shineon67 il 12/11/10 alle 16:06 via WEB
Vorrei ricordare il giornalista senza improvvisarmi un accanito sostenitore perché devo dire onestamente che da parte mia non c'è mai stato un particolare interesse, un po' per distrazione, un po' perché non guardo spesso la tv ma ho sempre pensato che quel giornalista facesse onestamente il suo mestiere e vorrei aggiungere che se anche non lo seguivo molto, non ho mai pensato che dovesse smettere di fare i suoi dibattiti in tv, se non altro per il rispetto per chi invece lo seguiva con maggior interesse ma non fu lui a decidere di andarserne. Detto questo non c'è nessuna falsa idolatria in quello che sto per dire ma c'è solo il mio punto di vista personale e credo anche di tanti altri. Ricordare Enzo Biagi, non vuol dire soltanto dover ricordare il merito del suo lavoro fatto con la passione di un uomo che ha sempre amato la libera informazione ma significa anche dover necessariamente parlare della censura imposta da un regime. Biagi è stato un giornalista che ha attraversato ben quarant'anni della nostra storia raccontando i fatti di cronaca e di politica, cavalcando parecchie legislature parlamentari senza però essere mai stato censurato dagli allora partiti di governo di centro e di sinistra. Nessun socialista, democristiano o comunista, si sarebbe mai sognato di togliere la parola a chi voleva dire la sua con la penna o con le sue critiche, non era mai successo nemmeno nei momenti più diffili o imbarazzanti per un governo. Siamo dovuti arrivare all'alba del nuovo millennio per conoscere ancora una volta il significato della censura, questa vola con la falsa promessa del nuovo che avanza quando invece c'è stato solo un certo modo di fare tipico del ventennio fascista. Gasparri, un uomo senza arte nè parte, al suo tempo disse che il giornalista della tv pubblica, era come un lassativo, letteralmente lo faceva andare di corpo e lo disse alla nazione intera perché secondo lui, quello era ciò che dovevano pensare i più tanti degli italiani. A differenza di Biagi, l'onorevole Gasparri fece propaganda diffamatoria contro quello che era solo libera informazione. Berlusconi, combinò poi una serie di disappunti, non del tutto legali, fino ad arrivare all'epurazione del giornalista dai palinsesti della Rai ma questa storia è ormai e nota ai più tanti. Le dittature, quasi sempre nascono proprio dal consenso popolare, il popolo non decide direttamente ma lascia decidere al leader. Le dittature sono fittizie perché inizialmente non impongono e obbediscono ai popoli, ma il popolo non è mai in grado di fare delle buone scelte perché è sempre accecato da troppo populismo e i leaders lo sanno molto bene che il populismo è il motore di tutte le dittature quindi se lo sconclusionato Gasparri, per ordine del governo, ha esternato il suo dissenso, lui sapeva per certo che punire un giornalista, in questo caso Enzo Biagi, non poteva essere un fatto di interesse per tutti i sessanta milioni di italiani e nel disinteresse di almeno una cinquantina di milioni di cittadini, l'onorevole ha potuto dire la sua cazzata quasi indisturbatamente negando poi ai circa dieci milioni di telespettatori che seguivano il programma televisivo di Biagi, la scelta di farsi una diversa opinione rispetto a quella preimpostata dal governo. Non dimentichiamoci che questo governo tutt'ora si definisce fautore delle libertà ma mai come in questo caso il populismo è riuscito ad ingannare proprio la libertà di un giornalista. Dai sei ai dieci milioni di telespettatori cittadini che avevano l'opportunità di farsi una diversa opinione, sono stati cancellati per la volontà di un solo uomo. In termini elettorali, per il premier significava almeno un sette, nove per cento di sostenitori in meno per la maggioranza, un vero pericolo per un leader che odia la 'concorrenza'. Detto questo, noi italiani non sapremo mai come sarebbero andate le cose se Enzo Biagi avesse potuto continuare a fare il suo lavoro di giornalista fino all'ultimo o fino a quando lo avesse ritenuto opportuno. A noi comuni mortali c'è stata negata la libertà di vivere una storia diversa. Di certo oggi Berlusconi godrebbe di un minore consenso popolare, si può dire con certezza altrimenti questo premier non avrebbe fatto quello che ha fatto facendo sparire letteralmente sia il programma che il conduttore giornalista dalla tv pubblica. E' stato triste come lo fu per John Lennon perché noi non sapremo mai come sarebbe oggi il mondo se John fosse ancora vivo o come per papa Giovanni Paolo primo, avvelenato solo dopo un mese dal suo pontificato. Per la musica potrei citare Brian Jones per i Rolling stones e Syd Barrett per i Pink Floyd, il genio bruciato dalla droga, ma tornando alla politica citerei anche Martin Luther King e i Kennedy, se solo avessero potuto dire la loro, forse il mondo sarebbe un po' diverso ma per colpa di alcuni, non lo sapremo mai...
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