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Post n°162 pubblicato il 14 Luglio 2009 da camilloiuy

L'inglese era fuori di se dall'eccitazione. Aveva cancellato immediatamente tutti i suoi impegni, radunato i libri più importanti e adesso era lì, in quel magazzino che sembrava una stalla, mentre all'esterno una carovana immensa si preparava ad attraversare il Sahara. La carovana passava proprio per El-Faiyum.
Devo incontrare questo maledetto Alchimista, pensava l'inglese. E l'odore degli animali gli divenne un po' più tollerabile.
Un giovane arabo, anche lui carico di bagagli, entrò nell'edificio dove si trovava l'inglese e lo salutò.
Io sono sempre vicino a coloro che vivono la propria Leggenda Personale, aveva detto il vecchio re.
Non costava nulla andare fino al magazzino, per riuscire a sapere se le Piramidi fossero davvero così lontane.
L'inglese era seduto all'interno di un edificio che puzzava di animali, di sudore e di polvere. Non si poteva certo definire quel luogo un magazzino: era solo un ricovero per animali. Tutta la mia vita per poi dover capitare in un posto come questo, pensò mentre sfogliava distrattamente una rivista di chimica. Dieci anni di studio mi hanno portato in una stalla.
Verso il deserto, rispose l'inglese, e tornò alla sua lettura. Non aveva voglia di parlare, adesso.
Aveva bisogno di ricordare tutto quanto aveva appreso in dieci anni, perché l'alchimista avrebbe dovuto sottoporlo a qualche tipo di prova.
Il giovane arabo tirò fuori un libro e cominciò a leggere. Il libro era scritto in spagnolo. Meno male, pensò l'inglese, che sapeva parlare spagnolo meglio dell'arabo. Se quel ragazzo fosse andato anche lui fino a El-Faiyum, almeno avrebbe avuto qualcuno con cui parlare se non fosse stato occupato con altre cose più importanti.
Che buffo, pensò il ragazzo mentre tentava ancora una volta di leggere la scena del funerale con cui si apriva il libro. Sono quasi due anni che ho cominciato a leggere questo libro, e non riesco a superare le prime pagine. Benchè non vi fosse alcun re a interromperlo, lui non riusciva a concentrarsi. Era ancora esitante per quanto riguardava la decisione presa. Ma stava cominciando a capire una cosa
 importante: le decisioni erano soltanto l'inizio di qualcosa. Quando si prendeva una decisione, in realtà si cominciava a scivolare in una forte corrente che ti portava verso un luogo mai neppure sognato al momento di decidere.
Aveva davanti a se un europeo, intento anch'egli a leggere un libro. Era un uomo antipatico e lo aveva guardato con disprezzo quando lui era entrato. Magari sarebbero potuti diventare anche buoni amici, ma l'europeo aveva troncato subito la conversazione.
Il ragazzo chiuse il libro. Non voleva fare niente che potesse accomunarlo a quell'europeo. Prese dalla tasca Urim e Tumim e cominciò a giocherellarci.
Lo straniero lanciò un'esclamazione: Urim e Tumim!Il ragazzo, precipitosamente, rimise le pietre in tasca. Non sono in vendita, disse.
Non valgono granché, spiegò l'inglese. Sono cristalli di rocca, nient'altro. Ne esistono a milioni sulla terra, ma per chi se ne intende questi sono Urim e Tumim. Non sapevo che ve ne fossero in questa parte del mondo. E’ il regalo di un re, spiegò il ragazzo.
Lo straniero ammutolì. Poi infilò la mano in tasca e ne trasse, tremando, due pietre uguali. Hai parlato di un re, disse.E voi non credete che i re possano parlare con i pastori, soggiunse il ragazzo, adesso cercando lui di troncare la conversazione.
Al contrario. I pastori sono stati i primi a riconoscere un re che il resto del mondo rifiutò di riconoscere. Quindi, è molto probabile che i re parlino con i pastori.
E concluse, temendo che il ragazzo non capisse:
E’ detto nella Bibbia. In quello stesso libro che mi ha insegnato a riconoscere queste due pietre, Urim e Tumim: due pietre che rappresentavano l'unica forma di divinazione consentita da Dio. Le  portavano i sacerdoti incastonate in un pettorale d'oro.
Il ragazzo si sentì felice di trovarsi in quel magazzino.

 
 
 
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