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Discussione sulla democrazia, cittadinanza e partecipazione

 

 

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L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro

Post n°33 pubblicato il 22 Settembre 2014 da mcalise
 

“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” così inizia la nostra Costituzione. Essa sottolinea la fondamentale importanza che il lavoro ha per la piena affermazione umana e sociale di ciascun cittadino. La sua importanza è ulteriormente sottolineata dal fatto che esso è affermato come diritto ma, anche, come dovere verso la società (art. 4 Cost.). I costituenti hanno voluto creare le premesse affinché tutti, attraverso il lavoro, abbiano una vita dignitosa dal punto di vista umano, sociale ed economico e tutti contribuiscano allo sviluppo della società.

Evidentemente il primo obiettivo, lungi dal realizzarsi, è offrire una opportunità lavorativa a tutti. Ma qual è tipo di lavoro soddisfa il dettato costituzionale? Quello senza regole dei call centers? Quello dei contratti a termine rinnovati, se rinnovati, di volta in volta? Quelli che, in pratica, pongono il lavoratore in una condizione di soggezione, d’inferiorità, di incertezza? Certamente no; l’obiettivo quindi dovrebbe essere quello di garantire a tutti un lavoro dignitoso.

Sull’argomento il “Job act” proposto dal Governo Renzi ha riacceso le polemiche. Credo che vi siano, minoritari ma presenti, coloro che, più o meno velatamente, vorrebbero una deregolamentazione totale e coloro che non vorrebbero cambiare nulla.

Ma, fra questi due estremi, esistono posizioni responsabili da valutare con attenzione.

Credo che sul “Job act”, come su altre riforme in discussione, non vi sia una chiarezza sui fini ultimi. Mi spiego: premesso che la riforma del lavoro non crea lavoro; oggi un’impresa ha già gli strumenti per assumere personale temporaneo e flessibile, occorre chiedersi qual è l’obiettivo che si intende perseguire. Si vuole semplificare il mercato del lavoro? Bene. Si vogliono attirare capitali stranieri? Bene.

È mio parere che tutto possa e debba essere fatto nel sostanziale rispetto della Costituzione non perché totem intoccabile ma perché essa pone in primo piano la persona, il cittadino.

Monetizzare il diritto al licenziamento significa porre i lavoratori allo stesso livello delle macchine utensili. Una macchina non mi soddisfa? Sostengo un costo e me ne disfo.

Mi sembra che nessuno contesti la necessità di un contratto di lavoro a tutela crescente, ma vi deve essere un termine oltre il quale il diritto al reintegro è ribadito.

Occorrerebbe una approfondita e sollecita discussione dove i dissenzienti non siano visti come sabotatori. Solo un confronto serrato e serio può produrre buone soluzione. Su questa, come sulle altre riforme proposte, i cittadini, almeno da quel che vedo nel Cilento, sono spettatori distratti.

 
 
 
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