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Civis

Discussione sulla democrazia, cittadinanza e partecipazione

 

 

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La casta dei “generosi”

Post n°49 pubblicato il 18 Novembre 2014 da mcalise
 

È ormai diffusa fra i politici, specialmente fra quelli locali, la pratica di rinunciare all’indennità.

Vi sono persino leggi che, esplicitamente, prevedono incarichi ricoperti a titolo gratuito (Es. la cosiddetta legge Delrio).

Ma la gratuità degli incarichi pubblici, scelta o imposta, è cosa buona, positiva? La maggioranza delle persone, se intervistate, probabilmente risponderebbero in modo affermativo. Qualsiasi cosa si possa togliere alla politica ed ai politici è vista di buon occhio per motivi comprensibili ma non per questo corretti.

Ma allora domandiamoci: chi potrà concorrere a un incarico elettivo?

L’articolo 69 della nostra Costituzione recita: I membri del Parlamento ricevono una indennità stabilita dalla legge.”. Il motivo di tale formulazione può essere compreso leggendo l’intervento del Deputato costituente Vincenzo La Rocca il quale “ritiene indispensabile fissare questo principio, del tutto aderente alle necessità della carica di deputato. Osserva che per lungo tempo i rappresentanti delle correnti popolari sono stati praticamente esclusi dalla partecipazione alla vita pubblica, che era in tal modo riservata a coloro che potevano trarne profitto o a coloro che erano largamente provvisti di beni di fortuna. Oggi non può esservi dubbio sull'assoluta necessità di porre coloro che difendono gli interessi del popolo nella condizione di potere, senza preoccupazioni di ordine materiale, assolvere al loro compito con dignità, con fierezza, con indipendenza, con serenità.

La stessa logica, per il passato, è stata estesa a tutte gli incarichi elettivi, anche locali.

Come potrebbe uno studente, un operaio, un impiegato, impegnarsi nella vita pubblica e candidarsi senza una indennità?

Gli incarichi politici, le cariche elettive sono ormai riservate a coloro che sono almeno benestanti o, peggio, a coloro che pensano di trarre profitti illeciti dalle stesse.

Sbaglia il legislatore, in cerca di facili consensi, a imporre la gratuità degli incarichi.

Sbaglia il politico, l’amministratore che fa “il bel gesto” di rinunciare all’indennità. Infatti, così facendo, mette in difficoltà, o addirittura elimina, i concorrenti alla carica per i quali la gratuità sarebbe un lusso. Inoltre mette in cattiva luce chi non può fare “il bel gesto”.

I cittadini sbagliano ad apprezzare coloro che offrono gratuitamente i loro servigi alla comunità; può accadere che il politico “generoso” glielo faccia pesare o, addirittura, lo rinfacci.

Perciò riflettiamo, non ragioniamo con la pancia. Ci deve essere una giusta indennità per le cariche elettive; gli eletti che possono e vogliono rinunciarvi possono farlo devolvendo, in modo preferibilmente anonimo, i loro compensi ad associazioni utili alla collettività.

 
 
 
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