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Post n°115 pubblicato il 03 Marzo 2008 da atellibrai
La giovane Penny e sua madre Anne, una donna eccentrica e romantica, gestiscono una piccola pensione ai margini del bosco dove trovano rifugio le eroine della grande letteratura, prima di rituffarsi nei loro romanzi. Penny ha il divieto assoluto di intrattenersi con loro, per non rischiare di alterare lo svolgimento delle trame. Unica regola: mostrarsi discrete e fornire tè. Ma avete mai visto voi un adolescente che rispetti le regole? Siamo nel 1974, radio e televisione, molto più prosaicamente, raccontano solo del Watergate. L’arrivo in pensione di Deirdre e la sua amicizia con Penny complicheranno non poco le cose, trascinando la giovane protagonista alla scoperta di inaspettati, imprevedibili segreti del passato. “Sono cresciuta in un luogo irreale. Non era la casa degli orrori, ma una dimora magica. La fattoria sembrava esercitare un’attrazione particolare sulle eroine che avevano bisogno di prendersi una pausa dalle rispettive storie. Madame Bovary aveva sonnecchiato sulla nostra amaca per tre settimane, dopo l’abbandono da parte di Rodolphe. Penelope si era rimpinzata di minestra al curry, mentre aspettava Ulisse.” Al suo primo romanzo e con un titolo originale (The Heroines, le eroine) e una scrittura molto meno preraffaelliti e fiabeschi di quanto suggerisca la copertina italiana, Eileen Favorite, un’insegnante di Chicago, s’inventa un libro sulla forza della narrazione e sugli effetti che può avere sulle nostre vite. La parte migliore è proprio la descrizione delle eroine, abbigliate e comicamente trascinate nell’atmosfera degli anni settanta. Ne esce uno sguardo tutto femminile sulla vita, consigliato a chi ha sempre sognato di incontrare i grandi protagonisti della letteratura, ma anche a quanti non hanno paura di entrare in un mondo dove si fondono realtà e fantasia. Il bosco delle storie perdute di Eileen Favorite, Elliot Edizioni, Roma, 2008, 315 pagine, 17,50 euro.
Post n°114 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da atellibrai
Una discussa mostra alla Triennale di Milano e le tante irrisolte questioni legate al tema del terrorismo hanno ravvivato da poco il dibattito fra quanti ritengono gli anni settanta il decennio della lotta armata e basta, e quanti si attaccano come a un orsacchiotto, mitizzandole, a tutte le propaggini trash dell’epoca. Da una prospettiva purtroppo solo angloamericana – un libro del genere si potrebbe tentare anche in Italia - Souness sceglie una terza via e ripercorre le tappe fondamentali della creatività artistica di quegli anni, gli ultimi senza computer. Dall’architettura al cinema, alla pittura, alla musica e alla narrativa, in ordine sparso salgono in cattedra, all’apice o in ascesa, artisti di genio come i Monty Python, Francis Ford Coppola, Diane Arbus, Jorn Utzon (l’architetto dell’Opera House di Sidney: un pazzo), Gilbert & George, Garry Trudeau e tantissimi altri. Ne esce un libro documentato e divulgativo, pieno di aneddoti e che si legge come il romanzo di tante diverse avventure. Ti fa venire la voglia di tornare a vedere quel film, leggere quel libro, guardare quell’opera o visitare quel posto. In fondo è ancora tutto disponibile, a parte le torri del World Trade Center di Yamasaki. Anni 70. la musica, le idee, i miti di Howard Souness. Ed. Laterza, Bari, 2007. 520 pagine, 15,00 euro.
Post n°113 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da atellibrai
Onore al merito, la Fanucci sta lentamente ripubblicando i romanzi di Richard Matheson, fuori catalogo per un inaudito periodo. Io sono leggenda esce di nuovo in edizione rilegata, sulla scia del buon film con Will Smith. Per immergersi nel mondo di Matheson, storie venate di paranoia dove la vita quotidiana, in virtù di incontrollabili eventi, si trasforma in un incubo, una volta non si poteva che battere le bancarelle a caccia di vecchi “Urania”. E magari, a tarda notte, imbattersi in un episodio della serie Ai confini della realtà, della quale firmò molte sceneggiature, o in certi vecchi film scritti da lui come il primo di Spielberg, Duel, e alcune versioni di Roger Corman dei racconti di Poe, I vivi e i morti e Il pozzo e il pendolo sopra tutte. Senza dimenticare Radiazione BX distruzione uomo, tratto da The incredibile shrinking man, dove si narra la storia di un uomo che inesorabilmente rimpicciolisce di tre millimetri al giorno, e 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra, con Charlton Heston, liberamente ispirato proprio a Io sono leggenda e alla sua idea del rovesciamento dei ruoli: in un mondo dove tutti sono diventati mostri, il protagonista, l’unico rimasto normale, diventa allora leggenda. Per la gioia dei cacciatori di cult movies, già un misconosciuto film italiano, L’ultimo uomo sulla terra di Ubaldo Ragona, aveva affrontato quel tema, ma senza soddisfare Matheson. Un film di fantascienza italiano in bianco e nero girato all’EUR deserta con Vincent Price protagonista: il massimo! Quando gli chiedono un commento alle riduzioni delle sue opere, a oltre ottant’anni di età Matheson risponde citando Chandler, che replicava a chi criticava le riduzioni dei suoi romanzi: “Niente di grave, esiste sempre il buon libro”. Appunto. Io sono leggenda di Richard Matheson, Ed. Fanucci, Roma, 2007. 212 pagine, 13,00 euro.
Post n°112 pubblicato il 19 Febbraio 2008 da atellibrai
Vita di Chopin attraverso le lettere a cura di Valeria Rossella, Torino, Lindau, 2007, pag. 313, Euro 24
Forte concretezza e autenticità di testimonianze per un involontario ritratto a-letterario di sé stesso, assai lontano dallo stereotipo del musicista romantico ma tendente a valorizzare lo Chopin-uomo: equilibrato, malinconico e acuto osservatore travolto e coinvolto dalle vicende della vita. Uomo più che musicista, dunque! Uomo polacco, pervaso dello spirito unitario cattolico-europeo profondamente intrinseco nella filosofia del suo popolo e della sua storia: storia di fede, passioni, virtù e patriottismo … la vita di un genio polacco ed europeo esplicata attraverso frasi musicali sintatticamente umane!
Post n°111 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da atellibrai
Lo abbiamo conosciuto come uno dei due giovani protagonisti de La morte sospesa, ossia lo scalatore caduto. Ma Joe Simpson è non solo uno scrittore abilissimo, ma un uomo con un'etica ferrea e una non comune capacità di riflessione. Non perdetelo. Ombre sul ghiacciaio. Drammi e miserie in alta quota di Joe Simpson, Ed. CENTRO DOCUMENTAZIONE ALP, 188 pag. 16,53 euro
Post n°110 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da atellibrai
Imperdibile, la favola gentile e dolce della strana amicizia tra l'anatra e la morte..per parlare della morte ai nostri bambini. Sublime. L'anatra, la morte e il tulipano, di Wolf Erlbruch , Ed. E/O, 32 pag. 13 euro
Post n°109 pubblicato il 12 Dicembre 2007 da atellibrai
L’arte imperfetta, il jazz e la cultura contemporanea di Ted Gioia, Excelsior 1881, 190 pg.17,50 Euro Dagli studi, ma ancor più dalle conversazioni avute nel periodo trascorso al Trinity College di Oxford con altri musicisti, nascono questi capitoli,o meglio piccoli saggi dedicati al Jazz. Cos’è il Jazz, quali sono le sue caratteristiche, l’autore con aneddoti e riflessioni ce lo racconta in modo semplice e divulgativo. Ted Gioia inizia il suo libro da Louis Amstrong che per primo con la sua tromba si distacca dalla musica popolare delle band di New Orleans facendo dell’improvvisazione l’elemento principale della sua musica. I suoi assoli e le sue improvvisazioni saranno prese da modello dalle orchestra in cui suona, abituata fino ad allora a seguire nota per nota il pentagramma. In una New York dove la musica si stava diffondendo attraverso il grammofono nelle case di milioni di persone divenendo sempre più musica di sottofondo, “ musica di arredamento”, perdendo di umanità ecco il reazionario Amstrong che si propone come creatore, interprete, artista e intrattenitore. L’autore ci racconta inoltre dell’intuitività e spontaneità che i critici come Panassie vedevano in Louis Amstrong. Quest’ultimo aveva la musica dentro di lui. Per questo ci parla di mito primitivista. Amstrong si allontana dagli stereotipi della musica contemporanea ricca di erudizione e superiorità tecnologica per riacquistare quella spontaneità e naturalezza propria del “buon selvaggio”. Il jazz è un’arte imperfetta. Le sue difficoltà tra improvvisazione, indifferenza per lo spartito e il rimanere attaccato a ciò che gli è famigliare sono le tematiche affrontate da Gioia insieme al cambiamento avvenuto negli anni quaranta, quando con l’avvento del bebop Charlie Parker si confronta con la cultura “alta”di Stravinsky, Bartok, Hindemith .e Miles Davis si accosta ai progressi della musica. Qual è il suo rapporto con l’estetica? Secondo Gioia, il pubblico attraverso l’ascolto di una performance di jazz si può avvicinarsi più di ogni altro evento musicale all’atto creativo. Il libro si conclude sottolineando il rapporto tra jazz e la forma canzone sottolineando che i jazzisti sono cantanti le cui canzoni si levano ad esternare gioia, rabbia amore e disperazione Il libro è consigliabile a tutti gli appassionati e a chi si avvicina per la prima volta al jazz. Alberto Roda Bogetti
Post n°108 pubblicato il 30 Novembre 2007 da atellibrai
Diario di un Antropologo. Il viaggio del disincanto, di Lucio Schina, Bardi Editore, Edizioni Progetto Cultura, Collana Le Scommesse, 144 pag, 12 euro Ho terminato ieri notte di leggere il romanzo di un autore esordiente, Lucio Schina, edito dalla "Progetto cultura 2003". Non pensavo che una trama, per quanto interessante, potesse catturarmi come ha fatto Diario di un antropologo. Le vicende di Davide Chisan, antropologo che parte per una spedizione in Libia a studiare le pitture rupestri preistoriche dei massicci centrali, della sua giovane collega, Janir Assad, e di una presenza misteriosa, fluida, inafferrabile, che pian piano si svelerà facendo sfiorare ai protagonisti la linea che delimita la realtà dal mito, la dimensione cognitiva come siamo portati ad immaginare ed uno spazio che si cela dietro, dove i normali concetti di tempo e spazio acquistano significati particolari. Tra continui colpi di scena, momenti di riflessione introspettiva, analisi antropologiche, dialoghi raffinati, l'autore porta il lettore ad immedesimarsi in una storia che va al di là del singolo genere, ma che accomuna l'avventura al romantico, lo storico all'introspettivo. Degne di nota le splendide rappresentazioni del deserto, le cui descrizioni portano quasi a poterne sentire gli odori e vederne i contorni, che riescono a creare un'atmosfera vagamente esotica che aleggia silenziosa intorno ad ogni accadimento. Un Indiana Jones meno sfavillante ma più analitico, certamente più malinconico e solo. Ma anche capace di affascinare con i suoi modi gentili e taciturni. Lucio Schina è riuscito a prendermi per mano e farmi viaggiare attraverso sentieri inesplorati. La potenza magica della lettura. La sua possibilità, come ci ricorda nel suo sito www.lucioschina.it (che ho scovato dopo una ricerca su internet successiva alla lettura del romanzo) di tramutare i sogni in incredibili esperienze reali. Da leggere. Assolutamente.
Post n°107 pubblicato il 21 Novembre 2007 da atellibrai
Vi ricorderete certamente di un giallo ambientato a Milano, Dalla parte del torto, di Elisabetta Bucciarelli, che abbiamo anche intervistato per voi, la cui recensione troverete più avanti in questo blog. Il libro è tra i 21 finalisti del premio Scerbanenco al miglior giallo italiano dell'anno. Elisabetta ci ha scritto: "Quando vedrai l'elenco dei finalisti capirai che è stramegadifficilissimo proseguire... ma già questa notizia è per me molto importante!" agli appassionati lasciamo il link In bocca al lupo.
Post n°105 pubblicato il 09 Novembre 2007 da atellibrai
Alessandra Soresina è una giovane donna alta e sorridente che di mestiere fa la zoologa. Passa molti mesi a studiare i leoni e a seguirne e analizzarne identità e abitudini. Solitamente il suo strumento di lavoro è la macchina fotografica. Ora si avvicina agli umani con un libro, A piedi nudi, (edizioni Pendragon, 12 euro) che ci permette di respirare per qualche ora il vento e il sole. Che non sia una persona comune lo si vede subito dal suo modo di muoversi, attento, gentile, un po' più lento del solito ( a Milano, poi, è decisamente inusuale), e dalla cura e attenzione per l'altro, anche in piccoli particolari. Le abbiamo chiesto di raccontarsi in dieci risposte. Eccole. - Alessandra, a che età hai imparato a leggere? Sono una ragazza che vive di emozioni forti e che insegue dei sogni. Non amo la routine di un lavoro in un ufficio e per questo mi sono inventata una mia realtà professionale fatta di tanti lavori diversi per poter passare la maggior parte del mio tempo in Africa. Sono anche maestra di sci d'inverno, forse l'unico lavoro "serio" che mi permette di vivere in questo modo. Nonostante possa sembrare una vita stravagante, di persone come me nel mondo ne ho conosciute veramente tante. Basta avere un pò di coraggio e di curiosità verso modi di vivere diversi da quelli a cui siamo abituati. La stessa relazione che esiste tra la mia duplice personalità, quella razionale occidentale e quella passionale e sognatrice africana. - Non scrivi di cose quotidiane, informi e affascini allo stesso tempo. Il libro l'avevo scritto principalmente per me stessa, per ricordarmi uno dei periodi più belli della mia vita senza pensare che una volta pubblicato chiunque avrebbe potuto invadere i segreti delle mie emozioni. Adesso però sono contenta che tutti possano vivere attraverso le mie parole delle emozioni forti. Esistono tanti mondi paralleli. Il mio è fatto di leoni che attraversano la strada, elefanti che rubano di notte le riserve d'acqua, di bambini maasai che camminano per 15 Km ogni giorno per andare a scuola... Spero che i lettori possano sognare e sfuggire, anche se solo per un attimo, alla quotidianità cittadina e rincorrere con i pensieri gli spazi immensi dell' Africa.
Post n°104 pubblicato il 09 Novembre 2007 da atellibrai
La vita secondo il grande Lebowski, Aa.Vv., Sperling & Kupfer ed, 228 pag, 14 euro. Se cercate su Youtube (portale di condivisione video) 'The Big Lebowski The Dude's Version', avrete la non indifferente possibilità di godervi la versione breve ma esauriente del film in 2 minuti e 12 secondi, ovvero la scelta di tutte le scene in cui è pronunciata la parola fuck: 281 volte. E' una sorta di prontuario per fini conoscitori e memorizzatori folli, creato da fan sfegatati che offrono il Drugopensiero al mondo. Se non sapete cos'è il Drugopensiero è indispensabile colmare la lacuna: quattro pazzi e appassionati fan di Lebowski hanno scritto una guida di cui non si può in assoluto fare a meno. E sono seria. Andate a vedere www.lebowskifest.com e poi decidete come la vostra vita debba continuare. Il grande Lebowski è il film che i fratelli Coen realizzarono nel 1997 dopo aver vinto l'Oscar con Fargo. Non ebbero un grande successo, anzi. Il film passò un po' in sordina, ma anno dopo anno una folla silenziosa di appassionati cominciò a citarne le battute a memoria, organizzandosi su internet e radunandosi nei bowling di mezza America per dire parolacce bevendo White Russian sfidandosi l'un l'altro sulle piste lisce e lucide facendo rotolare palle nel senso più letterale possibile. C'è qualcosa in questo film che tocca in profondità e fa sì che il Drugo, il protagonista, ossia Jeff Bridges, ossia l'interprete semplicemente perfetto, diventi l'icona e il modello, il cult movie actor che eguaglia in popolarità l'intera saga degli eroi di Star Wars. Drugo è protagonista di uno scambio di persona, una banale omonimia, ma il f*****o omonimo è un f*****o miliardario che gli causa una serie di f*****i guai. E' qui che emerge il Drugopensiero: essere rilassato sempre e comunque, anche davanti all'incendio della macchina, a tre banditi mascherati che gli sfasciano la casa a colpi di mazza da baseball, lo minacciano di una morte orribile e, peggio del peggio, gli fanno pipì sul tappeto. Non che il tappeto avesse un effettivo valore. Ma dava un tono all'ambiente. Se avete visto il film almeno tre volte e ad ogni visione scoprite cose nuove, se cominciate a guardarlo in lingua originale, se cominciate a bere White Russian, a giocare a bowling, a filosofeggiare sulla guerra del Vietnam e sulla vita, se decidete improvvisamente di (un bel giorno) essere cremati e dispersi sulla spiaggia possibilmente non controvento, se ammirate sconsideratamente John Turturro irriconoscibile in una tutina superaderente blu elettrica, se ridete ai vaneggiamenti di John Goodman e vi commuovete per Steve Buscemi, è ufficiale. Siete pronti. Questo libro darà un tono all'ambiente.
Post n°103 pubblicato il 07 Novembre 2007 da atellibrai
La bicicletta volante, di Pieter Toussaint, Zero91 ed, 189 pagine, 12 euro. Dagli sbagli si impara. E' questo il senso ultimo di un piccolo libro già caso letterario. Pare semplice ma non lo è, come molte piccole verità che diamo per scontate tanto da non prestar loro più attenzione. Come il fatto che bisogna vivere la propria vita e non quella dei nostri padri o dei nostri nonni, essere semplicemente noi stessi e non quello che altri desiderano per noi. Il che non è semplice affatto. Il protagonista narratore, come molto spesso accade nel mondo reale, è semplicemente il fratello di qualcuno. Il qualcuno qui è Vincent, presenza ingombrante, il prediletto dal padre, il fratello geniale, abile, brillante, il fratello più grande, che conquista le ragazze e, come il nonno, costruisce macchine affascinanti quanto improbabili, come la bicicletta volante del titolo, talmente improbabile che sarà la causa della sua morte. Anche la morte, tuttavia, non riesce a togliere di mezzo il ricordo così vivo e forte di un fratello troppo ammirato. La vita, prepotente, va avanti. Il fratello cresce, si fa uomo, diventa assistente universitario (come il nostro autore...) e poco a poco arrivano, goccia a goccia, i ricordi: particolari che rivelano alla memoria scene dimenticate: Vincent il prepotente, Vincent il vigliacco, Vincent l'umano, finalmente, senza idealizzazioni e sensi di colpa. Il professore di cui il Nostro diviene assistente ha una cattedra dall'argomento programmatico: Insuccessi Tecnici. Non c'è niente di meglio di un insuccesso, egli teorizza e, come vedremo, pratica, per ottenere la fonte della conoscenza. O, più banalmente, sbagliando si impara. Da un autore che sa scrivere e che sa come non annoiare il lettore, una storia che prende il cuore. Delizioso.
Post n°102 pubblicato il 31 Ottobre 2007 da atellibrai
L'impronta del tempo, di Petr Halmay, traduzione di Antonio Parente, ed. Foglio Clandestino, 8 euro. Petr Halmay (Praga, 1958) viene conosciuto dal pubblico solo nel 1991 con la prima sua pubblicazione in patria. Come per altri autori di talento vigeva il divieto di pubblicare, s’imponeva il silenzio, dato che non sono solo i muri concreti ad impedire di “vedere e sentire” chi crea e vive dall’altra parte. Creare è una parola che in Halmay viene ad assumere significati più concreti e fisici. Egli ha svolto varie professioni, soprattutto manuali – è stato, tra l’altro, camionista, magazziniere, uomo delle pulizie, insegnante, macchinista e fontaniere. Dal 1998 lavora al Teatro nazionale di Praga come attrezzista-falegname.Non si poteva battezzare la collana ‘la selce e il loto’ con un autore più appropriato. Grazie alla passione e alla competenza di Antonio Parente abbiamo ora la possibilità di leggere e apprezzare questo poeta. Nota Pavel Hruška che talvolta “… i bilanci e i ricordi del soggetto lirico siano situati quasi ai margini del mondo (nel deposito scenografico del teatro, sulla spiaggia di un lago, in periferia, ecc.) e la loro cornice diventino anche i momenti del crepuscolo o altri cambiamenti luminosi. Anche la città, un tema ricorrente nell’autore, “viene trattato con nebbiosa ambiguità o quasi con indefinitezza astratta…” Anche l’ambito della terminologia teatrale viene richiamato in Halmay perché, scrive sempre Hruška, “ molte sue poesie possono essere considerate anche come una sorta di atti drammatici, dove le oggettività raffigurate acquistano una loro autosufficienza:affascinantemente illuminati e “fissati”, si manifestano in una sorta di vuoto scenico, impietosi e necessari nella loro presenza improvvisa e suggestiva. Infine, in controtendenza con certa autocelebrazione acritica che serpeggia in ambiti poetici, conclude Pavel Hruška: “Ad un attento lettore i testi di Halmay fanno di certo venire in mente ciò che sottolineavamo all’inizio, cioè l’insoddisfazione dell’autore per (o anche davanti al) la propria opera, poiché le considerazioni sulle possibilità e le limitazioni del gesto letterario/creativo fanno parte dei temi centrali che caratterizzano fino a questo momento la produzione del poeta. Anche per questo volume le edizioni del Foglio Clandestino partecipano alla campagna “Scrittori per le foreste” lanciata da Greenpeace. Questo libro è stampato su carta amica delle foreste Cyclus Offset prodotta dalla cartiera danese Dalum Papir a/S (carta riciclata senza cloro, contenente un’alta percentuale di fibre postconsumo) e non ha comportato il taglio di un solo albero. Gilberto Gavioli
Post n°101 pubblicato il 30 Ottobre 2007 da atellibrai
Vorrei segnalare alla Vostra attenzione un volume, a mio parere, di eccellente qualità. Amore
ed amplesso, sentimenti che bruciano e si trasformano, facendo esplodere una moltitudine di emozioni. E' questo il significato della nuova antologia che raccoglie il lavoro di Autori validissimi, le cui riflessioni in versi vanno a toccare i punti cardine dell'esistenza umana. La miscellanea del classico e del romantico, del decadentismo e del futurismo, uniti tra loro nell'esprimere un preciso, e spesso inquieto, moto dell'anima. Tra le firme presenti, quella di Marco Melandri con il suo "Diniego" e la sensuale Amanda Nebiolo, elegante e struggente nella descrizione di un amplesso in forma di preghiera a tratti spietata, ma sempre forte, sincera, profondamente presente, in un sentimento che lega insieme carne e spiritualità. L'inquietudine si fa dunque elemento dominante nei brani di questo volume, il fulcro intorno al quale ruotano questi artisti di nuova generazione, capaci di tradurre in versi le aspettative e la passione di una realtà che li ospita e della quale, con impeto, si considerano esponenti ed artefici.
Post n°100 pubblicato il 17 Ottobre 2007 da atellibrai
La strada, di Cormac McCarty , Einaudi, pag. 218, Euro 16,80 La strada.. Nel suo ultimo libro McCarty ci racconta in modo poetico e tragico cosa succede o meglio cosa si salva dopo l’apocalisse. Tutto è bruciato, ogni cosa è coperta dalla cenere e i cadaveri sono di gran lunga in numero superiore ai pochi sopravvissuti. In questo clima segnato da morte e distruzione un padre con il suo bambino camminano attraversando colline e montagne verso l’oceano. La difficile ricerca di cibo e la lotta con gli altri pochi ma cattivi sopravissuti non ostacolano la loro personalità e il loro forte sentimento di amore l’uno verso l’altro. Sono proprio questi ultimi sentimenti accompagnati dalla speranza per una nuova vita gli unici a rimanere vivi in un mondo dominato da morte, distruzione e cattiverie. L’autore ne vuole evidenziare la loro l’immortalità coinvolgendo il lettore fino alla fine del libro. L’idea è buona però non mi sembra un capolavoro. Alberto Roda Bogetti
Post n°99 pubblicato il 17 Ottobre 2007 da atellibrai
Il Centro Culturale Laurentum ha indetto la XXI edizione del Premio Laurentum per la poesia. Si tratta di un concorso di respiro nazionale diviso in tre sezioni con scadenza 31 ottobre 2007. Da quest'anno,inoltre, vi sarà anche un concorso online (con scadenza 15 novembre 2007). Richiediamo a tutti i siti amici e a coloro che sono interessati, il di promuovere il concorso nel proprio sito o blog per diffondere questa bella iniziativa.Ai siti o bloggher che ci sosterranno, ricambiamo la cortesia aggiungendo il link al nostro sito http://www.premiolaurentum.it/ Per comunicare l’adesione scrivere una e-mail a blogopalina@yahoo.it Ringraziandovi, porgiamo cordiali saluti. Opalina
Post n°98 pubblicato il 11 Ottobre 2007 da atellibrai
A differenza di paesi un po' più a nord di noi (e nemmeno poi molto lontano), l'Italia e la sua editoria paiono non avere attenzione per chi i libri non li può leggere o ha difficoltà a farlo.
Post n°97 pubblicato il 10 Ottobre 2007 da atellibrai
Quando torni, una vita operaia di Alberto Papuzzi, Donzelli ed, 208 pag, 16,50 euro. Alberto Papuzzi è un giornalista che ama raccontare le vite delle persone ed è uno scrittore che pare abituato dal mestiere ad annotare i fatti, a ricercare la causa delle vicende e delle stesse emozioni. Come in questo delicato romanzo a più voci dedicato alla perenne attesa del ritorno a casa dei familiari che si incontrano in quel breve periodo tra il sonno e il risveglio, scandito dai turni in fabbrica, il giorno lei e la notte lui. La fabbrica è il luogo allo stesso tempo prigione e sopravvivenza, il pesante presente eppure il necessario futuro. Le parole nascono da una lunga intervista, e i fatti cominciano a venire alla luce come da una grande distanza. Lentamente le voci si fanno più vicine, più intime, il timbro cambia, la narrazione passa alla prima persona, il lettore si trova ad aprire il quaderno di casa lasciato sul tavolo dove i due coniugi annotano le spese e si lasciano i messaggi quotidiani sulle cose da fare, sulla salute delle figlie, parole non dette per mancanza di spazio, parole d' amore non dato per mancanza di tempo eppure presente, finché anche di quello si dubita. 'Le mie amiche mi hanno detto che è la vita in fabbrica, ma io non ci credo mica tanto'. Lei riflette sull'amore coniugale, e forse pensa ai momenti non vissuti, che lasciano un vuoto là dove mancano i gesti condivisi. Le figlie diventano grandi, il lavoro continua, finché lui non decide. Cambia lavoro. Cambia vita. Insegue un sogno contemporaneo molto comune: vuole tornare alla terra, coltivarla, il lavoro non gli mancherà certo, e non sarà semplice, ma almeno sarà lui stesso a scegliere i turni. Intenso e delicato, a tratti lontano, come lo studio di qualche specie estinta, l'operaio dei film neorealisti, tuttavia anche questo è interessante. La memoria passa attraverso le generazioni, e il colore cambia: il cuore dei fatti rimane intatto. Sta a noi vederlo, sotto le parole.
Post n°96 pubblicato il 10 Ottobre 2007 da atellibrai
La pergamena della seduzione, di Gioconda Belli, Ed. Rizzoli, 383 pag, 18,50 euro. All' Autrice piace la Storia, il passato che diventa memoria. E' una maestra nel rendere vivi nomi che siamo abituati a leggere sui libri di scuola, la sua scrittura li anima così intensamente che paiono uscire dalla pagina, fatti di carne e sangue, passione e dolore. La Storia, antica e moderna, si muove davanti ai nostri occhi grazie a fatti quotidiani, pensieri, parole intime, umane sensazioni che ci accomunano tutti, indipendentemente dalla nazionalità, dalla nascita, dal periodo in cui viviamo. Se avete memoria di un suo libro meraviglioso, ( il suo ineguagliato, mi permetto di affermare) La donna abitata, (ora in tascabile, Ed. E/O, 10,50 euro), queste nuove pagine seguono lo stesso schema narrativo: due donne divise da secoli di differenza compiono le stesse scelte, pur senza conoscersi, pur senza saperlo, a testimonianza che la storia si ripete. In questo caso la giovanissima protagonista, Lucia, vive una appassionata storia d'amore (il primo) con il suo professore, più grande di lei di vent'anni, talmente ossessionato dalla figura di Giovanna di Castiglia, (sposa di Filippo il Bello d'Asburgo e madre del futuro Carlo V), da venirne a sua volta affascinata, indotta a vestirne gli abiti, convinta ad assomigliare alla infelice Regina anche nella pettinatura come seguendo un viaggio nel tempo per scoprirne i segreti. Poiché di un segreto si tratta, e lo stesso professore pare averne molti, e non tutti veranno svelati nelle ultime due pagine. Il segreto più grande riguarda la presunta pazzia della Regina di Castiglia che verrà tenuta segregata, prigioniera per anni in una stanza senza finestre, dove non farà altro che scrivere. Eppure nulla di scritto verrà ritrovato dopo la sua morte. Cosa dunque è accaduto in quella stanza? E cosa è stata la vita di una giovane principessa, passionale e amante della vita e della bellezza, che si sposa a sedici anni innamorata corrisposta al primo sguardo del suo Filippo, di appena diciotto anni? Lucia è la voce del nostro tempo, è la giovinezza che scopre il corpo e l'eros, è colei che si mette in ascolto con raffinata intelligenza del mondo degli adulti dove si sta timidamente affacciando. Colta e curiosa, con inusuale maturità accetta un viaggio intenso da cui uscirà definitivamente cresciuta. Giovanna la Pazza è il pretesto per scrivere, eppure la sua presenza aleggia in tutto il libro. I suoi pensieri si confondono con quelli della protagonista, le due diventano spesso una sola, e poi si sdoppiano nuovamente. Ad ognuna il proprio destino, se di destino si deve parlare e non di libera scelta. Questo viene lasciato decidere al lettore, con libertà. Appassionato. Consigliato.
Post n°95 pubblicato il 10 Ottobre 2007 da atellibrai
Il Presidente, di Georges Simenon, Ed. Adelphi, 155 pag. 16 euro. Renato.
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