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Post n°347 pubblicato il 22 Novembre 2010 da cassonetto99

Vorrei riuscire a scrivere, per sfogare, per svuotarmi, per riprendere le fila, per rimettere tutto in ordine.

La testa è piena, pienissima. C’è una gran confusione.

Sono sopraffatta da sentimenti contrastanti, ho subito talmente tanti stimoli psicologici (li vogliamo chiamare così?) da aver grandi difficoltà, ora, a riportare tutto a una situazione che non sia di caos.

Sono stata smarrita, triste, incazzata, dubbiosa, preoccupata, autocritica avvilita, combattiva, amareggiata, disperata, stanca.

Quanto sono stanca.

E io che credevo che la difficoltà in un percorso di adozione cominciasse nel momento in cui arriva la telefonata dell’abbinamento.

Gioia e difficoltà.

Che poi non è detto.

Invece mi sono sbagliata. Su moltissime cose.

Per un tot di giorni credevo di essermi sbagliata anche su di me, completamente.

Poi ho talmente rivoltato ogni angolo di me stessa che mi son data della cretina per essermi torturata così.

Non sono tranquilla, nemmeno adesso, come potrei esserlo: è stato un mezzo disastro.

Non dico completo perché io e Marco siamo sani come pesci, il medico legale ci ha fatto tutti gli auguri del mondo, ci ha incoraggiati, ci ha “confortati”.

Lui, che per ruolo avrebbe solo dovuto fare una mera indagine medica, è stato disponibile, gentile, quasi complice.

Ma c’erano altre due persone.

Ci siamo resi conto di esser stati fraintesi e poi messi con le spalle al muro.

Nessuna scelta, direi piuttosto costrizione.

E’ stata una delusione assoluta e io ho contribuito col mio peccare di ingenuità, enorme ingenuità, troppa fiducia nei confronti di operatori sociali programmati come i robot, troppa apertura di me stessa.

Povera scema, in queste cose ci va la maschera.

Invece, al limite della stupidità, io ho messo a nudo me stessa così come ci avevano invitati a fare al corso pre-adottivo.

Che errore.

Com’è vero che sbagliando si impara.

Siamo ad un bivio.

E non ho ancora ben capito come poter continuare a camminare.

Per ora sto ferma ed impotente a riprendere fiato. Ma l’affanno c’è, a tratti diventa molto difficile respirare.

Ci ho visti vacillare, smarriti. Uno a chiedere aiuto all’altra e viceversa, ma ognuno immobile e stupito.

Ci ho sentito dire cose stupide.

Ma poi ho visto che la forza, la nostra forza, è quella di essere insieme.

Miracolosamente insieme, ancora una volta.

 

“Ma intanto guardo questo amore / Che si fa più vicino al cielo / Come se dietro l'orizzonte
Ci fosse ancora cielo / Son io, son qui e mi meraviglia / Tanto da mordermi le braccia
Ma no son proprio io / Lo specchio ha la mia faccia / Son io che guardo questo amore
Che si fa più vicino al cielo / Come se dopo tanto amore / Bastasse ancora il cielo
E tutto ciò mi meraviglia / Tanto che se finisse adesso / Lo so, io chiederei
Che mi crollasse addosso

(Perché / La costruzione di un amore / Spezza le vene delle mani / Mescola il sangue col sudore / Se te ne rimane)”

 
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