Creato da michelaxxy il 01/08/2008
 

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GRAFFITI E POESIA

 

 

HELTER SKELTER (... il fantasma del Quinto Beatle)

Post n°105 pubblicato il 15 Settembre 2010 da michelaxxy
 
Tag: X-FILES
Foto di michelaxxy

Un'altra ombra inquietante si staglia sulla storia dei Beatles: quella di Stuart (“Stu”) Sutcliffe, il primo bassista dei Beatles, che abbandonò la band ai suoi esordi nel 1961, per morire di emorragia cerebrale a soli 21 anni, esattamente l’anno dopo.

La vicenda è di nuovo tornata alla ribalta in quanto Pauline Sutcliffe - sorella di Stuart – in una recente intervista, ha ribadito la convinzione (già manifestata in precedenza) che la morte del fratello sia stata provocata da un violento alterco che quest’ultimo ebbe con John Lennon, il quale alla fine sarebbe passato alle vie di fatto.
John avrebbe sferrato a “Stu” un calcio alla tempia, provocandogli qualche tempo dopo una forma di emorragia cerebrale che sarebbe stata fatale al leggendario “quinto Beatle”.
Inizialmente, i medici avevano stabilito che il tutto debba essere fatto risalire a quel litigio con Lennon, avvenuto nell'autunno del 1961 per futili motivi di gelosia, anche se un' altra equipe medico-legale incaricata sul caso sostiene che invece potrebbe essere stata probante un rissa in cui Stuart sarebbe stato coinvolto nel 1959, i cui effetti devastanti sarebbero rimasti “dormienti” per circa tre anni.  Altri esperti sulla storia dei Beatles - come il musicologo inglese Alan Clayson – sostengono invece che il cervello di Sutcliffe era già compromesso dall'abuso continuato di anfetamine. Ma, il filo trasparente del fantasma del quinto componente della mitica Band non si interrompe...e continua con un misterioso personaggio comparso negli USA: Charles Manson.

Chi era Charles Manson?

Pagine e pagine sono state scritte su di lui. Documentari, interviste, speciali televisivi, raccolte dei suoi pensieri hippy. Spesso può capitare di leggere biografie e leggende sulla sua figura ed è anche facile farsi impressioni sbagliate.

C’è chi lo considera tout court l'incarnazione del male chiamandolo Mr. Satana, ma c'è anche chi lo considera solamente una vittima della società e del sistema, un prodotto della cultura corrente degli anni '60.  Brian Warner (Marylin Manson) per la scelta del proprio nome d'arte si è ispirato a lui.  Anche questo cantante, più volte accusato di esaltare i giovani alla violenza, ha adottato come nome d’arte il cognome di un omicida che ha riconosciuto nella musica il suo più grande sogno e che nella musica ha tratto purtroppo ispirazione per i suoi terribili crimini.

Charles Manson nasceva nella città di Cincinnati (Ohio), il 12 novembre 1934, Sua madre è Katleen Maddox, una giovane fuggita da una famiglia ossessionata fanatismi religiosi e opprimenti restrizioni puritane. Katleen intraprende una vita di strada e si assuefa all’alcolismo, prostituendosi per vivere: dopo un rapporto occasionale concepisce Charles. Per lui sua madre sceglierà un cognome semplice e naturale: Manson (Man + Son = figlio di un uomo), essendo figlio di padre ignoto. 

Katleen viene più volte arrestata per piccoli reati. Durante la sua detenzione, il piccolo Charles viene affidato ad alcuni parenti che vivono in West Virginia e nessuno nella sua famiglia adottiva arriverà a reputarlo "un bambino normale".

La zia è una donna perfida, maligna e fanaticamente religiosa, mentre lo zio, da crudele maschilista instabile di mente quale è, affibbia a Charles l'appellativo di "femminuccia". Manson raccontava che il primo giorno di scuola, un giorno molto importante nella vita di ogni bambino, suo zio lo costrinse a vestirsi da bambina, facendone il bersaglio delle prese in giro e degli scherzi atroci dei suoi compagni per molti anni.

Il fanatismo religioso della zia assieme ai metodi bruttali che lo zio adoperava per farlo diventare un "vero uomo", non tarderanno a compromettere la sanità mentale del piccolo Charles.  

La madre, da parte sua fà di tutto per sbarazzarsi di lui (lo picchia e cerca a più riprese di darlo ad altri). Tutti questi atteggiamenti da parte di tale contorno pseudo familiare   trasformano alla fine Charles in un giovane arrabbiato, violento, ma di  personalità fortissima. Alla fine a 12 anni  Charles se ne va di casa, da solo e per sempre.

La vita di strada rende Manson in un piccolo ladro, specializzato in furti d'auto, che alla fine viene arrestato e inviato in un riformatorio.

Al riformatorio, Manson viene più volte fatto segno di violenze dai compagni più grandi , e questo avviene di fronte  all’indifferenza dei sorveglianti . il ragazzo  riesce a evadere, ma nell'Utah viene nuovamente arrestato e finisce di nuovo questa volta in una galera vera dello stato di Virginia.

Nell'istituto di sicurezza Manson viene presto rinchiuso in isolamento perché ritenuto  individuo socialmente pericoloso: infatti, aveva molestato più volte un compagno.

Nel 1954 finisce questo suo lungo periodo di frequenti detenzioni. Charles, dotato com’è di una fortissima personalità e di una profonda  intelligenza, arriva a  raggirare la commissione medica e ottiene la libertà condizionata. Le conclusioni sono che Charles Manson è cambiato e non è più pericoloso. Ritorna così in libertà.

Si sposa con una ragazza che lavora in un fast food e un anno dopo ha da lei un figlio.

Ma, la parentesi felice dura poco. Charles tira a campare e continua con i furti d'auto. E così, finisce di nuovo in un carcere della California. Ma, ancora una volta, Manson riesce ad uscirne:  convince un’altra donna, conosciuta in precedenza, a presentarsi in tribunale. Qui la donna dichiara di essersi fidanzata e di aspettare da lui un figlio. La moglie invece aveva chiesto e ottenuto il divorzio. Viene di nuovo rilasciato e subito dopo violenta due donne e questa volta finisce nelle carceri dello Stato di Washington.

Siamo nel pieno degli anni 60 e Manson continua l’andirivieni con il carcere. In America dilaga il fenomeno degli Hippy, della New Age e dei “Figli dei Fiori”. Anche Charles ne viene influenzato. Durante i giorni e le lunghe ore solitarie passate  in cella,  impara a suonare la chitarra  e sogna di diventare una famosa pop star:  ciò sarà per lui una costante ossessione.

Non appassionandosi solo alla chitarra , Manson comincia ad assumere droghe come LSD  e altri allucinogeni, che circolano liberamente nelle carceri. Gli piacciono moltissimo i  Beatles, tanto da autoconvincersi di essere  “il quinto Beatle fantasma” e inizia a interessarsi anche al satanismo moderno, come del resto si dice che lo facessero gli stessi Beatles. Sulla copertina, ideata da Ringo Starr, di "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", possiamo infatti notare i volti di alcuni personaggi storici che i membri della band ammiravano. Tra queste appare anche il volto dell'occultista Aleister Crowley, padre del satanismo moderno, che si faceva chiamare “666-la Bestia”.

Sempre per rimanere in sintonia con la "moda" hippy e New Age, Charles Manson nel pieno del 1968 forma una “comune” che chiamerà “Manson Family” e la allestisce in località Ranch Squeaky Gromme, nelle vicinanze della Valle della Morte, una zona tra le zone più desolate, allucinanti e desertiche della California. 

Tenta di realizzare il suo sogno artistico musicale  e và a fare una prova in uno studio discografico di Los Angeles. Inutile dire che si concluderà con una clamoroso insuccesso: si scontrerà contro il muro delle più importanti case americane e l'ossessione di diventare il quinto dei Beatles diventa sempre più bruciante.

Manson comincia ad accogliere nella sua “Family” diversi ragazzi e ragazze con problemi sociali e psicologici , disadattati fuggiti di casa e dal passato difficile e infelice.

In breve diventa la loro guida spirituale e, ispirandosi contemporaneamente a Gesù Cristo e ad Adolph Hitler, si fa banditore della sua personale ideologia che, profetizzando l'olocausto razziale che porterà allo scontro finale, la razza bianca eliminerà totalmente quella nera e di tutte altre razze e le etnie “ritenute inferiori” (come per esempio gli ebrei e gli zingari). La comunità campa di furti e di viaggi artificiali nella dimensione dell’LSD.  Alla fine arriveranno anche le stragi.

9 Agosto 1969.. Manson e i suoi adepti irrompono nella villa del regista Roman Polanski a Cielo Drive, in località Bel Air, dove Sharon Tate, attrice e moglie del famoso regista, incinta di 8 mesi, tiene una festa privata . La Manson Family non risparmia nessuno dalle lame dei  suoi coltelli:  Sharon Tate, il cugino di Polanski, due amici di famiglia e il guardiano della villa vengono massacrati. Con il sangue di Sharon, gli adepti vergano sulle pareti del soggiorno la frase "DEATH TO PIGS" ( = morte ai maiali). Sul frigorifero invece, sempre con il sangue, viene scritto "HELTER SKELTER" (cioè la “catastrofe”), il titolo di una canzone dei Beatles che descrive la fine del mondo e che Manson ammira particolarmente. Charles Manson ascoltò più volte questa canzone assieme alle altre del White Album, interpretandole come una premonizione della guerra totale tra le razze. Nella sua immaginazione deformata vagheggiava  i Beatles come i Quattro Angeli dell'Apocalisse (…”dalle lunghe chiome e dalle code di locusta velenosa”- cioè le loro chitarre elettriche), dei quali si parla  nel libro Delle Rivelazioni del Nuovo Testamento, persuadendosi che le loro canzoni invitassero  lui e i suoi adepti a mobilitarsi ("Look out! cos' here she comes!"). Dal massacro si salvò solo il regista Roman, casualmente impegnato per una regia n un'altra città. Solo un anno prima Polanski aveva girato un film sull’infestazione demoniaca, "Rosemary's Baby". Un caso? Un terribile presagio.

Nel giro di pochi giorni le stragi si allargano ad altre famiglie benestanti della zona.

Solo dopo due lunghi anni di indagini, l'avvocato Bugliosi, detective nominato dal Coroner distrettuale (il magistrato che nei paesi anglosassoni indaga sulle morti sospette), riesce a risalire alla Manson Family e a collegarla alle scritte tracciate sulla scena del delitto.

L'uomo non riuscendo a provare subito la colpevolezza di Manson, si reca più volte alla loro comune per interrogare tutti i ragazzi e per cercare di ricostruire esattamente i fatti.

Quei giovani ventenni dall’aspetto innocente erano diventati alla fine dei criminali incalliti che, plagiati dal loro malvagio leader, agivano sotto l’ effetto di droghe devastanti.

Alcuni giovani cominciano a confessare spontaneamente, liberandosi dal giogo mentale di Charles Manson che viene infine incastrato. Linda Kasabian, la ragazza che era stata costretta a fare il palo la sera della strage del 9 agosto 1969 a Bel Air è la principale accusatrice di Manson  anche se altre due sue compagne, Patricia Kaerwinkel e Susan Atkins, rimangono al suo fianco e lo sostengono moralmente e con fanatismo.   

Nel 1970 comincia il processo alla Manson Family che avrà una durata incredibile.  Ma, la cosa pare esaltare Manson, il quale confesserà con un freddo distacco, tutti gli omicidi compiuti e altri crimini futuri: sarebbero stati eliminati Elisabeth Taylor, Frank Sinatra, Richard Burton, Steve McQueen e Tom Jones e molti altri VIP.

Charles Manson rispose che lo avevano ispirato i Beatles con la loro "Helter Skelter", la catastrofe . Proprio a questo voleva arrivare Manson: voleva cioè diffondere il caos. Infatti la “Family”, con abili strumenti propagandistici avrebbe fatto ricadere la colpa delle stragi sull’ ala estremista del movimento per la libertà e i diritti civili per la popolazione americana di colore (Malcom X, i Black Muslims e le Pantere Nere), fomentando una sanguinosa guerra civile.    

Manson potrebbe anche essere stato ossessionato dall’essere una rock star mancata e così i suoi folli omicidi lo avrebbero rimbalzato, in alternativa, sulla prima pagina dei giornali.

Il 29 marzo 1971 il processo si chiude con la condanna a morte dell'intera "Famiglia". Con l’abolizione della pena di morte in California, tutta la Manson Family nel 1972 viene trasferita nel carcere a vita.

Da allora Charles Manson (che oggi ha 76 anni) presenta  puntualmente ogni anno la domanda di grazia e che viene puntualmente respinta. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Infatti secondo lui… “La paranoia non è altro che una forma di consapevolezza; la consapevolezza non è altro che una forma d'amore"…e al diavolo le conseguenze.

  (Charles Manson fotografato al momento dell'arresto)

  

 

 
 
 

L'ALTRO PAUL (font txt: wikipedia)

Post n°104 pubblicato il 17 Agosto 2010 da michelaxxy
 
Tag: X FILES
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La notte ( …o secondo alcuni la sera) tra il 9 e il 10 di novembre del 1966, Paul McCartney usciva dalla sala prove dopo un violento alterco con John Lennon e gli altri due componenti della già famosa band dei Fab Four, George Harrison e Ringo Starr (… altre dicerie affermano invece che Paul fosse uscito frastornato da una festa e per di più agli inizi del mese successivo, dicembre ).

Saliva quindi sulla sua auto, una Aston Martin, per far ritorno a casa. Strada facendo, Paul incontrava una ragazza che faceva l'autostop, prendendola a bordo. La ragazza disse di chiamarsi Rita e gli raccontò che stava fuggendo da casa perché era incinta e aveva deciso di abortire, nonostante il parere contrario del suo fidanzato. Qualche momento dopo Rita si accorse che la persona seduta al suo fianco al volante era nientemeno che il mitico Paul dei Beatles; non sappiamo se quest’ultimo avesse cercato di dissuaderla dal compiere il suo gesto estremo. Sta di fatto che la ragazza ebbe una reazione abnorme, smodata ed esagitata, che spaventò e distolse McCartney dalla guida, per cui quest’ultimo non si accorse che il semaforo dell’incrocio verso il quale si stava dirigendo a velocità elevata, era diventato rosso.

Pur riuscendo a evitare l'urto con un altro veicolo, un camion che stava sopraggiungendo, l'auto di Paul  uscì di strada schiantandosi contro un albero e incendiandosi. Paul fu sbalzato fuori dall'abitacolo, sbattendo la testa contro l'albero. Sia Paul che Rita rimasero uccisi sul colpo ( Secondo un’altra ipotesi sulla dinamica dell’incidente pare che Paul rimanesse decapitato dallo schianto contro il  camion).

Appresa la tragica notizia, i tre Beatles furono convocati immediatamente dall’allora manager Brian Epstein, il quale insistette sulla linea del silenzio: Paul venne seppellito di nascosto e con una cerimonia ristretta e privata,  proprio per non turbare il popolo dei fans e non compromettere magari il futuro della band che in quelli anni  era all'apice del successo. Lo staff dirigenziale del Gruppo si mise subito alla ricerca di un sosia. Dopo alcune settimane di ricerche, venne prescelto un certo  William Campbell, ex poliziotto canadese del Dipartimento di Ontario, il quale assomigliava in modo impressionante a Paul. William acconsentì subito a sottoporsi ad alcuni micro interventi di chirurgia plastica, allo scopo di migliorare la somiglianza.

E’ significativo che da quel momento i Beatles non si sarebbero più esibiti dal vivo, sia perché Campbell era più alto di Paul, sia perché gli occorreva del tempo per impadronirsi dei movimenti e della voce del Paul originale.

Così, secondo questa diceria, a suonare e cantare nelle varie composizioni e sugli album dei Beatles dopo il 1966, Back in the USSR, Hey Jude, Helter Skelter, Let It Be, The Long and Winding Road, Magical Mystery Tour e Let It Be, ecc. (compresa l’abbondante discografia solista di McCartney),  ci sarebbe un sosia scelto sulla base di una spiccata somiglianza fisica con l'originale Paul.

I sostenitori di questa vicenda si basano su numerosi indizi disseminati dai tre Beatles originali superstiti nelle loro opere successivi alla tragedia. Forse lo scopo sarebbe stato quello di far conoscere la verità indirettamente, un pò alla volta; forse si tratta di indizi involontari e subliminali…o forse di macabre, velenose allusioni e allegorie che tanto erano care al compagno di Paul, John Lennon.

Nell’opera dei Fab Four si ritrovano velate, diverse schegge di verità. Io ne considererò le tre che ritengo tra le più significative: 

- la copertina di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band ;

- la canzone “Hello Goodbay”;

- la cover di “Abbey Road”.

Sulla cover di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band compare una bambola che ha sul grembo un modellino d'auto marca Aston Martin di colore bianco con le fodere interne rosso sangue. Guarda caso: l'auto che Paul guidava la notte dell'incidente.  Inoltre la figura di vecchietta che tiene la bambola sulle ginocchia indossa un guanto da automobilista macchiato di sangue. La vecchietta non potrebbe essere un’allegoria della Morte? Una composizione floreale gialla in basso a destra ha la forma di un basso Hofner per suonatori mancini (lo strumento di Paul) con tre corde, perché la quarta corda (Paul, uno dei quattro) non c'è più. Alcuni fiori raffigurati , formerebbero la parola "Paul ? " con un punto interrogativo finale. Paul è anche l'unico a imbracciare uno strumento nero (un corno inglese), e si ritrova qui con una mano sulla sua testa. Al centro dell'immagine è collocata una statuetta di Śhiva il Dio Indù della morte e distruzione, che indica con due mani alzate il povero Paul. Ancora, John, George e Ringo sono ripresi lateralmente mentre Paul frontalmente, e la sua immagine pare una sorta di sagoma rispetto alle immagini più normali e tridimensionali dei suoi compagni. Paul sulla copertina si trova in piedi tra Ringo e George e pare venga sorretto da questi ultimi due, come a significare che lui, ormai, non è più in grado di stare in piedi.

Se guardiamo la cover in uno specchio  in modo tale che venga tagliata a metà l’immagine si nota come  orizzontalmente, le parole "LONELY HEARTS" formino le due frasi "1 One 1" e "He die" ("1 1 1" sarebbero i tre superstiti assieme a  "he die", che sebbene non proprio grammaticalmente corretto può significa qualcosa come "lui muore"). Un'altra interpretazione potrebbe essere "1 one ix he die", in cui "11 IX" starebbe per 9 novembre, data della presunta morte. La freccia, che compare fra "he" e "die", è rivolta verso Paul.

Nuovi presunti indizi vengono dal retro della  copertina, in cui Paul è l'unico ripreso di spalle e appare sproporzionato rispetto agli altri: qui compaiono i testi delle canzoni, ma sovrapposti alle immagini .

George punta il dito verso la frase At five o'clock ("alle cinque"della sera? ), che sarebbe l'ora dell'incidente. Ancora un altro indizio: esaminiamo anche la scritta "LOVE" che i quattro fanno con le mani. Anche qui Lennon, Harrison e Starr sono ripresi di fronte, e l'unico ad inquadrato di spalle è proprio Paul. Il primo (George) rappresenterebbe un L, Paul una O mancante, (perché Paul non mima nessuna lettera come se fosse stato cancellato), Lennon e Starr comporrebbero la Lettera V e la lettera E: cioè L,(O=mancante), V, E… Il vuoto lasciato dalla scomparsa di una persona cara. Nell'immagine interna, al braccio della divisa di Paul compare una stoffa nera con l’insegna O.P.D., "Officially Pronounced Dead" ("ufficialmente dichiarato morto") oppure "Ontario Police Department" (il dipartimento di polizia dove avrebbe servito il poliziotto Campbell, sosia di Paul). Detto per inciso, sempre John, da amante della trasgressione, avrebbe proposto anche una versione – ovviamente mai pubblicata - della stessa cover dove comparivano anche le immagini di Gesù Cristo e di Adolph Hitler.

Anche i testi delle canzoni dell’album rivelano indizi: con Sgt. Pepper  i  testi diventano sempre più allegorici, ricchi di allusioni e  immaginifici.  Lovely Rita  narra di automobili e di sguardi scambiato con “Rita”, la ragazza presa a bordo la sera dell’incidente. Il brano A Day in the Life, poi, di indizi ne conterrebbe parecchi, tra cui i versi: he didn't notice that the lights had changed ("non si rese conto che la luce del semaforo era cambiata"), he blew his mind out in a car ("si è fatto saltare le cervella in macchina"), they'd seen his face before ("avevano già visto il suo volto").

il brano però potrebbe riferirsi anche all'incidente automobilistico che nel 1966 costò la vita al giovane Tara Brown, discendente dei Guinness, famosa famiglia di birrai irlandesi The Inner Groove, traccia fantasma sul disco, scandisce questo ,messaggio: “Never Could Be Any Other Way” ("Non c'era altra soluzione"… forse riferendosi al non voler far conoscere al mondo quale fosse la verità dei fatti ), e se ascoltata  alla  rovescia sembrerebbe dire "Will Paul Be Back as Heaven?" ("Tornerà Paul in Paradiso?") Anche “Hello Goodbay” può essere inteso una sorta di macabra celia fatta da John Lennon sia a Campbell, l'ex poliziotto rassomigliante a McCartney, sia  al vero Paul,  quando canta  "you say goodbye, I say hello" ("tu mi dici addio, io ti dico ciao", come a dire: "mentre tu te vai, vengo io").

Un’ allegoria della morte la si può leggere anche in She said She said:

Lei disse
Io so com'è essere morti
Io so cos'è essere tristi
E lei mi fa sentire
Come se non fossi mai nato

Io dissi
Chi ti ha messo in testa tutte quelle cose
Cose che mi fanno sentire di essere pazzo
E tu mi fai sentire
Come se non fossi mai nato

Lei disse tu non capisci cosa ho detto
Io dissi no no no ti sbagli
Quando ero ragazzo
Tutto andava bene
Tutto andava bene

Io dissi
Anche se sai ciò che sai
Io so che sono pronto a partire
Perchè tu mi fai sentire
Come se non fossi mai nato

Lei disse tu non capisci cosa ho detto
Io dissi no no no ti sbagli
Quando ero ragazzo
Tutto andava bene
Tutto andava bene

Lei disse
Io so com'è essere morti
So cos'è essere tristi
Io so com'è essere morti

    Anche la copertina di Abbey Road reca gli indizi più marcati: la band attraversa la strada in fila, e l’abbigliamento rivela l’allegoria di  una processione funebre: John vestito di bianco (un angelo?), Ringo con un sobrio completo nero da onoranza funebre, Paul scalzo, con gli occhi chiusi, e, a chiudere la processione, George, che indossa un paio di jeans e scarpe clarks e che suggerisce l’immagine di un addetto cimiteriale in tenuta da lavoro. Paul, inoltre, appare asincrono al passo rispetto agli altri. Dall'altra parte della strada è in sosta un camioncino della polizia: l'automezzo speciale che a quei tempi accorreva in caso di incidenti stradali. Mossa sullo sfondo, si vede un'altra automobile che si allontana, allineata a Paul (la sua Aston Martin?) L'unico numero civico che appare, 3, corrisponde a quello dei Beatles superstiti; sul retro della cover la "S" di Beatles è spezzata e accanto compare un riflesso sul muro che sembra raffigurare un teschio.

A concludere questa inquietante lista di indizi, sotto la spinta emotiva del movimento di opinione, che nel frattempo si era formato tra il popolo dei fans dei Fab Four sotto l’acronimo P.I.D.  (“Paul Is Dead”, “Paul è Morto”), due periti italiani, il dr. Francesco Gavazzeni, per la parte ricostruttiva informatica e il medico legale dr.  Gabriella Carlesi, per la parte giuridico sanitaria, tramite recenti tecniche di indagine medico-legale, nel 2009 hanno svolto sulle immagini di Paul, riprese prima e dopo la data del presunto incidente, un approfondito studio antropometrico articolato anche su rilievi craniometrici, confrontando le caratteristiche antropometriche per acclarare se si trattasse o no della stessa persona. La relazione conclusiva dello studio ha lasciato aperta la possibilità che non si tratti della stessa persona, perché le analisi della forma del cranio e della mascella, della curva mandibolare, dei padiglioni auricolari, del palato e della dentatura dei due Paul, confrontate tra loro, rivelano la presenza di due differenti tipi umani, sia pur in apparenza molto simili.

Il dubbio ovvero la certezza per il movimento P.I.D. rimangono vivi, nonostante le ripetute smentite del “presunto e vivente” Paul Mc Cartney. 

La verità la sapevano solo John, George e adesso ne sanno qualcosa Ringo e lo stesso “Paul” o…forse…solo Dio.

Michela  

 

 
 
 

Venezia... sconta(nascosta), misteriosa e arcana

Post n°103 pubblicato il 09 Agosto 2010 da michelaxxy
 
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Tanti racconti misteriosi si intrecciano intorno alle calli, ai campi, ai campielli, ai vicoli, alle corti, alle fondamenta sui canali che intersecano questa città ed entrano nelle case e nei palazzi che si affacciano su vedute di acqua e di tetti arancione.

            Il frastuono del mondo moderno portato dai vaporetti, dai natanti a motore, dal turismo di massa e dai vari carnevali che si sono succeduti dal 1979 ad oggi, non riescono a sfondare la barriera <<psichica>> che circonda certe aree e certe zone della città.

            Parliamo di storie di fantasmi, di streghe, di donne vampiro, di confraternite dedite ai misteri, dei Rosacroce e dei Templari… e di adoratori del diavolo.

            In particolare, la realtà ambientale anfibia di Venezia si presta a questi fenomeni di Fuochi di S. Elmo e di poltergeist.  Si contano a spiovere storie di case infestate da <<cose>> aliene.

Ho abitato per otto anni in una grande casa con veduta sui tetti del Sestiere di Castello e posso garantirvi che a certe ore del giorno (e della notte) avvertivo la sensazione che assieme a me ci fossero strane presenze. Sulle prime provai una paura abissale, poi cominciai a convivere con esse e a chiedere << loro >> aiuto nei miei primi momenti difficili della vita. E l’aiuto non tardò ad arrivare. Benevolo e disinteressato a colmare la mia solitudine.        

            Non sto qui a rammentarvi le dicerie sulle case << maledette >>, perché ritengo gli umani viventi più pericolosi e maligni dei fantasmi.

            Tantissime leggende si raccontano a Venezia.  Una magica aura emana da tutto l’ambiente: case, palazzi, chiese, campi, campielli, canali, rive e fondamenta raccontano storie insolite, strane e affascinanti a chi…si ferma per un momento… ad  ascoltare i suoi silenzi.

            Forse anche Howard Phillips Lovecraft, nel suo ipotetico soggiorno veneziano, indugiò ad ascoltare.

            Quanto a me…qualche volta in sogno torno nella mia vecchia casa, lì sui tetti del Sestiere di Castello. La mia vecchia casa che ormai non esiste più perché ha lasciato il posto ad una scuola. La mia vecchia casa che mi vide crescere e che abbandonai per seguire il mio destino sempre più lontano in terraferma.

            In sogno, mi accingo sempre a tornarci all’imbrunire. E, una volta tornata, sento, prima del risveglio, l’impulso vivissimo e pressante di raggiungere l’ultima stanza del lato a nord. È lì che <<Loro>> mi stanno aspettando per rivelarsi. Conto di tornarci l’Ultimo Giorno della mia vita << in Questa Dimensione >> . 

Quando finalmente, mi accoglieranno e mi condurranno attraverso misteriosi passaggi fino ai Giardini di Luce della Dea.

Passaggi che puoi trovare solo… a Venezia… sconta, misteriosa e arcana.

 

 

Michela    

      

 
 
 

Un Triangolo in Bermuda(fonte citata art. di T.Rapisarda-www.cerchinelgranoinfo.it)

Post n°102 pubblicato il 08 Luglio 2010 da michelaxxy
 
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L'inizio

"Giovedì 13 settembre: in questo giorno, all'inizio della notte, gli aghi delle bussole si spostavano verso Nord Ovest, e alla mattina volgevano alquanto verso Nord Est (...)".

"Sabato 15 settembre: al cominciar della notte videro cader dal cielo una meravigliosa striscia di fuoco, a quattro o cinque leghe dai navigli (...)".
"Lunedì 17 settembre: i piloti fecero il punto, e riconobbero che le bussole non indicavano la giusta direzione; e i marinai se ne stavano timorosi e accorati, e non dicevano di che. L'Ammiraglio se ne accorse, ed ordinò ai piloti che allo spuntar del giorno tornassero a fare il punto, e, preso il Nord, trovarono che gli aghi erano buoni."
E ciò fu perché non si muovono gli aghi, ma la Stella Polare”.

 

Queste brevi frasi annotava Cristoforo Colombo sul suo diario di bordo, mentre navigava verso il Nuovo Mondo. I quei giorni le tre caravelle, da lui comandate, stavano proprio attraversando un triangolo di mare delimitato a nord dalle attuali Bermuda,  a ovest dall'isola di Grand Bahama e a sud da Puertorico.

 

Questo resoconto, scritto in un’epoca ben lontana nel tempo dalla stampa sensazionalista e pseudo scientifica, non può non farci riflettere. 

 

Non sto a tediarvi con il lungo elenco di navi e di aerei scomparsi in quella zona di mare, o ufficialmente dichiarati tali.

 

Qui, di seguito vi metto le ipotesi più frequenti che la letteratura in materia ha evidenziato:

·         le navi sono “rapite” dagli Ufo;

·         presenza di armi mai disattivate costruite da una civiltà precedente alla nostra e dotata di una tecnologia infinitamente superiore (Atlantide);

·         esperimenti militari condotti dal governo americano (“Esperimento Filadelfia” per rendere invisibile le navi a mezzo di campi magnetici);

·         deformazioni spazio-temporali (sviluppi delle teorie sulla relatività di Einstein e Nicolas Tesla)

 

Tralasciando le prime due e la terza, della quale ho parlato in un precedente post, mi piacerebbe approfondire la quarta.

La materia e il tempo sono impastati insieme nello spazio e non sono entità separate. Se non esiste uno non esiste l’altra. Il collante che li impasta si chiama movimento che si manifesta con la velocità oppure durata che si manifesta con le trasformazioni della materia. La velocità più alta che esista nel mondo fisico è quella della luce. La densità della spazio altera il tempo. Il tempo non progredisce linearmente in avanti all’infinito, ma a spirale circolare. Certi eventi verificati in punto B possono ripresentarsi uguali o mutati in un punto D e successivi e così via. Una densità di materia elevatissima (buco nero, black hole) può alterare gravemente tutte queste dinamiche e quindi un corpo che si trovasse, per caso, dentro questa zona vivrebbe alterazioni fisiche e temporali (p.e. nel corpo e nella sua composizione o vivere in futuri diversi possibili o tornare indietro nel suo passato o in altre forme alternative del suo passato). Il concetto è un po’ astruso, ma potrebbe dare una spiegazione plausibile tralasciando gli UFO o altre diavolerie di civiltà sommerse. Comunque anche gli esperimenti del Pentagono sono un’ipotesi da tenere sempre presente, alla luce delle teorie di Einstein e di Nicolas Tesla.

 

Anche il grande scrittore inglese di storie di mare, William Hope Hodgson, ci racconta di un evento capitato ad una goletta salpata da S. Francisco e che si trova a navigare in una notte afosa e di bonaccia nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico meridionale. Ad un’ora imprecisata nella notte, l’ufficiale di guardia avvista all’orizzonte, proprio sulla rotta di navigazione, un punto luminoso verdastro sulla superficie del mare. L’ufficiale avvisa subito il comandante. Il punto luminoso intanto diventa sempre più grande, rivelando le forme di un enorme cuneo luminoso che si estende in lungo e in largo in lontananze indicibili rivelando una regione di vallate ombrose e di picchi montuosi frastagliati. La nave è sempre ferma, ma pare invece che la superficie del mare stia scivolando velocemente verso la zona di luce verde. L’equipaggio viene messo in allarme e si accalca sulle fiancate della nave. La nave entra dentro la zona di luce e viene avvolta da una nebbia verde e luminosa. Davanti agli occhi spaventati dei marinai si materializzano delle forme alate di luce con grandi occhi scuri (forse sono Angeli) e che si librano nell’aria. Dopo compaiono intorno alla nave altre forme di ectoplasmi che si rivelano essere delle persone defunte. In ognuna di esse i marinai riconoscono i loro cari estinti. Il capitano rivede la moglie, morta qualche mese prima che lui dovesse intraprendere il viaggio per mare; il protagonista rivede invece sua mamma, dolce e sorridente, mentre un marinaio riconosce una ragazza da lui abbandonata e uccisa e che gli ricorda il delitto tenendosi premuto sul seno un coltellaccio da pescatore. La notte è spaventosa e saranno altrettanto spaventosi gli epiloghi. Il comandante si uccide buttandosi in mare dalla fiancata e annegando volutamente. L’ ufficiale di guardia giurerà di averlo visto in forma eterea librarsi nell’aria per raggiungere finalmente la moglie adorata, nell’Aldilà. Il marinaio scomparirà misteriosamente in mare tra pianti e urla disperate. La scena si chiude poi con un ‘enorme ondata di acque nere che quasi travolge il vascello e che sigilla questa porta dimensionale apertasi casualmente nello spazio e nel tempo di quella notte. Al mattino tutto l’equipaggio si ritrova sparso e svenuto sul ponte. Al risveglio tutti si sentono terribilmente cambiati e, in preda ad un’angoscia opprimente, rimangono immersi in un silenzio spaventoso. 

Lo scrittore inglese ha mirabilmente descritto in un racconto, redatto ai primi del novecento, quello che potrebbe accadere a chi naviga per caso nelle acque del Triangolo delle Bermude.

Michela                

(fonte foto da www.giramondo.it)

 
 
 

Uno strano viaggio(fonte articolo web di RED+Wikipedia)

Post n°101 pubblicato il 27 Maggio 2010 da michelaxxy
 
Foto di michelaxxy

H.P. Lovecraft – ipotesi di un viaggio a Venezia

 


 

Howard Phillips Lovecraft (HPL)nasce il 20 agosto 1890 a Providence, nel Rhode Island (USA) e sempre a Providence muore prematuramente di un tumore nel 1937, a soli 46 anni.

È considerato lo scrittore “cult” del ventesimo secolo nel genere del sovrannaturale.

Proprio in molti dei suoi scritti, H.P. Lovecraft ha descritto entità mostruose ibride e anfibie, che provenivano da abissi acquatici e misteriose località lagunari e marine, abitate da esseri umani mutanti.
Le biografie ( Da D.W. Mosig e L. Sprague De Camp fino ad arrivare ad A. Derleth….) ce lo dipingono come un uomo timido ed introverso, afflitto da croniche fobie e dalla povertà che non gli ha dato scampo fino alla fine dei suoi giorni. Ufficialmente, non si è mai allontanato dal continente americano e dai luoghi natii, ai quali era per di più affettivamente legato.

Il giornalista romano Roberto Leggio, nel luglio del 2002, scopre tra le pagine consunte di un libro acquistato casualmente presso un antiquario di  Montecatini (Pistoia) uno scritto in forma di diario, tracciato a partire dal maggio 1926 e che riporta le tappe di un viaggio, iniziato dalla costa del New England degli Stati Uniti ed approdato a Venezia e nel Veneto, su uno specifico percorso che si snoda all’interno delle più remote zone del Polesine. All’interno, il diario presenta, inoltre, tutta una serie di appunti per la ulteriore stesura di racconti fantastici su ambienti marini e lagunari. Questi scritti si ispirano ai cosidetti Racconti Popolari del Filò e a varie leggende e ballate del Polesine. Il diario si rivolge ad un certo Alfred Galpin e reca la firma “Nonno Theobald”.
Alfred Galpin era un giovane scrittore americano ed era anche discepolo letterario di HPL, mentre lo stesso Lovecraft amava siglare la sua abbondante corrispondenza con i suoi discepoli più appassionati anche con la firma di “Grandpa Theo”, cioè appunto “Nonno Theobald”.

Il giovane scrittore, destinatario della lettera, risiedette effettivamente a Montecatini negli ultimi anni della sua vita insieme alla moglie italiana Isabella Panzini.

L’antropologo e storico del Polesine, Gianni Sparapan, ha verificato infine l’ipotesi secondo la quale Lovecraft nel 1926 avrebbe viaggiato in Italia e più specificamente avrebbe visitato le regioni del Delta del Po traendo addirittura ispirazione da quella visita e dai Racconti del Filò ascoltati, per i suoi racconti successivi al 1926. Tali racconti (tra cui La Maschera di Innsmouth, L’Orrore di Dunwich, Il Richiamo di Chtulhu, La Storia del Necronomicon) diedero maggiore lustro a Lovecraft, creando un peculiare filone “lovecraftiano” della letterature del sovrannaturale.

Piergiorgio Bellocchio e Andrea Marotti si sono a loro volta basati su questi studi per girare un documentario televisivo proprio su questo tema.

Viene tracciato l’itinerario descritto nel misterioso diario, itinerario che si snoda da  Venezia ai recessi più abbandonati del Delta del Po, cercando i segni del passaggio di uno straniero di nome “Theobaldus”.

I due autori hanno visitato anche la biblioteca Marciana di Venezia dove Theobaldus racconta di aver consultato il famoso libro proibito “Le Stanze di Dzyan”, il quale può avergli di fatto ispirato il favoloso “Necronomicon”, costantemente richiamato da Lovecraft nei suoi racconti, e hanno per di più soggiornato in alcuni paesini sperduti nel delta del Po, apprendendo l’esistenza di oscuri e secolari riti religiosi (come per esempio quelli della “Confraternita della Santissima Trinità dei Fradei di Loreo”) e raccogliendo dagli abitanti del luogo alcune leggende secolari, tra le quali quella sull’avvistamento dell’homosauro, una creatura anfibia metà uomo e metà pesce. Tutto sembra avere un nesso troppo stretto con i racconti di uno scrittore che è sempre vissuto dall’altra parte dell’oceano. E’ un caso se i libri che lo hanno reso celebre in tutto il mondo siano tutti successivi a quell’anno 1926?

Agli appassionati del sovrannaturale consiglio la consultazione dei maggiori esperti di Lovecraft e dei misteri italiani: Gianfranco De Turris, Sebastiano Fusco e Gianni Sparapan, Alfredo Castelli (creatore di Martyn Mistére), Eraldo Baldini (scrittore horror originario del Polesine), Chiara Crepaldi (antropologa del Polesine) Carlo Lucarelli (scrittore e autore televisivo).

Quanto a me, iniziai a leggere HPL molti anni fa, quando abitavo proprio a Venezia Centro Storico.

Michela

 

 

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GRAFFITI DI MICHELAXXY

In questo archetipo domina la pesantezza dell’elemento terra, grazie anche ad un intelletto fine e cinico, è capace di “rimettere alla massa” - incessantemente - tutti gli elementi che arrivano a lei dall’esterno.
Caratteristiche: radicamento, concretizzazione
Aspetti negativi: tristezza, solitudine, distruzione, pessimismo, inflessibilità, ostinazione, intellettualismo

 

 

Storiella per pensarci un pò su e ricordare tante vittime innocenti della stupidità umana...

IL PRETE, IL MINISTRO, LA TRANS A COSPETTO DI S. PIETRO

Un prete, un ministro ed una donna transessuale aspettavano ai cancelli di fronte a S.Pietro per poter entrare in paradiso.

Per primo parla il ministro: "Io ho sfamato gli affamati, vestito i poveri, ho sparso il Verbo per il paese."
E S.Pietro gli disse:"Hai fatto bene in terra ma hai peccato contro tuo fratello. Dovrai passare sette anni in purgatorio per riparare ai peccati commessi. Poi potrai entrare in paradiso."

Poi parlò il prete: "Io ho fatto quel che ha fatto mio fratello il ministro ed ho anche vissuto una vita di sacrificio, umiltà e castità. Ho servito solo Dio, rispettato le sue leggi ed ora mi offro incondizionatamente a Lui."
S.Pietro guardò i propri appunti e disse: "In effetti hai vissuto una vita pia e tuttavia persino tu hai peccato. Dovrai passare un anno in purgatorio ed espiare."

Quindi San Pietro si volse alla trans e disse: "Va pure cara, ti stanno aspettando."

Il prete e il ministro protestarono animatamente con S.Pietro: "Ma come? Noi con la nostra vita pia siamo condannati al purgatorio e quella lì, contro la quale ci siamo battuti e che abbiamo castigato per difendere ciò per cui abbiamo vissuto se ne va dritta dritta in paradiso?!"

E S.Pietro si gira verso i due e dice: "Si, lei è già passata all'inferno."

Amen

Riflettiamoci un pò sopra(considerati gli ultimi noti eventi)

 

 

 
 
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