Creato da brischy1 il 19/12/2008

ABBA' PADRE

Riflessioni al Padre

 

PREGHIERA

Gloria al Padre, al Figlio e

Allo Spirito santo

Com’era in principio

E ora e sempre,

e nei secoli dei secoli.

Amen.

 

 

 

 

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Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 03 Gennaio 2009 da brischy1
 

Ti ringrazio Padre

 

Ti ringrazio Padre,

Per tutti gli amici

Che mi hai messo accanto.

Ti ringrazio Padre,

Per ogni loro sorriso

Che mi riscalda il cuore.

Ti ringrazio Padre,

Per ogni loro parola

Perché mi da conforto.

Ti ringrazio Padre,

Per ogni loro gesto

Perché mi fanno sentire utile.

Ti ringrazio Padre,

Per ogni loro pensiero

Perché non mi fanno sentire sola.

Ti ringrazio Padre,

Per ogni loro: “Ti voglio bene”

Perché mi fanno capire il tuo amore.

Ti ringrazio Padre,

Per ogni loro messaggio

Perché c’è sempre un poco di te.

Ti ringrazio Padre,

Perché mi hai fatto scoprire,

Attraverso loro

Il dono immenso dell’amicizia.

 

Grazie oh Padre.

 

Antonella

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 29 Dicembre 2008 da brischy1

Chiesi a Dio

di essere forte per eseguire progetti grandiosi:
Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute

per realizzare grandi imprese:
egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere

perché gli uomini avessero bisogno di me:
egli mi ha dato l'umiliazione
perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
mi ha lasciato la vita
perché potessi apprezzare tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello
che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno
e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore,
fra tutti gli uomini
nessuno possiede quello che ho io!

 

Kirk Kilgour


Preghiera scritta da famoso
campione olimpionico nella pallacanestro
rimasto paralizzato nel '76
 a seguito di un incidente durante un allenamento.
 La preghiera è stata letta dall'autore
in sedia a rotelle di fronte al Papa
durante il Giubileo dei malati a Roma.

 
 
 

Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 26 Dicembre 2008 da brischy1
 

LETTERA AL PADRE

 

Padre sempre presente

Non mi lasci mai sola

Ti vedo sempre in ogni cosa

In ogni tua creatura

Tutto il creato mi parla di Te

Anche se andassi

In strade sconosciute

Tu mi sei sempre vicino

Basta che io alzi gli occhi

Per vedere la vastità

Del tuo amore

Basta che io ascolti il mio cuore

Per ascoltare la tua voce

Quanto sono soavi le tue parole

Quanto dolce è il tuo pensiero per me

Quando mi perdo lungo il cammino

Tu mi sei sempre vicino

La tua mano non lascia mai la mia

E se anche smarrissi il cammino

Tu ti fermi e mi aspetti

Pronto a perdonarmi

Perché Tu sei un Padre misericordioso

Il tuo cuore è pieno

D’amore per me

E per ciascuno dei tuoi figli

Padre aiutami a ritrovare

Il mio cammino

La strada che porta a te

Troppe volte l’ho smarrita

E adesso quella giusta dov’è?

Mi hai messo accanto

Un amico fedele

Non è colpa sua

Se ho smarrito il cammino

Amico soavissimo

Custode prezioso

Invisibile ma sempre presente

Illumina il mio cammino

Come tu gli hai detto

Mi protegge con le sue ali

E mi sta sempre accanto

Dono Tuo Padre dolcissimo

E non saprò mai ringraziarti abbastanza

Per questo tuo dono

Padre buono

Padre misericordioso

Aiutami a ritrovare il mio cammino

Insieme all’angioletto

Che mi hai messo accanto

E che io non perda più

Una volta ritrovata

La strada che porta a te

Mio Dio e mio Padre.

 

La tua figlia monella.

 

 

Antonella

 
 
 

Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 26 Dicembre 2008 da brischy1

Caro Dio

Caro Dio

non ho perso la fede io

credo ancora in te

 quanto l'amore grande che hai per me

scusa se non ti prego più come prima

ma è molto triste l'anima mia

anche se ti ringrazio

per l'amico che mi hai messo accanto

però fammene conoscere uno

che è amico anche tuo

che ti conosce meglio di me

e che mi possa avvicinare a te

che mi insegni ad amare

e la vita a cantare

perchè la vita è un tuo dono d'amore

che tutti dovremmo rispettare

e non giudicare

chi può vivere e chi no

solo tu puoi decidere.

Caro Dio,

tu sei il padre di tutti

e sai amare tutti

sia i buoni che i cattivi

che poi di cattivi non ce sono

sono solo persone

che hanno smesso di amare

di capire che tu sei un Padre

un Padre che sa perdonare

un Padre che sa amare

un Padre che tutti sa accettare.

Caro Dio,

vedi che figlia sono io

ho perso la speranza

ho perso la fiducia

ho perso la felicità

ma la fede nessuno me la ruberà

è scritta a grandi lettere nel mio cuore

insieme al tuo grande amore

tu che mi stai sempre vicino

caro Dio...

Antonella

 
 
 

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 25 Dicembre 2008 da brischy1
 

Una penna disobbediente

C’era una volta un grande e bravissimo poeta che nessuno conosceva perché nessuno aveva mai letto le sue poesie. Il poeta, fin da piccolo, si era affezionato ad una sola ed unica penna e non en aveva mai utilizzate altre. Questa penna, però, si era sempre rifiutata di scrivere per paura di finire il suo inchiostro; perciò nessuno conosceva le bellissime poesie di quel poeta.

Un giorno il poeta si recò presso una biblioteca e portò con sé anche la sua penna. Fu lì che la penna conobbe tante altre penne come lei e vide che tutte scrivevano, senza farsi troppi problemi. C’era lì anche una penna appoggiata su una scrivania che sembrava molto anziana, perché aveva quasi terminato tutto il suo inchiostro. Dopo averle rivolto il saluto, la penna del poeta le parlò delle le sue resistenze a scrivere. Ma l’anziana penna, che aveva scritto tanto, le disse: “Guarda intorno quanti libri. Tanta gente può venire qui a leggere ed imparare cose nuove proprio perché delle penne come noi sono state utili ai loro padroni. Non serve a nulla e a nessuno tenere per sé ciò che loro ci dicono. Noi abbiamo il grande compito di manifestare agli altri il loro pensiero, e le loro idee, cioè di scrivere ciò che di più profondo c’è in loro utilizzando ciò che di più profondo c’è in noi, il nostro inchiostro. Questo ci rende utili e fa crescere la gente”. La penna del poeta ringraziò di cuore l’anziana penna e da quel giorno iniziò a scrivere tutte le poesie che il poeta recitava. Il poeta fu apprezzato e conosciuto da molti perché da quel giorno tanta gente poté leggere le sue splendide poesie.

Anche noi siamo come quella penna, non siamo utili a nessuno e non serve a nessuno se incontriamo Gesù Cristo e non raccontiamo agli altri questa nostra splendida avventura. Come per la penna costa inchiostro scrivere, anche per noi costa coraggio testimoniare. Se lo faremo, però, saremo strumenti contenti ed efficaci nelle mani del Signore, perché lo aiuteremo a non restare anonimo e sconosciuto, ma lo manifesteremo anche a chi ancora fa fatica a riconoscerlo.

 
 
 

Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 25 Dicembre 2008 da brischy1
 

Uno Strano Locandiere

C’era una volta una locanda famosa per il fatto che non aveva mai ospitato nessuno. Il locandiere, infatti, era un uomo molto burbero e diceva sempre di non avere posto per nessuno.

Un giorno andò a fare un viaggio molto lontano ed era molto tardi, quasi notte fonda, quando giunse in un albergo per poter trascorrervi la notte. Ma in nessun posto trovò la possibilità di alloggiare. Il locandiere trascorse tutta la notte fuori, al freddo, avvolto in una coperta. Durante quella interminabile notte pensò a tutte quelle volte che anche lui aveva rifiutato qualcuno, gli scorsero nella mente i volti dispiaciuti di tutta quella gente che non aveva accolto nella sua locanda. Ora sapeva anche lui cosa significava non essere accolti.

Sicchè, dal mattino seguente non solo decise di iniziare ad accogliere gente nella sua locanda, ma, forte di una grossa eredità che gli aveva lasciato un suo vecchio zio, fece costruire una serie di alberghi disseminati in diverse città con l’impegno di ospitare gratuitamente la gente più povera. Inoltre, comprò un camper, in modo da avere sempre la possibilità di ospitare qualcuno, ovunque fosse andato.

Anche noi siamo spesso come quell’albergo, creati apposta per ospitare ed accogliere gli altri, ma incapaci di farlo. Tutte quelle volte che lasceremo spadroneggiare l’egoismo nella nostra vita, non avremo mai posto per nessuno

 
 
 

Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 25 Dicembre 2008 da brischy1
 

La Fontana Delle Lavandaie

Tanto tempo fa, quando ancora non c’erano i tubi che portavano l’acqua al rubinetto di casa nostra, ma c’erano soltanto fontane pubbliche, c’era un paesino, ai piedi di un’alta montagna, al centro del quale vi era una grande fontana. L’acqua giungeva alla fontana da alcune sorgenti presenti sulla montagna.

Tale fontana, essendo la più grande del paese, era utilizzata soprattutto dalle lavandaie per il bucato, perciò si chiamava “fontana delle lavandaie”.

Un mattino di un gelido inverno, però, accadde una cosa  che non era mai accaduta prima: le lavandaie si recarono alla fontana per fare il bucato, come ogni giorno, ma non trovarono acqua, non veniva giù neanche una goccia. Quel giorno e nei giorni successivi, le lavandaie non poterono più lavare i vestiti. Sicché, accadde che la gente, vergognandosi di uscire di casa con gli indumenti sporchi, iniziò ad uscire sempre meno, fino al giorno in cui nessuno più uscì di casa.

Per via della mancanza d’acqua (ne avevano solo un po’ per bere), nel piccolo paesino, si erano prosciugati anche i rapporti di amicizia tra la gente. Nessuno si incontrava con gli altri e tutti vivevano soli.

Un giorno passò da quelle parti un pellegrino bisognoso di ospitalità ma, per la vergogna, nessuno fu disposto ad ospitarlo. Il pellegrino però, dopo aver capito il disagio di quella gente, decise di rendersi utile: prese un carretto e lo trainò fin sulla montagna. Dopo mezz’ora la gente, che era sulla finestra a guardare incuriosita, vide quell’uomo ritornare con un grosso tronco d’albero sul carretto. Intanto dalla fontana iniziò a scorrere un’acqua limpidissima e, con un gesto della mano, l’uomo invitò tutti ad accostarsi. Pian piano, uno dopo l’altro, andarono presso la fontana e, dopo aver ringraziato il pellegrino, ripresero a lavare i panni.

L’uomo raccontò a tutti che la mancanza d’acqua era dovuta a quel tronco, che cadendo in un piccolo ruscello, aveva deviato il corso dell’acqua che portava alla fontana.

Dopo aver accolto il pellegrino, fecero una grande festa per essersi di nuovo incontrati tutti in piazza. Da quel giorno in poi, i cittadini del paese si recarono spesso sulla montagna per ripulire il ruscello da tutto ciò che poteva ostruire il passaggio dell’acqua.

Spesso, per la nostra noncuranza e superficialità, per il nostro accostarci poco a Dio, ci lasciamo ostruire da tutto ciò che non è la sua grazia e restiamo nella solitudine, con lo sporco dei nostri peccati. Allora è necessario risalire la montagna dell’incontro con lui, accostandoci alla sorgente del Sacramento della Riconciliazione, per pulire il canale della grazia, che è la nostra vita, e per ritrovare la gioia del far festa insieme con gli altri.

 

 
 
 

Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 25 Dicembre 2008 da brischy1
 

IL MEDICO CHE CURO' SENZA MEDICINE

C'era una volta un medico che ebbe in eredità una fattoria ed un pezzo di terrno in cui vi er un fitto bosco. Il medico era molto contento per la fattoria, ma un pò meno per il fitto bosco perchè non poteva coltivarlo. Tuttavia, dopo essere andato i pensione e dopo ave sistemato tutte le sue cose in città, andò ad abitare nella fattoria.

Durante l’estate andò tutto bene, quel luogo si presentava incantevole, un angolo di paradiso. I problemi, però giunsero durante l’intervento. Quel luogo divenne impervio e pericoloso per i lupi, ma soprattutto per il grande freddo.

Un giorno, facendo un giro per le fattorie della zona, si rese conto che la gente si era ammalata per il gran freddo. Essendo un medico, cercò di curare tutti con delle medicine ma, a distanza di una settimana, le cose sembravano peggiorare. Sicché, non sapendo più cosa fare, decise di tagliare un po’ di legna dal suo fitto bosco e di distribuirla per le fattorie perché potessero almeno riscaldarsi.

Il giorno successivo, nel suo consueto giro, il medico notò dei miglioramenti e capì che quella gente, più delle medicine, aveva bisogno di calore. Fu così che tornò nel bosco che sembrava così inutile, ma che d’inverno era l’unico rimedio per sopravvivere, tutta la gente del luogo guarì. Da quel giorno ognuno si preoccupò che il vicino di casa avesse sempre un po’ di legna per riscaldarsi.

Come il bosco per il dottore, anche noi abbiamo spesso dei doni che riteniamo inutili. Ogni dono, invece, è prezioso: metterlo a disposizione riscalda il nostro cuore e dona calore agli altri. Pertanto, ognuno di noi dovrebbe sempre preoccuparsi di non far mancare mai a chi gli è accanto una buona scorta di calore.

 
 
 

TI RINGRAZIO

Post n°5 pubblicato il 20 Dicembre 2008 da brischy1
 

Ti ringrazio, Signore, della giornata che ho vissto e di tutte le cose belle che ho vissuto e imparato. Prima di addormentarmi Ti prego per coloro che soffrono, per coloro che questa notte lavorano vegliano e blogheggiano. Proteggili e confortali con la tua presenza.

Amen.

 
 
 

Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 20 Dicembre 2008 da brischy1
 

Un paesino di nome Casa

C’era una volta un piccolo paesino che si chiamava “Casa” perché tutti gli abitanti erano cordiali, rispettosi, accoglienti e molto familiari con chiunque passasse da quelle parti. Sicché, chiunque giungeva in quel paesino poteva realmente dire: “mi sento a casa”.

A Casa vi era un fornaio che possedeva l’unico forno della zona e che perciò forniva il pane a tutti gli abitanti del paese e dei dintorni. Quel pane era uno dei segreti dell’accoglienza dei cittadini di Casa. Infatti, era il pane più delizioso e più buono che si potesse mai assaggiare, tanto soffice da essere facilmente condivisibile con tutti. Era consuetudine per i cittadini, infatti, quella di spezzare un pezzo di pane con le persone estranee che passavano di là, come segno di condivisione e familiarità. Anche la gente era diventata come quel pane: soffice, morbida e sempre disposta a spezzarsi per gli altri. Un giorno, però il fornaio si ammalò e non poté più impastare e distribuire quel pane delizioso. In seguito anche la gente di Casa iniziò ad ammalarsi. Infatti, essendo il pane l’alimento principale di Casa e non potendone mangiare, molti si indebolirono. Anche la gente che passava dal paesino, non trovando più nessuno che condividesse il proprio pane, restava delusa perché non si sentiva più come a casa propria.

Era verso sera quando un giovane, molto affezionato all’anziano fornaio, decise di andarlo a trovare e di raccontargli tutto ciò che stava accadendo.

Dopo averlo ascoltato, il fornaio di Casa gli disse: “Voi avete la farina, avete l’acqua, il lievito, il sale, avete il forno… avete tutto il necessario per fare il pane”. Poi aggiunse: “Il segreto di un buon pane è metterci tanta buona volontà e tanto amore!”.

Così, il giovane andò via con quelle parole nella testa e con la speranza nel cuore.

Il mattino seguente, allo spuntare di un limpido sole, la gente di Casa si svegliò con uno squisito profumo di pane caldo. Tutti, usciti dalle proprie case, si riversarono nel forno per vedere cosa stesse accadendo e lì trovarono quel giovane che riferì le parole dell’anziano fornaio.

Da quel giorno a Casa non mancò mai più il pane perché tutti gli abitanti impararono a farlo con amore e tanta buona volontà, facendo dei turni nel forno con amore e tanta buona volontà, facendo dei turni nel forno del paese.

Come una volta, da quel giorno, chiunque passò da Casa si sentiva in famiglia perché incontrò sempre qualcuno pronto a condividere del buon pane con lui.

La farina, il lievito, l’acqua, il sale… sono le tante qualità che Dio ha dato a ciascuno di noi, se le impasteremo insieme agli altri con amore e buona volontà, diventeremo persone di comunione e chiunque ci incontrerà o starà con noi si sentirà in famiglia, come a casa sua.

 
 
 

Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 20 Dicembre 2008 da brischy1
 

Un’asta di ferro

C’era una volta, nel deposito di un vecchio magazzino, un’asta di ferro abbandonata in un angolino insieme ad altri pezzi di scarto, in balia del freddo e soprattutto dell’umidità. Il ferro, abbandonato lì da tanti anni, si sentiva sempre più arrugginito ed inutile. Spesso ricordava i grandi sogni che lo avevano accompagnato durante la sua giovinezza: diventare parte di una costruzione importante, o un’opera d’arte famosa di qualche bravo artista, o… ma niente di tutto questo.

L’asta di ferro ricordava con grande tristezza anche il giorno in cui fu buttata via perché considerata uno scarto. Ormai era avvolta da uno strato di ruggine che la scoraggiava e le spegneva ogni barlume di speranza.

Un giorno, però, passò da quelle parti un abile fabbro a cui serviva un’asta di ferro proprio di quella misura. Dopo averla prelevata la portò subito nella sua bottega. All’asta di ferro non sembrava vero tutto questo. Il fabbro la osservò attentamente e le disse che le avrebbe dato una forma, ma che ciò sarebbe costato fatica e sacrificio. Sicché, subito il fabbro cominciò a lavorarci su infilandola prima nel fuoco ardente, poi dandole molti colpi di martello, in seguito immergendola nell’acqua e così via di nuovo, fino a quando, dopo tanto lavoro, il fabbro disse: “Ecco, ora hai una forma.” L’asta di ferro divenne utile a tanta gente; molti si appoggiarono a quel passamano per salire e scendere le scale.

Spesso anche noi ci sentiamo arrugginiti ed inutili, ma basta lasciarci formare e trasformare dall’incontro con Cristo per sentirci di nuovo utili e di sostegno per gli altri.

 
 
 
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PREGHIERA

O Signore,

tu fai scaturire le sorgenti

ed ecco ruscelli scorrere

nelle valli, tra i monti.

Tutti gli animali selvatici

Si dissetano alle loro sponde.

Gli uccelli del cielo cantano

nascosti tra le fronde degli alberi.

Fai crescere l’erba per gli animali.

Dai all’uomo vino ed olio

per renderlo allegro.

Gli doni il pane per sostenere

il suo vigore.

Tutti i viventi aspettano da Te

il proprio cibo nel tempo opportuno.

Tu lo provvedi ed essi lo raccolgono.

Tu apri la mano generosamente

e tutti si saziano dei tuoi beni.

dal Salmo 104

 

 
 
 

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