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Messaggi del 03/12/2019
Post n°2427 pubblicato il 03 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Il ritorno di Ebola in Africa Un nuovo focolaio epidemico è scoppiato nella Repubblica Democratica del Congo: i primi casi in una zona rurale, ma il contagio si è già pericolo- samente esteso a una città popolosa. A due anni di distanza dalla conclusione ufficiale dell'epidemia che ha spaventato il mondo, con 28mila casi e 11mila morti, si torna a parlare diEbola. Un nuovo focolaio epidemico è stato segnalato nella Repubblica Democratica del Congo, ma mentre i pochi casi riportati finora erano concentrati nella zona di Bikoro, una zona isolata e difficile da raggiungere, ora i primi casi sono stati registrati a Mbandaka, una città con oltre un milione di abitanti, sulle rive del fiume Congo. La comparsa del virus in una città popolosa, in cui il fiume è usato per gli spostamenti fino alla capitale Kinshasa, a sua volta abitata da dieci milioni di persone, si teme possa rappresentare l'opportunità per una crescita esplosiva dei contagi. DALLA CAMPAGNA ALLA CITTÀ. L'inizio ufficiale di questo nuova epidemia è stata dichiarata l'8 maggio. Secondo gli ultimi dati dell'OMS, al 15 maggio, i casi sono finora 44: tre confermati, 20 probabili e 21 sospetti. Le morti sono già state 23. Si pensa che il virus sia stato portato nella zona di Mbandaka da una pesona che ha partecipato al funerale di una vittima di Ebola a Bikoro, e poi si è spostato in città. È la nona volta che Ebola colpisce nella Repubblica democratica del Congo. I primi casi noti della terribile malattia infettiva si sono verificati proprio in questo paese, che ancora si chiamava Zaire, nel 1976. Come nei casi precedenti, gli esperti ritengono che all'origine di queste epidemie ci siano le interazioni fra persone e pipistrelli, animali noti per essere serbatoi del virus. Nelle zone rurali, capita che le persone vengano a contatto con pipistrelli infetti, per esempio mangiando frutta su cui è rimasta saliva o guano degli animali. NUOVE ARMI CONTRO L'EPIDEMIA. Gli sforzi attuali delle autorità sanitarie sono prima di tutto per cercare di circoscrivere l'epidemia: finora sono stati individuati 432 cosiddetti "contatti", persone a rischio di avere contratto il virus, e tenuti sotto osservazione. Rispetto alla grande epidemia del 2014-16, stavolta c'è uno strumento in più: i vaccini. Nessun vaccino è stato ancora ufficialmente approvato, ma un prodotto sperimentale è già stato testato su oltre 16mila persone, ed è stato giudicato efficace contro l'infezione da Ebola. L'OMS ne ha alcune scorte, e oltre 4mila dosi sono già state consegnate nella Repubblica democratica del Congo, con l'intenzione di somministrarle innanzitutto agli operatori sanitari e alle persone che si ritiene siano entrate in stretto contatto con i malati. La gestione di una eventuale campagna di vaccinazione non sarà semplice, dal momento che il prodotto deve essere conservato a temperature tra i -60 e i -80° C. Rispetto alla precedente epidemia di Ebola, però, le prospettive sembrano migliori. |
Post n°2426 pubblicato il 03 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Scoperto come i tumori imparano a resistere alle terapie Una scoperta dei ricercatori dell'Istituto di Candiolo potrebbe rivoluzionare la lotta contro il cancro: ecco come i tumori imparano a resistere alle terapie. Nella cura dei tumori uno dei problemi da affrontare è che spesso, dopo una prima fase in cui il paziente risponde bene alle terapie, il tumore diventa resistente ai farmaci e si fa ancora più aggressivo. E accade anche con i farmaci più recenti, "a bersaglio molecolare": sono quelli che vengono sviluppati ad hoc per risultare più efficaci. INEVITABILE? NO. Questo fenomeno, finora, veniva spiegato con la presenza di un piccolo numero di cellule, resistenti alla terapia, che era già presente nella massa tumorale prima ancora che il farmaco fosse somministrato: un ostacolo che era dunque considerato in qualche misura inevitabile. Le cose, però, potrebbero non stare così. Lo sostiene uno studio,pubblicato su Science, e sostenuto da Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e da Fondazione AIRC, secondo il quale le cellule resistenti ai farmaci non sempre sono già presenti nella massa tumorale. Alcune volte, infatti, i tumori sottoposti allo stress generato dalle terapie a bersaglio molecolare imparano dopo ad adattarsi e riescono a resistere alle terapie. Alberto Bardelli dell Dipartimento di oncologia dell'Università di Torino | I BATTERI ISPIRATORI. I due autori dello studio sono la ricercatrice Mariangela Russo e il prof. Alberto Bardelli (Dipartimento di Oncologia dell'Università di Torino), che operano presso l'Istituto di Candiolo, il centro specializzato nel trattamento delle patologie oncologiche che si trova alle porte di Torino. Hanno tratto ispirazione da quanto accade nelle malattie infettive dove i batteri, "bombardati" dagli antibiotici, riescono a mutare il proprio DNA in modo da continuare a c rescere nonostante le terapie. Osservando una frazione di cellule dei tumori intestinali, i ricercatori si sono accorti che questa cessava di crescere, risultando tuttavia ancora in grado di sopravvivere all'attacco delle terapie a bersaglio. Questo accade perché nelle cellule sotto attacco si modificano i meccanismi che portano alla riparazione del DNA: avviene cioè un processo chiamato mutagenesi adattiva, dove le cellule tumorali accumulano mutazioni fino a diventare resistenti al trat- tamento, provocando una ricaduta della malattia. LE PROSPETTIVE FUTURE. Questa scoperta, a cui ha contribuito anche l'IFOM (Isitituto di oncologia molecolare) con esperti di matematica computazionale, apre nuove possibilità terapeutiche: se la resistenza alle terapie non è qualcosa di già "presente" con la malattia, ma è un processo che si attiva durante la terapia stessa, allora si può ipotizzare che colpendo i meccanismi alla base della mutagenesi adattativa si possano ottenere maggiori probabilità di successo dei farmaci già in uso. Su questo obiettivo i ricercatori torinesi sono già al lavoro per capire come rallentare, o persino prevenire, l'insorgere della resistenza alle terapie, prolungando così l'efficacia dei farmaci e la sopravvivenza dei pazienti. 9/11: AIRC NELLE PIAZZE ITALIANE. Per finanziare ricerche come questa, e raccogliere risorse da destinare a circa 5 mila ricercatori che lavorano a progetti sostenuti dall'AIRC, sabato 9 novembre i volontari AIRC saranno presenti in oltre 1.000 piazze italiane per distribuire I Cioccolatini della Ricerca: a fronte di una donazione minima di 10 euro sarà possibile ricevere una confezione con 200 grammi di cioccolato fondente (alimento che assunto in modica quantità può portare benefici, come spiega Antonio Moschetta, scienziato AIRC dell'Università di Bari). Da lunedì 11 novembre I Cioccolatini della Ricerca saranno disponibili anche in 1.728 filiali di Banco BPM. |
Post n°2425 pubblicato il 03 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 13 novembre 2019 Scoperto un nuovo fattore dello sviluppo del tessuto muscolare Fonte: Cnr © Agf/Science Photo Library CK2, una proteinchinasi già nota per le sue attività cellulari e nei tumori non era mai stata associata alla formazione e crescita del muscolo scheletrico. La ricerca condotta da un team dell'Istituto di neuroscienze del Cnr e dell'Università di Padova, che ha scoperto tali funzioni in tutti i vertebrati, è stata pubblicata su "Faseb Journal" Scoperte le funzioni di un nuovo fattore essenziale per la formazione e la crescita del muscolo scheletrico in tutti i vertebrati: si tratta di CK2, una proteinchinasi già nota per essere coinvolta in svariate attività cellulari e nei tumori ma mai associata allo sviluppo del tessuto muscolare. diretto da Giorgia Pallafacchina (Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche Cnr-In di Padova e Università di adova) e da Arianna Donella-Deana (Università di Padova) è stata pubblicata nel volume di ottobre della rivista Faseb Journal. "La ricerca del nostro team ha dimostrato che le tre diverse subunità che costituiscono la proteina CK2 (α, α' e ß) hanno azioni e bersagli distinti e ben definiti nell'ambito della complicata serie di eventi che porta alla formazione e crescita del tessuto muscolare scheletrico", spiega Giorgia Pallafacchina. buona parte della massa corporea di un individuo, circa il 35% nelle donne e fino al 45% negli uomini, mantenere tale organo in salute è di cruciale importanza per il benessere dell'intero organismo, sia in condizioni normali sia in caso di malattia. Basti pensare alle numerose patologie che, pur non colpendo direttamente il muscolo, portano a perdita di massa muscolare: primi tra tutte i tumori, ma anche le malattie renali, l'anoressia, ecc., cui si aggiunge l'inevitabile declino di forza e prestazioni, indotto dal processo fisiologico dell'invecchiamento". sempre interessata alla comprensione dei meccanismi che regolano lo sviluppo e la crescita del tessuto muscolare, anche se diverse fondamentali informazioni su tali processi sono a tutt'oggi sconosciute. "La nostra ricerca ha ottenuto importanti risultati, scoprendo che le subunità α e ß della proteinchinasi CK2 sono indispensabili per l'attivazione di geni specifici che inducono la cellula a differenziarsi in cellula muscolare. È stato dimostrato inoltre che l'attività enzimatica di CK2, in particolare della subunità CK2 α', è determinante per permet- tere la fusione delle cellule muscolari, formando le fibre che compongono i nostri muscoli", prosegue la ricercatrice. realizzata nel Dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Padova, nell'ambito di una collaborazione tra i gruppi di Arianna Donella-Deana e di Rosario Rizzuto. Con le responsabili del progetto, hanno lavorato alcuni giovani ricercatori, tra cui Valentina Salizzato e Sofia Zanin. importante avanzamento nella comprensione dei meccanismi che sottendono alla fisiologia del tessuto muscolare e apre la via a possibili applicazioni terapeutiche, mirate a preservare la massa muscolare e/o stimolarne la crescita nelle miopatie, nei danni muscolari e nell'invecchiamento". |
Post n°2424 pubblicato il 03 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 14 ottobre 2019 L'elettricità raffredda l'acqua, lo dimostra il calcolatore Fonte: Cnr-IpcfRicercatori dell'Istituto per i processi chimico-fisici del Cnr di Messina, in col- laborazione con l'Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca di Brno, hanno dimo- strato, tramite calcoli teorici al computer, che l'applicazione di intensi campi elettrici induce nell'acqua effetti strutturali analoghi ad una diminuzione della temperatura. Questo risultato aiuta a comprendere meglio l'elettrofreezing, un fenomeno di notevole importanza nel campo della food chemistry. Lo studio è pubblicato su Physical Chemistry Chemical Physics e ha ottenuto la copertina della rivista La maggior parte delle straordinarie ed uniche peculiarità dell'acqua è dovuta alla sua struttura molecolare che forma una rete tridimensionale dilegami idrogeno. In questo contesto, le tecniche spet- troscopiche svolgono un ruolo fonda- mentale nel chiarire le proprietà chimico- fisiche del liquido più importante per la vita sulla Terra.Negli ultimi anni, le simulazioni numericheal calcolatore hanno rappresentato unpunto di iferimento unico ed imprescindibile per interpretare i risultati degli esperimenti,soprattutto quando le condizioni sperimentalisono difficilmente riproducibili in laboratorio. I risultati di questo studio sono stati pubblicatisulla rivista Phys. Chem. Chem. Phys. dellaRoyal Society of Chemistry, che gli ha dedicatoil front cover dell'issue 38, 2019. "La ricerca dimostra che applicare intensi campi elettrici all'acqua ne irrigidisce la struttura molecolare. Il risultato, di per se rilevante dal punto di vista della fisica di base, ha un'importanza notevole nel campo della conservazione dei prodotti alimentari che si basa sul noto fenomeno dell'elettrofreezing", afferma Franz Saija, ricercatore del Cnr-Ipcf di Messina che ha coordinato lo studio. Infatti, è noto che la presenza di un campo elettrico favorisce il processo di nucleazione (cioè la formazione dei nuclei di ghiaccio) a temperature più elevate, prevenendo la distru- zione delle membrane cellulari, riducendo la denaturazione delle proteine e preservando la consistenza del cibo fresco dopo lo scongelamento. "Utilizzando avanzate tecniche numeriche, abbiamo simulato con precisione quantistica le proprietà spettroscopiche dell'acqua, dimostrando come l'azione di un campo elettrico produca nel network del liquido un effetto simile a quello dovuto alla diminuzione della temperatura. L'approccio computazionale si conferma così fondamentale nel supportare il dato sperimentale e in alcuni casi nell'indicare la direzione da percor- rere", continua Saija. serie di effetti interagendo con le molecole che costituiscono la materia, modificandone le proprietà sia fisiche che chimiche e occupando, quindi, un posto cruciale in alcuni rami della ricerca scientifica come la catalisi, l'elettrochimica e persino nelle neuroscienze (si pensi, ad esempio, alla generazione dell'impulso nervoso)" prosegue Giuseppe Cassone dell'Institute of Biophysics, Czech Academy of Sciences e primo autore dell'articolo scientifico. "La maggior parte di questi fenomeni si verifica in acqua. Tuttavia, gli effetti del campo elettrico sulle proprietà spettroscopiche delle molecole d'acqua, di straordinaria rilevanza in tutti i campi di ricerca, sono stati finora poco investigati, anche a causa delle difficoltà sperimentali nell'applicare campi elettrici di alta intensità", conclude Saija. |
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