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Una storia di eccezioni continue

Post n°20 pubblicato il 17 Febbraio 2014 da mcalise
 

Il nostro Paese vive in uno stato di eccezioni continue. Renzi sarà il terzo Presidente del Consiglio che, dopo Monti e Letta, accede alla carica senza un’investitura popolare. La Presidenza della Repubblica è chiamata ad avere un accentuato ruolo di indirizzo ; ciò, seppur corretto dal punto di vista Costituzionale, rappresenta una anomalia.

Il sistema politico conferma l’incapacità di dare al Paese governi forti sorretti da una compatta maggioranza parlamentare, di instaurare una normale alternanza fra schieramenti contrapposti ma ugualmente legittimati.

Tale incapacità è dimostrata anche dal fatto che istituzioni come la Presidenza della Repubblica e la Magistratura hanno assunto una influenza, una visibilità,’ superiore a quella richiesta dal loro ruolo; ciò per tentare di sopperire alle carenze della classe politica.

È la storia che si ripete; situazioni diverse ma tutte contrassegnate dalla straordinarietà.

Andiamo un po’ indietro nel tempo, agli inizi degli anni ’90. Sono gli anni del passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Lo scenario internazionale, con il dissolversi del blocco sovietico, è profondamente mutato con un notevole impatto sul quadro politico italiano. A ciò deve aggiungersi l’effetto Tangentopoli e il sorgere di un terzo “incomodo”: la Lega

Il Presidente della Repubblica Scalfaro valutò necessario, per la prima volta nella storia della Repubblica, affidare l’incarico ad un non parlamentare. Scelse una personalità esterna ai partiti, un tecnico: l’ex-governatore della banca d’Italia Ciampi. Ancora Scalfaro, caduto il governo Berlusconi, nel gennaio 1995, affidò l’incarico di presiedere un governo tecnico a Dini.

Nel 1996, con la vittoria dell’Ulivo, a presiedere il governo fu Prodi che durò poco più di due anni. Rifondazione comunista ritirò la sua fiducia al governo. Fu scelto, contraddicendo quanto affermato nei giorni precedenti, di non ridare la parola agli elettori. L’incarico fu affidato a D’Alema. Al primo governo di quest’ultimo successe il secondo e poi il governo Amato. Tre governi consecutivi decisi dalle segreterie di partito.

Finalmente, saltando da una crisi all'altra arriviamo ai governi Monti-Letta. Entrambi senza investitura popolare, frutto del ruolo attivo della Presidenza della Repubblica e sostenuti da maggioranze “strane”.

Ora è la volta di Renzi che, come altri prima di lui, aveva dichiarato che sarebbe andato al governo solo se premiato dalle urne. Anche lui dovrà basarsi su una maggioranza politicamente disomogenea. Un’altra eccezione; speriamo sia l’ultima.

A Renzi, sessantesimo Presidente del Consiglio dal ’48, sinceri auguri; un suo fallimento sarebbe un danno per lui, per il Pd e, soprattutto, per l’Italia. Queste situazioni, ripeto diverse ma con inquietanti somiglianze, denunciano un Paese bloccato. Questo stato di eccezione continua, le ricorrenti crisi distolgono dai problemi veri e irrisolti, con grave danno per il nostro Paese.

 
 
 
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