Quando ero piccola facevo un gioco con mio padre. Il gioco consisteva nel lasciarmi cadere all’indietro, a peso morto, senza la minima paura. Mi fidavo ciecamente. Sapevo che c’erano mani che mi avrebbero presa, che non sarei caduta e non mi sarei fatta alcun male. E la sensazione che provavo non era quella di cadere, ma quella di essere al sicuro. Anche in quella situazione pericolosa. A volte penso a quanto mi manca lasciarmi cadere, come quandomi affidavo alle mani di mio padre. Quel sentirmi al riparo da ogni male. Non è semplice nostalgia. O la voglia di ritornare “figlia-bambina”. Riaffiora dal profondo il bisogno antico di protezione, di avere qualcuno che dica: - Stai tranquilla, ci penso io. - E allarga le braccia per sorreggerti. Il bisogno di poter mollare la presa, perché sai che c’è qualcuno che tiene duro solo per te, che si offre di portare il tuo peso. E sei presa da una meravigliosa sensazione: non hai paura, né preoccupazioni. La tua mente è libera. Ti senti leggera,non riconoscente... solo al sicuro.
Sovente, siamo noi a non volerci fidare, o affidarci ad altre mani. Crediamo che possiamo farcela da soli, ma non è così. Dopotutto... siamo solo essere umani, bisognosi e deboli, a volte. Ma non vogliamo ammetterlo.
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