« IL TUFFO IN LIBRERIA | Sliding calls » |
“Ma che idiota! Che cretino!.......”. Sono salita sul 4 a Piazzale Roma, affollatissimo, e mi sono trovata abbracciata all’obliteratrice davanti. Io volevo solo leggere il mio libro, “Quello che non si doveva dire” di Enzo Biagi: Marco me l’ha regalato a Natale e non ho mai tempo di leggere. Così me lo sono portato dietro in borsa per approfittare dei momenti di pausa.
“Ma che idiota!!!!”. Un ragazzo è seduto sul posto esattamente dietro all’autista e sta imprecando da quando sono salita. Siamo tutti schiacciati, lo so, è ora di cena e vogliamo tutti solo andare a casa, ma io voglio leggere il mio libro. Mi aggancio in modo un po’ provvisorio al sedile vicino e mi tuffo in una brillante riflessione che Biagi fa su come vengono trattati i casi di cronaca nera dalla tv. Quanto è bravo. Lo abbraccerei Biagi. E’ così secco, puntuale, tagliente, sembra freddo invece riesce a toccare sempre il cuore della questione emozionandoti. Insomma, io stavo lì, schiacciata come un salame, tutta presa da Biagi e invece quello lì davanti a me non faceva che urlare. “Ma papà, come campo io? Ma quell’idiota….ma dovevo solo chiudere il conto…e il mio notaio…”.
Ho cercato a lungo, durante il tragitto, mentre questo continuava a urlare i fatti suoi, un aggettivo che descrivesse il timbro di quella voce, ma l’unica parola che mi è venuta in mente è stata “arrogante”. Non riuscivo a vederlo bene in faccia, ma non aveva più di 30 anni, barba di un paio di giorni, capello mosso un po’ cresciuto, cappottino nero elegante, cellulare di nuova generazione. Aveva una 24ore di pelle nera appoggiata al finestrino e le scarpe di legno color cuoio. Poteva benissimo essere un avvocato o qualcosa del genere, aveva quel modo di parlare da giurista rampante, con tono di voce impostato. Ma era anche particolarmente aggressivo e particolarmente arrabbiato.
Io ormai avevo smesso di leggere il libro da un pezzo. Non è che volevo ascoltare ma non riuscivo neanche a leggere da quanto strillava. Intorno la gente s’è fatta silenziosa. Tutti guardavano un punto fisso fuori dal finestrino, ma tiravano l’orecchio, magari facendo qualche smorfia di commento ogni tanto. Che impiccioni che siamo. Il ragazzo continuava a dimenarsi sul sedile, a martellare sulla plastica e a scaldarsi. Imprecava contro qualcuno, anche quando più volte ha chiuso la telefonata per poi riprenderla a distanza di qualche minuto. “Ma non capisci? A me servono 1411 euro!!!! Dove li trovo i soldi????”. Dietro di me un uomo ha commentato a bassa voce “Te digo mi dove trovar i schei” e ha riso.
Curioso immaginare quel tipo tutto infighettato che cerca disperatamente 1411 euro. Solo quella 24 di pelle ne valeva la metà. Poi ha chiamato Cristina, tutto gentile “Ciao Cristina, sono Nicola”. Ha disdetto un appuntamento domani sera e confermato invece una cena per 6 persone sabato. Fatti suoi.
Come quelli di quelle persone che la tv ci sbatte in faccia ogni giorno, con violenza e senza chiedere se ci interessa. Ha proprio ragione Biagi a chiedersi “Quanto può durare tutto questo?”. Certo si capisce perché la gente così tanto si impiccia degli affari degli altri e di tutti quelli sconosciuti che affollano la tv: forse è solo perché quelli urlano più forte dei libri che teniamo tra le mani. Eppure ci sono libri, come quelli di Biagi, che sanno urlare molto, ma molto forte.
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