Pillole

Post n°24 pubblicato il 23 Maggio 2007 da mossiaddu
 
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Ecco alcuni modi di dire relativi a paesi di diverse zone.
Di alcuni si ricorda solo il detto ma non l’origine o addirittura il significato.


Sabarussa brent’ ‘e fa
(Solarussa, pancia di fava) 

Gonnesu, brenti-piudu
(Gonnese, pancia pelosa) riferito a Gonnosfanadiga

Useddus, impiccamraxanis
(Usellus, impicca-volpi)

Arcidanu, sa idda de is tostoìnus
(San Nicolò d’Arcidano, il paese delle testuggini)
In Sardegna la tartaruga è uno tra gli animali simbolo della cocciutaggine, forse per l’assonanza tostoìnu – tostorrudu (testardo). Un nomignolo moderno scherzoso ribattezza il paese come “TostonCity”.

Campidanese falso cortese.
Questo detto è chiaramente copiato da “Torinese falso cortese”, ma è stato comunque adattato dai cabasusesi (quelli del capo di sopra) per beffarsi degli abitanti del Campidano.

Ghilarzesu prumonarzu
(Ghilarzese polmonaio???)
Frase dal significato oscuro sentito a Fordongianus.

Ollastrinus culitrottus
(Ollastrini culi-storti)

 
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Ruba Santi I

Post n°23 pubblicato il 22 Maggio 2007 da mossiaddu
 
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Le origini della festa celebrata in onore a S.Antioco, nell’omonimo paese, sono rintracciabili sin dal 1615, anno in cui furono rinvenute le spoglie del martire.
Queste celebrazioni, oggetto di un fervoroso culto (all'epoca, secondo i documenti, vi parteciparono 39000 persone, 4215 cavalli, 3000 carri infiorati detti "traccas", 350 barche e 23583 preti), furono turbate in maniera crescente dalle incursioni barbaresche, delle quali nel XVI e XII secolo
la Sardegna era vittima. Tali invasioni condussero le popolazioni costiere a trasferirsi nelle zone interne dell'isola creando nuovi centri come Palmas e Tratalias.
Anche le reliquie del Santo furono messe al sicuro trasportandole a Villa di Chiesa (l’odierna Iglesias) affinché non venissero profanate, con la clausola che, passato il periodo di pericolo, i resti del Santo avrebbero ripreso la loro collocazione nella chiesa omonima.
A secolo XVIII inoltrato, i pericoli delle invasioni erano cessati o per lo meno fortemente diminuiti e l'isola si ripopolò progressivamente.
I sulcitani, a questo punto, chiesero la restituzione delle reliquie, ma gli iglesienti ebbero una scarsa propensione, tanto da indurre a portare
la controversia in tribunale. La causa si concluse nel 1855 con la sentenza pronunciata a Cagliari in favore del Comune di S. Antioco e la vicenda fece guadagnare agli abitanti di Iglesias l’appellativo di ”fura santus” (ruba santi).

 
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L'ospitalità è sacra

Post n°22 pubblicato il 21 Maggio 2007 da mossiaddu
 
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Un noto malaugurio dell’alto oristanese recita:

Mancai t’obrescada in Ghilarza e ti iscurighidi a Sorgono
(Che ti albeggi in Ghilarza e ti faccia buio a Sorgono)

Ciò deriva dal fatto che sia i Ghilarzesi che i Sorgonesi erano considerati poco ospitali e quindi non era consigliato passare la giornata o la nottata da quelle parti senza essersi preorganizzati il vitto e l’alloggio. E considerato il fatto che, tempo fa, gli spostamenti avvenivano prevalentemente a piedi, si era spesso obbligati a sostare in paesi lontani dal proprio.
Secondo alcuni, questo detto era molto in uso nel periodo fascista e nell'immediato dopoguerra, poiché, il cittadino non residente a Sorgono che per sua sfortuna non riusciva a far rientro al suo paese, oltre a non beneficiare di nessuna ospitalità, se trovato dalle forze dell'ordine a girovagare per le vie dell'abitato, veniva posto in stato di fermo e trascorreva la notte in carcere.

 
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Melchiorre Murenu

Post n°21 pubblicato il 19 Maggio 2007 da mossiaddu
 
Tag: Bosa
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Il famoso poeta improvvisatore in lingua sarda , nacque a Macomer nel 1803. La sua vità fu travagliata e piena di stenti: a tre anni si ammalò di vaiolo e diventò cieco, a dieci anni perse il padre rimanendo solo con i fratelli: questi andarono a lavorare come servi pastori, mentre Melchiorre visse dalla carità dei vicini di casa.
Non potendo leggere né scrivere, sviluppò una memoria eccezionale ed una abilità improvvisativa che fecero conoscere  le sue composizioni in tutta la Sardegna. Divenne famoso come poeta improvvisatore nelle sagre paesane, adottando i moduli popolari del poeti-cantori ed esprimendo il suo forte amore per la terra natale con accenti di volta in volta drammatici, satirici, polemici o moralisti.
Si racconta che un giorno, in visita a Bosa con un ragazzo che gli faceva da guida, chiese di potersi riposare, ma il suo accompagnatore gli disse che i sedili e le soglie delle case erano tutti ricoperti di sporcizia. Egli, fondendo col suo estro la sua stanchezza, rabbia e gusto della satira, sentendo la puzza delle concerie allora presenti, gli dettò la poesia “Sas isporchizias de Bosa”, poi diventata celebre. Melchiorre Murenu morì tragicamente nell’ottobre del 1854 dopo essere stato gettato da un dirupo, sa pèntuma de Santa Rughe, a Bosa . Molti pensano che siano stati i bosani stessi ad ucciderlo per vendicarsi dell’ onta subìta.

Sas isporchizias de Bosa
1. Cantu b'hat in s'inferru fogu e famen
E dogni patimentu illimitadu,
Una mente distint'hat computadu
Ch'in Bosa b'hat fiagu ‘e ledamen!
2.
Sa ver'irreprensibile giustizia
Hat fattu copiosu cussu fogu,
E bois, similmente in cussu logu,
Faghides abbundare s'isporchizia,
E fettores de grand'impudicizia
Ne bo nde mancat ne bo nd'hat mancadu!
3.
Custu logu suffocat alientos,
Pro me, no mi cumbenit chi resista;
Assumancu faghidebos provista
De rudas, romasinos e atentos,
E pro mesu de varios fumentos
Podet benner su fragu superadu.
4.
Pro poder superare sos fetores,
Como chi sunt pienos sos terrinos,
Devides ispozare sos giardinos
De amentas e ateros fiores,
Pro contunder, a forza de odores,
Sa peste chi su cul’hat causadu.
5.
Sa causa dipendede da inie,
Pro cantu sos fiagos sunu medas,
Immancabile este chi caghedas
Bindighi o vinti 'ortas a su die.
Corruoe est famadu pro su nie
E bosa est po sa merda lumenada.
6.
Mancari de familia siant trese
Sas chistiones non faghent bizzarra;
Bazzinones chi leant una carra
Ogni notte nde prenant chimb'e sese
Faghet treghentos mojos a su mese
Già l'ingrassant su logu fadigadu.
7.
Su culu 'ostr'est meda volenteri
Po ingrassare sos terrinos lanzos;
Bois ischides dar'a sos istranzos
De part' e cibu, pudidu fragheri.
Chircadebos un'ateru merderi
Cun d'unu carrettone ben’armadu.
8.
Non bastat unu solu carrettone
A fagher nettos sos fundagos mannos;
No si ch' 'ogat mancu in battor' annos
Sa sicca chi tenides a muntone.
Maladitta merdosa nassione
A culu totalment'irreguladu.
9.
Su culu 'ostr'est med'ubbidiente,
Insumma, no est duru ne berbetigu;
No bos bisonzat tartaru emetigu
Nè abba frisca nè brou cheghente,
Pro bos fagher cagare frequente,
Infatti, mai no nd'hazis usadu.
10.
Su culu 'ostr'est meda volenteri
Regalande bruttes' in abbundanzia:
A pius de mes'or e' lontananzia
Apprendet su fragu 'ogni naseri;
Bazzinos mannos cant’unu libreri
Unu contende si nd'est isbagliadu.
11.
Deo, cun tottu ch'hapo ment'abbizza,
S'animu non mi bastat chi lu conte,
Unu chi s'incontresid in su ponte
M'iscriet chi l'hat fattu meravizza,
In tres minutos vasos settemizza
De merd'a su fìumen hant bettadu.
12.
Benint a fagher in d'unu minutu
Vintitreghentos vasos de avanzu.
Si sos culos fint mattas de aranzu
Nd'haiat sa Sardign' hapidu fruttu,
Ca sa merda est pudidu tributu
Chi sempr'in custu logu b'est 'istadu.
13.
Giuro, senza bos fagher ironìa,
Cun custa veridade fatto fronte,
S'in sos terrinos de su Piemonte
Chimbe o ses culos bostros bi tenia,
Patata Savoiarda nde 'attia
Un'ischiffittu bene carrigadu.
14.
Chirco duos contistos chi presumen
Si calculare podent, assumancu,
Sos chi falant velados de biancu,
Su sero, a cundire su fìumen,
Avvertinde chi bene los assummen
E mi mandent su contu approvadu.
15.
Custas sunt sas giustas veridades
De conzas e cunduttos e fundagos,
Chi cun sos bostros putridos fiagos
Cale si siat omin' annegades,
Sezis porcos infin'e meritades
Cantu madre natura bos hat dadu.
16.
In cumplessu, est centru de bruttesa,
Tumba de milli varios fiagos.
Bi hat pius merda in sos fundagos
Chi non b'hat in su mare limpiesa:
A l'haer conduid' a sa nettesa
Mai mediu perunu b' hat 'istadu.
17.
Finalmente lis naro: pro bon'usu,
Ch'in su troppu cagare ponzan frenu;
Sos vasos, ch'in d'unu die hant pienu,
Sunu tres miliones e piusu.
Cun cust'avvsu creo chi s'abbusu
Benzat in calchi modu mitigadu.

Le sporcizie di Bosa
1
.Quanto c'è nell'inferno fuoco e fame e ogni sofferenza senza fine, una mente acuta ha fatto il computo che in Bosa c'è puzza di letame!
2.La vera e irreprensibile giustizia ha reso abbondante quel fuoco e così anche voi, in quel luogo, fate abbondare la sporci­zia, e fetori di grande impudicizia non ve ne mancano né ve ne sono mai mancati.
3.Questo luogo arriva a mozzare il fiato: a me non conviene che vi resista; almeno fate provvista di ruta, rosmarino e assen­zio, in modo che, per mezzo di vari suffumigi, possa essere soffocato questo fetore.
4.Per poter spegnere questi fetori, ora che ne sono colmi i terreni, dovete spogliare tutti i giardini di mente e di altri fiori per confondere, a forza di profumi, l'odore pestilenziale che il culo ha causato.
5.La causa dipende proprio da lì: per il fatto che i fetori sono molti è sicuro che voi cagate quindici o venti volte al giorno. Il passo di Correboi è famoso per la neve e Bosa è nominata per la merda.
6.Anche se in famiglia siano in tre, non si fanno di certo i capricci; vasi da notte della capacita di venti litri ogni notte ne riempiono cinque o sei: in totale si arriva a trecento moggi al mese per ingrassare il terreno sfruttato.
7.Il vostro culo è volentieri all'opera per ingrassare i terreni magri; voi sapete dare ai forestieri al posto del cibo un fetore puzzolente. Cercatevi un altro letamaio con un carretto rin­forzato.
8.Non basta un solo carretto a ripulire i vostri grandi fondaci. Non si riesce nemmeno in quattro anni a eliminare la merda secca che avete a mucchi. Maledetta merdosa popolazione dal culo completamente sregolato!
9.Il vostro culo è molto ubbidiente, insomma non è restio né bisbetico: a voi non occorre del tartaro emetico né acqua fre­sca né brodo caldo. Per farvi cagare frequentemente infatti non ne avete usato mai.
10.Il vostro culo è assai volenteroso a regalarvi sporcizia in abbondanza. A oltre mezz'ora di distanza avverte l'odore chi ha buon naso: vasi da notte, grandi quanto un peso pubblico, uno si è sbagliato nel contarli.
11.Io, sebbene abbia intelligenza accorta, non ho il coraggio sufficiente a raccontarlo. Un tale che si trovò sul ponte mi ha scritto che è rimasto meravigliato: appena in tre minuti hanno gettato nel fiume settemila vasi di merda.
12.Arrivano a colmare in un minuto trecentoventi vasi di rifiu­ti. Se i loro culi fossero stati alberi d'aranci, la Sardegna ne avrebbe avuto un guadagno, perché la merda è il tributo puzzo­lente che in questo luogo è sempre esistito.
13.Giuro, senza fare dell'ironia, che posso dimostrare questa verità: se nei terreni del Piemonte avessi avuto cinque o sei dei vostri culi, avrei portato un legno ben carico di patata savoiarda.
14.Vado in cerca di due contabili che tentino, se possono, di calcolare almeno quelli che scendono velati di bianco, la sera, a inquinare quel fiume, avvertendoli che facciano bene il totale e mi inviino il conto approvato.
15.Queste sono l'esatte verità di concerie, di condotti e di fondaci, che, con i vostri putridi fetori, affogate qualunque uomo. Siete porci e meritate tutto ciò che madre natura vi ha donato.
16.In complesso (Bosa) è centro di sporcizia, tomba di mille diversi fetori. C'è più merda nei vostri sottani di quanto non ci sia trasparenza in mare: mai c'è stata alcuna possibilità per ridurla pulita.
17.Infine vi raccomando: ad ogni buon fine mettete freno al troppo cagare; i vasi che avete riempito in un sol giorno sono tre milioni ed anche di più. Con quest'avviso credo che l'abuso sarà in qualche maniera limitato.


C’è da dire che la traduzione in lingua italiana snatura eccessivamente la struttura del componimento, banalizzandolo e rendendolo eccessivamente volgare.
Tengo a precisare, inoltre, (per chi non la conosce) che Bosa è una bellissima città, tutt’altro che sporca e degradata, se non altro non meno di altri paesi simili della Sardegna.

 
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Scherzi innocenti

Post n°20 pubblicato il 16 Maggio 2007 da mossiaddu
 
Tag: Arbus
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Arbus, oltre che per le bellissime spiagge della Costa Verde, è noto anche per la produzione di un coltello tipico della Sardegna, che prende il nome dal paese stesso: “s’arburesa”.
E forse qualcuno degli abitanti, in passato, ha ecceduto un po’ nell’uso di questo “giocattolo” visto che un modo di dire, conosciuto un po’ in tutta la zona, recita:

m’as fatu una brulla de arburesu: un giogu ti fatzu, un’ogu ti ndi ogu
(mi hai fatto uno scherzo da arburese: ti faccio uno scherzo, cavandoti un occhio)

Viene da pensare che non fosse tanto igienico fidarsi degli scherzi innocenti fatti da qualche burlone di Arbus.

 
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