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Messaggi del 28/11/2018

NEL CERVELLO DI UNA DROSOFILA..

Post n°1754 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

CITAZIONI RIPORTATE INTEGRALMENTE DALL'INTERNET.

Ricostruite nel dettaglio le connessioni

neurali del cervello di una drosofila

Un eccezionale lavoro di mappatura

3D delle sinapsi del moscerino della

frutta promette di rivoluzionare gli

studi di neurobiologia: ora è possibile

seguire le connessioni tra neuroni e

ricostruire i percorsi neurali dietro ai

comportamenti più studiati. 

Per questa prima parte del progetto

i ricercatori hanno ricostruito le connessioni

neurali delle cellule nervose che raggiungono

una regione cerebrale chiamata corpora

peduncolata.|Z. ZHENG ET AL./CELL 2018 

 Un gruppo di scienziati ha ottenuto

un'immagine 3D del cervello di drosofila

(l'ormai ultrastudiato moscerino della frutta)

così dettagliata, che è stato possibile usarla

per tracciare con precisione le connessioni

tra neuroni in una specifica area cerebrale,

cruciale per la memoria. La tecnica utilizzata

ha permesso di osservare talmente in

profondità nel cervello da risalire alle singole

sinapsi e ricostruire i percorsi compiuti dai

segnali nervosi (cioè le reti neurali) alla base

di alcuni noti comportamenti del piccolo insetto,

spesso usato come modello negli studi di biologia.


PICCOLO, MA EFFICIENTE. Il cervello di Drosophila

melanogaster è grande come un seme di

papavero e composto di circa 100 mila neuroni,

contro i 100 miliardi di quello umano.

Tuttavia, è sorprendentemente complesso.

Questi piccoli insetti si lanciano in elaborate

danze di corteggiamento e rituali di grooming;

possono apprendere e ricordare; sembrano

sapere quali posti possono essere considerati

sicuri e quali sono da temere. 

Alcune strutture che presiedono a questi

comportamenti, come quelle per riconoscere

e ricordare gli odori, sono molto simili a quelle

del cervello di altri animali, uomo incluso.

Ecco perché il nuovo lavoro pubblicato su

Cell apre prospettive importanti. 

PUNTI DI SCAMBIO. Innanzitutto, per la

tecnica utilizzata - replicabile su altri modelli.

Per mappare i punti di connessione neurale,

il gruppo di ricerca guidato da Davi Bock,

neuroscienziato dell'Howard Hughes Medical

Institute's Janelia Research Campus di Ashburn,

Virginia, ha immerso il cervello di una drosofila

in una soluzione contenente metalli pesanti,

che si legano alle membrane dei neuroni e

alle proteine nei punti sinaptici.

Dopo il procedimento, gli snodi cruciali della

comunicazione tra neuroni risaltavano come

i nodi in groviglio di fili di lana. 

DA OGNI ANGOLAZIONE.

Quindi, con una punta di diamante è stato

tagliato il campione in oltre 7.000 nano-fette,

ciascuna molto più sottile di un capello umano,

che sono state analizzate e fotografate

singolarmente al microscopio elettronico.

Il processo ha generato 21 milioni di immagini

che sono state assemblate con un software,

dando come risultato - per ora - la ricostruzione

delconnettoma (cioè l'insieme delle connessioni

neurali) di un'area coinvolta nell'apprendimento

e nell'integrazione sensoriale: icorpora

peduncolata, che comprendono appena il 5%

del totale delle connessioni del cervello di drosofila.

 UN'OTTIMA BASE. Anche se si tratta di una

piccola porzione, il dettaglio di ricostruzione

di ogni singola "via di informazione" in entrata

e in uscita è senza precedenti: la tecnica potrà

essere utilizzata per studiare il cervello di altri

animali come gli zebrafish e forse, in futuro, dei

vertebrati. I dati sono stati resi pubblicamente

accessibili in modo che possano costituire un

punto di partenza per chi si occupa di

neurobiologia. Il lavoro da fare è ancora

moltissimo: allo stato dei fatti è per esempio

impossibile ricostruire la posizione di ogni

singolo neurone - un compito che implicherebbe

di analizzare, ad occhio nudo, migliaia di

immagini, per rintracciare cellule di pochi

centinaia di micron.

 
 
 

LA FARINELLA...

Post n°1753 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

L'antica ricetta pugliese della Farinella rivive a Milano

Orzo e ceci, attentamente tostati e infine pestati

con il mortaio, in modo da creare una nutriente

 farina dalle origini antichissime, usata per sfamare

i contadini che vivevano nell'area attorno alle

campagne pugliesi. Da qui inizia la storia dellaFarinella,

l'antica farina pugliese che di recente è tornata a far

parlare di sè, soprattutto a Milano.

Ma la Farinella non è stata solo un cibo povero, usato

per sfamare i lavoratori dei campi durante le lunghe

ed estenuanti sessioni di lavoro nei campi. Nel 1700

i cuochi di corte e delle raffinate cucine patrizie

cominciarono ad utilizzare la farina che venne apprezzata

dai ricchi signori.

Nel tempo la particolare farina è quasi scomparsa dai

ricettari d'Italia. Solo grazie alla recente costituzione di

un presidio Slow Food dedicato si è tornati a parlare della

semplice e gustosa farina che sta tornando a far parlare di

sé in tutta Italia e soprattutto a Milano, grazie alla volontà

di Angelo Fusillo, giovane proprietario del ristorante

"Olio Cucina Fresca".

Un ritorno reso possibile dai ricordi d'infanzia del

ristoratore: fichi maturi pucciati nella Farinella, un impasto

che spesso sostituiva il pane, anche per effettuare la

proverbiale scarpetta per raccogliere il sugo di pomodoro.

Sono questi i ricordi donati dalla nonna di Angelo Fusillo

che dopo tanti anni rivivono nel cuore di Milano.

I sapori custoditi nella memoria rinasconograzie alle

prelibatezze realizzate dallochef Michele Cobuzzi

. E per celebrare l'antico sapore della Farinella il ristorante

di Milano offre una prelibata Linguina ai cinque pomodori 

servita con possibilità di duplice scarpetta. C'è la fetta di

pane pugliese ricoperta dal sugo della pasta e poi la Farinella,

con l'aggiunta, come corredo del piatto, dei cucchiai di brodo

vegetale, un miscuglio realizzato per andare alla ricerca di

antichi sapori perduti che grazie alla bravura dello chef e la

dedizione di un ristoratore che ha puntato sulla tradizione,

sulla memoria e sulla genuinità dei sapori.

 
 
 

DIVERSITY CHANGE...

Post n°1752 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

Diversity change during the rise of tetrapods and the impact of the 'Carboniferous rainforest collapse'Abstract

The Carboniferous and early Permian were critical

intervals in the diversification of early four-limbed

vertebrates (tetrapods), yet the major patterns of

diversity and biogeography during this time remain

unresolved. Previous estimates suggest that global

tetrapod diversity rose continuously across this

interval and that habitat fragmentation following

the 'Carboniferous rainforest collapse' (CRC) drove

increased endemism among communities. However,

previous work failed to adequately account for

spatial and temporal biases in sampling. Here, we

reassess early tetrapod diversity and biogeography

with a new global species-level dataset using sampling

standardization and network biogeography methods.

Our results support a tight relationship between

observed richness and sampling, particularly during

the Carboniferous. We found that subsampled species

richness initially increased into the late Carboniferous,

then decreased substantially across the Carboniferous/

Permian boundary before slowly recovering in the early

Permian. Our analysis of biogeography does not support

the hypothesis that the CRC drove endemism; instead,

we found evidence for increased cosmopolitanism in

the early Permian. While a changing environment may

have played a role in reducing diversity in the earliest

Permian, our results suggest that the CRC was followed

by increased global connectivity between communities,

possibly reflecting both reduced barriers to dispersal

and the diversification of amniotes.

1. Introduction

Tetrapods (four-limbed vertebrates) first appeared on

land in the late Devonian and during the Carboniferous

and early Permian established the first terrestrial vertebrate

communities. In the early Carboniferous, these amphibian

-like early tetrapods radiated rapidly and diversified into

a wide variety of morphologies and sizes. Later in the

Carboniferous, crown amniotes appeared, and by the

early Permian, the terrestrial vertebrate fauna was

dominated by synapsids (the mammalian stem-group),

such as edaphosaurids and sphenacodontids, alongside

a diverse array of basal reptiles (e.g. captorhinids) and

amphibians.

This diversification occurred as the surrounding environment

was transitioning from wetlands in the Carboniferous to

more arid conditions in the Permian. During the late Carboniferous,

Euramerica (Europe and North America) lay at the equator

and was predominantly covered by tropical rainforests,

commonly referred to as the 'Coal Forests'. During the Kasimovian

(approx. 303-307 Ma), these rainforests began to disappear

from large parts of the globe, and by the early Permian had been

replaced in many regions by dryland vegetation as a more arid

climate developed. This 'rainforest collapse' culminated in what is

considered one of two mass extinction events evident in the plant

fossil record.

Despite this interval being a crucial time for tetrapod evolution

and the establishment of terrestrial ecosystems, few studies have

focused on Carboniferous-early Permian tetrapod diversity patterns

or have attempted to quantify the impact of the 'Carboniferous

rainforest collapse' (CRC) on the terrestrial vertebrate fauna. Instead,

most work has been focused on the later end-Permian mass extinction

and more recently on the early and mid-Permian extinction events.

A previous study that attempted to assess the impact of the CRC

suggested that the newly fragmented habitats following the collapse

drove the development of endemism among tetrapod communities.

This is proposed to have led to reduced local richness (alpha diversity)

but higher global diversity (gamma diversity) following the CRC.

However, this study failed to adequately account for how sampling

of the fossil record varies in both time and space, largely accepting

raw diversity patterns at face value. Moreover, the analysis was

conducted using a family-level dataset, rather than one at species level,

and some of the data used in this study are no longer accessible.

The impact of uneven sampling on estimates of diversity has been

appreciated for almost half a century, and in recent years there have

been an increasing number of studies investigating the influences of

sampling biases on palaeodiversity. The correlation between

palaeodiversity and sampling has been repeatedly demonstrated in

many fossil groups, including terrestrial vertebrates, marine vertebrates,

insects, marine invertebrates and plants. Sampling intensity is

influenced by several factors including geographical location, volume

and variety of preserved sedimentary environments, collection

methods and academic interest. Substantial efforts have been made

recently to develop statistical methods which can mitigate these

biases allowing diversity to be estimated from an incomplete fossil record.

Here, using a newly compiled global species-level dataset alongside

sampling standardization and network biogeography methods, we

investigate patterns of early tetrapod diversity and biogeography

from the Carboniferous to early Permian to answer the following

questions. (i) What are the major patterns of tetrapod diversity

during this interval? (ii) How do sampling biases impact estimates

of diversity, and how can we best account for them? (iii) Did the

'CRC' drive the development of endemism among tetrapod communities?

2. Material and Methods

Newly compiled data detailing the global occurrences of early

tetrapod species from the beginning of the Carboniferous

(Tournaisian) to the end of the Cisuralian epoch (Kungurian),

informally referred to as the 'early Permian', were downloaded

from the Paleobiology Database (paleobiodb.org, accessed 19

September 2017). These data result from a concerted effort to

document the Palaeozoic terrestrial tetrapod fossil record, led by

the lead author of this study. The data represent the current

published knowledge on the global occurrences and taxonomic

opinions of early tetrapods. Data preparation and analyses were

conducted within R v. 3.4.5. All marine taxa and ichnotaxa were

discarded from the dataset, and the final cleaned dataset comprises

476 tetrapod species from 385 collections (= fossil localities),

totalling 1047 unique global occurrences.

 
 
 

LO ZOO DI VETRO

Post n°1751 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

Lo zoo di vetro

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Trama

«Sì, ho le tasche col doppiofondo e assi nella manica... ma non sono un prestigiatore. Piuttosto, sono il contrario: lui vi vende illusioni che hanno l'aspetto di cose reali; io vi dono verità dietro la piacevole maschera dell'illusione.»

All'inizio del dramma Tom, che è sia il protagonista che il narratore della storia, si rivolge direttamente al pubblico (cosa che farà spesso nel corso della recita) spiegando che si tratta di un suo ricordo della madre Amanda e la sorella Laura.

Siamo alla fine degli anni '30 del XX secolo. Amanda ha cresciuto i suoi due figli da sola, dopo che suo marito li ha abbandonati. La donna, volitiva ed energica, viene dagli Stati del Sud, dove era ammirata per la sua bellezza, e prova ancora rimorso per aver lasciato tutto e aver seguito suo marito. Il suo rapporto con Tom e Laura oscilla tra il tenero e l'eccessivo; in particolare la donna si preoccupa del futuro di Laura, resa zoppa da una malattia e pertanto introversa e chiusa: ella si è chiusa in un suo mondo di illusioni, e passa tutto il suo tempo ad ascoltare vecchi dischi, leggere romanzi e soprattutto accudire una collezione di animaletti di vetro. Tom lavora in una fabbrica di scarpe per mantenere Laura e Amanda, ma la vita noiosa e banale che conduce (nonché la morbosa presenza della madre) lo rende irascibile. Il ragazzo tenta senza successo di diventare un poeta, e cerca conforto recandosi al cinema a tutte le ore della notte per vivere delle avventure almeno con la fantasia. Questo scatena l'ansia di Amanda, che teme suo figlio sia un alcolizzato come il padre.

Un giorno Amanda scopre che Laura, a causa della sua timidezza, ha lasciato il corso da segretaria che stava seguendo. In passato era accaduta la stessa cosa per il liceo. La donna diventa allora ossessionata dall'idea di trovarle un marito che le garantisca un futuro sereno; la ragazza non ha però alcun interesse nel trovare eventuali corteggiatori, così sua madre prega Tom di trovarle un pretendente. Per liberarsi dalle pressioni di sua madre, Tom invita così Jim, un amico di vecchia data che ora lavora con lui alla fabbrica. Amanda si dedica completamente all'allestimento della cena; quella sera però Laura comprende che Jim altri non è che un ragazzo che ai tempi del liceo le piaceva moltissimo, così all'arrivo del ragazzo viene soggiogata dalla sua timidezza e non riesce nemmeno a sedersi con gli altri a cena.

Durante la cena, improvvisamente la luce va via (Tom si è così disinteressato alla famiglia che aveva scordato di pagare la bolletta). Con uno stratagemma Amanda riesce a fare in modo che Laura e Jim rimangano da soli perché parlino e si conoscano. I due ragazzi si trovano così a parlare a lume di candela, e pian piano Jim riesce a vincere la ritrosia di Laura, che gli confessa quanto lui le piacesse in passato. Jim, con molta tenerezza, dice che i suoi problemi sono causati esclusivamente dalla sua insicurezza, e che lei dovrebbe prendersi maggior cura di sé perché la trova una splendida ragazza. I due si trovano così a danzare insieme, ma con un brusco movimento Jim fa cadere un unicorno di vetro che fa parte della collezione di Laura, spezzandogli il corno. Subito dopo lui la bacia, ma quasi immediatamente dopo le confessa di essere già promesso sposo a un'altra donna. Laura gli dona l'unicorno spezzato come regalo di nozze prima di chiudersi in un ostinato e doloroso silenzio; al ritorno di Amanda e Tom, Jim se ne va.

Quando Amanda viene a sapere del fidanzamento di Jim, si infuria con Tom perché ritiene che lui ne fosse fin dall'inizio a conoscenza, e lo caccia di casa. Nel soliloquio finale Tom spiega che dopo quella sera lui abbandonò Amanda e Laura e non tornò mai più da loro, anche se il loro ricordo lo aveva tormentato per tutta la vita; chiede così a Laura di "spegnere le candele", ossia di lasciare che lui la possa dimenticare. Mentre lui esce, Laura spegne effettivamente le candele che hanno illuminato la scena.

Analisi, Autobiografia e memoria

La prima idea per Lo Zoo di Vetro fu un racconto che Williams scrisse nel 1934, dal titolo Ritratto di una Ragazza di Vetro; esso conteneva a sua volta dei forti riferimenti autobiografici riferibili all'autore stesso. Il protagonista reca addirittura il suo stesso nome (il vero nome di Tennessee Williams era Thomas), mentre il personaggio di Laura si basa sulla vita di sua sorella Rose: a causa di alcuni problemi psichici la ragazza fu sottoposta a un intervento di lobotomia, causando immenso dolore per Williams che le era molto affezionato. Addirittura nella rappresentazione viene spesso detto che il soprannome della ragazza è Blue Rose. In Laura si cristallizzano anche elementi dello stesso autore: l'introversione e la timidezza erano propri di Tennessee Williams negli anni della sua giovinezza, e l'ossessione per lo zoo di vetro di Laura riflette i sogni e le fantasie dell'autore da giovane. Gli elementi autobiografici del dramma convergono in un unico tema, quello della memoria, che persiste nel corso di tutta la rappresentazione: la storia viene vista attraverso gli occhi di Tom, filtrata dai suoi sentimenti e dai suoi ricordi; i caratteri dei personaggi che gli girano intorno risultano discontinui e grotteschi, come "deformati" dal tempo passato e dalle sensazioni contrastanti nei riguardi di madre e sorella.

Il rapporto col proprio io

Un altro grande tema del dramma è il rapporto col proprio ego: tre dei quattro personaggi agiscono esclusivamente per il proprio tornaconto personale, travestendolo da azioni altruiste. Tom invita Jim a cena apparentemente per accontentare sua madre e aiutare sua sorella, ma in realtà è un piano orchestrato ad hoc per fuggire da una realtà che gli sta stretta; Amanda sembra voler trovare un marito a Laura e si adopera per riuscirci, ma vuole solo riscattarsi da un matrimonio fallito e da una giovinezza perduta; Jim in un primo momento aiuta Laura e pare addirittura apprezzarla nonostante il suo handicap, invece è già fidanzato e vuole solo approfittare della sua bellezza. Tom, Amanda e Jim finiscono però per soccombere alle loro stesse mancanze, rimanendo confinati nel loro egoismo e causando danni piuttosto che risolverne. Laura, che è al centro delle finte attenzioni degli altri tre, è l'unica che non mostra atteggiamenti egoistici, anzi più di una volta nel corso del dramma si fa riferimento al suo altruismo e alla sua bontà; in definitiva, quella che sembra essere chiusa in se stessa è quella che invece ha un migliore rapporto col proprio io, ma finisce per venire sottomessa dall'egocentrismo degli altri tre.

Lo zoo di vetro

Non è un caso che lo zoo di vetro di Laura dia il titolo all'intera opera, poiché esso simboleggia l'intera chiave di lettura del dramma. Esso è l'immagine del mondo interiore di Laura, fatto di fragili illusioni. Non solo: gli animali di vetro sono fragili e apparentemente pacchiani, ma se illuminati dalla giusta luce rivelano tutti i colori dell'arcobaleno: diventano, in pratica, un'immagine di Laura stessa, psicologicamente debole e di aspetto scialbo, ma in realtà più umana e virtuosa degli altri personaggi. Anche in questo caso, in effetti, si verifica una dicotomia tra Laura e gli altri personaggi, che specularmente alla ragazza vivono delle vite banali cercando disperatamente l'apparenza: Tom si rifugia nel mondo del cinema, Amanda sogna il riscatto sociale e Jim si fregia dei suoi successi sportivi e professionali; in realtà sono tutti espedienti per sfuggire alla scontentezza della propria vita. La lunga scena del dialogo tra Laura è Jim è caricata di un forte simbolismo: Jim rompe il corno dell'unicorno di vetro, la statuetta preferita di Laura, che così diventa un "semplice cavallo" come tutti gli altri; lo stesso oggetto gli sarà poi regalato dalla ragazza. Tutto questo allude alla storia stessa della ragazza: le premure che Jim le usa sembrano trasformarla per un attimo in una ragazza "normale", a scapito della sua unicità, fatta di bellezza e fragilità; ma la "violenza" che si nasconde in queste premure fa sì che la ragazza si rompa come la statuina. Il fatto che lei gliela regali, infine, rappresenta ciò che lei ha perso in tutta la faccenda e ciò che lui le ha tolto con la sua falsità.

 
 
 

LA PERMACOLTURA NEL MONDO

Post n°1750 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

«Le strategie "dal basso verso l'alto" più rilevanti partono dall'individuo e si sviluppano attraverso l'esempio e l'emulazione fino a generare cambiamenti di massa. La permacultura - per quanto complementare a molti approcci "dall'alto verso il basso" all'interno del movimento ambientalista - non ha come obiettivo principale quello di far pressione su governo e istituzioni per cambiare la politica, ma quello di permettere a individui, famiglie e comunità locali di accentuare la loro autosufficienza e autoregolazione. [...] Tale approccio si basa sulla consapevolezza che una parte della società è pronta, disponibile e in grado, sostanzialmente - questo è ancora più significativo - di cambiare il proprio comportamento, se crede che ciò sia possibile e rilevante. Questa minoranza socialmente ed ecologicamente motivata rappresenta la chiave di volta di un cambiamento su larga scala.»

(David Holmgren, Permacultura, dallo sfruttamento all'integrazione. Progettare modelli di vita etici, stabili e sostenibili)

La permacultura è un metodo per progettare e gestire paesaggi antropizzati in modo che siano in grado di soddisfare bisogni della popolazione quali cibofibre ed energia e al contempo presentino la resilienza, ricchezza e stabilità di ecosistemi naturali.
Il metodo della permacoltura è stato sviluppato a partire dagli anni settanta da Bill Mollison e David Holmgren attingendo da varie aree quali architetturabiologiaselvicolturaagricoltura e zootecnia.

Un quartiere dell'Olanda, zona parzialmente pubblica, nel quale sono stati applicati i principi della permacultura

Origine del termine e riadattamento italiano successivo

Il termine "permacoltura" è una contrazione di permanent agriculture ("agricoltura permanente"). Nel primo testo di permacoltura ed anche il primo arrivato in Italia (Permacoltura, un'agricoltura perenne per gli insediamenti umani, 1992)(prima edizione 1978)possiamo leggere: "Permacoltura è una parola che abbiamo coniato per denominare un sistema integrato e in evoluzione costituito da piante perenni o che si autoperpetuano e da specie animali utili all'uomo. Si tratta in sostanza di un ecosistema agricolo completo."

Esclusivamente in Italia il nuovo gruppo che ha curato l'edizione italiana del libro "Introduzione alla permacultura" ha scelto di propria iniziativa di modificare il termine "permacoltura" in "permacultura" per enfatizzare il concetto di "cultura", quindi sottolineare un approccio unificato a tutti gli aspetti che riguardano la società umana e le sue connessioni con la natura, come descritto nella prefazione all'edizione italiana. Bill Mollison sosteneva che "una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile e un'etica dell'uso della terra" inoltre nello stesso testo per la prima volta asserisce che il termine da lui coniato di "permaculture" nasce non solo dalla contrazione di "permanent agriculture" ma anche di "permanent culture". Seppur il gioco di parole funzioni solo in inglese, l'apprezzamento dei lettori e degli editori ha fatto sì che da quel momento tutti i libri italiani sull'argomento "permaculture" ricorressero al neologismo "permacultura".

StoriaInfluenze

Il concetto di Permanent Agriculture fu coniato nel 1911 da Franklin Hiram King nel suo libro Farmers of Forty Centuries: Or Permanent Agriculture in China, Korea and Japan. Qui Hiram lo definisce come un sistema agricolo che si può sostenere per un tempo illimitato.
Altri fattori che influenzarono la stesura del primo modello teorico della permacultura furono i lavori di Stewart Brand sui sistemi, l'esperienza dell'agricoltore Sepp Holzer, che per primo mise in pratica un metodo di agricoltura ecologica per coltivare in Austria (130 km a sud di Salisburgo) ad alta quota (1000 - 1500 metri sul livello del mare) e l'esperienza del pioniere dei metodi di agricoltura naturale Masanobu Fukuoka e il suo libro La rivoluzione del filo di paglia.

Mollison e Holmgren

Bill Mollison nel 2008

A partire dal 1974 in Australia Bill Mollison e David Holmgren cominciarono a sviluppare un quadro di riferimento per un sistema agricolo sostenibile, incentrandolo su una policoltura a base di specie arboree perenni, arbusti, specie erbacee, funghi e sistemi radicali. Oltre a questo il metodo si poneva come obiettivo il progettare insediamenti umani in modo da ridurre il lavoro necessario per mantenerli, la produzione di scarti e l'inquinamento e contemporaneamente preservare o incrementare naturalmente la fertilità dei terreni e la biodiversità del sistema.
L'opera di Mollison e Holmgren era basata sui seguenti assunti:

  • La crisi ambientale è reale e le sue dimensioni sono tali che certamente trasformeranno la moderna società industriale in modo irriconoscibile. Questo processo metterà in serio pericolo il benessere e la stessa sopravvivenza della popolazione mondiale, in costante aumento.
  • L'impatto globale - quello già presente e quello futuro - della società industriale e dell'enorme popolazione sulla meravigliosa biodiversità della terra sarà sicuramente molto più vasto degli enormi cambiamenti registrati negli ultimi secoli.
  • L'uomo, anche se creatura abbastanza insolita nel contesto del mondo naturale, è soggetto alle stesse leggi scientifiche che governano l'universo materiale e l'evoluzione delle forme di vita, in primo luogo quelle relative al bilancio energetico.
  • Lo sfruttamento dei combustibili fossili durante l'era industriale è la causa primaria della spettacolare esplosione della popolazione umana, delle conquiste tecnologiche e di ogni altra caratteristica della società moderna.
  • Sebbene sia quanto meno difficile prevedere quali saranno gli sviluppi della società umana successivi all'esaurimento delle risorse energetiche di tipo fossile, è indubbio che i prossimi decenni vedranno il ritorno ai modelli osservabili in natura e nelle società preindustriali e cioè a modelli sociali dipendenti da energie e risorse rinnovabili.

Il lavoro culminò nel 1978 con la pubblicazione di Permaculture One. Nel 1979 Mollison pubblicò Permaculture Two, con il quale ampliava ulteriormente il metodo comprendendo la progettazione di intere comunità.
Quello che infatti contraddistingueva il lavoro di Mollison e Holmgren dalle altre proposte di metodi agricoli alternativi era l'enfasi sull'integrazione con tutti componenti di un insediamento umano: costruzione di edifici, pianificazione del sito, gestione delle acque e dell'energia e gestione della comunità si fondevano con la coltivazione di piante per cibo o altre materie prime.

 
 
 

LA PERMACOLTURA NEL MONDO

Post n°1749 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

Stato attuale

Il metodo della permacoltura si è diffuso in tutto il mondo a partire dagli anni ottanta.
Ad oggi esiste più di una dozzina di libri e manuali che trattano di permacultura sulla base del lavoro originale di Mollison e Holmgren. Nonostante questo, non ci sono mai state sostanziali aggiunte o variazioni al metodo sviluppato alla fine degli anni settanta.
Nel 2002 si stima che siano state formate alla progettazione in permacoltura oltre 100000 persone in tutto il mondo. La formazione prevede generalmente un corso intensivo teorico/pratico di due settimane dove, oltre ai fondamenti comuni del metodo, vengono insegnate le tecniche più adatte agli ecosistemi locali
Nonostante questo la permacoltura fatica ancora ad avere una diffusione di massa. Holmgren afferma che i motivi sono principalmente da ricercarsi nel prevalere di una cultura scientifica del riduzionismo, e quindi un approccio cauto se non ostile a metodi di natura più olistica, nel dominio di una cultura del consumismo creata da una visione puramente economica della salute e del progresso e la paura da parte delle autorità politiche globali e locali di perdere la loro influenza e potere se la popolazione seguisse pratiche volte all'autosufficienza e all'autonomia locale.
La permacultura è stata la base su cui nei primi anni del 2000 Rob Hopkins ha basato il concetto di città di transizione.

Etica

Tutti i progetti di permacultura differiscono nelle tecniche adottate ma hanno in comune una base etica e delle linee guida comuni.

  • Cura della terra, ovvero riconoscere il valore dei sistemi naturali nella loro complessità. Gli interventi umani saranno quindi volti a non danneggiare o ripristinare gli equilibri ambientali. Secondo Holmgren il miglior modo per prendersi cura della terra è ridurre i propri consumi.
  • Cura degli esseri umani, anche se rappresentano una minima parte nella totalità dei sistemi viventi. Viene valutato di fondamentale importanza soddisfare bisogni fondamentali quali cibo, abitazione, istruzione, lavoro soddisfacente e rapporti sociali senza ricorso a pratiche distruttive su larga scala.
  • Limitando il consumo ai bisogni fondamentali è possibile condividere le risorse in eccesso in modo equo con tutti.

Principi

David Holmgren sintetizza i principi alla base della permacultura in dodici punti.

  1. Osserva e interagisci (la bellezza è negli occhi di chi guarda) Osservare il paesaggio e i processi naturali che lo trasformano è fondamentale per ottimizzare l'efficienza di un intervento umano e minimizzare l'uso di risorse non rinnovabili e tecnologia. L'osservazione deve essere accompagnata dall'interazione personale.
  2. Raccogli e conserva l'energia (prepara il fieno finché c'è il sole) Raccogliere e conservare l'energia è alla base di tutte le culture umane e non. Per energia si intende tutto ciò che può essere immagazzinato e/o mantenuto in buono stato e che è fondamentale per la sopravvivenza di una comunità/cultura. Esempi: cibo, alberi, semi.
  3. Assicurati un raccolto (non si può lavorare a stomaco vuoto) Assicurarsi che ogni elemento del progetto porti una ricompensa utile.
  4. Applica l'autoregolazione e accetta il feedback (i peccati dei padri ricadono sui figli fino alla settima generazione) Applicare l'autoregolazione per evitare che controllori di livello superiore siano costretti ad intervenire per riequilibrare una crescita incontrollata. Impara a riconoscere e accettare il feedback fornito dalla comunità o, più in generale, dalla natura.
  5. Usa e valorizza risorse e servizi rinnovabili (lascia che la natura faccia il suo corso) Gestire le risorse che si rinnovano e rigenerano in modo continuo senza un apporto esterno in modo che assicurino una continua resa. Allo stesso modo valorizzare i cosiddetti servizi rinnovabili, ovvero i servizi apportati da piante, animali, suolo e acqua senza che questi siano consumati nel processo.
  6. Non produrre rifiuti (Il risparmio è il miglior guadagno) (Un punto in tempo ne salva cento) Assicurarsi che i sistemi presenti nel progetto non producano niente che non sia utilizzabile e utile ad un altro sistema.
  7. Progetta dal modello al dettaglio (gli alberi non sono la foresta) Bisogna imparare a dare uno sguardo d'insieme prima d'immergersi nel dettaglio. Utilizzare soluzioni progettuali derivate da modelli osservati in natura.
  8. Integra invece di separare (molte mani rendono il lavoro più leggero) Integrare ogni elemento progettuale all'interno del sistema in modo che si sostenga a vicenda con gli altri elementi.
  9. Piccolo e lento è bello (più sono grandi e più fanno rumore cadendo) Sistemi piccoli e lenti sono più facili da mantenere di quelli grossi e veloci, fanno un miglior uso delle risorse e producono in maniera più sostenibile.
  10. Usa e valorizza la diversità (non mettere tutte le uova in una sola cesta) Valorizzare la diversità animale e vegetale. La diversità riduce i rischi derivanti dalla gran parte delle minacce: l'ammalarsi di una specie di pianta non è la fine del raccolto. Inoltre la diversità aiuta a beneficiare dell'unicità di ogni territorio.
  11. Usa e valorizza il margine (non pensare di essere sulla giusta traccia solo perché è un sentiero molto battuto) Progettare le forme delle zone di confine in modo da sfruttarne il più possibile le caratteristiche: il limite tra due sistemi diversi è il posto dove accadono le cose più interessanti. Queste zone sono spesso le più produttive in quanto possono utilizzare le caratteristiche di sistemi diversi. Un esempio dello sfruttamento dei margini è rappresentato dal sistema di canali argini "chinampa", utilizzato tradizionalmente in Messico e Thailandia.
  12. Reagisci ai cambiamenti e usali in modo creativo (bisogna vedere le cose non solo per come sono ma anche per come saranno) Sfruttare i cambiamenti a proprio favore; questo presuppone l'osservare attentamente i segni che li precedono e intervenire in tempo.
 
 
 

LA PERMACOLTURA NEL MONDO

Post n°1748 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

Progettazione

La progettazione di ambienti secondo i principi della permacultura è strettamente dipendente dalle caratteristiche del territorio. Nonostante i modi d'intervento siano differenti caso per caso, si possono individuare delle linee guida comuni applicabili a tutti i progetti.

Aiuti alla progettazione

Per una pianificazione energetica efficiente, il paesaggio su cui si opera viene suddiviso in zone. Ad ogni zona è adibita una destinazione d'uso e una distanza dall'abitazione in base alla frequenza d'intervento umano.
Idealmente in permacultura si identificano le seguenti zone:

  • Zona 0 è il centro delle attività: la casa, la stalla o, su vasta scala, un intero villaggio. Questa zona deve essere ubicata in modo tale da ottenere il massimo risparmio energetico e da soddisfare i fabbisogni dei suoi occupanti.
  • Zona 1 è situata nelle immediate vicinanze del centro della attività. È l'area più controllata e intensamente utilizzata. Può per esempio contenere l'orto, l'officina, la serra, il vivaio, il ricovero degli animali da cortile, il serbatoio per il combustibile, la legnaia, lo stenditoio per il bucato e una zona per l'essiccazione dei cereali. In questa zona non sono presenti animali di grande taglia e probabilmente sono presenti pochi grandi alberi adibiti prevalentemente all'ombreggiatura. Sono invece comuni piccoli alberi da uso frequente, ad esempio i limoni.
  • Zona 2 è una zona intensamente curata e densamente coltivata. Le strutture in questa zona includono terrazzamenti, siepi, graticci e specchi d'acqua. Possono essere presenti anche alcuni grandi alberi che ospitano sotto la loro chioma un complesso sistema di specie erbacee ed arboree, in particolare piante da frutto. In questa zona vengono anche collocate specie vegetali e animali che richiedono cura e osservazione e l'acqua vi è distribuita estesamente con irrigazione a goccia. È permesso l'accesso libero degli animali da cortile in aree selezionate e vi può essere un'area destinata al pascolo degli animali provenienti dalla zona 3.
  • Zona 3 sono presenti alberi da frutto che non necessitano di potatura e pacciamatura, pascoli e aree più estese per animali, da carne e non, e le colture principali. In questa zona sono presenti grandi alberi che assolvono anche alla  funzione di barriere frangivento e fonti di foraggio.
  • Zona 4 poco curata, semi selvaggia. Adatta alla raccolta di frutti selvatici, alla forestazione e ad ospitare animali selvatici. Oltre a questo è la zona destinata alla produzione di legname pregiato. 
  • Zona 5 è lasciata allo stato naturale. Questa zona è fatta per osservare ed imparare, la progettazione non deve interessarla. 

Settori 

È utile in fase di progettazione suddividere la zona interessata in settori. Viene così  realizzato un diagramma circolare suddiviso a spicchi o cunei che si irradiano dal  centro della attività (comunemente la casa). Sul diagramma vengono comunemente rappresentati: 

  • venti freddi o dannosi 
  • venti caldi
  • angoli d'incidenza del sole estivo e invernale          gestire in modo vantaggioso  l'energia in arrivo.                 si rende necessario in fase di progettazione identificare ogni possibile risorsa     procurandosi mappe del terreno, dati    relativi ai venti, precipitazioni atmosferiche, inondazioni e incendi, e gli elenchi delle specie animali e vegetali caratteristiche. Oltre a questo è fondamentale l'osservazione dei cambiamenti del sito nelle stagioni.

Nonostante la permacultura rivolga una particolare attenzione nelle risorse interne al sito riconosce il ruolo fondamentale della raccolta di informazioni sulle opportunità esterne. Sono considerate potenziali risorse esterne attività che producono prodotti di scarto a noi utili, ad esempio segherie, maneggi, aziende vinicole, e altri servizi utili come scuole o mercati.

Topografia

La permacoltura può essere sviluppata in qualsiasi tipo di regione come colline rocciose, paludi, zone alpine, pianure alluvionali o deserti. Non essendo necessario modificare il paesaggio si rende fondamentale lo studio della topografia del sito su cui intervenire, in quanto questa ha effetto sul microclima, sui modelli di drenaggio dell'acqua, sullo spessore dello strato utile di terreno, sulle vie d'accesso e sul paesaggio. Per comprendere al meglio la sua influenza si rende utile annotarsi dettagli come le pendenze del terreno e il loro orientamento verso il sole, strapiombi o sporgenze rocciose, linee di drenaggio, terreni accidentati, visuali buone o cattive, altezza delle colline, aree paludose e aree suscettibili ad erosione.

Clima e Microclima

Oltre allo studio del clima generale della regione in permacultura si rende fondamentale lo studio dei vari microclimi presenti sul sito del progetto. Terreni distanti pochi chilometri da loro possono infatti differire per quanto riguarda le precipitazioni atmosferiche, la forza dei venti, la temperatura e l'umidità relativa. In base ai dati raccolti vengono ubicate strutture, piante e animali nei punti a loro più favorevoli.
Ad esempio in zone climatiche differenti è possibile ubicare la casa in modo che il microclima specifico di quella posizione contribuisca alla climatizzazione, oppure è possibile sistemare alberi in modo da incanalare i venti in modo utile.

Terreni

In permacoltura le condizioni di un terreno non vengono considerate un fattore limitante preponderante. Se un terreno è danneggiato si ritiene si possa, con le cure adeguate, migliorare l'ecologia del suolo nell'arco di qualche anno, portando a livelli adeguati l'umidità del suolo, l'ossigeno, gli elementi nutritivi e la sostanza organica presente. 
I metodi utilizzati per il recupero della fertilità includono:

  • prevenzione dell'erosione attraverso la copertura di superfici senza vegetazione
  • distribuzione di sostanza organica
  • sminuzzamento e l'aerazione di terreni compattati (esclusivamente con mezzi che non rivoltano il terreno)
  • l'arricchimento di sostanze nutritive attraverso la distribuzione di minerali d'origine organica (letame o sovescio) e la stimolazione dell'attività biologica propria del terreno.

Acqua

Le risorse idriche influenzano profondamente il tipo di interventi possibili in un sito; per questo si rende necessario identificare con precisione le fonti d'acqua e prendere adeguate misure per conservarla. Uno dei metodi più usati in permacultura per facilitare l'assorbimento dell'acqua dal terreno è quello degli swale. Questi lunghi fossati scavati lungo le linee di rilievo intercettano il flusso d'acqua in superficie, per poi trattenerlo per ore o per giorni, lasciandola filtrare lentamente nel terreno. Questi canali dovrebbero essere accompagnati da alberi lungo i loro bordi, soprattutto nelle zone aride in modo da evitare l'accumulo di sali.

Collocazione delle infrastrutture

Particolare attenzione è rivolta al posizionamento di due tipi di infrastrutture quali le vie di comunicazione e l'abitazione (o il centro delle attività). 
Le strade dovrebbero correre lungo le curve di livello, essere prive di pendenze ripide ed essere dotate di un buon sistema di drenaggio per ridurre l'erosione. Dove possibile dovrebbero svolgere anche altre funzioni, ad esempio come pareti di bacini di raccolta dell'acqua o come barriere antincendio.
Alcune regole generali che vengono seguite per posizionare l'abitazione sono:

  • vicinanza a una via d'accesso principale e alle fonti energetiche
  • orientamento del sole, soprattutto nelle zone climatiche fredde
  • l'incidenza delle brezze rinfrescanti
  • collocazione a valle di una fonte per contare su un rifornimento idrico a caduta

È poi pratica comune non costruire sulla sommità di un'altura in quanto così facendo la casa si troverebbe esposta a venti da ogni direzione, oltre ad un fattore di regolazione termica questo aumenterebbe anche il rischio incendi.
Una volta definita l'ubicazione delle vie d'accesso e dell'abitazione, il posizionamento delle infrastrutture può focalizzarsi sul resto dell'area.

Progettare tenendo conto delle calamità

In permacoltura vi è un approccio alle calamità naturali incentrato sulla prevenzione in fase di progettazione.
Alcune strategie adottate per la prevenzione degli incendi prevedono la riduzione del materiale infiammabile nei settori a rischio tramite cura del terreno, e la creazione di schermature tramite utilizzo di superfici non combustibili (stagni, strade) o specie vegetali ritardanti.

 
 
 

LA PERMACOLTURA NEL MONDO

Post n°1747 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

Esempi pratici di permacultura

Zone

Data la natura mutevole delle tecniche utilizzate in permacoltura non è raro imbattersi in varianti dello schema generale di suddivisione in zone. Un esempio è quello dell'azienda agricola Ragas, in provincia di Bologna. Il territorio è stato suddiviso nelle seguenti zone;

  • Zona 1: residenza, laboratorio per la preparazione dei prodotti
  • Zona 2: vivaio, zona di raccolta legna, orto domestico
  • Zona 3: coltivazione di piante ed erbe officinali
  • Zona 4: zona seminativa a cereali e bancali di ortaggi da utilizzare a conserva
  • Zona 5: zona foraggiera integrata di oche, galline, alberi da frutto, fiori e cereali
  • Zona 6: area di relax all'interno di un percorso di incanalamento delle acque fino al fiume
  • Zona 7: bacino per l'itticoltura
  • Zona 8: area estesa per la coltivazione di differenti frutti minori
  • Zona 9: area per l'orto invernale e altro frutteto

Schema di funzionamento di una casa solare passiva

Edifici

Una casa di paglia nei Paesi Bassi

In permacoltura la casa è di solito strettamente correlata alla vegetazione circostante. Vengono usati tetti verdi e rampicanti per migliorare l'isolamento termico, serre e shadehouse per modificare il microclima e produrre cibo. In molti casi vengono usate tecniche di costruzione con materiali presenti sul posto come legno, paglia o terra cruda.
Le strategie tecnologiche per progettare una casa in permacoltura variano molto a seconda del luogo e delle risorse disponibili. Nel libro Introduzione alla permaculturaMollison ne elenca alcune raggruppate per funzione:

Climatizzazione
Stufe a legna a combustione rapida e con grandi radiatori, stufe efficienti in ghisa a combustione lenta.
Serre addossate alla casa per il riscaldamento invernale.
Shadehouse per rinfrescare l'aria in estate.
Sistema di graticci per deviare i raggi solari e rinfrescare.
Riscaldamento a pavimento radiante tramite acqua riscaldata.
Fornelli e stufe da cucina
Cucine a legna per cucinare e riscaldare in climi freddi.
Cucine a gas, con la possibilità di usare bio-gas ottenuto da scarti, in climi caldo-umidi.
Cucine solari.
Cottura in contenitori termicamente ben isolati per cibi a lunga cottura.
Produzione d'acqua calda
Sistema di recupero calore da stufe a legna e successivo immagazzinamento dell'acqua in contenitori termicamente isolati.
Pannelli solari termici, possibilmente autocostruiti con materiali di recupero.
Elettricità e illuminazione
Pannelli fotovoltaicigeneratori eolici o idroelettrici su piccola scala.
Progettare per sfruttare il più possibile la luce naturale.
Lavaggio e asciugatura dei vestiti
Lavatrici manuali
Asciugare i vestiti in serra o sopra una fonte di calore riparata
Refrigerazione ed essiccazione cibo
Frigorifero alimentato da pannelli fotovoltaici, generatori eolici o idroelettrici su piccola scala.
Essiccatore solare o essiccazione in serra.
Risparmio Idrico
Cisterna per raccolta dell'acqua piovana.
Acque grigie utilizzate per sciacquoni o deviate verso orto e serra.
Gabinetti a secco.

Nelle zone aride si utilizzano accorgimenti per la creazione di fonti d'aria fresca. Alcuni di questi sono l'uso di cortili interni coperti da graticci, alberi o tessuti, pergolati racchiusi da rampicanti, tunnel interrati e camini solari per indurre una ventilazione nelle stanze.

Coltivazioni

Come tutte le soluzioni pratiche adottate in permacoltura, anche i metodi di coltivazione variano a seconda del contesto culturale e ambientale. Tutti i metodi utilizzati hanno però in comune l'obiettivo di tutelare il terreno e di ripristinarne naturalmente la fertilità. Alcune tecniche comunemente utilizzate sono l'agricoltura naturale di Fukuoka, l'agricoltura sinergica e l'agricoltura biodinamica.
Molto diffuso è anche l'uso di sistemi agroforestali perenni in policoltura chiamati foreste alimentari. In questo tipo di coltivazione viene mimato il modello tridimensionale di sviluppo delle piante in un bosco per creare un sistema produttivo. Pioniere di questa tecnica fu Robert Hart, che creò la prima foresta alimentare in permacultura presso Wenlock Edge, Shropshire, Inghilterra. 

Il modello di una foresta alimentare

Si deve a lui infatti la divisione a strati che caratterizza questa tecnica:

  1. strato di copertura composto dalle chiome degli alberi da frutto
  2. strato di bassi alberi da frutta o da noci
  3. strato di cespugli da frutta come ribes o lamponi
  4. strato di verdure ed erbe perenni
  5. strato di copertura del terreno con piante commestibili che si diffondono orizzontalmente
  6. strato sotterraneo dove si trovano radici e tuberi
  7. strato verticale di viti o piante scalatori

Boschi

Includere nel progetto boschi strutturati è utile per fornire foraggio per il bestiame e gli animali selvatici, mitigare gli sbalzi estremi di calore, diversificare la produzione vegetale e animale, prevenire la salinizzazione dei terreni e prevenire l'erosione del suolo lungo rapidi pendii o corsi d'acqua.
Le specie arboree svolgono anche un'azione importante per dare ricovero a molti animali selvatici, in particolare uccelli, importanti per il controllo dei parassiti.
Da un bosco è inoltre possibile ricavare legna da ardere o adibirne una parte alla coltivazione di qualità locali di legno pregiato per la costruzione.

Animali

Un esempio classico di trattore di galline

Nella maggior parte dei progetti di permacultura gli animali svolgono più di una funzione e si integrano con gli altri elementi. Uno dei concetti più usati è ad esempio il trattore di galline, ovvero lasciar razzolare libero o in apposite strutture mobili il pollame per mantenere la vegetazione ad un livello basso. Esiste anche una permacultura vegana che non fa uso di allevamenti animali, tra i fondamenti etici questa corrente aggiunge anche la "cura per gli animali".

Permacoltura urbana

La permacoltura urbana è l'applicazione dei principi della permacoltura in ambito urbano. Mira a realizzare progetti di autosufficienza alimentare urbana e comunitaria mediante la reintroduzione della produzione del cibo nelle aree urbane, l'efficienza e l'autoproduzione energetica. 
Una proposta per reintrodurre la produzione di cibo nelle aree urbane è quella di sostituire le piante ornamentali del verde pubblico con altre specie utili. Ad esempio nei parchi pubblici potrebbero essere coltivate piante da frutto come meli, peri o altro tipo e arbusti e piante con frutti commestibili come mirtilliribes o fragole. Inoltre si potrebbe utilizzare le aree verdi per orti urbani collettivi e per la produzione di biomassa per l'energia.

Permacultura Bioregionale

La Permacultura Bioregionale integra i principi della permacultura con la visione bioregionale. Il Bioregionalismo si è sviluppato come un approccio profondo al concetto di permacultura tenendo in forte considerazione le tradizioni e la cultura locale. In particolare si approfondisce l'interazione e il rapporto tra la comunità umana, la sua cultura e la sua spiritualità con gli ambienti naturali. Il Bioregionalismo è una teoria ecologista, basata sull'individuazione e lo studio di aree naturalmente definite chiamate Bioregioni, formulata per la prima volta da Peter Berg e Raymond Dasmann all'inizio degli anni settanta. È una visione non solo ecologica ma anche culturale, politica e spirituale.

Economia

In permacultura vengono adottati sistemi economici comunitari atti a preservare e sviluppare le economie di sussistenza.
Alcuni approcci a questi sistemi economici sono ad esempio il local employment trading system, assimilabile all'italianabanca del tempo, vari sistemi di microcredito e prestiti sociali. In Australia esiste un fondo che raccoglie donazioni per finanziare progetti di permacultura nel paese.
Ad un livello più globale la permacultura si allinea con il movimento della finanza etica.

 
 
 

LA PERMACOLTURA NEL MONDO

Post n°1746 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

Africa

In Africa l'uso della permacultura è strettamente legato al miglioramento delle condizioni delle popolazioni disagiate: nel nord dell'Uganda, vicino al confine con il Sudan, la permacultura viene usata per rendere autosufficienti le popolazioni locali e dare lavoro ai giovani.
In Zimbabwe sono state costruite 60 scuole utilizzando tecniche di permacultura. Il Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha elaborato una relazione sull'utilizzo della permacultura nelle situazioni dei rifugiati dopo averne sperimentato con successo l'uso nei campi del Sudafrica
Il metodo del BioFarming utilizzato in Etiopia ha caratteristiche molto simili e può essere considerato permacoltura. Viene promosso soprattutto dalla organizzazione non governativa BEA, con sede a Addis Abeba.
Esistono anche aziende agricole tradizionali che utilizzano la permacultura. Ad esempio, Badilisha Eco Village Foundation Trust è una fattoria che si integra con lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile nella comunità Rusinga Island, nelle zone rurali del Kenya.

Nord AmericaCanada

Ad Edmonton, nella provincia dell'Alberta, è stato avviato un progetto di permacultura nella scuola di Jasper Place.
Altri progetti includono la rete bioregionale di istruttori Permaculture BC, nella provincia della British Columbia, il Kootenat Permaculture Institute, sempre nella British Columbia, il progetto GTA nell'area vasta di Toronto, il progetto di permacultura in climi freddi del Ness Creek Forest Garden e la comunità Harvest Moon Society nella provincia diManitoba.

Stati Uniti d'America

Negli Stati Uniti d'America si cominciò a parlare di permacultura successivamente ai corsi tenuti nei prima anni ottanta da Mollison; ma venne poi ampiamente diffusa dai corsisti che seguirono Mollison in Australia per perfezionare le proprie conoscenze. Nel 1985 venne fondato il Permaculture Institute of North America o PINA, contemporaneamente cominciò a essere pubblicata la rivista Permaculture Activist

Nord-Est degli Stati Uniti[

Uno dei progetti di permacultura più importanti di questa regione è Prospect Rock Permaculture. Il progetto prevede la coltivazione di alberi da frutta, viti, frutti di bosco, ortaggi, erbe medicinali e spezie e tè. Il fondatore Keith Morris gestisce programmi di educazione alla permacultura presso l'Università del Vermont, la Yestermorrow Design Build School, lo Sterling College, e il Paul Smiths College negli Adirondacks.
Nel Massachusetts l'università del Massachusetts ad Amherst ha avviato un progetto di permacultura che mira a trasformare i paesaggi marginali del campus in giardini a bassa manutenzione, ricchi dal punto di vista della biodiversità e utili dal punto di vista dell'approvvigionamento di cibo. Il progetto è cominciato nel novembre 2010 utilizzando il lavoro volontario degli studenti e della comunità locale. Il Giardino in permacultura Franklin comprende un variegato mix di "ortaggi, alberi da frutto, cespugli di bacche, erbe aromatiche e ... fiori che attirano insetti benefici".
Burlington Permaculture è un gruppo che riunisce residenti locali, studenti, artigiani, agricoltori, architetti e costruttori con base a BurlingtonVermont. Questo gruppo ha come obiettivo la promozione dell'agricoltura urbana, la riforestazione di aree degradate, il miglioramento dei quartieri, ed in generale il rafforzamento della rete delle risorse della comunità. Il gruppo è stato fondato da Michael Blazewicz del Round River Design, Mark Krawczyk di Rivenwood Craft, e Keith Morris di Prospect Rock Permaculture.
Green Phoenix Permaculture è una rete con base in Hightfall, New York, che offre corsi di progettazione e workshop, dimostrazione di foreste alimentari, bioedilizia, progetti in permacultura. Questa comunità riunisce molti insegnanti e progetti di permacultura tra cui AppleSeed Permaculture e Sowing Solutions Permaculture Design & Education.
Il Finger Lakes Permaculture Institute è un progetto con base ad Alpine, New York, che offre un corso annuale di Progettazione in permacultura, con tirocini e laboratori che si tengono spesso in siti dell'area progettati utilizzando i principi della permacultura. Il Finger Lakes Permaculture Institute è stato fondato da Michael Burns, Steve Gabriel, e Karryn Olson Ramanujan nel 2005.

Sud-Est degli Stati Uniti

Nel centro della Florida esiste una rete di contatti su base bioregionale: la Withlacoochee Permaculture Guild.
La Knoxville Permaculture Guild è un altro importante istituto della regione, in questa comunità è stato implementato anche un sistema di banca del tempo.

Stati uniti medio occidentali e la regione delle Montagne Rocciose

In questa regione si sono sviluppati centri di permacultura incentrati sulla progettazione in climi freddi e ad altitudini elevate. Alcuni di questi sono lo High Altitude Permaculture Institute presso WardColorado, e il Permaculture Research Institute in Cold Climate a Minneapolis.

Costa Ovest

Nella baia di San Francisco la Urban Permaculture Guild promuove l'uso di tecniche di permacultura integrate nel tessuto urbano. Nello stesso territorio l'Indigenous Permaculture organizza corsi di permacultura. Nell'area di Los Angeles invece sono presenti progetti di fattorie urbane come l'Edendale Farm e l'Urban Homestead.

Sud-Ovest degli Stati Uniti

Santa FeNuovo Messico, Il Permaculture Institute utilizza organizza corsi di formazione su temi quali la progettazione di paesaggi, edifici e sistemi idrici.

Dopo un incendio nel 2006, la Fondazione Lama di Taos, Nuovo Messico, ha utilizzato le tecniche di permacultura per ripristinare l'ecosistema e le infrastrutture danneggiate durante l'incendio.

Oklahoma CityOklahoma, il progetto urbano Gatewood Homestead ospita la residenza dell'insegnante di permacultura Robert Waldrop. Nonostante il poco spazio a disposizione, in questo quartiere, tra i più densamente popolate di Oklahoma City, vengono coltivate più di 100 diverse varietà di piante commestibili o utili.

Nord-Ovest degli Stati Uniti[

La Seattle Permaculture Guild è la rete comunitaria di permacultura presente nell'omonima città.
Uno dei progetti più importanti nell'area è la Beacon Food Forest: una foresta alimentare in fase di sviluppo vicino a Jefferson Park, Beacon Hill, Seattle. Situata su terreno pubblico, chiunque potrà utilizzare questa foresta alimentare. Oltre a questo il progetto prevedere dei piccoli spazi privati da coltivare per i residenti.
Suburban Permaculture, presso EugeneOregon è un esempio di trasformazione di una proprietà urbana di periferia secondo i principi della permacultura. La proprietà è diventata un punto di riferimento della comunità locale per l'apprendimento dei modelli per la trasformazione urbana.
La scuola di sopravvivenza Alderleaf Wilderness College attiva nelle vicinanze di Seattle, organizza corsi di permacultura come parte della sua attività didattica volta all'addestramento all'autosufficienza

America latinaCuba

Dopo il crollo dell'unione sovieticaCuba ha dovuto ripensare la propria economia e in particolar modo il settore della produzione agricola. Puntando sull'educazione di nuovi specialisti agricoli Cuba ha così sviluppato un nuovo modello agricolo non più basato su grandi monocolture da esportazione ma su un sistema capillare di policoltura in grado di garantire l'autosufficenza della popolazione. La permacultura ha svolto un ruolo fondamentale sia in questo campo, sia in altri campi come la depurazione del fiume Almendares. L'Avana produce fino al 50% del suo fabbisogno alimentare entro i limiti della città, in gran parte biologici e prodotti da persone nelle loro case, giardini e negli spazi comunali.

In particolare a Cuba è stata creata una rete di orti collettivi urbani (Organoponico) gestiti da cittadini e contadini che produce all'interno delle città non solo cibo ma anche fonti di energia (biomasse). Spesso all'interno degli "organoponici" ci sono dei piccoli negozi che vendono i prodotti agricoli coltivati. Molte di queste realtà utilizzano fonti di energia rinnovabile come ad esempio nella città di Pinar del Rio (progetto ARCS).

Nicaragua

Attivo da quasi un decennio, il progetto Bona Fide comprende 43 ettari dell'isola di OmetepeNicaragua. Le infrastrutture del sito comprendono edifici costruiti con materiali naturali locali, terrazze e giardini di piante medicinali, un vivaio ampio, una banca di semi, frutteti, boschi di noci alimentari, zone di silvicoltura, coltivazione di bambù per legname, sistemi di raccolta acque piovane, irrigazione a goccia, sistemi di energia rinnovabile e servizi igienici di compostaggio. Il sito è un punto di riferimento per la regione e ospita annualmente corsi di permacultura.
Ostional Private Wildlife Reserve ("O") è una riserva privata di 46 acri situata in un sito storico soprannominato La Colina ("la collina") a Rivas. Il progetto "O" è stato in sviluppo per un paio di anni ed è prevista la sua apertura al pubblico nel 2012, con l'intento di renderlo un centro per l'educazione e lo sviluppo della comunità offrendo corsi di permacultura.

Brasile

In Brasile è attivo l'IPOEMA, istituto di permacultura, ecovillaggi e ambiente, con base a Brasilia.
Un'altra realtà importante sul territorio è l'ecocentro IPEC, presso Pirenópolis, nello stato di Goiás. Fondato nel 1998, il centro ha recuperato 40 acri di pascolo degradato trasformandolo in un'importante realtà per la comunità locale.

Cile

La comunità di permacultura in Cile è relativamente nuova. Il suo sviluppo è stato guidato in gran parte da un piccolo gruppo di persone intenzionate a costruire una comunità di apprendimento. La comunità si è rapidamente estesa a seguito di un tour di David Holmgren nel 2007, all'opera di educazione tramite corsi specifici dei centri Eluwn ed El Manzano e alla formazione del Instituto de Permacultura en Chile.

AsiaIndonesia

L'Indonesian Development of Education and Permaculture ha assistito nelle operazioni di soccorso in Aceh dopo lo Tsunami del 2004 provvedendo all'educazione per quanto riguarda le questioni sanitarie, le tecnologie sostenibili per l'autosufficienza e la risposta della comunità alle calamità naturali. Nel contesto di questo progetto di ricostruzione sono stati sviluppati sistemi per il trattamento delle acque su piccola scala sul modello naturale dei canneti chiamati "waste garden"

Thailandia

Il progetto Panya, situato a Mae Taeng, Chiang Mai è un progetto di comunità sostenibile che implementa i principi di permacultura e ospita laboratori in lingua inglese e tailandese. Nell'autunno 2006, il progetto ha ospitato un corso tenuto da Geoff Lawton del Permaculture Research Institute of Australia; successivamente sono stati installati oltre 500 metri di swale e dighe. Nel Progetto Panya la permacultura è stata utilizzata anche per rigenerare una monocultura intensiva di mango, trasformandola in una "foresta di biodiversità alimentare, azienda agricola biologica e centro di educazione". Oltre a questo il progetto Panya incorpora elementi di bioarchitettura nel design, come ad esempio costruzioni con bottiglie o mattoni di terra pressata.

Israele

Nel territorio di Israele sono presenti numerose aziende progettate secondo la permacultura, molte delle quali fungono da centri educativi. Ad esempio il progetto Hava Ve Adam e il Kibbutz Lotan incorporano giardini, fattorie e comunità che si basano sulle tecniche di progettazione e l'etica della permacultura.

Cambogia

Un consorzio di ONG tra cui la Cambodian War Amputees Rehabilitation Society e Ockenden sta portando avanti nel nord-ovest del paese un progetto di rigenerazione dei mezzi di sostentamento e delle infrastrutture che comprende principi permacultura. Oltre a questo è prevista la creazione di una fattoria di prova secondo i principi della permacultura nella provincia di Banteay Meanchey.

Nepal

Nel distretto di Sukhet è attivo l'Himalayan Permaculture Centre, una organizzazione non governativa avviata da contadini locali che si propone di diffondere i principi e le tecniche della permacultura con dimostrazioni e corsi e provvedendo a risorse come per esempio semi.

EuropaBulgaria

Nella regione dei Balcani, con base in Bulgaria è attivo il progetto Ecologia dei Balcani (BALKEP). Il progetto si dedica alla progettazione e alla sperimentazione degli habitat umani ecologicamente sani e serve come un sito dimostrativo per gli abitanti locali e le comunità oltre che ai visitatori provenienti dall'estero. I progetti mirano a sviluppare approcci ragionati al cibo, le abitazioni, la comunità e il commercio, preservando la straordinaria biodiversità della regione balcanica.

Italia

In Italia esistono svariate associazioni.

Penisola Iberica

La penisola iberica ha una rete regionale che connette tutti i progetti di permacultura presenti sul territorio: la Red de Permacultura Iberica.

Regno Unito

L'Agroforestry Research Trust, gestito da Martin Crawford, è un'organizzazione senza fini di lucro con sede a Dartington,Devon che gestisce due ettari di foresta alimentare a fini di ricerca.
Chickenshack Housing co-op è un progetto di cohousing fondato nel 1995 utilizzando i principi di progettazione di permacultura. Situato nelle rurali del nord del Galles, la comunità dispone di 4 abitazioni e 6 residenti e si estende per 5 ettari. Alcune caratteristiche del progetto sono l'uso di teleriscaldamento a biomasse e solare termico, metà del terreno coltivato a foresta alimentare e conservazione della fauna selvatica tramite protezione e creazione di habitat adeguati. La comunità è molto attiva per quanto riguarda progetti di sostenibilità regionali, come l'iniziativa Machynlleth Transition Towns. La comunità organizza corsi occasionali di permacultura.
Un progetto di permacultura con base nel nord del Lancashire è il Middle Wood Ecological Trust, il centro organizza con frequenza corsi di permacultura, artigianato, silvicoltura e sviluppo sostenibilie. Plant for the Future è invece un progetto che si occupa di ricerca e sperimentazione di piante commestibili o utili per lo sviluppo sostenibile in climi temperati. Le attività vengono svolte dal 1985 presso LostwithielCornovaglia. Il progetto ha sviluppato un database on-line dove si possono trovare oltre 7.000 specie utili che possono essere coltivate nel Regno Unito.
Un altro progetto di foresta alimentare è il Prickly Nut Woods, 40.000 m2 nei boschi vicino a HaslemereSurrey. Il proprietario ha costruito la sua casa solo con materiali ricavabili dal bosco.
Per quanto riguarda la permacultura urbana invece il Roof Garden RISC, sul tetto dell'edificio del Reading International Solidarity Centre, ReadingBerkshire, è un giardino alimentare ispirato alla foresta alimentare di Robert Hart nelloShropshire. È utilizzato da scuole, educatori e progettisti come risorsa educativa per lo sviluppo sostenibile e fa parte del National Gardens Scheme. Il giardino è composto da piantagioni dense di oltre 180 specie di piante commestibili e medicinali ed è alimentato da acqua piovana e dei rifiuti compostati dal centro.
Bristol il Bristol Permaculture Group gestisce l'orto comunitario in permacultura Eastside Roots. Qui il gruppo organizza corsi di sostenibilità e permacultura.
Altri progetti presenti in aree urbane includono il progetto Naturewise, a nord di Londra. Il gruppo gestisce una serie di foreste alimentari e orti, oltre ad organizzare con regolarità corsi base e avanzati di permacultura; e il progetto Organiclea, una cooperativa di lavoratori che è coinvolta nello sviluppo di prodotti alimentari locali, le cui attività si svolgono prevalentemente nella zona del Walthamstow, est di Londra.
Altrettanto nota nel nord della Scozia presso la Contea di Moray, è la Findhorn Foundation, comunità New Age di largo riferimento internazionale, ora in continuo sviluppo nella ricerca della Permacultura fin dagli anni settanta. A partire dal 1962, anno di fondazione storica della comunità, un gruppo di pionieri alcuni dei quali a tutt'oggi lì presenti, segue un metodo di ricerca e lavoro fondato sul concetto di co-creazione con Natura e risorse del suolo. Dato il continuativo afflusso e contributo di ospiti residenti a medio e lungo termine, oltreché di visitatori da ogni continente del mondo, la Fondazione è noto centro di conferenze internazionali sul tema, oltreché ad oggi uno capisaldi di maggior riferimento della cultura ambientalista mondiale.

La UK Permaculture Association tiene traccia di tutti gli altri progetti e siti dimostrativi nel paese.

OceaniaTikopia

Gli abitanti dell'isola praticano un sistema intensivo di permacultura, simile alla pratica delle foreste alimentari e alle coltivazioni negli altopiani della Nuova Guinea. Le loro pratiche agricole sono fortemente e consapevolmente legate alla densità di popolazione. Per esempio, intorno al 1600 dC, gli abitanti dell'isola decisero di abbattere tutti i suini presenti sull'isola perché consumavano troppo cibo che poteva essere utilizzato per alimentare la popolazione.

Nuova Zelanda

Ci sono molti esempi di comunità basate sulla permacultura in Nuova Zelanda: la Rainbow Valley Farm è una delle più importanti. È stata fondata nel 1988 da Joe Polaischer e Trish Allen progettando i 21 acri dell'azienda agricola biologica in base ai principi e all'etica della permacultura.

 
 
 

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