di tecniche di permacultura integrate nel tessuto urbano. Nello stesso territorio l'Indigenous Permaculture organizza corsi di permacultura. Nell'area di Los Angeles invece sono presenti progetti di fattorie urbane come l'Edendale Farm e l'Urban Homestead. Sud-Ovest degli Stati Uniti A Santa Fe, Nuovo Messico, Il Permaculture Institute utilizza organizza corsi di formazione su temi quali la progettazione di paesaggi, edifici e sistemi idrici. Dopo un incendio nel 2006, la Fondazione Lama di Taos, Nuovo Messico, ha utilizzato le tecniche di permacultura per ripristinare l'ecosistema e le infrastrutture danneggiate durante l'incendio. A Oklahoma City, Oklahoma, il progetto urbano Gatewood Homestead ospita la residenza dell'insegnante di permacultura Robert Waldrop. Nonostante il poco spazio a disposizione, in questo quartiere, tra i più densamente popolate di Oklahoma City, vengono coltivate più di 100 diverse varietà di piante commestibili o utili. Nord-Ovest degli Stati Uniti[ La Seattle Permaculture Guild è la rete comunitaria di permacultura presente nell'omonima città. America latinaCuba Dopo il crollo dell'unione sovietica, Cuba ha dovuto ripensare la propria economia e in particolar modo il settore della produzione agricola. Puntando sull'educazione di nuovi specialisti agricoli Cuba ha così sviluppato un nuovo modello agricolo non più basato su grandi monocolture da esportazione ma su un sistema capillare di policoltura in grado di garantire l'autosufficenza della popolazione. La permacultura ha svolto un ruolo fondamentale sia in questo campo, sia in altri campi come la depurazione del fiume Almendares. L'Avana produce fino al 50% del suo fabbisogno alimentare entro i limiti della città, in gran parte biologici e prodotti da persone nelle loro case, giardini e negli spazi comunali. In particolare a Cuba è stata creata una rete di orti collettivi urbani (Organoponico) gestiti da cittadini e contadini che produce all'interno delle città non solo cibo ma anche fonti di energia (biomasse). Spesso all'interno degli "organoponici" ci sono dei piccoli negozi che vendono i prodotti agricoli coltivati. Molte di queste realtà utilizzano fonti di energia rinnovabile come ad esempio nella città di Pinar del Rio (progetto ARCS). Nicaragua Attivo da quasi un decennio, il progetto Bona Fide comprende 43 ettari dell'isola di Ometepe, Nicaragua. Le infrastrutture del sito comprendono edifici costruiti con materiali naturali locali, terrazze e giardini di piante medicinali, un vivaio ampio, una banca di semi, frutteti, boschi di noci alimentari, zone di silvicoltura, coltivazione di bambù per legname, sistemi di raccolta acque piovane, irrigazione a goccia, sistemi di energia rinnovabile e servizi igienici di compostaggio. Il sito è un punto di riferimento per la regione e ospita annualmente corsi di permacultura. Brasile In Brasile è attivo l'IPOEMA, istituto di permacultura, ecovillaggi e ambiente, con base a Brasilia. Cile La comunità di permacultura in Cile è relativamente nuova. Il suo sviluppo è stato guidato in gran parte da un piccolo gruppo di persone intenzionate a costruire una comunità di apprendimento. La comunità si è rapidamente estesa a seguito di un tour di David Holmgren nel 2007, all'opera di educazione tramite corsi specifici dei centri Eluwn ed El Manzano e alla formazione del Instituto de Permacultura en Chile. AsiaIndonesia L'Indonesian Development of Education and Permaculture ha assistito nelle operazioni di soccorso in Aceh dopo lo Tsunami del 2004 provvedendo all'educazione per quanto riguarda le questioni sanitarie, le tecnologie sostenibili per l'autosufficienza e la risposta della comunità alle calamità naturali. Nel contesto di questo progetto di ricostruzione sono stati sviluppati sistemi per il trattamento delle acque su piccola scala sul modello naturale dei canneti chiamati "waste garden" Thailandia Il progetto Panya, situato a Mae Taeng, Chiang Mai è un progetto di comunità sostenibile che implementa i principi di permacultura e ospita laboratori in lingua inglese e tailandese. Nell'autunno 2006, il progetto ha ospitato un corso tenuto da Geoff Lawton del Permaculture Research Institute of Australia; successivamente sono stati installati oltre 500 metri di swale e dighe. Nel Progetto Panya la permacultura è stata utilizzata anche per rigenerare una monocultura intensiva di mango, trasformandola in una "foresta di biodiversità alimentare, azienda agricola biologica e centro di educazione". Oltre a questo il progetto Panya incorpora elementi di bioarchitettura nel design, come ad esempio costruzioni con bottiglie o mattoni di terra pressata. Israele Nel territorio di Israele sono presenti numerose aziende progettate secondo la permacultura, molte delle quali fungono da centri educativi. Ad esempio il progetto Hava Ve Adam e il Kibbutz Lotan incorporano giardini, fattorie e comunità che si basano sulle tecniche di progettazione e l'etica della permacultura. Cambogia Un consorzio di ONG tra cui la Cambodian War Amputees Rehabilitation Society e Ockenden sta portando avanti nel nord-ovest del paese un progetto di rigenerazione dei mezzi di sostentamento e delle infrastrutture che comprende principi permacultura. Oltre a questo è prevista la creazione di una fattoria di prova secondo i principi della permacultura nella provincia di Banteay Meanchey. Nepal Nel distretto di Sukhet è attivo l'Himalayan Permaculture Centre, una organizzazione non governativa avviata da contadini locali che si propone di diffondere i principi e le tecniche della permacultura con dimostrazioni e corsi e provvedendo a risorse come per esempio semi. EuropaBulgaria Nella regione dei Balcani, con base in Bulgaria è attivo il progetto Ecologia dei Balcani (BALKEP). Il progetto si dedica alla progettazione e alla sperimentazione degli habitat umani ecologicamente sani e serve come un sito dimostrativo per gli abitanti locali e le comunità oltre che ai visitatori provenienti dall'estero. I progetti mirano a sviluppare approcci ragionati al cibo, le abitazioni, la comunità e il commercio, preservando la straordinaria biodiversità della regione balcanica. Italia In Italia esistono svariate associazioni. Penisola Iberica La penisola iberica ha una rete regionale che connette tutti i progetti di permacultura presenti sul territorio: la Red de Permacultura Iberica. Regno Unito L'Agroforestry Research Trust, gestito da Martin Crawford, è un'organizzazione senza fini di lucro con sede a Dartington,Devon che gestisce due ettari di foresta alimentare a fini di ricerca. La UK Permaculture Association tiene traccia di tutti gli altri progetti e siti dimostrativi nel paese. OceaniaTikopia Gli abitanti dell'isola praticano un sistema intensivo di permacultura, simile alla pratica delle foreste alimentari e alle coltivazioni negli altopiani della Nuova Guinea. Le loro pratiche agricole sono fortemente e consapevolmente legate alla densità di popolazione. Per esempio, intorno al 1600 dC, gli abitanti dell'isola decisero di abbattere tutti i suini presenti sull'isola perché consumavano troppo cibo che poteva essere utilizzato per alimentare la popolazione. Nuova Zelanda Ci sono molti esempi di comunità basate sulla permacultura in Nuova Zelanda: la Rainbow Valley Farm è una delle più importanti. È stata fondata nel 1988 da Joe Polaischer e Trish Allen progettando i 21 acri dell'azienda agricola biologica in base ai principi e all'etica della permacultura. |
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