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la scala mobile
Post n°16 pubblicato il 28 Novembre 2006 da dobladillaa
le scale mobili venivano ingoiate dalla bocca di ferro. tenevo lo sguardo fisso sul bordo, dove si stagliava la sagoma delli scalini. la valigia strisciava contro la parete e quel rumore scandiva i miei ricordi. immobile, in movimento mi stavo allontanando dal mio passato e da quel futuro che avevo creduto essere ciò che desideravo. in effetti non lo avevo desiderato affatto. semplicemente un disegno di cartone, la scenografia di un film che avevo proiettato nella mente e che gli altri avevano visto come fosse la mia vita. le persone mi superavano, perché avevano fretta di arrivare in fondo, alla scala. io no, non avevo fretta, perchè, in fondo, non mi aspettava niente oltre quegli scalini, se non l'immobilità del piano. non ci avevo mai creduto. così, come un curato che abbia scelto il convento per sfuggire alla fame, svolgevo le mie funzioni senza pensarci, per non dovermi sentire in colpa e non dare dispiacere a chi si aspettava un posto in paradiso. non voglio vedere persone che si buttano il sale alle spalle o che si fanno il segno della croce a oltranza, non ce l'ho con nessuno.non è stata colpa di nessuno. semplicemente è finita la commedia, nonostante nessuno abbia voglia di applaudirmi. si è chiuso il sipario, adesso mi strucco e vado a cambiarmi. eccomi, mi presento. mi chiamo Carola. questa è la mia vita. troppe volte ho provato vergogna per il desiderio che ho di potermi fermare, sulle scale mobili, a guardare i visi delle persone che salgono e scendono, che sostano, che cadono, che si rialzano, che spariscono, che vanno più veloce, che tornano indietro e poi ancora avanti, che strusciano i vestiti sul bordo, che guardano in basso, che mi osservano e scrutano le persone intorno. ho provato vergogna e ho cercato di andare avanti, di arrivare in fondo e di dirigermi da qualche parte, così, come vedevo fare agli altri, ma senza sapere, esattamente, quale fosse la mia direzione. ne ho scelta una solo perché quelli che erano ancora sulla scala potessero credere che avessi da fare. magari qualcuno di loro mi ha anche invidiata. ora sono qui, sulla scala, che vado su e giù e, poi, ancora su e ancora giù. adesso mi accorgo di quante persone salgano e poi riscendano, di quante restano in cima a guardare quelle che scendono e viceversa. nella vita bisogna superare degli scalini, facendo attenzione a non inciampare, ma, talvolta, può essere utile lasciarsi trasportare da uno scalino in movimento, che ti porti, lentamente, verso la fine di quella scala e ti dia il tempo di vedere le indicazioni intorno. (e se poi mi dovesse capitare di vedere quella della toilette....vuol dire che la vita è una merda e che conviene "cessarla"....ma non credo) |
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