Creato da blogtecaolivelli il 04/03/2012

blogtecaolivelli

blog informazione e cultura della biblioteca Olivelli

 

Messaggi del 27/11/2020

Ultime news sui Neanderthal.

Post n°3321 pubblicato il 27 Novembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Neanderthal cannibali: la sconvolgente

scoperta in Belgio

ATTUALITÀ Angelo Petrone 

7 Luglio 2016

Le ossa ritrovate in una grotta a Goyet, in Belgio,

lasciano pochi dubbi: iNeanderthal erano cannibali. 

Sono i segni ritrovati sui frammento di ossa a provare

come i nostri antenati si cibavano della carne dei

propri simili.

Tagli, incisioni e spaccature rappresentano evidenti

prove che gli individui cercassero il midollo interno

delle ossa umane, proprio come accadeva per la 

cacciagione.

Una scoperta che getta una nuova luce sui Neanderthal 

che, fino ad ora, non erano considerati in grado di cibarsi

dei propri simili.

neanderthal

Neanderthal cannibali: la sconvolgente scoperta in Belgio

Una distanza che ora ci pare abissale con i nostri antenati,

nonché parenti stretti, che oltre quarantamila anni fa

popolavano il nostro pianeta.

Eppure iNeandhertal, secondo alcuni ricercatori, erano

in grado di edificare anche strutture di tipo religioso.

Le ossa ritrovate in Belgio risalgono ad un periodo collocabile

tra i 40.500 ed i 45.500 anni fa e confermano come delle

ricerche già effettuate su alcune ossa, sempre di Neanderthal,

in alcune grotte in Spagna.

 
 
 

In diretta dalla preistoria

Post n°3320 pubblicato il 27 Novembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet
Polonia: i fossili di enorme
mostro marino in un
campo di grano

AMBIENTE Angelo Petrone 

4 Novembre 2019

I resti di un pliosauro sono stati portata alla luce in un

campo a Krzyzanowice, in Polonia.

Un team di paleontologi ha scoperto alcune ossa di 

pliosauro, un enorme predatore marino dal collo corto

vissuto durante il Giurassico superiore circa 150

milioni di anni fa.

Un predatore enorme, i cui resti sono stati rivelati in

un campo di grano vicino alla città polacca di Krzyzanowice,

a nord della catena montuosa Swietokrzyskie, in Polonia.

"Erano lunghi oltre 10 metri e pesavano fino a diverse

decine di tonnellate - ha spiegato uno degli scopritori,

Daniel Tyborowski, del Museo Terra dell'Accademia polacca

delle Scienze - avevano teschi grandi e potenti e mascelle

enormi con denti grandi e affilati".

Polonia: i fossili di enorme mostro marino in un campo di grano

"Erano lunghi oltre 10 metri e potevano pesare fino a

diverse decine di tonnellate.

Avevano teschi grandi epotenti e mascelle enormi con

denti grandi e affilati. I loro arti avevano la forma di pinne",

ha spiegato uno degli scopritori, Daniel Tyborowski, del

Museo. dalla terra dell'Accademia polacca delle scienze.

"In Europa, sono stati scoperti solo in alcuni paesi, mai

prima in Polonia", ha aggiunto lo scienziato.

Oltre ai fossili di pliosauro, i paleontologi hanno anche trovato

diverse altre specie di animali della stessa epoca .

Questi includono plesiosauri (che a differenza dei pliosauri

avevano un collo lungo), tartarughe e antenati di moderni coccodrilli

che misurano circa sei metri.

Durante l'età dei dinosauri, l'area della catena montuosa

Swietokrzyskie era un arcipelago di isole tropicali con lagune

calde e paludi poco profonde in cui vivevano diverse specie

preistoriche.

"I potenti pliosauri erano animali ferici, che cacciavano tutti gli

animali i cui fossili abbiamo scoperto in questo sito; speriamo che

le prossime indagini portino alla scoperta di nuovi fossili."

 
 
 

In diretta dalla preistoria.

Post n°3319 pubblicato il 27 Novembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

La scoperta di una

sepoltura di 9mila anni

fa potrebbe riscrivere il

ruolo della donna nella

Preistoria

ATTUALITÀ Angelo Petrone 12:33 6 Novembre 2020

La tomba di una "donna cacciatrice" scoperta in America ha sorpreso gli esperti.

Per molto tempo, la convinzione degli esperti che nelle 

società preistoricheesistesse una divisione del lavoro

basata sul sesso con gli uomini che cacciavano, mentre

le donne si riunivano è rimasta ben radicata.

Oggi, però, la scoperta di una tomba di 9.000 anni nelle

/Ande, potrebbe porre qualche dubbio proponendo

un'interpretazione diversa.Negli scavi realizzati nel 2018,

presso il sito archeologico di Wilamaya Patjxa (Perù),

un team di ricercatori americani ha trovato una tomba

con i resti appartenuti a una giovane donna, tra i 17 e i 19

anni, insieme a un set di strumenti da caccia, comprese

le punte di pietra per abbattere animali di grandi

dimensioni e strumenti da macello, come un coltello e

scaglie di roccia.

A renderlo noto è l'Università della California.

E' risaputo che gli oggetti che accompagnavano i defunti

nelle loro tombe venivano usati da queste persone durante

la loro vita, perciò "la scoperta ribalta l'antica ipotesi

dell'uomo cacciatore" -

ha dichiarato Randy Haas, professore associato di antropologia

e autore principale dello studio, pubblicato sulla rivista

 Science Advances.

Fonye: Matthew Verdolivo / UC Davis IET

Academic Technology Services

"Ora è chiaro che la divisione di genere del lavoro

era fondamentalmente diversa - probabilmente più

equa - in passato dalla nostra specie di cacciatori-

raccoglitori", ha aggiunto.

La scoperta della Tomba della Cacciatrice ha spinto

gli scienziati a chiedersi se facesse parte di un modello

più ampio di cacciatrici o rappresentasse semplicemente

un'eccezione.

Dopo aver studiato i documenti di sepoltura del tardo

Pleistocene e del primo Olocene nel Nord e Sud America, i

ricercatori hanno identificato 429 individui in 107 siti

archeologici. 

Di queste, 27 persone erano accompagnate con strumenti

da caccia per animali di grossa taglia: 11 erano donne e 15

uomini.

Gli scienziati hanno affermato che il campione era sufficiente

per "giustificare la conclusione che la partecipazione

femminile alle prime cacce di animali di grossa taglia

probabilmente non era insignificante".

 
 
 

Ultime notizie dalla Cina.

Post n°3318 pubblicato il 27 Novembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Clamorosa scoperta in Cina:

viene alla luce un mastodontico

sito di reperti neolitici

CURIOSITÀ Daniele R. 

17 Novembre 2020

Un gruppo di archeologi ha riportato alla luce nella provincia

dell'Anhui un sito di reperti neolitici. Risalirebbe ad almeno

5000 anni fa

Scoperta a dir poco sensazionale quella che arriva dalla

Cina ed in particolare dalla provincia dell'Anhui dove un team

di archeologi da tempo al lavoro in una zona nella città di

Fuyang, hanno individuato e riportato alla luce un enorme

sito di reperti neolitici che, stando alla datazione, 

risalirebbero a circa 5.000 anni fa.

Lo scavo, che ha interessato un'area di 500 metri quadrati, è

stato condotto tra i mesi di giugno e novembre ed i risultati

sono eccezionali: sono venuti alla luce oltre cinquanta siti

tra i quali fossati, pozzi e tombe.

Oltre a moltissime ceramiche ed oggetti in osso ed in

porcellana.

Effettuando un'analisi dei reperti di Yuejiahu è emerso

che le parti principali risalgono alla fine dell'era neolitica

ma nella stessa area sono stati individuati anche reperti

delle dinastie Song (960-1276), Ming (1368-1644) e Qing

(1644-1911).

A Fuyang, come confermato da Zhang Xiaolei, dell'istituto

provinciale dell'Anhui di reperti culturali e archeologia, nessun

sito neolitico era mai stato trovato prima.

Si tratta dunque della prima prova scientifica del fatto che in

questa città esistesse, in passato, una cultura preistorica.

 
 
 

In diretta da Marte.

Post n°3317 pubblicato il 27 Novembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet.

Marte: scoperto gigantesco

cunicolo sotterraneo.

'É il più grande mai visto

ASTRONOMIA Angelo Petrone

La scoperta della telecamera HiRISE a bordo del Mars

Reconnaissance Orbiter.

Una delle caratteristiche che accomuna la Terra e Marte

(ma anche la Luna) è la presenza dei cosiddetti "tubi di lava",

ovvero dei cunicoli scavati dal magma milioni di anni fa.

Ad immortalare un gigantesco tubo di lava sul pianeta rosso

è stata la telecamera HiRISE (High-Resolution Imaging

Science Experiment) sul Mars Reconnaissance Orbiter (MRO)

della NASA.

Si tratta di una formazione gigantesca, in parte collassata e

molto più grande di qualsiasi tubo di lava presente sulla

Terra.

Quando HiRISE ha scattato l'immagine, le ombre gli hanno i

mpedito di vedere all'interno della sezione crollata.

In ogni caso il buco avvistato su Marte ha una larghezza

di 50 metri mentre quelli terrestri sono larghi al massimo

15 metri.


Marte: scoperto gigantesco cunicolo sotterraneo.

'É il più grande mai visto

La scoperta dei tubi di lava ha destato da subito la curiosità

degli scienziati, molti dei quali affermano che l'esplorazione

di queste formazioni dovrebbe avere una certa priorità,

visto che potrebbero ospitare forme di vita semplice.

Quando il pianeta ha perso la sua atmosfera e si è raffreddato,

infatti, i tubi avrebbero potuto fornire riparo dalle condizioni

della superficie sempre più ostili.

Se la vita fosse migrata in questi luoghi, potrebbe essere

ancora presente.

Ma se questi ''paradisi sotterranei" garantiscono buone

possibilità di sopravvivenza per la vita microbica marziana,

potrebbero essere altrettanto ospitali per gli esseri umani.

Alcuni ricercatori affermano, infatti, che gli habitat o le basi

potrebbero essere posizionati o costruiti all'interno di

questi cunicoli.

Ma prima di usarli a tale scopo, è necessario esplorarli.

E sebbene ci sia una forte probabilità che siano simili ai

tubi sulla Terra, nessuno ha ancora visto davvero cosa

ci sia all'interno di una di queste formazioni su Marte.

Solo i rover potranno fornirci queste informazioni.

Ma come si formano i tubi di lava? I cunicoli nascono

quando la lava scorre sotto la superficie, siraffredda la parte

esterna e, solidificandosi, crea il soffitto e le pareti del cunicolo

mentre l'interno rimane fuso e continua a scorrere.

Al termine del processo, la lava scorre fuori dal tubo lasciandone

l'interno vuoto.

 
 
 

Le proprietà terapeutiche dell'aglio.

Post n°3316 pubblicato il 27 Novembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Salute: ecco come l'aglio

combatte il cancro

SALUTE Angelo Petrone 

20:02 18 Dicembre 2017

L'aglio combinato con il fluoro può contrastare

la formazione di coaguli nel sangue e persino il cancro.

A rivelarlo un team di ricercatori dell'Università di

Albany a New York, che hanno condotto esperimenti

sulle uova di gallina. 

Il composto combatte il processo che permette la

 formazione di vasi sanguigni nella massa tumorale.

 E' dimostrato, inoltre, come possieda anche un'azione

antitrombotica, riducendo la formazione di coaguli

nel sangue.

Già ma perché si è deciso di combinare proprioaglio

e fluoro?

Salute: ecco come l'aglio combatte il cancro

L'aglio è conosciuto da secoli per le sue proprietà

terapeutiche, mentre il fluoro è l'ingrediente base di

svariati farmaci di ultima generazione, merito dell'elevata

reattività.

I ricercatori hanno modificato vari composti estratti

dall'aglio, in modo da unire i due elementi, sostituendo

gli atomi di idrogeno con quelli di fluoro.

Una volta somministrati sugli embrioni di pollo, sono

subito emersi i risultati benefici appena descritti.

Un avvenimento importante se si pensa che questo

risultato sarà determinante per sviluppare nuovi farmaci 

mirati alla cura del cancro, della trombosi e di altre malattie.

 
 
 

Asteroide 2020VT4.

Post n°3315 pubblicato il 27 Novembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Asteroide 2020 VT4 batte record di avvicinamento alla

Terra e ce ne siamo accorti solo il giorno dopo

Un asteroide con un diametro compreso tra 5 e

10 metri, le dimensioni di una piccola casa, ha

letteralmente sfiorato la Terra venerdì scorso

avvicinandosi alla superficie del nostro pianeta ad

una distanza di circa 400 km sopra il Pacifico

meridionale.
Si tratta della stessa distanza media alla quale

orbita la stazione spaziale internazionale.

Questa roccia spaziale, denominata 2020 VT4 e

conosciuta anche come A10sHcN, è stata scoperta

grazie all'Asteroid Terrestrial-impact Last Alert

System (ATLAS) del Mauna Loa Observatory

alle Hawaii.

Asteroide 2020 VT4

scoperto solo 15 ore

dopo avvicinamento

La scoperta, secondo quanto rileva Universe Today, è

avvenuta nella mattinata del 14 novembre, circa 15 ore

dopo l'avvicinamento massimo.

Non si tratta di un evento raro: molto spesso asteroidi

così veloci vengono individuati solo dopo il punto di

avvicinamento massimo, cosa che tra l'altro fa

comprendere quanto il pericolo che uno di essi possa

superare la nostra atmosfera e colpire la superficie della

Terra senza alcun avvertimento sia reale.

Si tratta, secondo quanto riferisce il sito, di un record

per quanto riguarda l'avvicinamento di asteroidi non

meteoritici alla superficie terrestre.

Il record tra l'altro era già stato battuto una volta

quest'anno quando l'asteroide 2020 QG si era avvicinato

a circa 3000 km di distanza il 16 agosto.

Poche centinaia di km sopra l'acqua dello oceano

Pacifico meridionale

Secondo quanto riferisce l'astronomo dilettante Tony

Dunn su Twitter, questo asteroide appena scoperto

si è avvicinato a poche centinaia di km sopra l'acqua

dello oceano Pacifico meridionale, avvicinamento

che ha accorciato la sua orbita.

Questo vuol dire che questo asteroide effettuerà altri

avvicinamenti, ancora più frequenti, in futuro.
Questo avvicinamento, infatti, ha alterato l'orbita di

2020 VT4: da un'orbita di 549 giorni intorno al Sole

inclinata di 13° rispetto alla critica, l'asteroide è passato

ad un'orbita di 315 giorni inclinata di 10,2 gradi rispetto

all'eclittica.

Asteroide Aten

Ciò, tra l'altro, cambia anche la classificazione dell'asteroide:

da un asteroide Apollo NEO (near-Earth object) è ora

classificabile come un asteroide Aten.

Un asteroide Aten molto conosciuto è Apofi, un grosso

pezzo di roccia che salì alle cronache nel 2004 in quanto

inizialmente fu ritenuto pericoloso per la Terra.

Eventuali testimoni avrebbero potuto vederlo

Si è trattato di un avvicinamento, quello di 2020 VT4, che

probabilmente avrebbe potuto permettere ad un eventuale

osservatore, posto proprio in quell'area in mezzo all'oceano,

un'osservazione diretta nel momento dell'avvicinamento

massimo, che si è verificato alle ore 17:20 (UT) di venerdì

13 novembre, molto al largo delle isole Pitcairn.

Ma, molto evidentemente, non c'erano testimoni.

Se ci fossero stati, avrebbero visto un piccolo puntino luminoso,

molto veloce, spostarsi verso sud nel cielo.

 
 
 

Ultime notizie sulle galassie iperluminose.

Post n°3314 pubblicato il 27 Novembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet
Galassie iperluminose sono
più luminose e numerose
di quanto attuali teorie pos
sano spiegare

Esempio di una galassia iperluminosa.

In basso le immagini della stessa galassia

a diverse lunghezze d'onda.

All'infrarosso emettono una quantità di luminosità

che non può essere spiegata dalle attuali teorie (credito:

Istituto olandese per la ricerca spaziale, SRON)

Alcuni risultati interessanti raccolti da un team di

astronomi dell'istituto olandese SRON mostrano

che alcune galassie iperluminose sembrano più

luminose all'infrarosso di quanto il numero delle

stelle in esse contenute possa spiegare.

Nello studio, pubblicato su Astronomy & Astrophysics,

vengono analizzate soprattutto le galassie emerse

fino a 3 miliardi dopo il big bang, avvenuto all'incirca

13, 8 miliardi di anni fa.

Si tratta di galassie si formavano abbastanza rapidamente

e, grazie alla ricchezza di gas allora presenti, producevano

tantissime stelle e quindi erano massicce e "iperluminose",

con livelli di luminosità di 10 trilioni dei nostri soli.

Queste galassie iperluminose poi, con il passare del tempo,

anche perché le riserve di gas e si sono esaurite, sono

diventate sempre più rare.

Quelle che noi osserviamo oggi sono quelle che sono esistite

miliardi di anni fa.

Gli astronomi le hanno precedentemente osservate con il

telescopio spaziale ad infrarossi Herschel ma il team dello

SRON ha ora utilizzato il telescopio LOFAR.

Grazie alla risoluzione spaziale più elevata di quest'ultimo, s

ono riusciti a distinguere le galassie individualmente

confermando la stranezza delle osservazioni: ci sono molte

più galassie iperluminose rispetto a quanto possono spiegare

le attuali teorie della formazione delle galassie.

Questo vuole dire che bisogna cercare una diversa teoria per

spiegare la loro presenza durante quella che può essere

considerata come la prima età dell'universo.

"Sono alimentati dalla formazione stellare o dall'accrescimento

di buchi neri supermassicci? Se alimentati dalla formazione

stellare, le galassie a infrarossi iper-luminose formerebbero stelle

a poche migliaia di masse solari all'anno", spiega Lingyu Wang,

ricercatore dello SRON.

Secondo il ricercatore, visto che i modelli teorici attuali non

possono spiegare la presenza di queste galassie superluminose

con così tante stelle, la causa è forse da ricercare dall'attività

di accrescimento intorno al buco nero supermassiccio centrale.

Si tratta di un approccio teorico, però, che necessita di molte

altre osservazioni, osservazioni di certo non saranno facili visto

che riguardano oggetti che non emettono luce e che si trovano

miliardi di anni luce di distanza.

Di certo, però, i ricercatori non si arrendono; anzi intendono

eseguire nuovi studi utilizzando il telescopio ottico

dell'osservatorio Keck.

Grazie a quest'ultimo, infatti, potranno acquisire dati più

accurati sul redshift di queste galassie.

 
 
 

Ultime news in diretta da Marte.

Post n°3313 pubblicato il 27 Novembre 2020 da blogtecaolivelli

HOMESPAZIO E ASTRONOMIA

Marte, scienziati scoprono come acqua

evapora e si disperde nello spazio

 

Le quantità d'acqua presenti nell'atmosfera marziana

variano a seconda della stagione.

Durante l'estate e la primavera c'è più acqua a causa

delle temperature più alte e delle tempeste di polvere

(credito: University of Arizona/Shane Stone/NASA

Goddard/Dan Gallagher)

Una nuova scoperta che in parte spiega come l'acqua

abbia quasi del tutto abbandonato la superficie del

pianeta Marte è stata effettuata da un team di ricercatori

che hanno usato i dati raccolti dalla sonda Mars

Atmosphere and Volatile EvolutioN (MAVEN) della

NASA.
La sonda MAVEN fu lanciata nel novembre del 2013 e

raggiunse l'orbita di Marte nel settembre del 2014.

Da allora, durante la sua missione durata due anni, ha

studiato l'alta atmosfera e la ionosfera del pianeta rosso

nonché le modalità con le quali il vento solare allontana i

composti volatili dalla stessa atmosfera marziana.

Un processo che avviene nella zona alta dell'atmosfera

I ricercatori hanno infatti scoperto che il vapore acqueo

che si trova sulla superficie del pianeta viene indirizzato

più in alto nell'atmosfera e qui poi viene distrutto,

smembrato cioè nelle sue costituenti principali di idrogeno

e ossigeno, dalle particelle di gas caricate elettricamente

(ioni) e dunque definitivamente disperso nello spazio.

A dare man forte a questo processo ci sono anche i forti

venti provocati dalle tempeste di polvere e, d'estate, le

temperature più calde.

Un'evaporazione dell'acqua durata miliardi di anni

Secondo i ricercatori, comunque, questo fenomeno è uno

dei tanti che hanno portato alla scomparsa dell'acqua su

Marte ma probabilmente uno dei più importanti in quanto

ha contribuito a far perdere l'equivalente di un intero oceano

dalla profondità di centinaia di metri. Si tratta, in ogni caso,

di una evaporazione durata miliardi di anni e che, secondo

lo studio pubblicato su Science, è in parte in corso ancora

oggi.

Fenomeno che continua ancora oggi

Il vapore acqueo viene ancora oggi infatti trasportato ad

altitudini molto elevate, un'altezza alla quale subisce il s

uccitato effetto.

Gli stessi ricercatori, come spiega Shane W. Stone Lunar and

Planetary Laboratory dell'Università dell'Arizona a Tucson,

sono rimasti sorpresi di trovare acqua ad un'altitudine così

elevata nell'atmosfera marziana.

Neutral Gas and Ion Mass Spectrometer (NGIMS)

I ricercatori hanno usato i particolari dati raccolti da uno

strumento denominato Neutral Gas and Ion Mass Spectrometer

(NGIMS), presente sulla sonda MAVEN e sviluppato dalla

Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt.

Si tratta di uno spettrometro di massa che permette l'individua-

zione degli ioni d'acqua nell'area marziana.

Nello specifico hanno trovato quantità ancora relativamente

abbondanti di vapore acqueo a circa 150 km di distanza dalla

superficie del pianeta rosso.

"Tutto ciò che raggiunge la parte superiore dell'atmosfera viene

distrutto, su Marte o sulla Terra", spiega Stone, "perché

questa è la parte dell'atmosfera che è esposta alla piena forza

del Sole".

 
 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2020 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ULTIME VISITE AL BLOG

vurlaprefazione09m12ps12vittorio.59dony686miriade159tirchio2000blogtecaolivelliellistar2012Draiostre.sa47bibanna545annamatrigianoLoneWolf1822
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2020 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

TAG CLOUD

 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2020 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963